Questa volta non è il solito anglicismo che “fa esotico”: tradurre in italiano il significato di literacy è davvero arduo.
Gli eventuali termini equivalenti non riescono a indicare la complessità delle sfumature della parola inglese: alfabetizzazione, letteratismo, educazione, formazione, apprendimento permanente, competenza. Forse, tutte queste insieme. Per fare chiarezza, possiamo ricorrere alla definizione data dall’Unesco. Risale al 2005, ma appare ancora attuale: la literacy identifica un apprendimento continuo negli individui quando tendono ai loro traguardi, allo sviluppo della loro conoscenza e delle loro potenzialità e alla piena partecipazione alla vita.
Come siamo messi in Italia su questo fronte?
Se l’analfabetismo strumentale, cioè la totale incapacità di lettura e scrittura, è stato praticamente sconfitto, l’analfabetismo funzionale, ovvero l’incapacità di molti di usare in modo proficuo, nel quotidiano, le proprie abilità di scrittura e lettura o di calcolo (numeracy), risulta presente in larghe fasce della popolazione. Lo dicono sondaggi e ricerche tra cui la più autorevole: PISA (Programme for International Student Assessment), promossa nei paesi OCSE, i più industrializzati del mondo. Il concetto di alfabetizzazione è trasversale, tocca tutti i campi della conoscenza, ma oggi si focalizza più che mai sul digitale. La tecnologia ci fa pensare di essere capaci di trovare l’informazione di cui abbiamo bisogno semplicemente accedendo a un sito e cliccandoci sopra. Ma l’abilità di trovare, capire e usare le informazioni in rete dipende anche da altre competenze come saper valutare l’attendibilità di un articolo, l’originalità di un’immagine o la validità di un’informazione che circola su Twitter e Facebook.
Sul tema literacy, la scuola svolge ovviamente un ruolo cruciale. Educa al pensiero critico per formare cittadini competenti e consapevoli. Persegue l’obiettivo dell’inclusione, anche digitale – e mai come in questo periodo di pandemia lo ha dimostrato. Insegna il significato profondo di parole come conoscenza, competenza, responsabilità. L’idea di literacy cambia con il cambiare dei tempi. E parlarne proprio ai tempi del Covid 19 può sembrare un azzardo perché sono momenti complicati nella formazione delle nuove generazioni. Eppure, quella è l’asticella a cui tendere. Non si tratta di sapere e saper fare tutto. Ma essere in grado di leggere una cartina geografica (senza farci guidare dal navigatore…) per condurre la nostra vita in un mondo sempre più complesso è una bella scommessa.
PER APPROFONDIRE
- Sulla ricerca PISA/OCSE e molto altro, un punto di riferimento è la Fondazione Agnelli che dal 2008 si occupa di istruzione e formazione come fattori determinanti nel progresso del Paese.
https://www.fondazioneagnelli.it/ - Nei percorsi di Educazione civica rientra la creazione di competenze digitali finalizzate a formare cittadini in grado di partecipare attivamente alla vita democratica.
Scopri qui alcune proposte di lezione per la tua classe.
La-nuova-educazione-civica/area-cittadinanza-digitale/
SCOPRI L’OPERA
UNA STORIA PER RIFLETTERE
Nel manuale Una storia per riflettere per la Scuola Secondaria di 2° grado trovi le schede “Rifletti con la storia” che affrontano tematiche vicine alla sensibilità delle ragazze e dei ragazzi.
Tra i tanti argomenti, la scheda “Perché la literacy incide sulla nostra vita?” propone di approfondire e discutere in classe quali sono le conseguenze nel saper o non saper distinguere una notizia falsa da una vera.