Le marché de Noël à Roubaix, un exemple à suivre

Noël approche à grands pas. Les villes rivalisent d’inventivité, se transforment le temps de quelques semaines et proposent de magnifiques décorations et animations, les marchés de Noël, des pistes pour le patin à glace… Cette magie va peut-être nous faire oublier les longues périodes de confinement et de souffrance causés par la pandémie de ces dernières années. Mais savez-vous que tous ces aménagements éphémères, considérés des attraits incontournables, ont un impact environnemental très puissant? 

En France, pendant les fêtes de fin d’année, on vend 6,5 millions de sapins, on jette 20.000 tonnes de papier cadeau et la consommation énergétique monte en flèche. En plus, si l’on considère que la plupart des jouets, classiques ou électroniques, offerts à Noël est en plastique, on peut aisément imaginer l’augmentation du taux d’émissions de gaz à effet de serre, préjudiciables pour notre santé.

Et alors, quoi faire ? Renoncer à la féerie de Noël ? Bien sûr que non ! Mais il faut désormais penser à une fête écoresponsable.

La ville de Roubaix, par exemple, n’est pas seulement fameuse pour sa course cycliste, mais aussi pour son marché de Noël durable. À partir du 27 novembre jusqu’au 24 décembre, pour la sixième année consécutive, Roubaix organise un marché durable et zéro déchet. Oui, c’est ça: «Des produits locaux et faits main, réalisés à partir de matériaux recyclés ou à faible impact environnemental». On peut y trouver des exposants engagés qui proposent des produits de seconde main, des créations en bois, des bijoux en tissu végétal, des objets brocante et mercerie ancienne, des kits couture et produits Zéro Déchet et des ateliers gratuits. Et pour emballer vos cadeaux laissez-vous guider par la méthode Furoshiki, l’art japonais d’emballage avec du tissu.

Cette année, donc, revenons aux choses essentielles et réalisons un Noël durable ! Ce n’est pas impossible.

Ressources en ligne:

Un Natale elettrizzante

Destinatari > Alunni dalla classe terza della scuola primaria
Discipline coinvolte > Tecnologia e arte
Obiettivo > Conoscere le caratteristiche di un circuito elettrico e costruirne uno
Artefatto > Biglietto natalizio con circuito elettrico

In questo articolo desidero anzitutto presentarvi le caratteristiche e le componenti di un circuito elettrico. 

Partiamo dalla definizione! Un circuito elettrico è un percorso chiuso in cui circola la corrente elettrica; è costituito da un materiale metallico (di solito il rame) e da una pila, che è un generatore di corrente elettrica.

La corrente parte dalla pila e va verso i fili elettrici ad essa collegati. I due punti ai quali si collegano i fili si chiamano poli elettrici: questi non sono interscambiabili, infatti uno è positivo (si indica con il segno +), l’altro è negativo (-).

Per completare il circuito serve un altro componente fondamentale che è l’utilizzatore, come – ad esempio – una lampadina.

Ecco come potremmo graficamente rappresentare un circuito:

A questo punto non ci resta che provare a costruirne uno!

Questo è il materiale di cui avremo bisogno: 2 cartoncini (uno di dimensione A4, l’altro – possibilmente verde – di dimensione A5), due pile CR2032, nastro di rame adesivo, qualche mini-led, matita e forbici.

In questo video potrete seguire i vari passaggi per realizzare il vostro biglietto di auguri con circuito elettrico.

Per questo appuntamento sul Magazine di Rizzoli è tutto! Vi auguro che questo Natale porti nella vostra vita tanta luce. 

L’autrice

Gloria Ragni
Insegnante di scuola primaria, promotrice del “fare per apprendere” e sostenitrice dell’utilizzo integrato del digitale nella didattica. Ha un blog didattico https://maestraglo.altervista.org e condivide su Instagram le sue avventure da maestra.

L’allevamento della vitella da rimonta

Nell’allevamento di vacche da latte, la gestione della vitellaia non sempre risulta tra i principali obiettivi manageriali considerati. Risulta importante sottolineare che l’ultima fase di gestazione, la colostratura, l’alimentazione lattea e lo svezzamento della vitella, sono tappe fondamentali per la costruzione di una futura lattifera (Sgoifo Rossi, 2021).

Questi fattori, in funzione delle scelte manageriali attuate, possono incidere sia positivamente che negativamente sulla carriera produttiva della futura vacca da latte. Fondamentale risulta anche il rispetto del benessere animale durante la fase di allattamento e svezzamento, non solo per migliorare la produttività, ma anche dal punto di vista legislativo e delle certificazioni di qualità delle filiere redatto dal CReNBA (Centro di Referenza Nazionale sul Benessere Animale).

È stato provato che l’alimentazione della vitella durante le prime fasi di accrescimento, influisce sullo sviluppo somatico, sullo sviluppo dei prestomaci e della mammella, organi di primaria importanza durante la produzione di latte. Ad esempio, in uno studio condotto da Buch et al. nel 2011, in bovine primipare al parto effettuato a un’età di 24 mesi, i soggetti che mediamente presentavano un peso vivo di +10 kg, producevano 140 kg di latte in più per lattazione.

In un altro studio si è visto che, le manze che partoriscono a un’età più avanzata hanno una maggior probabilità di essere riformate a causa di patologie legate alla fertilità, alla salute della mammella e alla più scarsa produttività (Campiotti, 2003). A conferma di quanto detto, Brown et al. nel 2005 ha affermato che, uno scarso o sbilanciato apporto di nutrienti durante il periodo pre e post svezzamento, influenza negativamente lo sviluppo di tutti i tessuti corporei, in particolar modo il parenchima della ghiandola mammaria.

In conclusione, agendo sul management di gestione della vitellaia, si possono migliorare le performance produttive, la durata della vita produttiva delle bovine, la diminuzione della quota di rimonta volontaria migliorando quindi la redditività aziendale.

Non il solito Natale

Le ultime lezioni prima di Natale sono sempre in bilico tra divertimento e sostanza.  Nei PDF scaricabili che seguono sono state create attività sia di lingua che di letteratura divise per livelli per le lingue INGLESE, SPAGNOLO e TEDESCO. Sono idee di semplice attuazione per rendere le lezioni dell’ultima settimana dell’anno coinvolgenti e divertenti ma senza dimenticare la “sostanza”.

Utilizzo di software di geometria dinamica: GeoGebra

GeoGebra è un software di matematica dinamica con cui si possono realizzare con semplicità e precisione figure geometriche anche molto complesse. È interattivo e avvicina alla matematica, in maniera coinvolgente, studenti abituati a fruire delle potenzialità del web e dei devices e a preferire le immagini alle parole. 

Ha tre caratteristiche fondamentali: gratuità, dinamicità e versatilità.

  • È un software libero, che può essere scaricato gratuitamente all’indirizzo: www.geogebra.org
  • Permette di agire dinamicamente sulle figure, trascinando alcuni loro elementi  in modo che l’attenzione degli alunni sia centrata sul movimento e sulle trasformazioni che questo comporta. Il movimento è importante perché, come per i modelli materiali, permette di esplorare le figure per intuirne e scoprirne le proprietà. 
  • Consente di affrontare un problema sotto diversi punti di vista (geometrico, numerico, simbolico), ma anche di:
    • fare osservazioni
    • produrre e validare congetture  
    • lavorare individualmente o in gruppo
    • condividere file, anche in rete

Il software è di facile utilizzo e permette di realizzare vere e proprie attività di laboratorio matematico, cioè esperienze che aiutano gli alunni a dare significato ai concetti.  

Grazie a costruzioni rigorose, che reggono al test del trascinamento (dragging) perché tengono conto delle proprietà geometriche degli oggetti, è possibile controllare visivamente l’insieme delle relazioni che legano gli elementi delle figure e individuarne proprietà varianti e invarianti: una costruzione è molto più di un disegno.

GeoGebra in Tangram

Nel testo Tangram abbiamo inserito una pagina di attività con Geogebra alla fine di ogni unità di geometria, proponendo così spunti per l’utilizzo del software su tutti gli argomenti. Queste pagine, in modo flessibile, sono strutturate in tre sezioni: Strumenti, Attività guidate e Attività.  

Strumenti: qui sono riportate le istruzioni per familiarizzare con gli strumenti funzionali ai contenuti trattati nel capitolo e per imparare, passo passo, a costruire figure.

Attività guidate: qui l’alunno viene guidato in nuove e più complesse costruzioni.

Attività: qui l’alunno opera in autonomia utilizzando gli strumenti del software e le conoscenze relative agli argomenti affrontati nel capitolo.

In tutte le sezioni gli alunni vengono sempre sollecitati a esplorare, a riflettere su quanto osservato, a porsi domande, a fare congetture e a condividere con i compagni le proprie riflessioni.

Scarica le slides

HUB Scuola

All’interno della piattaforma digitale HUB Scuola è presente una raccolta di applet GeoGebra già pronte e utilizzabili a fini didattici anche da alunni e docenti non esperti. 

Si può accedere a questa raccolta attraverso il seguente link: https://www.geogebra.org/u/hub_scuola

I file riguardano argomenti di matematica trattati in tutti gli ordini di scuola e possono essere utilizzati dai docenti per organizzare le proprie lezioni, o dagli alunni per esplorare in autonomia le costruzioni proposte e apprendere per scoperta.

Per approfondire

Scopri l’opera

  • Tangram, il nostro corso di matematica per la scuola secondaria di primo grado, di L. Ferri, A. Matteo, E. Pellegrini – Fabbri Editore – Rizzoli Education, 2020

Il perfetto cavaliere

Un’epoca di professionisti della guerra

Nonostante quello che si è soliti pensare della società medievale – un mondo di violenze generalizzate – in realtà il numero degli uomini abilitati a combattere si restrinse rispetto alle epoche precedenti. La guerra era affare dei milites in senso esclusivo, i quali, proprio per questa peculiarità, erano collocati al vertice della scala sociale. Dunque, i guerrieri non erano in realtà molti, anche perché l’equipaggiamento necessario aveva un costo altissimo. Grazie all’introduzione del ferro da cavallo e della staffa, infatti, le protezioni in metallo era state rinforzate e il cavaliere si trovò sempre più appesantito da attrezzature complesse. 

Un potenziale bellico molto costoso

Ciò comportò un incremento dell’investimento necessario per assicurare al miles il suo potenziale bellico. E’ stato calcolato che esso, dalle armi al cavallo, valesse circa una ventina di buoi. Franco Cardini, studioso dell’età medievale, ricorda che nel 761 un “piccolo proprietario alamanno  cedette tutti i suoi campi e il suo schiavo in cambio di un cavallo e di una spada” ; e che “mezzo secolo più tardi, all’inizio del regno di Ludovico il Pio, l’intero patrimonio zootecnico di una tenuta regia superava di poco, come valore globale, quello dell’armamento di un solo cavaliere”. 

I cavalieri: una risposta al bisogno di sicurezza

Un cavaliere era anzitutto un “combattente a cavallo”: la sua figura risulta dominante in tutti gli eserciti dell’epoca, dagli arabi ai bizantini. In Occidente assunse un valore ulteriore. In un universo in cui la protezione era la molla che faceva scattare i meccanismi di fedeltà, il guerriero rivestiva un ruolo del tutto originale. Nacque in questo periodo, e si rafforzò intorno al Mille, il binomio miles-rusticus, ovvero la radicale opposizione fra il guerriero a cavallo e il contadino inerme, fra chi era abilitato o aveva la capacità di portare le armi e chi queste armi non avrebbe potuto toccarle mai. 

Le invasioni normanne, ungare e saracene avevano dato di nuovo smalto alla funzione dei milites; poi, però, le tensioni si erano affievolite, i contatti fra la suprema autorità e la gente comune si erano allentati, ed erano emersi, come si è visto, altri soggetti, di taglia minore, sul territorio. Restava, però, l’imperativo di dare sicurezza.  Quando ciò non avveniva, la popolazione si orientava verso soggetti in grado di offrire lo stesso risultato: i signori feudali, su scala locale, spinsero i propri figli cadetti, giovani e irrequieti, verso la “carriera delle armi” per incrementare il prestigio e la forza della casa. 

Una lunga preparazione, anche morale, verso il “perfetto cavaliere”

Dopo un periodo di tirocinio, il giovane aspirante diveniva cavaliere nel corso di una solenne cerimonia che solo dal X secolo assunse un carattere anche religioso. Il nuovo combattente, attraverso un cerimoniale d’investitura, avendo assunto l’impegno a rispettare il codice cavalleresco, riceveva dal “padrino” l’equipaggiamento dopo che questi gli aveva assestato un ceffone, inflittogli per saggiare la capacità di controllare le offese ricevute. In questo modo, l’esistenza caotica del cavaliere corazzato veniva “normalizzata” e ricondotta ad un fenomeno funzionale alla stabilità sociale. Cominciava così un’avventura che poteva concludersi con il matrimonio con una ricca ereditiera. Ma in questo caso ci troviamo già proiettati in un’epoca, fra la metà del Mille e i primi del XIII secolo, nel corso della quale la cavalleria aveva subito uno sostanziale codificazione grazie all’elaborazione di comportamenti consolidati e ritualizzati.

Il perfetto cavaliere avrebbe dovuto mostrare coraggio e generosità; mettersi al servizio degli inermi, dei poveri, delle vedove; e poi partecipare alla lotta contro gli “infedeli”, cooperando alla Reconquista in Spagna o alla liberazione del Santo Sepolcro. 

La letteratura cortese: una trasposizione culturale 

La letteratura “cortese”, a partire dal XII secolo, avrebbe contribuito a stilizzare questo comportamento, nel quale la purezza di cuore si associava all’idealizzazione della figura femminile. Le chansons de geste testimoniano appunto un simile processo: la trasposizione di uno stereotipo culturale in un passato ormai remoto, e comunque non facilmente decifrabile, in cui le avventure di re Carlo, dei paladini, o di re Artù e dei cavalieri della Tavola rotonda, potevano rifulgere quali prototipi tipici delle virtù dell’ordine equestre. 

Natale non è Natale se…

Ci  siamo quasi: tra qualche giorno, in molte scuole italiane spunteranno i primi alberi di Natale… Sembra che tutti noi dobbiamo la tradizione di portare un abete in casa (o a scuola) alla Duchessa di Brieg. Siamo in Germania, anno 1611, e la Duchessa ha fatto addobbare ogni stanza del suo castello. E’ rimasto solo un piccolo spazio: un angolo di una grande sala è rimasto completamente vuoto. Per risolvere l’inconveniente, la signora di Brieg ha avuto un’illuminazione che ha resistito alla prova del tempo: un abete in vaso ben decorato. 

Quasi due secoli prima, però, nell’estone Tallinn, era stato eretto un grande abete nella piazza del municipio. Intorno all’albero uomini e donne ballavano in cerca dell’anima gemella. La vera origine dell’albero di Natale non è ovviamente facile da rintracciare, ma può essere un ottimo spunto per una ricerca da far svolgere ai bambini e alle bambine.

Si può partire:

Sempre e comunque, però, Natale non è Natale se sotto l’albero non ci sono dei bei libri.

Questo è il messaggio che dovremmo far passare anche in classe. La lettura non è qualcosa da contrapporre al divertimento o ai videogiochi, alla tecnologia o alle chat. La lettura è un dono che bisogna concedersi ed è bellissimo fare. Quindi, questo Natale, libri per tutti e per tutte sotto l’albero.

Ecco  alcuni nostri suggerimenti:

5 libri per un Natale poetico

  • Il mio primo libro di poesie d’amore, Bernard Friot – Il Castoro
  • Poesie di dicembre, Vivian Lamarque e Alessandro Sanna – Emme Edizioni
  • Haiku, poesie per quattro stagioni più una, Silvia Gerlodi e Serena Viola – Lapis Edizioni
  • Occhio ladro, Chiara Carminati e Massimiliano Tappari – Lapis Edizioni
  • Il segreto delle cose, Maria José Ferrada e Gaia Sella – Topipittori

5 libri per un Natale illustrato

  • Il Natale di Pippi, Astrid Lindgren – La nuova Frontiera Junior
  • I biscotti della fortuna, Antonio Skàrmeta – Mondadori
  • Casa di Fiaba, Giovanna Soboli e Anna Emilia Laitinen – Topipittori
  • Il gallinario, Barbara Sandri, Francesco Giubbilini, Camilla Pintonato – Quinto Quarto.
  • Mappe, Bimba Landmann – Camelozampa

5 libri per un Natale raccontato

  • Goro Goro, Laura Imai Messina – Salani Editore
  • Murdo, Alex Cousseau – L’ippocampo
  • Un dicembre rosso cuore, Ivan Sciapeconi – Einaudi Ragazzi
  • Il maialino di Natale, J.K. Rowling – Salani editore
  • Il tappeto Volante del Bulgistan, Ole Lund Kirkegaard – Iperborea

5 libri per un Natale anche per noi

  • Lolò, il principe delle fate, Magda Szabò – Anfora
  • La testa ben fatta, Edgar Morin – Raffaello Cortina Editore
  • La classe, Christina Dalcher – Nord.
  • Topeka School, Ben Lerner – Sellerio
  • Imperfezione, Una storia naturale, Telmo Pievani – Raffaello Cortina Editore
  • L’arte di sbagliare alla grande, Enrico Galiano – Garzanti

Ovviamente, buon Natale da Eva e Ivan!

Fare come le piante. Il ruolo della chimica nel contrasto ai cambiamenti climatici

Durante un congresso internazionale di chimica applicata tenutosi a New York del 1912, il chimico triestino di origine armena Giacomo Ciamician tenne un discorso che, a sentirlo oggi, sembra quasi profetico. Lo scienziato parlò delle prospettive della sua scienza e indicò come strada da seguire quella di «fare come le piante». Si riferiva alla fotosintesi clorofilliana, la capacità insita nel mondo vegetale di catturare la luce solare e trasformarla in energia chimica sotto forma di molecole organiche. Il grande studioso aveva compreso i limiti e la pericolosità dell’utilizzo di combustibili fossili, indicando una soluzione: sfruttare una forma di energia pulita, illimitata e gratuita come accade in natura.

Piante, alberi e alghe utilizzano un sistema estremamente complicato che sfrutta la luce solare per combinare la CO2 atmosferica con l’acqua e costruire, con carbonio, idrogeno e ossigeno, materia organica. Tuttavia, l’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera causato dall’uomo ha compromesso un equilibrio naturale che ora, da sola, la fotosintesi naturale non riesce più a ristabilire.

La ricerca chimica non mira a riprodurre fedelmente il sistema fotosintetico naturale, ma ne imita la strategia, sebbene non arrivi ai livelli di complessità che solo la natura in miliardi di anni ha raggiunto. Il tentativo più noto sono le celle fotovoltaiche, che riescono a produrre energia elettrica dalla luce del Sole. Non utilizzano la clorofilla, ma una serie di materiali semiconduttori inorganici (principalmente silicati) e talvolta organici. Ma soprattutto, non sono efficienti come foglie e alghe. Un pannello fotovoltaico converte fino al 20% dell’energia che riceve dal Sole, mentre la fotosintesi naturale può superare il 60%.

Da quel discorso del 1912 nacque però anche una delle più grandi sfide della chimica moderna: la fotosintesi artificiale. Nel corso degli anni, sono stati creati alcuni prototipi di foglie artificiali, che riescono ad assorbire la luce e convertire la CO2 e l’acqua in altre molecole semplici, come idrogeno, ossigeno, monossido di carbonio o acido formico. Questa tecnologia sfrutta materiali come la perovskite, un minerale di titanato di calcio, o catalizzatori a base di cobalto, raggiungendo rese simili alla fotosintesi naturale. Il grosso scoglio è che questi materiali sono spesso molto costosi e funzionano bene solo nelle condizioni di laboratorio. L’obiettivo dei ricercatori è anche quello di rendere questa tecnologia più fruibile.

Oggi che è vitale la transizione verso forme di energia rinnovabile e pulita, la fotosintesi artificiale, oltre a rappresentare una sfida scientifica di per sé estremamente affascinante, può giocare un ruolo fondamentale nel contrasto alla crisi climatica.

Per approfondire

Sappiamo tutto sui detersivi? Sicurezza e sostenibilità per le persone e l’ambiente

Mai come con il Covid-19 pulizia e igiene hanno assunto un’importanza sociale, che ci ha permesso di combattere il virus anche adottando comportamenti igienici corretti. La pandemia ha di fatto sancito, al di là di ogni dubbio, il ruolo essenziale dell’igiene all’interno delle nostre case così come nel mondo esterno, fungendo come  la prima e spesso l’unica  linea di difesa per limitare la diffusione del virus. Inoltre, previene le infezioni e di conseguenza contribuisce alla riduzione dell’uso di antibiotici.

Igiene tuttavia non significa eliminare microbi e batteri ovunque essi siano; la maggior parte dei germi che si trovano nelle nostre case sono infatti innocui. Eliminare dal nostro mondo i microbi non è quindi la scelta più giusta. Per garantire l’igiene non serve un ambiente sterile (impossibile da ottenere e mantenere), ma è sufficiente concentrare le nostre pratiche igieniche nei posti e nelle occasioni dove i batteri pericolosi più probabilmente si diffondono (quindi dove c’è un rischio). Ad esempio, quando si prepara da mangiare, si starnutisce o tossisce, si curano gli animali domestici, si toccano rifiuti o quando un membro della famiglia è malato. In questi casi le vie di diffusione sono le mani, le superfici a contatto con le mani, le superfici a contatto con il cibo e spugne o strofinacci usati per le pulizie. É qui che le pratiche di “igiene mirata” si devono focalizzare. 

In questo contesto, è fondamentale perseguire sempre la sostenibilità, sia nelle nostre pratiche di pulizia quotidiana sia nella scelta dei prodotti che usiamo. Forse non tutti sanno che da anni le aziende del settore della detergenza sono fortemente impegnate in un progetto volontario che si chiama “Charter per la Pulizia Sostenibile”;  si tratta di un’iniziativa a carattere volontario, che incoraggia l’adozione di pratiche gestionali sostenibili per tutti gli stadi del ciclo di vita del prodotto, con l’obiettivo di promuovere modelli di consumo più sostenibili. Le imprese che aderiscono al Charter devono sottoporsi a un controllo esterno indipendente e a una valutazione che misura una serie di aspetti economici, sociali e ambientali attraverso alcuni indicatori chiave di prestazione. Il programma è basato su criteri scientifici favorendo l’innovazione a beneficio dei consumatori, della società e dell’ambiente.

E sempre per parlare di sostenibilità, non dobbiamo dimenticarci di un altro progetto volontario: la concentrazione dei detersivi (in polvere e liquidi). Grazie alla tecnologia moderna, i detersivi concentrati consentono di effettuare lo stesso lavaggio con  la medesima efficacia di quelli tradizionali con una quantità minore di prodotto. Questo permette un notevole risparmio di materiale da imballaggio e trasporti e riduce le emissioni di CO2

Per qualsiasi dubbio, vi consigliamo di visitare “Puliti&Felici” (pulitiefelici.it) oppure il sito di Assocasa (assocasa.it) che è l’Associazione nazionale detergenti e specialità per l’industria e per la casa, parte di Federchimica, e che rappresenta le imprese produttrici di prodotti per la pulizia, la manutenzione e l’igiene degli ambienti per la casa, le comunità e le industrie. 

Giorgio Dal Prato – Presidente Assocasa

La tutela delle eccellenze italiane nel mondo. Controversie, imitazioni e legislazione

Dicembre 2021

I prodotti agroalimentari rappresentano una delle eccellenze del nostro sistema produttivo, grazie alla loro capacità di sposare l’innovazione tecnologica a una profonda cultura del cibo. Una felice unione che rende i nostri prodotti universalmente apprezzati… e altrettanto universalmente imitati. In questo articolo di Alessandro Tacconelli andiamo quindi alla scoperta dei marchi europei di tutela della qualità, uno strumento che il nostro Paese può utilizzare per proteggere un “patrimonio” il cui valore va ben oltre quello puramente economico. L’articolo arricchisce il corso 101 lezioni di diritto ed economia per gli Istituti professionali alberghieri. Tutte le informazioni sul corso sono disponibili nel nostro catalogo online.

Per approfondire