Biodiversità, un tesoro da proteggere

Il 22 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Biodiversità, un’occasione per riflettere con bambini e bambine su cosa sia la biodiversità e su come fare per preservarla.

Ecologia e biodiversità

L’ecologia è la scienza che studia il rapporto tra gli esseri viventi e l’ambiente e quindi gli ecosistemi, che sono preziosi serbatoi di biodiversità. Il termine “biodiversità” si riferisce alla varietà della vita:

  • all’interno di un ecosistema;
  • tra le specie;
  • genetica.

Per varietà genetica si intende la varietà tra individui di una stessa specie ed è questa la più importante da preservare, in quanto la capacità di adattamento è fondamentale per la sopravvivenza e la nascita di nuove specie.

Perdita della biodiversità

Oggi stiamo assistendo alla 6a grande estinzione. Dal momento della comparsa della vita sulla Terra ad oggi si sono verificate già 5 estinzioni di massa (tra cui la più famosa, quella dei dinosauri) con la perdita del 98% delle specie viventi, e allora perché quella in corso appare così preoccupante?

Le motivazioni che dovrebbero spingerci ad agire più responsabilmente nei confronti delle altre forme di vita e del nostro pianeta sono molteplici:

  • innanzitutto l’estinzione in corso è l’unica causata da una sola specie (e non credo ci sia bisogno di specificare che si tratta di quella umana);
  • secondariamente sta avvenendo molto più velocemente delle precedenti;
  • infine la nascita di nuove specie che possano sopperire alla perdita delle “vecchie” è resa difficile sia dalla velocità del cambiamento, sia dalla penuria di nuovi habitat in cui svilupparsi: l’uomo ha infatti alterato i tre quarti delle terre emerse e i due quarti degli oceani.

Conservazione della biodiversità

La buona notizia e il messaggio di speranza che dobbiamo passare a bambine e bambini è che le soluzioni per proteggere e ripristinare la biodiversità ci sono!

Conservare e ampliare le aree protette* è una di queste ma non è sufficiente, perché gli animali che le abitano hanno bisogno di spostarsi rischiando di venire uccisi attraversando aree non protette. Per questo motivo è necessario creare una rete ecologica il più estesa possibile prevedendo dei corridoi ecologici (come piccoli boschi, canali erbosi, corsi d’acqua, sovrappassi e sottopassi per la fauna), aree sparse (le cosiddette stepping stones) e aree paranaturali.

A scuola possiamo cambiare il mondo, insieme!

Il problema ci appare di vasta portata e potrebbe indurre in ragazzi e ragazze un senso di impotenza; in realtà ciascuno di noi, per quanto piccolo sia, può fare qualcosa di concreto nella vita di tutti i giorni.

E allora perché non sfruttare la Giornata Mondiale della Biodiversità per proporre ai nostri alunni e alle nostre alunne una semplice attività in cui impegnarsi per fare così un dono al nostro pianeta e a noi stessi?

Alcune idee: ridurre l’utilizzo dei dispositivi elettronici (tv, smartphone, tablet…), ricordarsi di spegnerli sempre completamente evitando la modalità stand-by (la classica “lucina rossa”), recarsi a scuola a piedi, in bicicletta o in autobus, chiedere ai genitori di spostarsi con i mezzi pubblici piuttosto che in automobile, comprare meno vestiti o giocattoli inutili, inventare nuovi utilizzi per quelli che diventerebbero dei rifiuti (contenitori vuoti, ritagli di carta, avanzi di cartone…), bere acqua del rubinetto anziché acquistarla in bottiglie di plastica, preferire la doccia al bagno per consumare meno acqua, mangiare meno carne, ridurre gli sprechi, …

Libri e albi illustrati

Per concludere, vi consiglio alcuni testi che è possibile visionare con bambini e bambine per introdurre/approfondire l’argomento:

  • Tu puoi salvare il mondo di Angela Green, Salani Editore;
  • Terra di Giancarlo Macrì, edizioni NuiNui;
  • Sopra e sotto di Patricia Hegarty, Editoriale Scienza;
  • Dal ramo al mare di Shelley Moore Thomas, Giralangolo;
  • Uffa che caldo! di Luca Mercalli, ElectaKids;
  • 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta di Melanie Walsh, Editoriale Scienza;
  • Ambiente Rodari, Einaudi Ragazzi.

Speciale Coronation Day

The coronation of Charles III and his wife Camilla as king and queen of the UK and the other Commonwealth realms in Westminster Abbey in London continues the long tradition, dating back to its roots in 973 AD, of formally investing the new monarch with regalia and crown. The most recent coronation took place on 2 June 1953 when Charles’s mother, Elizabeth II, was crowned Queen more  than year after her accession to the throne on  the death of her father King George VI.

 The other royal houses of Europe have abandoned the coronation ceremony leaving the British Royal family to be the last to keep the tradition alive. A coronation is a purely symbolic formality as it does not signify the start of the monarchs reign which commences at the moment of the preceding monarchs death, thus maintaining the legal continuity of the monarchy itself.

The ceremony itself has remained largely unchanged for the past thousand years with the sovereign being presented to the people, then swearing an oath of uphold the law and the Church and then being crowned. It is an extremely rare opportunity to see a royal family in all its pomp and circumstance taking part in it’s most important rite.

 

I festival da non perdere a maggio

MACERATA RACCONTA

Martedì 2 – domenica 7 maggio 2023 – Macerata

i mostri

Con un programma che si rinnova di anno in anno ispirandosi ogni volta a un tema diverso, sempre di estrema attualità, gli eventi del festival sono tutti gratuiti e pensati con cura per incontrare un pubblico eterogeneo appartenente a tutte le fasce di età. Una settimana con 50 appuntamenti a ingresso libero, con ospiti straordinari. Un programma che offre appuntamenti per tutte le età e con una sezione dedicata alle scuole. 

Il tema di questa dodicesima edizione è “I MOSTRI”: quegli esseri straordinari che con il loro “mostrarsi” ci invitano a varcare la soglia dell’ignoto, per abbandonare le nostre certezze e diffidenze e accrescere le nostre conoscenze e abilità.

Per maggiori informazioni sul programma, consultate la pagina https://www.macerataracconta.it/wordpress/edizione-2023/.

 

EMPOLI LEGGENDA FESTIVAL

Giovedì 11 – domenica 14 maggio 2023 – Empoli

La sesta edizione del festival aprirà le porte ad alunni e studenti e a un pubblico di ogni età, con l’obiettivo di regalare giornate e serate da vivere insieme nel segno della cultura e dell’incontro. In particolare, sono oltre cento le classi delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado che hanno aderito a questa edizione di Leggenda e che incontreranno autrici e autori in orario scolastico durante i giorni del Festival.

Leggenda è e rimane teatro d’incontro fra scrittori, artisti, educatori, librai e lettori-ascoltatori, per promuovere la lettura, fino dalla più tenera età, come indispensabile tecnologia “fantastica” per sognare mondi possibili, promuovere l’ascolto come attitudine all’incontro con l’altro e l’altrove e consolidare la formazione degli insegnanti e degli educatori con percorsi innovativi, laboratori e incontri con esperti.

Leggenda, sia come laboratorio permanente artistico ed educativo, sia come Festival prioritariamente rivolto alle nuove generazioni (0-14 anni), vuole essere un grande ed appassionato invito ad un ascolto multisensoriale dei libri, all’esplorazione delle loro storie che ci permettono magicamente di viaggiare nel tempo e nello spazio fino ben oltre i confini della nostra immaginazione. Un invito, perché come ci ricorda Gianni Rodari… il verbo leggere non sopporta l’imperativo.

Per maggiori informazioni, consultate la pagina https://www.leggendafestival.it/.

FESTIVAL DELLA FIABA

Venerdì 12 – domenica 14 maggio 2023 – Legnago (Verona)

La bellezza interiore è il tema di questa edizione, che, con un programma di ben 48 eventi, coinvolge tutti gli istituti scolastici del territorio, dal nido alle superiori, e vede il supporto di tutte le associazioni locali, oltre alle scuole di musica e di danza del comune.

Attraverso 8 fiabe classiche e due moderne, la manifestazione scandaglia la luce dell’anima e veicola valori importanti in una società oggi tanto complicata: semplicità, coraggio, fiducia, rispetto, solidarietà.

Teatri, cortili, parchi, piazze, musei, librerie, biblioteche, scuole, Casa di Riposo e centri diurni saranno aperti per 3 giorni per ospitare artisti, esperti, bambini e scuole. 

Per maggiori informazioni sul programma, consultate la pagina https://www.facebook.com/festivaldellafiabalegnago/.

ARF! Kids

Venerdì 12 – domenica 14 maggio 2023 – Roma

Torna a Roma ARF! Kids, il festival dei fumetti dedicato ai più giovani! Insieme ad autrici e autori di primo livello nel panorama italiano dell’editoria per l’infanzia, per partecipare a laboratori creativi di qualità, a incontri con libri e letture, con la presenza delle librerie Giufà e Ottimomassimo.

ARF! Kids maggio vi aspetta nel cuore di Testaccio, in un’area ad ingresso gratuito all’interno della nuova edizione di ARF!, il Festival del Fumetto di Roma. Più piccoli i lettori, più grande la festa!

ARF! Kids è il luogo dove sprigionare la fantasia tra centinaia di pastelli, pennarelli, personaggi e storie da inventare. Guidate dai migliori talenti dell’editoria per l’infanzia, la creatività e l’immaginazione dei giovanissimi si fanno strada tra i fogli bianchi per trasformarsi in Storie, Segni & Disegni. 

Per maggiori informazioni sul programma, consultate la pagina https://arfestival.it/kids/.

IL PICCOLO FESTIVAL

Venerdì 26 – domenica 28 maggio 2023 – Ospedaletti (Imperia)

In volo con le parole

Il Comune di Ospedaletti, Città che Legge, organizza la IV edizione del Piccolo Festival, un festival del libro per ragazzi: un programma ricco di appuntamenti, rivolti al grande e al piccolo pubblico, a ingresso libero e gratuito, con stand espositivi di librerie e case editrici. Un festival sul libro e sulla lettura come strumenti di conoscenza, di ascolto, di autonomia e di libertà di pensiero. 

Questa edizione parlerà di fantasia, di lettura e di ascolto, con incontri destinati ai ragazzi e momenti formativi rivolti al pubblico adulto, per i quali verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Per maggiori informazioni sul programma, consultate la pagina https://www.comune.ospedaletti.im.it/turismo/2023/04/19/il-piccolo-festival-2/.

 

MAGGIO ALL’INFANZIA

Maggio-giugno 2023 – Bari, Monopoli e Molfetta

Bosco incantato

Scenari da fiaba, spazi in trasformazione, racconti di contemporaneità, debutti attesi, declinati in oltre 50 appuntamenti in programma per tutto il mese di maggio e a giugno tra teatri e spazi all’aperto di Bari, Monopoli e Molfetta. Le migliori produzioni di respiro nazionale e internazionale di teatro ragazzi saranno in scena durante il Festival Maggio all’infanzia, che per la sua XXVI edizione vede il Bosco incantato come tema portante della rassegna, con la direzione artistica di Teresa Ludovico, la cura del progetto di Cecilia Cangelli, consulenza di Giorgio Testa. Grande novità di un programma che unisce spettacoli, attività all’aperto, laboratori creativi e momenti di formazione per adulti e bambini, è un nuovo Comune che si aggiunge alla ‘famiglia’ del Maggio: Molfetta. Un tassello che accresce il progetto di un festival che vuole farsi spazio di sviluppo di una comunità culturale che crede in un teatro fondato sul territorio e accessibile a tutti, in particolar modo alle nuove generazioni, grazie al continuo sostegno delle amministrazioni locali. 

Per maggiori informazioni sul programma, consultate la pagina https://www.maggioallinfanzia.it/xxvi-edizione/.

Nel mondo della MISURA

Cercate una modalità concreta per presentare le diverse unità di misura, qualcosa che coinvolga attivamente bambini e bambine e permetta loro di apprendere per scopertaSe la risposta è “Sì”, leggete il percorso che ho proposto quest’anno in una classe 4a quasi completamente a digiuno di unità di misura, multipli e sottomultipli.

Primo step: diverse unità di misura

Entrando in classe, bambine e bambini hanno trovato una serie di oggetti e strumenti di misura con la richiesta di raggrupparli secondo un criterio da loro individuato. Insieme a pacchi di pasta, sale, zucchero, bottiglie e bottigliette di succo di frutta, acqua, latte, misurini, righelli, bilance, avevo preparato anche tre cartellini con le marche m, l, g.

La prima scelta operata dai bambini è stata quella di creare 4 raggruppamenti: misure di lunghezza (con il cartellino dei metri), misure di peso/massa (con il cartellino dei grammi), misure di capacità (con il cartellino dei litri) e strumenti di misura. Ho chiesto quindi di spiegarmi le motivazioni delle loro scelte, così abbiamo riflettuto sulla corretta collocazione degli oggetti e, insieme, abbiamo deciso di spostarne alcuni. Li ho poi aiutati a riflettere sul fatto che anche gli strumenti di misura potessero essere distribuiti negli altri 3 gruppi.

Secondo step: multipli e sottomultipli

A questo punto, ho suddiviso anche bambini e bambine in tre gruppi, uno per ciascuna grandezza (lunghezza, peso/massa, capacità) e ho messo a disposizione una serie di cartellini con le marche non soltanto dell’unità di misura fondamentale ma anche di multipli e sottomultipli*. Ciascun gruppo ha scelto i cartellini adatti alla grandezza che gli era stata assegnata e ha proceduto a riordinarli dall’unità più piccola alla più grande.

Avendo già lavorato in precedenza sui numeri decimali, per i bambini è stato molto intuitivo pensare al decigrammo come un decimo di grammo, al centilitro come centesima parte del litro, al millilitro come millesima parte e comprendere che il decagrammo vale 10 grammi, così come l’ettometro 100 metri e il chilometro 1000.

Terzo step: misure diverse o uguali?

Abbiamo poi osservato alcune confezioni di cibo alla ricerca dell’indicazione del peso e ci siamo soffermati in particolare su una confezione di zucchero da 1 kg e su una di sale da 1000 g per confrontarli e decidere quale fosse la più pesante. Anche con l’aiuto della bilancia, bambini e bambine sono arrivati a stabilire che i due pacchi hanno lo stesso peso e questo ci ha permesso di iniziare a comprendere che alcune misure sono scritte in modo diverso ma indicano la stessa quantità

Anche con bottiglie e botticini abbiamo fatto lo stesso lavoro attento di osservazione per scoprire anche in questo caso che 1 l = 1000 ml, 500 ml = 0,5 l e così via.

Quarto step: misure in tabella

L’ultimo passo prima di partire con le equivalenze vere e proprie è stato quello di osservare insieme una tabella che ho riportato su un grande cartellone appeso in classe e che ci ha aiutato a capire che, così come 1 centesimo può essere scritto anche come 0,01 unità allo stesso modo 1 centilitro si può scrivere anche come 0,01 litri o 0,1 decilitri (e così via), ma la quantità non cambia: la capacità, il peso, la lunghezza rimangono gli stessi anche se l’unità di misura può cambiare.

Equivalenze

A questo punto siamo pronti per affrontare il complesso mondo delle equivalenze, ma questa è un’altra storia.

 

*Per quanto riguarda le misure di peso/massa va fatta una precisazione: per portarli al confronto e alla riflessione che mi ero prefissata, ho deciso di partire dal grammo e dai suoi multipli e sottomultipli, introducendo solo in un secondo tempo il Mg e spiegando poi che l’unità di misura fondamentale è il kg.

Machine Learning con mBlock

mBlock è una piattaforma per il coding estremamente ricca, che offre moltissime opportunità di sviluppo di progetti a tutti i livelli di complessità. Si presenta come una valida alternativa a Scratch e amplia le possibilità su alcuni fronti: oltre alla grande quantità di estensioni di cui dispone, mBlock supporta diverse piattaforme hardware (in particolare alcune delle più comuni schede elettroniche utilizzate in ambito educativo, come Arduino, CyberPi o mBot) che possono essere programmate con notevole immediatezza grazie al linguaggio a blocchi, esteso con funzionalità specifiche per ciascuna piattaforma.

Classificare immagini

Una delle estensioni di mBlock si chiama Teachable Machine. Si tratta dell’interfaccia per integrare il noto applicativo di casa Google (Teachable Machine, appunto), che implementa una rete neurale e dunque degli algoritmi per l’apprendimento automatico (il cosiddetto Machine Learning). Nella sua versione più recente, lo strumento consente di classificare immagini caricate da file o da webcam, brevi audio oppure le pose di persone in immagini da file o da webcam. L’estensione di mBlock al momento consente l’addestramento della Teachable Machine solamente allo scopo di classificare immagini provenienti da una webcam collegata al PC. Si tratta quindi di utilizzare uno strumento in grado di associare autonomamente una categoria di immagini preimpostata alla scena inquadrata dalla webcam. Ciascuna categoria viene individuata e caratterizzata durante la cosiddetta fase di training della rete neurale.

L’interfaccia per la fase di training della Teachable Machine si presenta come in figura: sulla sinistra l’immagine presa in diretta dalla webcam, al centro tre categorie inizialmente senza nome (che andrà specificato) in attesa della registrazione di alcuni dati e sulla destra la zona in cui viene visualizzato il risultato della classificazione dell’immagine che proviene dalla webcam in ogni istante.

Per l’addestramento della rete neurale implementata nella Teachable Machine è necessario anzitutto decidere il numero di categorie in cui classificare gli input (il programma propone inizialmente 3 categorie, ma se ne possono avere fino a un massimo di 30). A ciascuna di esse deve essere assegnato un nome e un certo numero di immagini “di esempio” (il cosiddetto training set) che ritraggono gli oggetti o le scene che fanno parte della categoria stessa. L’algoritmo infatti “impara” come sono fatti gli oggetti facenti parte di una certa categoria proprio sfruttando le informazioni fornite nel training set, che deve pertanto essere vario a sufficienza da poter distinguere con una buona accuratezza immagini appartenenti a categorie distinte e quindi contenere anche un numero sufficientemente elevato di immagini.

In figura, una rete neurale allenata a classificare le immagini in quelle con più di una penna, quelle con una penna sola o quelle con nessuna penna. Per ciascuna categoria sono state fornite 15 immagini di esempio (un numero certamente esiguo). Sulla destra la classificazione dell’immagine a sinistra, presa in diretta dalla webcam.

Overfitting e underfitting

La fase di training è certamente quella più importante e delicata, perché richiede di bilanciare esigenze opposte e trovare il giusto equilibrio.

Se si forniscono poche immagini o informazioni, la rete neurale non sarà in grado di distinguere bene gli oggetti o le scene inquadrate perché non avrà una rappresentazione sufficiente della complessità degli oggetti. Si parla in questo caso di underfitting. Inoltre la presenza di sfondi o potenziali oggetti intrusi assieme a quelli da riconoscere potrebbe inficiare il riconoscimento. Un corretto riconoscimento è infatti tanto migliore quanto più ogni nuova immagine aggiunta al training set fornisce informazioni “aggiuntive” sugli oggetti che fanno parte della categoria.

Si potrebbe allora pensare che sia bene fornire un elevatissimo numero di immagini di esempio. Le insidie del superare un certo numero di immagini sono almeno due. Da un lato il costo computazionale: tante immagini richiedono tanto tempo per essere processate e ci si rende presto conto che un numero troppo elevato rende ingestibile il training. Dall’altro lato c’è il rischio di overfitting: se infatti forniamo troppi dati relativi a un numero limitato di esempi e di contesti, la rete neurale imparerà a riconoscere come caratterizzanti della categoria anche eventuali dettagli indesiderati di quegli oggetti, che non sono caratteristiche della categoria ma solamente dell’esempio specifico.

In figura, la rete neurale non riconosce la categoria corretta: dovrebbe riconoscere la categoria “Nessuna” ma invece l’algoritmo classifica “Una” con il 70% di confidenza, pur avendo avuto come esempio per la categoria “Nessuna” anche l’inquadratura dello sfondo senza oggetti. Una delle spiegazioni plausibili è la presenza del medesimo sfondo in tutte le immagini, che rende più difficile l’emergere delle caratteristiche distintive degli oggetti.

La classificazione

Una volta ultimato il training, nel menù dei blocchi della Teachable Machine ne compaiono tre nuovi: il blocco recognition result che restituisce in ogni momento il nome della categoria individuata dalla rete neurale per l’immagine proveniente dalla webcam; il blocco confidence of che consente di selezionare una categoria e restituisce il livello di confidenza, ovvero una percentuale di quanto sia plausibile che l’immagine inquadrata possa essere ascritta alla categoria selezionata; il blocco recognition result is che consente di selezionare una categoria e restituisce il risultato del riconoscimento, vale a dire che controlla se l’immagine inquadrata possa essere ascritta alla categoria selezionata e restituisce VERO in caso affermativo, altrimenti restituisce FALSO.

Con questi blocchi è possibile utilizzare la rete neurale per interagire con gli altri comandi, integrando le possibilità di questi modelli di machine learning nei propri progetti.

Per approfondire

Speciale certificazioni

Si avvicina il tempo delle certificazioni. Questo mese troverete molte idee per la preparazione ed il ripasso in vista degli esami di lingua.

L’erosione costiera: cause e possibili soluzioni

Il dissesto idrogeologico è un potente modificatore del paesaggio. Nella loro virulenta forma presente, fenomeni come le frane, le inondazioni e l’erosione costiera sono stati definiti come malattia della civilizzazione, perché è la stessa evoluzione umana o meglio ancora il progresso tecnologico che hanno accelerato il lento decorso dei fenomeni naturali in maniera travolgente e preoccupante.

Nell’ultimo cinquantennio, purtroppo, la dissipazione di risorse primarie e il non corretto uso del suolo hanno dato luogo ad una situazione di diffuso degrado che contribuisce ad amplificare gli effetti dei fenomeni distruttivi di origine naturale quali alluvioni, frane ed erosione della costa. L’erosione della costa è, pertanto, il risultato diretto ed indiretto delle alterazioni del ciclo dei sedimenti determinate da cause naturali e antropiche. 

I fenomeni erosivi possono essere suddivisi in due categorie: l’erosione a breve termine, di tipo reversibile, prodotta in genere dal trasporto di sedimenti verso il largo, associata alle mareggiate (con periodicità stagionale), e l’erosione a lungo termine dovuta normalmente a squilibri nel bilancio sedimentario originati dal trasporto solido litoraneo.

Per l’erosione a lungo termine i fattori naturali hanno un ruolo di gran lunga predominante, soprattutto nel lungo periodo, e quelli più importanti sono: i venti e le tempeste, le correnti vicine alle spiagge, l’innalzamento del livello del mare, la subsidenza del suolo e l’apporto liquido e solido dei fiumi al mare. Tuttavia, attualmente, l’erosione è determinata principalmente dall’intervento dell’uomo sull’ambiente.

Tra i fattori antropici si evidenziano quelli inerenti l’utilizzazione della fascia costiera con la realizzazione di infrastrutture ed opere per insediamenti abitativi, industriali e ricreativi; l’uso del suolo e l’alterazione della vegetazione; l’estrazione di acqua dal sottosuolo; la pulizia della spiaggia con mezzi meccanici o pesanti; lo scalzamento e la distruzione della duna; la regimazione dei corsi d’acqua, sia per la difesa del suolo che per il prelievo della stessa risorsa idrica per uso potabile, irriguo ed industriale e l’estrazione di inerti dai fiumi da utilizzare nelle costruzioni. Le azioni antropiche destabilizzano i complicati e delicati equilibri che presiedono alla costituzione delle spiagge ed alla loro evoluzione.

Nel dettaglio, tali fattori includono:

  • l’intensa antropizzazione delle coste a causa della costruzione di porti, abitazioni, strutture ed infrastrutture. In particolare, la costruzione di porti e moli determina la duplice azione di congelamento del tratto di spiaggia interessato e di ostacolo alla normale direzione delle correnti marine e del nastro trasportatore lungo riva che sposta i sedimenti dalla foce. Infatti, tutto ciò che viene deposto sopraflutto viene sottratto al bilancio dell’intera unità e di conseguenza le zone sottoflutto sono soggette a forte erosione e all’approfondimento del fondale marino.  Anche la demolizione delle dune costiere per la progettazione e la realizzazione di infrastrutture determina fenomeni erosivi. Le dune sono un capiente serbatoio in grado di rifornire di sabbia i tratti di costa durante le fasi erosive ed hanno la funzione di assorbimento dell’energia delle mareggiate. Esse, pertanto, rappresentano una vera e propria opera di difesa naturale. La loro formazione è il risultato diretto e normale dei processi costieri quando il litorale è in equilibrio o in avanzamento, mentre è assai difficile, se non improbabile, che le dune si sviluppino quando la costa è in erosione. Occorre, quindi, conservare la struttura della duna anche e soprattutto nelle sue parti meno appariscenti ma più esposte, come ad esempio la zona erbacea (caratterizzata da vegetazione colonizzatrice, in genere l’Ammophila arenaria), che fissa le sabbie, e quella cespugliosa retrostante (caratterizzata da vegetazione schermante, come il ginepro);
  • l’impoverimento dell’apporto di materiale solido dei fiumi;
  • i lavori di manutenzione eseguiti sulle spiagge: gli interventi effettuati con mezzi meccanici che giungono in profondità incrementano l’erosione costiera delle spiagge sabbiose in quanto provocano la rottura degli aggregati di sabbia libera e delle singole particelle di sedimento. Tali particelle, trasportate dal vento, vengono disperse e non si accumulano più sulla spiaggia a meno che non siano trattenute dalla vegetazione, dai tronchi, dalle barriere frangivento e, ove possibile, dalla presenza della vegetazione sulle dune. Inoltre, l’uso di detti mezzi meccanici determina l’alterazione del naturale profilo morfologico della spiaggia, rendendola più vulnerabile alle mareggiate, la variazione dei caratteri morfo-topografici e l’usura della spiaggia stessa tale da modificarne la granulometria. Infine l’utilizzo degli stessi mezzi meccanici potrebbe determinare la torbidità delle acque prossime alla battigia in quanto, in un’area soggetta alle onde di risacca, il rimescolamento dei sedimenti, dei rifiuti e della sostanza organica liberata dai residui (quali resti di vegetali o di bivalvi) determina la formazione di schiuma;
  • la rimozione dei materiali spiaggiati: i materiali accumulati sulle spiagge come, ad esempio, la Posidonia oceanica, i tronchi, i pezzetti di legno, le canne, il materiale sminuzzato e le conchiglie rappresentano un importante elemento di ripascimento naturale dell’arenile ed esercitano un’azione di sostegno per la sabbia in quanto ostacolano l’erosione eolica e marina. Sarebbe auspicabile, quindi, la non rimozione di tali materiali durante i mesi autunnali – invernali in quanto essi garantiscono la resilienza della spiaggia durante le mareggiate. Gli arenili andrebbero puliti solamente dai veri rifiuti di origine antropica quali oggetti in plastica, copertoni, polistirolo, materiale di risulta proveniente dalle strutture presenti in loco, ecc.;
  • l’attività edilizia sul demanio marittimo in concessione: si rileva la necessità di mantenere una sufficiente resilienza della spiaggia, così come richiesto da tutte le indicazioni europee, tra cui il Protocollo di Gestione Integrata della Zona Costiera (GIZC). Si evidenzia che la superficie della spiaggia occupata dalle strutture balneari non amovibili espone i litorali ad una elevata sensibilità alle naturali fluttuazioni della linea di riva e contribuisce a diminuire il margine di sicurezza da danni da mareggiata e di conseguenza l’effetto dei ripascimenti morbidi effettuati durante l’anno;
  • gli stessi interventi di difesa: in fase di pianificazione e progettazione di un’opera di difesa costiera, sarebbe necessario tenere conto non solo dell’efficacia della stessa opera nel contrastare l’erosione, ma anche degli effetti che la sua presenza può generare sull’ambiente emerso e sommerso circostante. Qualunque manufatto realizzato a mare costituisce un ostacolo al libero propagarsi delle correnti e delle onde e pertanto interagisce con esse, dando luogo ad effetti di vario genere che possono produrre conseguenze anche a grandi distanze aggravando i fenomeni erosivi in atto o addirittura innescandone di nuovi sulle rive adiacenti non protette. Le opere di difesa, quindi, devono essere conformate in modo che i liberi movimenti delle acque possano superare l’opera e proseguire oltre, sia pure modificati e ridotti. Nella progettazione di un’opera di difesa occorre tenere nella debita considerazione e valutare opportunamente anche le caratteristiche dei movimenti migratori dei materiali litici, con particolare attenzione al senso nel quale in prevalenza tali movimenti si verificano; la posizione, rispetto all’opera da costruire, delle fonti di rifornimento dei materiali consistenti prevalentemente nelle conoidi situate alle foci dei fiumi; la ripartizione di tali materiali lungo gli arenili dovuta alle caratteristiche del litorale nonché ai movimenti delle acque marine in prossimità del litorale stesso; la composizione granulometrica dei materiali e la quantità di essi che mediamente persiste nella zona. Occorre pertanto evitare di contrastare eccessivamente i movimenti naturali delle acque marine, cercando di assecondarli il più possibile, e di favorire la normale tendenza del mare al ripascimento, nel senso di non impedire del tutto l’azione di trascinamento dei materiali sciolti lungo l’arenile ad opera delle correnti di riva, e di non ostacolare il raggiungimento dell’arenile stesso da parte dei materiali sciolti, nella zona dei frangenti, dal moto ondoso e da questo trascinati in sospensione verso la riva. Inoltre nello studio delle opere di difesa da realizzare non si dovrebbe analizzare solamente il breve tratto di linea di riva in erosione da tutelare ma bisognerebbe considerare l’unità fisiografica in cui tale segmento di costa è incluso poiché il bilancio sedimentario delle spiagge, ovvero il bilancio tra apporti e perdite di sedimento, si riferisce all’intera unità fisiografica (UF) di riferimento per la quale pertanto occorre effettuare lo studio della dinamica dei sedimenti. Infatti i sedimenti fluviali che costituiscono la costa presentano movimenti confinati all’interno dei limiti dell’unità stessa e gli scambi di sedimenti tra le UF adiacenti sono da considerarsi nulli. L’unità fisiografica, infatti, può essere definita come quel tratto di costa in sostanziale equilibrio interno che non ha scambi di sedimenti con i tratti limitrofi. Qualsiasi elemento realizzato lungo la costa, quindi, è in grado di interferire con tale flusso: ad esempio la presenza di un molo o di un pennello o di un’opera di difesa rigida costituisce una barriera in grado di intercettare i sedimenti con conseguente accumulo di sedimenti sopraflutto ed erosione sottoflutto. Gli interventi di difesa realizzati in un luogo causano effetti sull’intera unità fisiografica di cui esso fa parte e sulle varie sub unità fisiografiche di cui la prima è costituita.

L’erosione costiera ha raggiunto in molti tratti livelli di grave dissesto e, considerata la rapida evoluzione dei fenomeni di arretramento delle spiagge degli ultimi anni, le prospettive future sono molto preoccupanti. Si ritiene pertanto utile e d’interesse, proporre qui di seguito taluni principi e considerazioni di carattere generale di cui dovrebbero tener conto le istituzioni, gli amministratori pubblici e privati, i tecnici e tutti i soggetti coinvolti nell’assumere le decisioni in materia. 

  • Il maltempo e le onde non rappresentano la causa effettiva dell’erosione costiera e dell’insabbiamento dei porti.
  • L’ambiente costiero è un sistema aperto e dinamico e, conseguentemente, la morfologia costiera va monitorata con continuità studiando il comportamento della corrente litoranea di fondo ed includendo tali correnti nella modellistica di progetto.
  • La difesa dei litorali va inserita all’interno di un contesto d’azione integrato a medio – lungo termine in cui devono essere considerati gli effetti indiretti, che riducono la resilienza delle spiagge, e quelli diretti causati dall’erosione costiera e dai cambiamenti climatici.
  • Nello studio delle opere di difesa da realizzare non si dovrebbe analizzare soltanto il breve tratto di linea di riva in erosione da tutelare ma bisognerebbe considerare l’unità fisiografica in cui tale segmento di costa è incluso poiché il bilancio sedimentario delle spiagge, ovvero il bilancio tra apporti e perdite di sedimento, si riferisce all’intera unità fisiografica (UF) di riferimento per la quale pertanto è necessario effettuare lo studio della dinamica dei sedimenti.
  • Gli interventi di difesa devono essere integrati in un piano che deve includere criteri di sviluppo sostenibile e tutela ambientale in quanto la conservazione dei litorali sabbiosi ben sviluppati e il contrasto all’erosione costiera rappresentano, in genere, una strategia di difesa e di riduzione del rischio di inondazione dei territori costieri.
  • Nella progettazione di un’opera di difesa occorre valutare l’opportunità o meno di prevedere l’esecuzione delle opere di difesa in un’unica fase oppure in più soluzioni in relazione sia alla tendenza dell’opera a modificare i processi naturali che si attuano nella zona di arenile interessata sia dall’entità degli interventi da realizzare. L’entità e la tipologia dell’opera non deve essere subordinata esclusivamente al fattore economico.
  • Sarebbe auspicabile la rimozione o la riprogettazione delle strutture rigide esistenti sull’arenile. Si riterrebbe altresì opportuno evitare di progettare o realizzare nuove opere di difesa rigide, come indicato nelle “linee guida per la Difesa della Costa dai fenomeni di Erosione e dagli effetti dei Cambiamenti climatici” scaturite dal Tavolo Nazionale sull’Erosione Costiera MATTM-Regioni con il coordinamento tecnico dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Inoltre, sarebbe opportuno privilegiare interventi basati sulle NBS (nature-based solutions) rispetto a quelli tradizionali e strutturali di difesa delle coste.
  • Occorre privilegiare interventi di salvaguardia delle coste omogenei sul territorio nazionale al fine di tutelare gli arenili ed evitare possibili azioni e misure in contrapposizione o in sovrapposizione. Sarebbe, quindi, opportuno prevedere un coordinamento nazionale per la pianificazione in materia di difesa della costa dall’erosione.
  • Occorrerebbe anche introdurre il divieto di operare ampliamenti, anche stagionali, della superficie dell’arenile verso il mare abbassando la quota esistente o la stabilità della spiaggia e quello di asportazione dei materiali spiaggiati, specialmente nel periodo autunnale-invernale, in modo che possano esercitare funzioni di contrasto all’azione del mare e del vento nonché di trappola per i sedimenti.
  • Occorrerebbe, infine, introdurre una fascia di rispetto in zona costiera che ne garantisca la tutela attiva per contrastare la sempre crescente domanda di trasformazione del suolo.
  • Occorre introdurre buone pratiche per la pulizia degli arenili poiché permettono di ridurre le perdite dal sistema spiaggia. 

A titolo di esempio, il veicolo pulisci spiaggia, cd. “Solarino”, a controllo remoto e a propulsione solare è in grado di ridurre al minimo sino quasi ad annullare qualsiasi impatto sul sistema spiaggia. Tale veicolo non determina l’usura e la compattazione della spiaggia. Tale veicolo è fondamentale in quanto tutela l’integrità funzionale dei sistemi mobili costieri adibiti ad uso turistico. È bene ricordare, infatti, che le spiagge sabbiose sono continuamente sottoposte all’azione del moto ondoso e del clima. Inoltre, la loro morfologia è dinamica e non statica.

Hijos de York – Consejos para el día del libro

En ocasión del día Internacional del libro (23 de abril) me gustaría aconsejaros la apasionante trilogía, Hijos de York, de la escritora Cristina Mourón Figueroa

Esta trilogía narra el turbulento periodo de la Guerra de las Rosas, a través de las vivencias de Alice, una chica originaria de York, a la que los acontecimientos la llevaran a conocer a personas que le cambiarán la vida. La obra atrapa en sus redes al lector ya desde sus primeras líneas gracias a sus descripciones veloces, detalladas y envolventes, su ágil prosa y su rigurosidad histórica.

Déjate llevar de la mano de la sapiente prosa de la autora y revive un inolvidable periodo histórico y descubre las mentiras existentes sobre la denostada figura de Ricardo III, en medio de mil aventuras en donde reinan la pasión, el amor y la traición. 

Sinopsis de la trilogía

Hijos de York I: York

Corre el año 1472, mientras en York, tras los episodios más cruentos de la Guerra de las Rosas, Alice, la protagonista, conocerá al actor Thomas Norton de quien se enamorará perdidamente. En Londres Richard, duque de Gloucester, contrae matrimonio con Lady Anne Neville, hija del traidor conde de Warwick. Todo parece tranquilo, sin embargo, la incursión inglesa en Francia de 1475 desencadenará una serie de terribles e inexorables acontecimientos que entrelazará de manera irrevocable las vidas y los destinos de todos ellos.

Hijos de York II: Middleham 

Middleham, Inglaterra, 1476. Bajo la protección de Richard, duque de Gloucester, Alice se enfrenta a una nueva y sorprendente etapa de su vida. Aunque añora York y a su familia, ella encontrará paz, recuperará aficiones que creía perdidas para siempre y luchará por no caer en las garras de un amor prohibido.

 

 

Hijos de York III: Londres

Londres, Inglaterra, 1483. Tras la sorprendente y repentina muerte del rey Edward, Richard Gloucester, duque de Gloucester, asciende al trono como Richard III. Dispuesto a reinar con justicia y legitimidad, Richard buscará la reconciliación con sus acérrimos enemigos, mientras desbarata conspiraciones y atentados contra su vida y se enfrenta a la invasión de Henry Tudor. Alice y sus hijos serán testigos de su lucha por defender la corona. Todos se verán envueltos en una sucesión de súbitas tragedias que sacudirán sin compasión los cimientos de sus sueños, esperanzas e ilusiones.

Confini di ieri, confini di oggi

Può esistere un mondo senza confini? Ripercorrendo la storia, la risposta non può che essere negativa. Eppure, a ben guardare, ci si rende conto che quello tra gli esseri umani e i confini è uno dei rapporti più controversi che siano mai esistiti.  Partiamo da un dato di chiara evidenza: tra tutti gli esseri viventi, la specie umana è quella che più crea confini e, allo stesso tempo, più si adopera per superarli. Numerosissime sono le linee di confine tracciate nel corso del tempo, così come numerosissimi sono stati i tentativi di oltrepassarle.

Quello del confine è un concetto che raccoglie attorno a sé una molteplicità di significati. Potremmo dire che esso può rappresentare un luogo di separazione, ma anche di incontro e di scambio; o un oggetto di contesa, fonte di tensioni politiche, etniche e religiose; o ancora un ostacolo che molti vogliono oltrepassare, alla ricerca di nuove prospettive di vita. Proviamo qui a passare in rassegna – senza pretesa di esaustività – alcuni confini del passato e del presente che hanno assunto o assumono questi significati.

Il confine come linea di scambio

Ai tempi dell’Impero romano per indicare il confine si usava la parola limes. Questo termine, che in origine indicava il sentiero che separava i campi agricoli, assunse in questa epoca un significato ben preciso: esso era il confine che sorgeva in prossimità del corso del Reno e del Danubio, e che separava il mondo romano da quello dei germani. Per secoli il limes non fu una barriera insormontabile, anzi rimase un luogo di contatto e di incontro tra due popoli e due culture, una linea permeabile lungo cui si scambiavano non solo le merci, ma anche le conoscenze, gli usi e i costumi, le idee.

La svolta si ebbe solo nel III secolo d.C., quando i germani cominciarono a fare razzie in territorio romano, attratti dalla possibilità di ricchi bottini. Fu a questo punto che il confine venne fortificato, trasformandosi per i romani in una linea difensiva, lungo cui sorgevano torri, fortini e castra, cioè accampamenti militari. Ma a dire il vero anche in questo frangente il limes non cessò del tutto di essere un luogo di passaggio di viaggiatori e prodotti. Anche oggi, quando non sono barriere, i confini permettono l’incontro tra popoli e culture diversi: diventano cioè fonte di nuove conoscenze, scoperte, opportunità, scambi di storie e di idee.

Ricostruzione della torre di di guardia di Pohl, in Sassonia, lungo l’antico limes romano in Germania.

Il confine come linea di contesa

La gran parte dei conflitti della storia si sono combattuti attorno ai confini. Da questo punto di vista il secolo lungo, il Novecento, è stato purtroppo testimone di numerosi e tragici episodi bellici. Il confine tra Francia e Germania, così come quello tra Italia e Austria, divenne teatro delle più spaventose carneficine della Prima guerra mondiale.

Dopo la Grande guerra, il confine tornò presto oggetto di contesa internazionale. I principi di nazionalità ed autodeterminazione dei popoli sostenuti dal presidente statunitense Wilson vennero presto rimessi in discussione, in particolare nelle più delicate aree di confine. Un esempio è quanto accadde per la regione della Dalmazia e per la città di Fiume, che erano abitate da molti italiani e che l’Italia perciò aveva chiesto di annettere. I nazionalisti parlarono di “vittoria mutilata”, perché secondo loro quei territori dovevano rientrare tra i confini italiani. Da qui l’occupazione di Fiume del 1919 guidata dal D’Annunzio, questione chiusa solo nel novembre del 1920 dal trattato di Rapallo, che rese Fiume “città libera”, cioè non dipendente dalla sovranità di uno Stato.

Allargare i propri confini divenne poco più tardi l’imperativo della Germania nazista, in nome del pangermanesimo e della teoria dello “spazio vitale”. Si aprì così un’escalation di pressioni e violenze, di annessioni più o meno “spontanee” (si pensi all’Anschluss dell’Austria o alla rivendicazione da parte di Hitler del territorio dei Sudeti, nel 1938) o propriamente forzate (con l’invasione e l’occupazione della Cecoslovacchia e del corridoio di Danzica, nel 1939)

Di annessioni forzate siamo stati spettatori anche in tempi molto più recenti. Basti pensare a quanto accaduto in Crimea tra il febbraio e il marzo 2014, quando le truppe russe, sostenute da una parte della popolazione locale filorussa, hanno occupato la penisola, sottraendola al controllo ucraino. Nel Novecento come ai giorni nostri, le annessioni forzate si sono dimostrate preludio a successivi conflitti, come la Seconda guerra mondiale o la guerra tra Russia e Ucraina.

Le truppe naziste tedesche rimuovono una sbarra che segna il confine con la Polonia: è l’inizio della Seconda guerra mondiale.

Il confine come barriera 

Il confine può essere inteso anche come un limite che le persone cercano di oltrepassare, spinte dalla ricerca di un lavoro o di migliori condizioni di vita. Parliamo a questo proposito dell’emigrazione degli italiani che ha caratterizzato la storia del nostro Paese dalla metà dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento.

In questo lungo periodo si possono individuare due grandi momenti migratori. Il primo va dal 1850 circa al 1940: circa 10 milioni di italiani emigrarono prevalentemente verso gli Stati Uniti e l’America latina. Il secondo va dal 1946 al 1970: altri 8 milioni di italiani emigrarono soprattutto verso i Paesi più industrializzati del Nord Europa. In entrambi i casi le motivazioni furono la ricerca del lavoro e di una vita più dignitosa rispetto a quella che potevano condurre in alcune aree d’Italia particolarmente arretrate dal punto di vista dello sviluppo economico.

Con il 1970 e la crescita del benessere del nostro Paese, l’emigrazione diminuì, anche se aumentarono le migrazioni interne dal Sud al Nord della penisola. In anni più recenti l’Italia è diventata terra di immigrazione, destinazione di persone provenienti soprattutto da Paesi più poveri. Oggi i cittadini stranieri in Italia sono circa 5 milioni, che costituiscono il 9,5% della popolazione totale. Ma non bisogna scordare che tuttora sono circa 5 milioni gli italiani all’estero e ogni anno 100000 persone circa emigrano.

I Paesi più ricchi del mondo attuale percepiscono l’immigrazione dai Paesi poveri principalmente come un problema e non sono pochi i casi di Stati che si chiudono o si stanno chiudendo entro i propri confini (dal punto degli ingressi, non delle uscite…). Ed è così che in tempi recenti stanno tornando le barriere, i muri, le linee di separazione: si pensi, per citare un celebre caso, al confine tra Messico e Stati Uniti.

Ma il Vecchio Continente non è esente da questa tentazione: a fine 2022 si sono contati 2048 chilometri di muri ai confini dell’Unione europea. Si va dai 21 chilometri di recinzione costruiti dalla Spagna intorno alle sue exclave in Marocco di Ceuta e Melilla, ai 35 chilometri tra Grecia e Turchia, dai 158 chilometri di barriera realizzati dall’Ungheria al confine con la Croazia (oggi membro Ue), ai 235 chilometri tra Bulgaria e Turchia. 

A seguire questa strada, dunque, sono proprio i Paesi dell’Unione europea, quell’istituzione che nel 1990 attuò il primo grande tentativo di superare i propri confini, togliendo le frontiere interne e creando il cosiddetto Spazio Schengen per la libera circolazione delle persone. Un paradosso o una necessità? Può il confine ridotto a barriera rappresentare la soluzione del fenomeno migratorio?

Tijuana, un’immagine della barriera eretta al confine tra USA e Messico.