Daniela Lucangeli definisce l’errore “l’informatore principale del bisogno di apprendimento”, infatti attraverso gli errori dei nostri studenti possiamo comprendere in quale direzione andare per aiutarli. A volte però un errore ripetuto può essere sintomo di un disturbo specifico.
Come capire allora se si tratta di una difficoltà risolvibile con impegno e costanza o di un vero e proprio disturbo dell’apprendimento?
Premesso che non siamo noi insegnanti a dover fare una diagnosi in questo senso, quello che però possiamo e dobbiamo fare è saper strutturare un potenziamento mirato: una difficoltà nell’apprendimento può essere risolta con questo tipo di approccio, un disturbo specifico dell’apprendimento invece resisterà al potenziamento.
Il circolo vizioso dell’impotenza appresa
Purtroppo i ragazzi e le ragazze a cui piace la matematica e che si sentono competenti in questo campo sono spaventosamente pochi; studi scientifici hanno dimostrato che spesso il sentirsi non competenti in matematica causa disturbi d’ansia, depressione e problemi con la legge. Inoltre l’insuccesso in matematica è uno dei fattori che maggiormente influenzano l’impotenza appresa, e cioè la sensazione di essere inadeguati che andrà ad alimentare il circolo vizioso della demotivazione: il pensiero di non riuscire e “non essere portati” per la materia farà sperimentare ansia e disagio, questi stati d’animo faranno percepire la matematica come difficile e noiosa e faranno diminuire notevolmente la motivazione all’impegno, meno ci si impegnerà e peggiori saranno i risultati ed ecco così che ci si sentirà ancora meno competenti e meno abili.
Spezzare il circolo vizioso e trasformarlo in un circolo virtuoso della motivazione è difficile, ma necessario.
La warm cognition
Gli studi nel campo delle neuroscienze hanno dato vita a un nuovo filone di ricerca chiamato warm cognition che si concentra sul rapporto fra apprendimento ed emozioni: quando apprendiamo nella nostra mente si imprimono anche le emozioni che stiamo provando e così se avremo sperimentato un vissuto di ansia, paura, vergogna, demotivazione rifuggiremo un nuovo apprendimento, se al contrario avremo appreso con gioia, curiosità, interesse, serenità allora ricercheremo queste emozioni e la situazione che le ha generate: apprendere con gioia, piacere e allegria è 200 volte più efficace che fare la stessa cosa con tristezza, dolore e patimento.
Il potenziamento ludico della matematica
Riflettendo allora sul cattivo rapporto di molti dei nostri allievi e delle nostre allieve con la matematica, sulla necessità di un intervento che li aiuti ad uscire dal circolo vizioso della demotivazione e sull’utilità di sperimentare sensazioni di benessere a scuola, appare evidente il forte impatto positivo che un potenziamento mirato e ben strutturato potrebbe avere nelle nostre classi, soprattutto se accompagnato dalle emozioni positive e dalla motivazione che solo il gioco sa dare.
Giocare per apprendere con i giochi di Biella Cresce
L’associazione Biella Cresce propone da anni un percorso di formazione degli insegnanti proprio per aiutarli a progettare e realizzare un potenziamento delle competenze matematichebasato sull’analisi dell’errore che si struttura in diverse fasi:
la somministrazione del test “AC-MT scuola” nel mese di novembre per poter analizzare le competenze della classe e stabilire gli obiettivi sui quali lavorare con maggiore intensità;
il potenziamento vero e proprio, cioè le attività pratiche e ludiche da proporre alle bambine e ai bambini con cadenza settimanale per raggiungere gli obiettivi stabiliti;
il re-test finale per osservare il quadro della classe e apprezzare così gli inevitabili miglioramenti.
Questo percorso di formazione purtroppo non è comodamente fruibile da tutti noi, in quanto si svolge in presenza in provincia di Biella, ma c’è una buona notizia: dal prossimo mese sarà disponibile un corso online proprio su tutto ciò di cui parla questo articolo!
Intanto potete dare un’occhiata a questolink dove troverete gratuitamente alcuni dei giochi proposti da Biella Cresce e tutte le informazioni per iscriversi al corso.
La lettura dei vangeli offre la possibilità di misurarsi oltre che con gli insegnamenti, le gesta e i miracoli anche con le emozioni di Gesù. I vangeli, infatti, ci presentano un ritratto molto umano di Cristo, che si mostra capace di gioire e di piangere, di commuoversi e di arrabbiarsi, di indignarsi e di amare, di stupirsi e di sentire angoscia.
Un approfondimento su questo tema è affrontato dalla rivista Raggi di Luce online che, nel corso dei cinque bimestri corrispondenti all’anno scolastico, fornirà, attraverso la lettura di opere d’arte, un ampio quadro delle emozioni di Gesù risultanti dai vangeli.
La prima opera oggetto di lettura è stata realizzata dal pittore tedesco Heinrich Hofmann e si intitola Cristo e il giovane ricco. Questo dipinto raffigura l’episodio della vita di Gesù tratto da Marco 10,17-22, in cui un giovane ricco si avvicina a Gesù Cristo e gli chiede cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Cristo invita il giovane a vendere tutto ciò che ha, a darlo ai poveri e infine a seguirlo.
Il giovane è ritratto in piedi, riccamente vestito di una tunica vellutata dal mantello di pregiata fattura, con cappello su cui spiccano gioielli a testimonianza della sua vita di ricchezza e agio. Il giovane ha lineamenti raffinati, tuttavia esprime il combattimento suo interno tra una vita di agiatezze e la probabile incapacità a donarle. Il suo sguardo infatti è triste e decentrato rispetto a quello di Cristo. Il contrasto tra ricchi e poveri, piacere e miseria, spirituale e mondano è fondamentale in questo dipinto.
Gesù appare al centro del dipinto in posizione simbolicamente preminente rispetto alle restanti figure. Il suo sguardo è rivolto verso il giovane, non per criticarlo ma per esprimergli amore e tenerezza nel rispetto della sua libertà. La proposta di Gesù è rivoluzionaria: solo donando il giovane potrà sentirsi veramente ricco, solo distogliendo l’attenzione da sé a favore del prossimo potrà scoprire veramente la propria identità, solo rispondendo con il suo amore concreto a quello sguardo di amore potrà respirare l’eternità. Il movimento suggerito è chiaramente simbolico è duale: la vera ricchezza non sta nelle cose materiali quanto in quelle spirituali.
Padova, la basilica di sant’Antonio
Cambiando argomento, la rivista ospita anche una rubrica dedicata ai luoghi dello spirito, quindi non solo luoghi di culto e di preghiera, ma anche di meditazione e riflessione, pervasi da una misteriosa forza mistica ed emotiva. L’anno accademico 2023/2024 inizia esplorando la basilica di sant’Antonio a Padova, ufficialmente conosciuta come Basilica del Santo, uno dei luoghi di culto più importanti al mondo dedicati a Sant’Antonio, tra i santi più venerati nella tradizione cattolica. Questa maestosa chiesa è un importante luogo di pellegrinaggio e un’icona di fede, storia e cultura.
La costruzione è iniziata poco dopo la morte di Sant’Antonio nel 1231 con una piccola cappella, ma a causa del crescente afflusso di pellegrini desiderosi di vedere la tomba del santo, l’edificio è stato ampliato nel corso dei secoli successivi. L’attuale basilica è un capolavoro di architettura e contiene numerosi stili artistici che riflettono l’evoluzione nel corso dei secoli.
La Basilica di Sant’Antonio è un vero e proprio tesoro di arte e cultura. Gli affreschi di altissima qualità e le sculture di artisti rinomati arricchiscono l’ambiente e contribuiscono a creare un’atmosfera di sacralità e bellezza. Qui sono ospitate opere d’arte famose, come il Crocifisso bronzeo di Donatello e il San Giorgio e il Drago di Altichiero da Zevio.
Nel 1987, la Basilica di Sant’Antonio è statadichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Questo riconoscimento sottolinea l’importanza storica, religiosa e culturale di questo luogo straordinario.
In conclusione, la Basilica di Sant’Antonio a Padova è una gemma architettonica e spirituale che attira visitatori da tutto il mondo. È un simbolo di fede, un serbatoio di cultura e un luogo di bellezza artistica. La sua storia secolare e la continua affluenza di pellegrini la rendono uno dei luoghi di culto più significativi e amati al mondo.
Per approfondire
Per approfondimenti sui temi trattati nell’articolo e per scoprire i contenuti delle altre rubriche visita Raggi di Luce.
Tous les quatre ans, l’attention des fans de rugby se cristallise autour de cette compétition et cette année, après l’édition de 2007, la France accueille pour la deuxième fois de son histoire la Coupe du monde de rugby.
Ce rugby a vraiment tout de bon ! Ses valeurs fondamentales ont permis de définir l’intégrité, la passion, la solidarité, la discipline, le respect et de soutenir l’inclusion. À l’occasion de la Coupe du monde, un tournoi national des quartiers a été organisé pour faire découvrir ce sport aux jeunes générations. De nombreuses joueuses aussi se sont prêtées au jeu. L’événement permet de sensibiliser 6 000 jeunes âgés de 8 à 13 ans, issus des quartiers prioritaires situés en périphérie des neuf villes françaises hôtes.
France 2023 ne s’arrête pas là. Cette édition a l’ambition de promouvoir un changement de paradigme, de faire naitre de nouveaux standards en matière de responsabilité sociale, d’inclusion et de développement durable. Dans le rugby, la force réside dans le collectif. Les valeurs partagées sur les terrains et en dehors des stades renforcent les liens et représentent un potentiel immense : un excellent vecteur pour intégrer dans notre vie quotidienne une réflexion sur les problématiques de notre société et pour s’engager à travers des actions concrètes.
4 engagements – 8 enjeux – 15 projets, ce sont les piliers de cette compétition à impact positif organisée par France 2023 et World Rugby.
Engagement 1 : agir pour une économie durable et circulaireet agir aussi pour une alimentation locale et saine.
Engagement 2 : agir pour l’éducation, la formation et l’emploi en développant les formations et en favorisant l’insertion professionnelle. C’est dans cette perspective que voit le jour le projet Campus 2023 : au total, ce sont 3 000 jeunes de 18 à 30 ans, femmes et hommes, qui vont saisir cette opportunité pour se former aux métiers du sport, du tourisme et de la sécurité.
Engagement 3 : réduire l’impact sur l’environnement.L’attention se mobilisera aussi autour d’une gestion responsable des déchets en favorisant les opérations de recyclage.
Engagement 4 : soutenir l’inclusion en rendant l’événement accessible à tous les publics grâce à une billetterie sociale, à l’initiative Coupe du monde de rugby Fauteuil et en soignant l’accueil et l’accompagnement des personnes en situation de handicap ou à mobilité réduite.
Ces initiatives ont suscité votre curiosité ? Retrouvez l’intégralité du projet au lien suivant :
Maintenant le ballon est entre nos mains ! Entrons dans la mêlée et, nous aussi, transformons notre essai. Découvrons comment en nous inspirant à ce petit guide ludo-pédagogique créé par l’USEP (L’Union Sportive de l’Enseignement du Premier Degré) :
Con l’avvicinarsi del Columbus Day (12 ottobre) si riaccende il dibattito sul suo significato e sul rapporto tra storia e celebrazione. Nel cuore di Manhattan, dove nel Columbus Circle svetta il monumento al grande esploratore, il tema è al centro della scena, così come in diverse comunità di italo-americani che popolano la East Coast.
La festa è celebrata in vari modi a seconda dei luoghi e del rilievo che storicamente vi ha assunto: parateconbande musicali, carri allegorici, balli e partecipanti vestiti in abiti storici o eventi culturali checelebrano la cultura italiana e le radici italiane in America. La parata più famosa è quella che si tiene a New York City sulla Fifth Avenue e che attira circa un milione di visitatori ogni anno. Coinvolge in primo luogo gli italoamericani legati alle proprie radici, ma contemporaneamente suscita anche le proteste di chi legge la celebrazione in maniera diversa. Non a caso attualmente il 12 ottobre newyorkese è celebrato sia come Italian American Heritage Day (giornata del patrimonio culturale italoamericano) che come Indigenous Peoples’ Day (giornata della popolazione indigena).
Diversi punti di vista
Infatti, negli ultimi anni il Columbus Day è stato oggetto di dibattiti e controversie, soprattutto in relazione agli impatti negativi che i viaggi di Colombo e degli esploratori che lo seguirono ebbero sugli indigeni americani. L’esploratore italiano che attraversò l’Atlantico nel 1492 sotto bandiera spagnola può essere “letto” da diversi punti di vista. Sottolineare solo la sua importanza per la scoperta del Nuovo Mondo significa in un certo senso considerare la storia dal punto di vista dell’Europa e abbracciare convinzione che il destino dell’uomo sia segnato dall’avanzare del progresso. Da questo punto di vista il 1492 segnerebbe il passaggio al dal medioevo – ristretto alla geografia europea e mediterranea – all’età moderna, caratterizzata dall’espansione dei confini, dalla rottura di vecchi schemi mentali e dall’avanzare di conoscenze geografiche, cartografiche, matematiche e astronomiche.
Ma sappiamo bene che questo allargamento degli spazi non si verificò per puro interesse scientifico: precisi appetiti di conquista, arricchimento e promozione del cristianesimo come vera religione civilizzatrice gonfiarono le vele delle caravelle colombiane come degli altri esploratori che ne seguirono l’esempio. Le scoperte geografiche del XV e e XVI secolo furono infatti le prime tappe della costruzione del predominio europeo sul pianeta, la cui eredità si sente fino ai nostri giorni: base del colonialismo, dello sfruttamento della manodopera, della tratta degli schiavi, del genocidio di intere etnie e della scomparsa di regni e civiltà. Quindi per tutti coloro che hanno subito le conseguenze della colonizzazione e sono consapevoli delle conseguenze terribili del colonialismo sulle comunità indigene la scoperta delle Americhe è una ricorrenza dalle tinte fortemente negative.
Molteplici significati di una scoperta
In tempi relativamente più recenti la scoperta delle Americhe ha però assunto anche altri significati: per gli immigrati italiani che hanno raggiunto numerosi le coste nord americane specialmente dalla prima metà dell’Ottocento è diventata la festa delle loro radici e dei loro sforzi di inserimento del contesto americano. Da 1820 al 2019 sono emigrati negli Stati Uniti circa 6 milioni di italiani, di cui più di 5 milioni prima della seconda guerra mondiale. La grande emigrazione si svolse grosso modo un quindicennio dopo il 1861 e durò quattro decenni, con una speciale concentrazione negli anni che nel XX secolo precedettero la prima guerra mondiale. Nel febbraio 1889 negli Stati Uniti venne lanciata una lista di sottoscrizione per erigere a New York un monumento a Cristoforo Colombo in occasione del 400esimo anniversario della scoperta dell’America. Ideato dallo scultore messinese Gaetano Russo e trasportato da Napoli il monumento non celebra “solo” la scoperta dell’America, ma anche il legame degli immigrati italiani con la madre patria e l’affrancamento della comunità italo-americana nel difficile periodo dell’immigrazione.
Il ruolo della Puplic History
La Public History, una disciplina che mira a rendere la conoscenza storica accessibile al pubblico e ad attivare progetti di condivisione della storia è una risposta per uscire dalle controversie pro e contro, in quanto può svolgere un ruolo cruciale nel rimodellare la nostra comprensione del Columbus Day. Agire in termini di Public History significa infatti adottare una visione critica e consapevole della celebrazione, riflettendo e facendo riflettere sui suoi diversi aspetti, mettere in luce le voci e le esperienze dei popoli indigeni, illustrando l’impatto dei viaggi di Colombo dal punto di vista dei nativi americani, reinterpretando statue e monumenti, incorporando narrazioni precedentemente marginalizzate. Attraverso la contestualizzazione dei monumenti fatta insieme ai rispettivi pubblici si può far comprendere che la storia non ha mai né può avere un’unica lettura e che la nostra visione del passato è in continua evoluzione. La Public History in sostanza consente di mantenere la festa del Columbus Day come giorno di riflessione e non come celebrazione di una narrazione unilaterale e semplificata.
Making Learning and Thinking Visible (MLTV) is an approach to education that emphasizes the importance of making thinking visible in the learning process. Developed by researchers at Harvard’s Project Zero, including David Perkins, Ron Ritchhart, and Shari Tishman, the theory is based on six main pillars, which are:
Understanding: This pillar emphasizes the importance of developing a deep and meaningful understanding of the concepts and ideas being studied. It involves developing a conceptual framework that allows students to make connections between different ideas and apply their understanding in new situations.
Engaging: This pillar emphasizes the importance of engaging students in the learning process. It involves creating a learning environment that is interactive, collaborative, and challenging, and that encourages students to take ownership of their learning.
Reflecting: This pillar emphasizes the importance of reflecting on the learning process. It involves encouraging students to think about their thinking, to identify their strengths and weaknesses, and to develop strategies for improving their learning.
Questioning: This pillar emphasizes the importance of asking good questions. It involves encouraging students to ask questions that are open-ended, thought-provoking, and that challenge assumptions.
Listening: This pillar emphasizes the importance of active listening. It involves teaching students to listen carefully to others, to consider different perspectives, and to engage in respectful dialogue.
Sharing: This pillar emphasizes the importance of sharing ideas and perspectives. It involves creating opportunities for students to share their thinking with others, to receive feedback, and to collaborate on projects and assignments.
“True understanding” in the context of the Visible Thinking and Learning theory refers to a deep and meaningful understanding of the concepts and ideas being studied. It involves more than just memorizing facts and figures; it involves developing a conceptual framework that allows students to make connections between different ideas, to apply their understanding in new situations, and to think critically and creatively about the world around them.
In order to help students (and teachers) develop this capability, Thinking Routines are used in the everyday teaching and learning practice. These are cognitive strategies designed to promote metacognition and critical thinking which encourage learners to engage in active thinking by prompting them to ask questions, make connections, and reflect on their thought processes. They are based on the idea that thinking is a skill that can be taught and developed, and that metacognition is essential to effective learning. Through a methodical use of Thinking Routines, learners are able to develop their ability to think deeply and critically about complex ideas.
Are you wondering how you can use thinking routines in class? Here are some examples:
1. LITERATURE
Taken from our new literature coursebook that will be published next year]:
You can use thinking routines such as “See, Think, Wonder” to introduce the historical and social context of a specific period.
The thinking routine “See, Think, Wonder” allows students to carefully consider not only what they’re observing, but also what those observations mean.
The new literature coursebook gives space to various thinking routines to help students understand, focus, summarize and connect topics and authors.
2. LANGUAGE
The thinking routine “Word, Phrase, Sentence” helps students make meaning from a text.
Il primo passo è immergersi nell’ascolto: ogni giorno escono nuove serie dalle tipologie più disparate, basta solo aprire la piattaforme e curiosare un po’. Questa esperienza sarà molto utile anche ai tuoi studenti: se conosci qualche serie imperdibile che potrebbe conquistarli non indugiare a segnalarla in classe, altrimenti non avere timore di lasciare che si facciano strada da soli. Scoprendo cosa gli piace ascoltare acquisiranno consapevolezza nel mezzo, e gli sarà più chiaro su cosa dovranno lavorare quando sarà il momento.
Se non sai da dove cominciare, nella sezione Podcast del nostro sito puoi ascoltare tutte le serie che abbiamo prodotto: ce n’è per ogni materia e per tutti gli ordini di scuola: puoi ascoltare la selezione dedicata alla secondaria di primo grado, comprende serie relative a Italiano, Geografia, Matematica, Scienze, Francese e Spagnolo.
I tempi di lavorazione
L’attività di realizzazione di un podcast in classe richiede molte ore, per questo è di fondamentale importanza programmare dettagliatamente ogni fase del progetto.
Per la realizzazione degli elaborati del contest che abbiamo lanciato durante lo scorso anno scolastico, le classi che hanno partecipato hanno impiegato mediamente 30/40 ore per la progettazione e la preparazione dei materiali (trailer e prima puntata registrati; presentazione del progetto di 6 puntate complessive).
Gioco di squadra
Naturalmente questo tipo di progetto predilige il gioco di squadra: la collaborazione tra docenti di materie differenti potrebbe arricchire il podcast sia nei contenuti che nella forma. Saranno infatti necessarie diverse competenze, la scrittura, l’abilità di condurre lo speak, e infine un montaggio audio equilibrato che valorizzi il tutto.
Collaborare con altri docenti potrebbe aiutarti a distribuire le ore richieste dal processo di lavorazione, inoltre un taglio multidisciplinare potrebbe tornarti estremamente utile per differenziare le puntate della serie e dare più respiro alla narrazione, rendendola completa e stimolante.
Coinvolgere la classe attivamente
Le ragazze e i ragazzi che coinvolgerai nella realizzazione del podcast potranno applicare per la prima volta competenze tecnologiche che sicuramente torneranno loro utili in numerosi contesti, è un’occasione perfetta per valorizzare l’attività e condividere l’entusiasmo delle nuove scoperte.
Non preoccuparti di definire subito i ruoli di ciascuno, la diversificazione dei contributi può avvenire in itinere. Al fine di realizzare un buon prodotto podcast non occorre che tutti partecipino allo speak: la voce passa anche attraverso le idee e la scrittura. Attenzione infatti a non rendere la narrazione troppo affollata o confusionaria.
La qualità dell’audio
La qualità dell’audio è sicuramente un importante biglietto da visita del podcast. Sarà quindi essenziale impostare una registrazione che non abbia eccessivi rumori ambientali, in cui il flusso dello speak sia chiaro, scandito e allo stesso tempo risulti fluido e colloquiale.
Il sound design deve essere curato: l’equilibrio tra i volumi, il sottofondo giusto al momento giusto, i suoni del quotidiano che rendono tridimensionale l’ascolto. La qualità richiede attenzione e competenza, in questo documento abbiamo raccolto una carrellata di consigli per ottenere il miglior risultato audio possibile con gli strumenti a tua disposizione.
Comunicare il podcast
La comunicazione del podcast è un altro fattore importante: non serve solamente una buona immagine che lo rappresenti sui canali dedicati ma anche la capacità di descrivere il progetto in modo efficace e rappresentarlo in maniera accattivante. L’aiuto di una/un docente che abbia competenze di grafica e comunicazione può essere prezioso in questo senso.