I bias di genere e razziali nell’AI

Quante volte abbiamo sentito dire che le intelligenze artificiali (AI) sono razziste o sessistePensiamo come la selezione automatica dei curriculum vitae può influenzare la scelta dei/delle recruiter nell’assumere donne per determinati ruoli. Oppure la rappresentazione stereotipata delle donne nei videogiochi. Come si genera un pregiudizio? Ognuno di noi, nella vita di tutti giorni, è influenzato da pregiudizi. 

Vi riportiamo questo semplice indovinello che può facilmente dimostrarlo: 

Un giorno un uomo ha un incidente d’auto e in macchina con sé ha il figlio.
Il padre muore, mentre il figlio viene portato d’urgenza in ospedale.
Il chirurgo che dovrebbe operarlo, però, appena lo vede esclama: «Non posso operarlo. È mio figlio!»

Com’è possibile? Soluzione: il chirurgo è la madre del bambino.

Molti di noi hanno sicuramente avuto difficoltà nell’indovinare la risposta corretta, probabilmente perché l’utilizzo della parola chirurgo al maschile tende a indurci verso pregiudizi. Questo comportamento diffuso si riflette anche nell’intelligenza artificiale. Ma sono le AI sessiste o c’è altro dietro?

Quando parliamo di Intelligenza artificiale dobbiamo sempre ricordare che siamo noi ad avere un ruolo fondamentale nella costruzione di queste: siamo noi a generarle. La scrittrice Cathy O’Neil, nel suo libro Armi di distruzioni matematica approfondisce il funzionamento degli algoritmi che ormai dominano la nostra quotidianità iperconnessa e che, se addestrati in modo errato, sono spesso vere e proprie armi di distruzione matematica.

Purtroppo, questi bias non sono solo di genere ma anche etnici. Spesso e volentieri questi due problemi non vengono affrontati simultaneamente, eppure la matrice originale è la stessa. Sono due battaglie intersezionali che non possono essere separate. I bias razziali, infatti, hanno lo stesso funzionamento di quelli di genere: derivano principalmente dai pregiudizi che un soggetto ha nella sua mente. Nel pratico, gli algoritmi di AI apprendono da dati storici che spesso riflettono disuguaglianze sociali esistenti.

Vengono, quindi, riprodotti quelli che sono i limiti e gli errori della mente umana, e l’intelligenza artificiale non è così intelligente da distinguere ciò che è giusto e ciò che non lo è. Di seguito riportiamo alcuni casi: 

  • Riconoscimento Facciale
    Studi hanno dimostrato tassi di errore più alti per individui con pelle scura in sistemi di riconoscimento facciale ampiamente utilizzati (Buolamwini & Gebru, 2018).
  • Valutazione del Credito
    Algoritmi di scoring creditizio hanno mostrato tendenze a sfavorire ingiustamente minoranze razziali (Fuster et al., 2020). 
  • Sistemi di Giustizia Penale
    Strumenti di valutazione del rischio utilizzati nei tribunali hanno esibito bias razziali nelle loro previsioni (Angwin et al., 2016).

Da qui nasce l’urgente necessità di creare modelli che siano eticamente responsabili e di inserire figure professionali che ne valutino la correttezza. Attualmente esistono già dei metodi, tra cui gli “audit algoritmici” o il “debiasing dei dati” che però non vengono implementati e utilizzati a sufficienza.

Il razzismo algoritmico e i bias di genere nell’AI rappresentano una sfida significativa che richiede un approccio multidisciplinare. È essenziale che ricercatori, sviluppatori e politici collaborino per creare sistemi di AI più equi e inclusivi. Nel frattempo, ognuno di noi può impegnarsi attivamente per evitare di alimentare questi pregiudizi che portano a discriminazioni sistematiche di alcuni gruppi di persone.

A cura Generazione Stem

Se al pensiero critico e alla risoluzione dei problemi sommi la creatività ottieni la matematica

Spesso si descrive la matematica come una disciplina fredda, che non produce emozioni e che non stimola la creatività, una disciplina che solo pochi possono affrontare. “È proprio così? Cosa si studia in una facoltà di matematica? E quali sono i possibili sbocchi lavorativi di un matematico o di una matematica?” Cerchiamo di scoprirlo. 

La creatività e la matematica

Se leggiamo sull’enciclopedia Treccani, troviamo questa definizione di creatività: “Virtù creativa, capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia. In psicologia, il termine è stato assunto a indicare un processo di dinamica intellettuale che ha come fattori caratterizzanti: particolare sensibilità ai problemi, capacità di produrre idee, originalità nell’ideare, capacità di sintesi e di analisi, capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze.

Voi non ci vedete un po’ di matematica in questa definizione? Già alla scuola superiore avrete notato che può capitare di risolvere un problema in modo diverso rispetto ai compagni e di giungere allo stesso risultato: questa è creatività! Ognuno di noi ragiona in modo differente e mette in campo delle strategie risolutive logiche ma allo stesso tempo creative. 

Nel corso della storia i matematici e le matematiche hanno prodotto nuove idee partendo dalle loro conoscenze pregresse e immaginando qualcosa in più: teorie e dimostrazioni che non annullassero la matematica già affrontata, ma che la arricchissero con creatività. La disciplina in questione non sarebbe cresciuta così tanto se uomini e donne non si fossero posti le corrette domande e non avessero mai provato a rispondere ai “perché?” con soluzioni spesso “fantasiose” ma che, allo stesso tempo, fossero coerenti con le teorie già dimostrate.

Corso di laurea in matematica: cosa si studia?

Studiare matematica non significa sapere a memoria delle formule ma, al contrario, comprendere il significato delle stesse, dei teoremi, delle dimostrazioni che hanno portato a validare certe teorie; significa trovare dei compagni di studio con i quali affrontare un’avventura faticosa ma soddisfacente; combinare il mondo astratto con quello concreto, con tutte le applicazioni pratiche che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni senza che ce ne accorgiamo. 

Nel corso della triennale si pongono le basi per affrontare sia il mondo del lavoro che la prosecuzione degli studi. I principali campi affrontati nei primi due anni sono l’analisi, la geometria, l’algebra, la probabilità e la statistica, e non mancano esami di fisica generale, attraverso cui ci si avvicina ad una prima applicazione della matematica. Il terzo anno è generalmente dedicato ad esami a scelta specifici che preparano alla magistrale.

Terminata la triennale, è possibile affrontare diversi curricula che rispecchiano anche i settori lavorativi principali, essendo la matematica una disciplina tanto astratta quanto concreta e ampia. È possibile prendere in considerazione vari ambiti: 

  • matematica avanzata, per cui la naturale prosecuzione è il dottorato di ricerca;
  • ambito economico, in cui si applica la matematica al mondo dell’economia e della finanza;
  • biomatematica, in cui è possibile specializzarsi nell’ambito biomedico oppure dei biosistemi;
  • insegnamento, didattica e divulgazione della matematica;
  • crittografia, un settore che si occupa principalmente di sicurezza informatica.

È possibile studiare matematica anche se non si proviene da un liceo scientifico?

Nella mia storia da studentessa universitaria ho incontrato numerosi ragazzi e ragazze provenienti da diversi istituti. Sicuramente il liceo scientifico fornisce delle buone basi ma nel corso della triennale vengono comunque forniti gli strumenti necessari per affrontare la facoltà. I veri punti di partenza sono la motivazione e la costanza: la conoscenza in matematica si costruisce giorno dopo giorno, un mattoncino alla volta. È quindi importante essere in grado di organizzare il proprio lavoro e trovare un buon gruppo di studio su cui contare e con cui confrontarsi.

Quali sono i possibili sbocchi lavorativi?

Ormai avete capito: studiare matematica significa aprirsi a numerose specializzazioni e questo porta anche ad avere tante possibilità lavorative, dall’insegnamento all’imprenditoria, dalla ricerca all’informatica, dalla finanza alla comunicazione scientifica. Per avere un’idea dei tanti sbocchi lavorativi vi consiglio di consultare il progetto “Mestieri dei matematici”, di cui trovate il link alla fine dell’articolo: lì potrete trovare numerose storie di matematici e matematiche che hanno trovato infinite strade differenti!

Che dire: in bocca al lupo per la vostra scelta! E se avete domande contattatemi pure sui miei social: sarò felice di aiutarvi!

Rubrica a cura di Generazione Stem

Fonti

L’autrice

Ilaria Fanelli, laureata in matematica con specializzazione in “Teaching and Scientific Communication” all’Università di Trento. Insegna matematica e fisica ed è content creator su Youtube e Instagram in cui approfondisce il meraviglioso mondo della matematica e le sue intersezioni con le altre discipline con il nome “IlariaF Math”. Contributor per Generazione Stem.

Lo scrigno delle meraviglie

Il back to school 

Il primo giorno di scuola è un concentrato di emozioni per tutti, bambini compresi! Alunni e alunne arrivano con uno zaino pieno di curiosità e voglia di imparare, il minimo che possiamo fare è non smorzare l’entusiasmo proponendo attività banali o poco stimolanti.

Racconti estivi

Spesso capita di trascorrere la mattinata ad ascoltare lunghi racconti più o meno strutturati perché insieme alla curiosità per il nuovo c’è anche tanta voglia di raccontare le vacanze appena trascorse. E come si fa a non dare la parola a tutti? Così però li costringiamo ad ascoltare una ventina di altri racconti magari pretendendo il silenzio e l’immobilità…e l’entusiasmo che aveva riempito l’aula alle 8:30 evapora velocemente lasciando spazio ad annoiati sbadigli.

Dare la possibilità a bambine e bambini di raccontare la propria esperienza però è importante! E allora come possiamo fare per rendere questo momento un po’ più stimolante per tutti e scongiurare la noia?

Lo scrigno delle meraviglie

Portiamo a scuola una scatola, una valigia, un bauletto (…quello che vogliamo insomma!) contenente i nostri souvenir estivi: una pigna raccolta nel bosco, un sasso particolarmente bello, dei fiori essiccati, un biglietto aereo o del treno che abbiamo preso per andare in vacanza, il volantino di quel bel museo che abbiamo visitato, le monete straniere del luogo in cui siamo stati,  qualche fotografia, una cartolina (se ancora siete soliti comprarne), una canzone che ci ricorda le vacanze, tutti gli oggetti (e non solo) acquistati o raccolti durante la nostra estate. E poi invitiamo i bambini a fare lo stesso.

Il primo giorno lo possiamo dedicare così a qualche attività programmata in anticipo come una bella caccia al tesoro, le lettura di una lettera da un mittente misterioso, un gioco di gruppo per conoscersi meglio… e alla scoperta del contenuto del nostro scrigno delle meraviglie!

Ogni oggetto che estrarremo dalla scatola con la giusta dose di mistero ed entusiasmo racconterà qualcosa della nostra vacanza e ci darà la possibilità di agganciarci nei giorni o nelle settimane successive a un approfondimento didattico: elementi naturali possono essere oggetto di osservazione e domande per un’interessante lezione di scienze, fotografie e cartoline di posti lontani daranno lo spunto per le lezioni di geografia, monete o biglietti in lingua straniera possono dare il là per imparare la lingua inglese, … Ma, come ben sapete, questi non sono che pochi esempi di quello che si potrebbe raccontare e approfondire!

“Passiamo la palla” ai nostri ragazzi

Dal giorno dopo, sarà possibile chiedere ai nostri alunni e alle nostre alunne di raccontare la loro estate mostrandoci la proprie meraviglie. I racconti possono essere alternati utilizzando un oggetto a testa, i collegamenti che ne possono derivare sono infiniti e altrettanti sono gli impieghi che possiamo dare a questi scrigni: ciò che bambine e bambini avranno portato in classe potrà essere utilizzato per lavorare sulla classificazione, per distinguere viventi da non viventi, per tracciare una mappa dei posti visitati, per inventare testi fantastici o realistici, per contare, raggruppare, manipolare, approfondire e chi più ne ha più ne metta!

Un’occasione per diffondere gioia e apprendimento

Un’Occasione per Diffondere Gioia e Apprendimento 

Sembra che Harvey Ball abbia inventato lo “smiley, la famosa faccina sorridente, per sostenere il morale dei suoi colleghi. Proprio per questo, a partire da quel lontano 1963, non ha mai voluto brevettare la famosa icona. Nel 1999, lo stesso Ball  ha istituito la Giornata Internazionale del Sorriso, un’occasione speciale che ci invita a riflettere sull’importanza di questo semplice gesto nel nostro quotidiano. 

Per noi insegnanti della scuola primaria, questa giornata offre una straordinaria opportunità per promuovere atti di gentilezza e diffondere emozioni positive nel contesto educativo. Sappiamo, infatti, che favorire un ambiente di apprendimento sereno e stimolante, oltre a essere auspicabile da un punto di vista etico e relazionale, ha un’importante ricaduta sotto il profilo degli apprendimenti. 

L’Importanza delle Emozioni Positive nella Didattica 

Le emozioni positive, come il sorriso, svolgono un ruolo cruciale nel benessere degli alunni e delle alunne. Numerosi studi scientifici e neuroscientifici, a partire dalle ricerche della psicologa statunitense Barbara Fredrickson, evidenziano come queste emozioni influenzino positivamente l’apprendimento e lo sviluppo cognitivo dei bambini e delle bambine e questo perché le emozioni positive espandono il repertorio di pensieri e azioni, favorendo creatività e capacità di problem solving. Inoltre, secondo il neuroscienziato Richard Davidson, le stesse emozioni positive attivano aree associate alla motivazione e alla memoria. 

Un ambiente scolastico in cui prevalgono sorrisi e atteggiamenti positivi contribuisce, pertanto, a ridurre lo stress e l’ansia, migliorando la concentrazione e la partecipazione attiva degli studenti. Conclusioni interessanti sono state tratte, infine, osservando i miglioramenti nelle classi in cui sono i docenti a mostrare regolarmente atteggiamenti positivi nelle attività didattiche, nelle relazioni con gli alunni e tra pari.  Non resta quindi che provare a immaginare alcune attività  per celebrare la Giornata Internazionale del Sorriso. Ecco alcune proposte che, all’occorrenza, possono essere personalizzate a partire dalla situazione specifica della classe. 

  1. La Catena dei Sorrisi
    Chiedete agli alunni e alle alunne di formare un cerchio e di passarsi un sorriso. I bambini e le bambine dovranno sorridere al compagno immediatamente accanto spiegando brevemente un motivo per cui è felice. Un’attività semplice e di facile attuazione che può aiutare a creare un clima di coesione e positività all’interno della classe.
  1. Il Diario della Gratitudine
    Invitate i bambini e le bambine a tenere un diario settimanale della gratitudine. Ogni giorno, prima di iniziare le lezioni, dedicate alcuni minuti alla condivisione di un pensiero positivo o di un ringraziamento da annotare. Questo esercizio promuove la riflessione sulle cose belle della vita e incoraggia un atteggiamento positivo.
  1. Laboratorio di Creatività
    Organizzate un laboratorio creativo ispirato da sentimenti positivi da esprimere  attraverso un disegno, un’opera pittorica, un testo scritto… Proponete temi come “Il mio giorno più felice” o “La cosa che mi fa sorridere”. Soprattutto, lasciate libera la classe di scegliere la tecnica preferita. Esprimere le emozioni in modo costruttivo aumenta il benessere e stimola la creatività.
  1. Giochi di Cooperazione
    Proponete giochi cooperativi e non competitivi. Un esempio tipico, adatto ai più piccoli, può essere rappresentato dal “telefono senza fili” attraverso il quale si rafforzano le relazioni tra gli studenti e si avvia un primo sviluppo delle competenze sociali.
  1. Il Muro dei Sorrisi
    Create un “muro dei sorrisi” in aula, dove i bambini possano condividere post-it con disegni, frasi o pensieri positivi e ispirati al benessere. Questo muro diventerà un punto di riferimento visivo di positività e può essere un punto di partenza per discussioni su come affrontare le giornate difficili.
  2. Il catalogo ragionatissimo di tutti i sorrisi
    Leggete alla classe il libro “Il catalogo ragionatissimo di tutti i sorrisi, scritto e illustrato da Roberta Angeletti, per QuintoQuarto. Quindi attivate un laboratorio per realizzare il catalogo dei sorrisi della classe. I bambini e le bambine dovranno osservare i sorrisi dei compagni e delle compagne, dovranno rappresentarli con un disegno, descriverli con le parole, in prosa o in rima, fotografarli…

Un modo molto avvincente per insegnare a rappresentare i sorrisi ( o qualsiasi altra parte del viso) è quella di procurarsi un coperchio di plastica trasparente e delle penne per lavagna bianca, cancellabili con dell’alcol. I bambini vengono divisi in coppie: uno tiene il coperchio davanti al proprio viso e sorride, l’altro ricalca sul coperchio i contorni del viso o solo del sorriso. 

La Giornata Internazionale del Sorriso non è, quindi, solo una data da celebrare, ma anche un’opportunità per insegnanti, bambine e bambini. Attraverso attività semplici ma significative, si può contribuire a creare un ambiente scolastico accogliente e stimolante, dove ciascuno si senta valorizzato e motivato a dare il meglio di sé. 

Vero o falso? Come riconoscere testi, video, contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale

Come riconoscere se ciò che stiamo guardando, ascoltando o leggendo è una notizia vera oppure falsa, generata ad arte per ingannarci? La tecnologia ha indubbiamente accentuato la diffusione di notizie false attraverso i deepfake, termine con cui dal 2017 si indicano i “media sintetici”, ovvero foto, video, testi e audio prodotti e manipolati allo scopo di fuorviare le persone o cambiare il significato di un contenuto pre-esistente.

Diventare migliori “cittadini digitali”

La questione è incredibilmente delicata perché riguarda autenticità e affidabilità di un mare di contenuti e informazioni a cui quotidianamente accediamo nello studio, nella professione, nel mondo dell’educazione e della formazione. In più, i sistemi di intelligenza artificiale sono in costante miglioramento e riuscire a riconoscere se un contenuto sia stato generato da una macchina o da un essere umano diventerà sempre più complesso.

Dunque, che fare? Il professor Hany Farid, esperto in deepfake, in un’intervista al Guardian sollecita tutti noi a diventare migliori “cittadini digitali” e a sviluppare buone abitudini nel nostro rapporto con le informazioni, unendo un po’ di buonsenso a una buona dose di scetticismo quando ci troviamo di fronte a informazioni che appaiono improbabili o scandalose.

I software alleati nella ricerca dell’autenticità

In questa necessità di controllo per fortuna non siamo soli perché la tecnologia ci mette a disposizione alcuni software che hanno come peculiarità proprio quella di rilevare i segni distintivi dell’intelligenza artificiale di tipo generativo e determinare se un testo o un’immagine siano stati creati da ChatGPT o altre intelligenze artificiali. La lista di software è ampia e in continuo aggiornamento, ma vale comunque la pena soffermarci su alcune delle soluzioni più interessanti, nostre alleate nella ricerca di autenticità. 

Alleate, appunto: si tratta di sistemi di controllo efficaci, ma la possibilità di errore nella loro valutazione rimane comunque dietro l’angolo. In generale gli strumenti di rilevazione AI considerano questi aspetti:

  • la coerenza del testo, che può essere impeccabile dal punto di vista grammaticale, ma con poco senso compiuto se generato da un’AI;
  • l’uniformità lessicale che si esprime nella presenza di strutture di frase ripetitive o di modelli predefiniti che non variano;
  • la lunghezza e la complessità delle frasi che portano a contenuti più elaborati rispetto a quelli tipicamente prodotti da studenti;
  • l’assenza di uno stile di scrittura, ovvero la mancanza del calore e delle sfumature che contraddistinguono la scrittura umana

Consideriamo sempre che tutti i software che ci vengono in aiuto nel determinare se un testo è stato scritto con l’IA danno un responso in termini di probabilità, quindi non mettiamo mai la mano sul fuoco sull’esito della nostra indagine. Di contro quando scopriamo un caso di plagio, la risposta che otteniamo è certa al 100%.

  • ZeroGPT
    Grazie a una serie di algoritmi è in grado di rilevare se il testo è stato generato da strumenti di intelligenza artificiale, come ChatGPT o Gemini, o dal cervello umano. ZeroGPT confronta il testo in questione con un ampio database di testi generati da AI e testi scritti da esseri umani. Esamina caratteristiche come la struttura delle frasi, la scelta delle parole e la coerenza del testo. Gli utenti possono copiare e incollare il testo sospetto nel sistema di ZeroGPT, che fornirà un punteggio indicando la probabilità che il testo sia stato generato da un’AI.
    Scopri di più
  • AI Text Classifier
    Questo strumento è stato creato da OpenAI, l’organizzazione che ha sviluppato GPT-3, per aiutare a identificare se un testo è stato generato da uno dei loro modelli di intelligenza artificiale. Il classificatore analizza il testo fornito e lo confronta con i modelli di linguaggio di OpenAI. Utilizza caratteristiche statistiche e di stile per determinare la probabilità che il testo sia stato generato da un’AI. Simile a ZeroGPT, gli utenti possono inserire il testo nel classificatore e ottenere un punteggio di probabilità.
    Scopri di più
  • Noplagio
    Tool progettato esclusivamente per il riconoscimento di testi in lingua italiana, un sistema di controllo del plagio veloce e accurato, utilizzato dai docenti per scopi didattici.
    Scopri di più
  • Scribbr
    Software antiplagio che scova le similitudini tra un manoscritto e una grande quantità di contenuti web e testi accademici. Molto utilizzato dagli studenti perché confronta fonti online, giornali e persino tesi e saggi di altri studenti.
    Scopri di più
  • Copyleaks
    Tool che offre una serie di servizi come rilevatore di AI e di plagio e come assistente alla scrittura.
    Scopri di più
  • Grammarly
    Molto diffuso nelle nazioni di lingua anglo-sassone, offre un valido aiuto per la scrittura in inglese. In Italia viene utilizzato in istituti di vario ordine e grado come supporto per migliorare l’inglese scritto e ridurre gli errori.
    Scopri di più
  • Originality.AI
    Originality.AI è uno strumento che combina tecniche di rilevazione del plagio con algoritmi di identificazione dell’AI per fornire un’analisi completa del testo. Basta caricare documenti o incollare il testo direttamente nella piattaforma per ricevere un’analisi dettagliata che include segnalazioni di plagio e probabilità di utilizzo di AI.
    Scopri di più
  • Turnitin
    Turnitin è ampiamente conosciuto per la sua capacità di rilevare il plagio. Recentemente, ha integrato la funzionalità di rilevazione dell’AI nei suoi servizi. Gli utenti possono caricare i documenti sulla piattaforma Turnitin e ricevere un rapporto dettagliato che include potenziali segnali di testo generato da AI.
    Scopri di più

Una considerazione finale: gli strumenti di rilevazione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale possono fornire indicazioni molto utili, ma è sempre consigliabile combinare i risultati con altre strategie di valutazione per ottenere una conferma più affidabile.

Per approfondire

Sul sito nella sezione https://www.rizzolieducation.it/intelligenza-artificiale/ trovi un’ampia offerta di live streaming, news, testi e contenuti sull’uso dell’Intelligenza Artificiale nella didattica e nelle classi, per tutti gli ordini di scuola.

El flamenco: arte y pasión

El flamenco es un arte muy especial de España que ha sido amado por muchas personas en todo el mundo. Este artículo te llevará a un emocionante viaje a través de los orígenes y la evolución de este apasionante arte, así como su profundo impacto en la cultura española y su prestigioso reconocimiento por la UNESCO.

Este baile comenzó en el sur de España, en Andalucía, en el siglo XVIII. Fue creado por la unión de diferentes culturas como los gitanos, árabes, judíos y cristianos. El flamenco combina canto, baile y guitarra, creando presentaciones llenas de emoción y energía.

Al principio, el flamenco se practicaba en reuniones familiares y fiestas. Con el tiempo, se volvió popular en cafés cantantes y, más tarde, en teatros y festivales en todo el mundo. El flamenco sigue evolucionando, agregando nuevos estilos mientras mantiene su esencia original.

Este baile es mucho más que un género musical; es el alma de España. En cada rincón del país, pero especialmente en Andalucía, el flamenco se vive y se siente con intensidad. Los festivales de flamenco como la prestigiosa Bienal de Flamenco en Sevilla, atraen a miles de entusiastas cada año. Además, innumerables escuelas de flamenco mantienen viva esta tradición, enseñando a nuevas generaciones a apreciar y perpetuar este arte vibrante.

En 2010, la UNESCO declaró el flamenco como Patrimonio Cultural Inmaterial de la Humanidad. Este reconocimiento destaca la importancia del flamenco como una forma de expresión artística que debe ser protegida. La UNESCO elogió la capacidad del flamenco para transmitir emociones profundas y su valor como una herencia cultural única.

El flamenco no es solo música y baile; es una forma de expresar pasión y sentimientos humanos. Desde sus orígenes en Andalucía hasta su reconocimiento a nivel mundial, este arte ha dejado una huella imborrable en la cultura española. Si alguna vez tienes la oportunidad de ver un espectáculo de flamenco en vivo, no te lo pierdas. Es una experiencia emocionante que te conectará con la esencia y el espíritu de España.

¡Déjate llevar por el ritmo y la pasión del flamenco!

L’autrice

Alba di Egness, madrelingua spagnola, laureata in economia e con un master in marketing, si trasferisce in Italia nel 2016 e si specializza nell’insegnamento dello spagnolo per studenti di madrelingua italiana. Content creator e Fondatrice dell’Accademia Egness, la prima scuola online di spagnolo per italiani.

YouTube
Facebook
Instagram

Maturità 2024 e Intelligenza Artificiale

La maturità 2024 sarà ricordata come primo banco di prova nell’uso dell’Intelligenza Artificiale. È lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara alla vigilia dell’esame di Maturità ad affermare che “l’intelligenza artificiale può essere estremamente utile per capire il grado di preparazione a cui voi, studenti e studentesse, siete arrivati ed è preziosa da questo punto di vista”.

L’esperimento di MaturAI per allenarsi al colloquio orale

Coraggiosa e al passo con i tempi dunque l’iniziativa dell’Istituto Giovanni Paolo II di Roma che ha elaborato il progetto MaturAI. Il prof. Ottavio Di Paolo, Dirigente scolastico dell’istituto, insieme a un ex studente, Luigi Pedace, ora imprenditore di successo nella Silicon Valley, offre ai maturandi un’opportunità unica: un simulatore virtuale per la preparazione all’orale di maturità. 

MaturAI è un sistema di chatbot vocale e visuale avanzato che permette di simulare il colloquio di maturità in un ambiente virtuale realistico e interattivo. Gli studenti si  interfacciano con un avatar con sembianze umane che fa domande, dà risposte ed è in grado di fornire feedback, proprio come un qualsiasi membro della commissione. L’obiettivo del progetto è duplice: preparare gli studenti al meglio e ridurre l’ansia da prestazione, sempre presente al primo vero esame da adulti.

MaturAI viene sperimentato in anteprima dai maturandi 2024 dell’Istituto di Roma, ma la speranza, per la maturità 2025, è quella di mettere a disposizione l’interfaccia a tutte le scuole italiane.

Il sondaggio sull’uso di IA nella preparazione alla Maturità

D’altronde un indagine condotta dalla piattaforma Skuola.net su un campione di circa 1000 alunni di quinta superiore rivela che oltre 1 maturando su 4 si è preparato all’orale di Maturità 2024 interrogando strumenti come ChatGPT o similari per approfondire gli argomenti da ripassare.

In pratica l’IA potrebbe essere stata scelta come compagna di studi da ben 2 studenti su 3, mettendo in mostra ciò che sa fare bene: offrire spunti, correlazioni, punti di vista diversi che forse lo stesso studente non avrebbe inizialmente preso in considerazione. 

Opportunità e criticità dell’Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale è una delle tecnologie più influenti e in rapida evoluzione del nostro tempo e i maturandi sono ben consapevoli di quanto sia destinata a plasmare il nostro futuro, il futuro della società e in particolare del mondo del lavoro.

Come sempre di fronte alle grandi innovazioni capaci di cambiare il mondo risulta più che mai importante rendere capillari le attività di education e formazione su questo tema e supportare le nuove generazioni nello sviluppo di quelle competenze che permettano di riconoscere opportunità e criticità di questo strumento rivoluzionario.

L’IA sbaglia la traduzione della versione di Platone

Pur avendo aperto orizzonti che una volta erano relegati alla fantascienza, l’intelligenza artificiale mostra ancora forti limiti legati al fatto che la sua “comprensione” si basa su dati e algoritmi, non coglie le emozioni, le sfumature culturali e il contesto dietro le parole. Lo dimostra l’esperimento condotto dal quotidiano La Repubblica che ha provato a tradurre la versione di Platone dal greco all’italiano data al classico sfruttando Claude, l’IA di Antrhropic che permette di caricare le immagini e visualizzare la traduzione.

Ma è tutta sbagliata. Per ora l’Intelligenza Artificiale non supera l’anno, ha commentato Federico Condello, ordinario di Filologia classica all’Università di Bologna.

Il fattore umano è ancora insostituibile

In conclusione, come chiarisce Ottavio Di Paolo nella sua presentazione di MaturAI: l’Intelligenza Artificiale è sicuramente uno strumento che può migliorare le performance scolastiche degli studenti. Ciò non toglie che niente e nessuno potrà mai sostituire il fattore umano e la qualità dell’insegnamento di un docente”.

Per approfondire

Sul sito nella sezione dedicata all’intelligenza artificiale trovi un’ampia offerta di lezioni live streaming, news, testi e contenuti sull’uso dell’Intelligenza Artificiale nella didattica e nelle classi, per tutti gli ordini di scuola.

Cybersecurity IV – SPID: L’Identità Digitale pubblica

Ormai tutti, o quasi, abbiamo SPID, o la Carta d’Identità Elettronica (CIE), e utilizziamo uno di questi due sistemi per connetterci ai principali servizi digitali pubblici, ma sappiamo davvero come funzionano?

Verifica dell’Identità Digitale

La verifica dell’Identità è un processo in cui il fornitore di servizi raccoglie e convalida le informazioni relative ad un utente che richiede di utilizzare un servizio e verifica che le informazioni raccolte appartengano effettivamente a lui. La verifica dell’Identità digitale offre il vantaggio di permettere l’identificazione della persona a distanza, eliminando la necessità della presenza fisica, facilitando l’accesso ai servizi e migliorando in questo modo l’esperienza utente.

Durante la crisi pandemica del COVID-19, in particolare la possibilità di identificare una persona senza richiederne la presenza fisica è diventata ancora più cruciale. Infatti, possiamo vedere dal grafico come l’adozione del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) abbia subito una netta crescita a partire dal 2020, arrivando oggi a coprire oltre 38 milioni di utenti (i dati possono essere consultati sul sito dell’agenzia per l’Italia digitale).

Identificazione iniziale

Per poter accedere al servizio di identità digitale il richiedente deve fornire una prova sicura della sua identità; nel caso dell’identificazione da remoto, l’utente deve produrre:

  • una prova che il richiedente sia fisicamente presente con il proprio dispositivo elettronico e il documento d’identità, per esempio tramite una foto o un video;
  • un documento d’identità rilasciato dal governo che attesti la sua identità e che deve essere convalidato dal fornitore del servizio;
  • una corrispondenza ad alta affidabilità tra la prova (foto o video) e il volto mostrato sul documento d’identità o nel chip NFC del documento.

Identity Provider e Service Provider

L’Identity Provider (IdP) è quell’ente verificato e sottoposto a controlli che si occupa dell’identificazione iniziale dell’utente e delle successive procedure di autenticazione ai servizi. Il Service Provider (SP) è l’ente invece che deve fornire all’utente un servizio è si affida all’Identity Provider per accertarsi che l’utente sia legittimamente chi dice di essere. SPID segue un processo informatico chiamato “autenticazione federata”, nel quale i Service Provider sono federati con uno o più Identity Provider. Nel caso di SPID, quando un utente registrato richiede di accedere ad un certo servizio pubblico (uno degli oltre 18mila disponibili, come INPS, siti universitari etc…) il provider del servizio (SP) chiede di selezionare l’IdP a cui l’utente è registrato (PosteID, InfoCert…).

A questo punto il Service Provider ridireziona la richiesta dell’utente verso il suo Identity Provider presso il quale è registrato. L’IdP autentica quindi l’utente con un certo livello di sicurezza: per esempio richiedendo username e password, pin OTP o un altro fattore di autenticazione. Una volta autenticato l’utente, il suo Identity Provider e gli invierà un messaggio chiamato asserzione che il browser passa direttamente al Service Provider; da quel momento l’utente è autenticato, nell’asserzione potrebbero essere inoltre presenti alcuni dati dell’utente noti all’Identity Provider ma non al fornitore del servizio.

Vantaggi 

Il principale vantaggio di questo meccanismo di sicurezza è che l’utente con una unica coppia di credenziali, nota ad un unico ente sicuro, l’identity Provider, può accedere a tutti i servizi federati, pubblici o privati, italiani o europei, che si sono registrati al servizio e rispettano i suoi standard di sicurezza.

In questo modo l’utente si deve registrare in maniera sicura una sola volta e i suoi dati vengono mantenuti da un unico ente certificato, riducendo quindi i rischi di sicurezza collegati al furto di dati (data breach). In aggiunta l’utente può accedere ad un qualsiasi nuovo servizio senza necessità di effettuare un’ulteriore registrazione o doversi ricordare una nuova password.

Approfondimenti

L’Unione Europea ha promulgato un regolamento, eIDAS, che definisce uno standard europeo per l’Identità digitale e fa sì che ci sia interoperabilità tra Identity e Service provider dei diversi paesi dell’unione con l’obiettivo di rendere l’esperienza utente del cittadino uniforme su tutto il territorio.

Inoltre l’UE promuove la realizzazione e diffusione di un Digital Wallet Europeo, con l’obiettivo di fare un ulteriore passo in avanti nella semplificazione dell’accesso ai servizi per il cittadino. Il Digital Wallet consentirebbe, oltre alla dimostrazione della propria identità, come fanno SPID e CIE, di conservare e dare prova di certificazioni digitali quali la patente (che sarà disponibile a breve in IO, l’app dei servizi pubblici italiana), ma anche certificati di proprietà, il diploma, la laurea, il passaporto e così via, permettendo di utilizzare uno smartphone per velocizzare i processi di riconoscimento.

Los 5 festivales musicales de España que no te puedes perder

Desde la música flamenca hasta el reggaeton, todos sabemos que España es un país que vive la música con una pasión sin competencia alguna. Esto se refleja en la multitud de festivales que se celebran a lo largo de todo el año, en este artículo he reducido un poco el número y te hablo de  los cinco mejores festivales musicales de España que no te puedes perder.

Los eventos musicales tienen dos grandes ventajas: atraen a los amantes de la música de todo el mundo y ponen en escena una gran variedad de géneros, desde el rock hasta el reggaeton, pasando por el pop y la música clásica. Si eres un aficionado/a de la música y pasas por España acuérdate de los festivales a continuación: van a ampliar tu conocimiento del mundo musical y van a ser el momento perfecto para conocer a artistas y otros aficionados como tú.

Sónar, Barcelona

El Sónar es uno de los grandes festivales de Barcelona:  conocido por traer a la pista la mejor música electrónica del momento, fue fundado en 1994 y combina atracciones musicales con actividades relativas a la innovación digital. La particularidad de este festival es que se divide en Sónar de Día y Sónar de Noche, ofreciendo experiencias completamente distintas y que tienes que vivir al menos una vez. 

FIB Benicàssim, Benicàssim

La localidad costera de Benicassim hospeda desde 1995 el Festival Internacional de Benicàssim (FIB), uno de los festivales de música más emblemáticos de España ya que lleva a la península un impresionante cartel de artistas internacionales. El FIB combina a la perfección la música indie, rock y electrónica en un entorno de playa y sol, ofreciendo una experiencia única a todos los veraneantes. 

Mad Cool Festival, Madrid

El Mad Cool Festival es un festival reciente que desde 2016 ha seguido ganando popularidad año tras año entre los jóvenes, felices de poder ver a sus artistas favoritos en la capital. Se ha ganado a las nuevas generaciones ya que propone una gran variedad de géneros y se enfoca en la sostenibilidad y el arte. Es increíble cómo en menos de 10 años el Mad Cool se ha convertido en uno de los festivales musicales más importantes de Europa.

Primavera Sound, Barcelona

El Primavera Sound se celebra en Barcelona y es uno de los festivales más prestigiosos de Europa. Su programación de alta calidad es conocida por todos los aficionados, de hecho este festival reúne a artistas de renombre mundial y a nuevas promesas de la música. 

Bilbao BBK Live, Bilbao

Desde las vistas maravillosas que solo el Monte Cobetas sabe regalar, el Bilbao BBK Live es otro de los festivales imprescindibles en España. Su cartel suele incluir una mezcla de rock y pop, pero muchos toman parte al evento también para vivir la experiencia de un festival musical en un entorno natural que le añade un encanto especial. 

Cada uno de estos cinco festivales ofrece una forma memorable de vivir la música, ya sea por su cartel de artistas o por su entorno cultural y natural. Si eres un aficionado/a de la buena música, incluye alguno de estos festivales en tu agenda y ¡a disfrutar!

L’autrice

Alba di Egness, madrelingua spagnola, laureata in economia e con un master in marketing, si trasferisce in Italia nel 2016 e si specializza nell’insegnamento dello spagnolo per studenti di madrelingua italiana. Content creator e Fondatrice dell’Accademia Egness, la prima scuola online di spagnolo per italiani.

YouTube
Facebook
Instagram

D-DAY. Behind the lens

On June 6, 1944, the beaches of Normandy witnessed what is considered to be the beginning of the end of WWII. This year will mark the 80th anniversary of one of the most significant, well organized, intricated operations in the history of warfare. In less than 24 hours the Allies landed around 156,000 troops in Normandy: 73,000 American 61,715 British (UK and colonies) and 21.400 Canadian.

While the bravery of the soldiers who stormed the beaches is well documented, less is known about the filmmakers who risked their lives to capture this monumental event. These filmmakers were an integral part of the Allied force and their mission was to capture the realities of war on film. They shared with common soldiers the same tragic experiences on the Beaches: Omaha, Utah, Juno and Sword and they faced the same hardships and dangers. 

Among the most famous ones there were the American John Ford and George Stevens. The former was a popular Hollywood film director, famous for his Western movies who served during WWII as head of the photographic unit for the Office of Strategic Services, the latter was a film director, producer, screenwriter and cinematographer in the US who served in the Army Signal Corps. 
Filming D-Day was a formidable task. The heavy, cameras of the time were not designed for combat conditions and people like Ford and Stevens had to contend with sand, water, and the constant threat of enemy fire. Many cameras malfunctioned and some filmmakers were wounded when they landed with the first waves but their footage was extremely important. It was used not only for historical record but also for propaganda and also to boost the moral of people back home.
A couple of days after the landings, the first film was produced. It’s called “D-Day D plus 3” and it’s a compilation of the first four days of the assault. It required a great effort by different companies and groups as John Ford states in an interview in 1964 “My memories of D-Day come in disconnected takes like unassembled shots to be spliced together afterward in a film … To tell the truth, I was too busy doing what I had to do for a cohesive picture of what I did to register in my mind”. 

A different point of view was given by Jack Leib who went to England in 1943 to document the training and preparation of the troops. 

After filming the D-DAY many of them followed the troops through France and Germany. George Stevens for examples kept filming in France and Germany and was the first one to record the atrocities of concentration camps. Once back home he started working in Hollywood again and won two Oscars. The work of these filmmakers has left an indelible mark on the historical record. They were much  more than just observers; their courage and dedication ensured that the heroism and sacrifices of D-Day would be remembered forever.

D-DAY teaching material