Una riflessione della filosofa ungherese Heller sintetizza i motivi per cui è bello iscriversi al liceo classico. In una società del “tutto subito”; in una realtà che vuole vedere immediatamente il riscontro di quello che si fa, è difficile lanciare un messaggio di calma acquisizione di un sapere, ma è la via da seguire se si vuole raggiungere un obiettivo e dare un senso alla propria vita.
Diceva Heller: «Se qualcuno dovesse chiedere a me, come filosofa, che cosa si dovrebbe imparare al liceo, risponderei: “Prima di tutto, solo cose inutili, greco antico, latino, matematica pura e filosofia. Tutto quello che è inutile nella vita”. Il bello è che così, all’età di 18 anni, si ha un bagaglio di sapere inutile con cui si può fare tutto. Mentre col sapere utile si possono fare solo piccole cose».
In un liceo gli alunni non sono “numeri” ma “persone”: perché non c’è la visione settoriale e iperspecialistica del sapere, ma un approccio globale all’uomo nella sua interezza e complessità. I ragazzi oggi hanno molti più stimoli cognitivi che provengono da fonti del sapere facilmente accessibili, come Google, Facebook eccetera, ma è proprio per questo motivo che la scuola deve preparare gli alunni all’educazione di un pensiero divergente che permetta loro di saper discernere tra notizie false e tendenziose e informazioni fondate su basi scientifiche. L’esposizione al bombardamento mediatico impone ancora più di prima l’esigenza assoluta di far nascere negli studenti il pensiero critico e la capacità di analisi.
Tradurre una versione dal latino o dal greco, così come risolvere un’equazione matematica, rappresentano l’esercizio più completo per sviluppare la capacità di analisi. In una traduzione metti in gioco non solo tutto quello che sai, ma anche la tua capacità di ragionamento, il tuo intuito, la tua sensibilità, la tua capacità espressiva, la tua creatività. Al liceo impari un metodo che sarai in grado di applicare in qualunque momento della tua vita. Nel mio liceo, il “Galilei” di Legnano, ci sono le sezioni con potenziamento matematico e potenziamento comunicativo, proprio per sviluppare quelle abilità ormai indispensabili nella società contemporanea.
Ultima riflessione: non è un caso che in passato solo chi avesse frequentato il liceo classico poteva accedere a tutte le facoltà universitarie, nessuna esclusa, proprio perché la struttura del curriculo risulta essere completa. A che cosa serve iscriversi al liceo classico? Dietro questa domanda, come dice Maurizio Bettini nel suo saggio dal titolo “A che cosa servono i Greci e i Romani?”, «agisce una rete di metafore economiche legate al mercato del lavoro, alla spendibilità immediata, sicuramente utili, ma la Civiltà è prima di tutto una questione di pazienza». Certamente non ci chiediamo perché il papa abbia fatto dipingere da Michelangelo la Cappella Sistina… In una logica economicistica “Nulla di Bello l’Uomo avrebbe creato”… e allora teniamo viva la pazienza con la frequenza del liceo classico per continuare a fare dell’Italia “Il Bel Paese”.