Per scegliere la scuola giusta ogni strumento può essere utile. Anche un flashforward. Come quello che arriva da AlmaDiploma e che riporta il grado di soddisfazione degli studenti alla fine delle superiori. Ebbene, se potesse tornare indietro, il 40% dei diplomati ne approfitterebbe per cambiare l’indirizzo di studio o l’istituto. Un numero che, tornando indietro nel tempo, va letto in abbinata con quel 60% e passa di alunni che nella scelta iniziale si era lasciato guidare soprattutto dai genitori. Un doppio indizio del fatto che la strada da fare sull’orientamento degli alunni nella fase di passaggio da un grado di istruzione all’altra è ancora lunga. Specialmente quando si tratta di passare dalla terza media alla prima superiore.
I dati di AlmaDiploma
AlmaDiploma è un ente senza scopo di lucro, costituito nel 2000, che supporta le scuole – attualmente ne associa oltre 240, con circa 40mila studenti coinvolti – nelle attività di orientamento degli studenti allo studio e al lavoro, nella valutazione dell’offerta formativa e nella programmazione delle attività didattiche. Potendo contare, da un lato, sul supporto della sua “sorella maggiore” AlmaLaurea e, dall’altro, sull’attività del dipartimento di Scienze dell’educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’università di Bologna. Ogni anno redige un rapporto sulla condizione occupazionale dei diplomati. E proprio dal rapporto 2022 uscito a febbraio emergono alcuni dati interessanti.
La scelta delle superiori
Il primo elemento interessante riguarda il “chi” e il “come” influenza tale decisione. A partire dai genitori. È a loro, infatti, che il 63,2% dei 31mila diplomati del 2021 intervistati da AlmaDiploma attribuisce un ruolo rilevante (il 24,2% in maniera «decisa» e il 39% «moderata»). Ben distanziati gli insegnanti delle medie che si fermano al 40% del campione. Contro il 32,8% di compagni o amici. Percentuali che variano sia in base all’indirizzo di studio – il peso della componente genitoriale è del 63,9% tra i liceali, del 63,8% tra i professionali e del 62% tra i tecnici – sia in base al contesto socio-culturale di appartenenza. Con i figli dei laureati che risentono molto di più (fino al 69,1%) dell’ascendente esercitato dal padre o dalla madre rispetto alle famiglie che non sono arrivate neanche al diploma.
Il tipo di scuola frequentata porta spesso con sé una diversa percezione del ruolo dei prof. La quota di alunni che dichiara di essere stata guidata dal corpo docente al momento di iscriversi in prima superiore ammonta al 43,4% tra i liceali, al 41,2% tra i tecnici e al 34,6% tra i professionali. Tendenzialmente, gli studenti dei licei sono più critici nella valutazione dei docenti rispetto ai loro coetanei dell’istruzione tecnica e professionale: qui la figura dell’insegnante, in particolare nei percorsi professionali, sembra caratterizzarsi per un maggiore dialogo con le ragazze e i ragazzi, più di quanto avvenga negli altri percorsi, trovandosi spesso a svolgere un ruolo di supporto oltre a quello svolto dalla famiglia.
Il pentimento post diploma
Il secondo elemento d’interesse ascrivibile alla rilevazione di AlmaDiploma riguarda il check sugli studenti arrivati a fine corsa. Se tornasse ai tempi dell’iscrizione alla scuola secondaria di secondo grado, infatti, il 60,7% dei diplomati del 2021 confermerebbe la propria scelta. Laddove il 38,9% degli interpellati preferirebbe cambiarla: il 9,7% riconfermerebbe indirizzo/corso ma in un’altra scuola, il 7,8% sceglierebbe un diverso indirizzo/corso del proprio istituto e il 21,4% rivedrebbe entrambi i termini della sua decisione. Indipendentemente stavolta dal tipo di percorso prescelto. Ce n’è abbastanza per auspicare che la riforma dell’orientamento prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – che punta a introdurre moduli di 30 ore già alle medie – proceda spedita. Così da arginare la piaga della dispersione scolastica che nel nostro paese, complice la crisi, ha ripreso a sanguinare.