Non è facile, in poche righe, spiegare perché oggi, alla fine di questo incredibile 2020, frequentare il liceo classico sia una scelta vincente. Da tempo si discute del valore e dell’utilità di questo percorso di studi improntato prevalentemente alla conoscenza del mondo classico, che alcune riforme hanno in parte modificato, ma, per fortuna, non snaturato (introducendo, ad esempio, lo studio delle scienze fin dal primo anno e l’inglese per tutti e cinque gli anni). Si potrebbe ripetere ciò che spesso si è detto e ascoltato, ma che rimane comunque vero. Il liceo ti guida all’acquisizione di un rigoroso metodo di studio, spendibile nella vita e nel lavoro; tradurre dal latino e dal greco aiuta a potenziare la logica, ti spinge al ragionamento, ecc. Il liceo classico, però, è anche altro.
Negli ultimi anni questo indirizzo di studi ha sofferto per la mancanza di iscrizioni, ha faticato a sopravvivere. Se i genitori non hanno studiato al classico, difficilmente spingono i figli a farlo, forse anche per la paura di non poterli aiutare o per non fare affrontare loro una materia come il greco che appare anacronistica o forse, ancora, perché si ha paura di un progetto a lungo termine. Oggi, però, il mondo del lavoro ha alzato l’asticella e richiede maggiori competenze e specializzazioni e forse bisognerebbe ripensare a cosa sia la scuola secondaria di II grado. La sfida di oggi è far capire come il suo scopo sia quello di creare cittadini, uomini e donne capaci di sviluppare un senso critico e una propria autonomia di pensiero. Il tempo della scuola deve essere di formazione, un tempo che serva a impostare una crescita integrata, a preparare alla specializzazione delle conoscenze, che sarà definita e portata a compimento solo in seguito, all’università o nel mondo del lavoro.
Spesso si dice che tradurre dal greco e dal latino sia una specie di gioco matematico, in cui ogni elemento, ogni parte del testo, deve essere ben incasellato, come in un’espressione algebrica. Non è esattamente così. Lo studio accurato delle grammatiche antiche è fondamentale per tradurre i testi, ma non basta. Se sono stati scritti dagli autori non è perché nel 2020 gli studenti ne facessero l’analisi grammaticale e li traducessero in una lingua talvolta traballante. Studiare i classici significa comprendere il mondo, la società che li ha creati. Conoscere una lingua significa comprendere l’anima del popolo che la parla. Quella greca è la lingua di Erodoto, di Platone, di Saffo, di un popolo che ha creato la filosofia, l’antropologia, che ci ha lasciato le più incredibili opere di scultura e di architettura, sempre alla ricerca di un linguaggio nuovo, che sapesse svelare i segreti della natura e dell’uomo. Questi uomini hanno fondato il pensiero occidentale e noi siamo loro debitori. Conoscere il mondo antico significa conoscere i fondamenti del nostro essere.