2 aprile: ricorrono i 20 anni dalla morte di Papa Giovanni Paolo II

Il 2 aprile 2025, la Chiesa cattolica commemorerà il XX anniversario della morte di San Giovanni Paolo II, il Papa pellegrino dichiarato “Santo subito” dai fedeli nel giorno della sua morte e durante i suoi funerali. 

Ma chi era … e perché era importante?

Karol Wojtyla, il suo nome di battesimo, è nato a Wadowice in Polonia il 18 maggio 1920.  È diventato papa nel 1978 col nome di Giovanni Paolo II, il primo papa non italiano (inoltre, parlava fluentemente 14 lingue!) a governare il Vaticano in più di 500 anni e il suo regno, con i suoi 26 anni, fu il secondo più lungo nella storia papale. 

Giovanni Paolo II aveva avuto una vita difficile. Aveva perso sua madre all’età di 8 anni, suo fratello quando ne aveva 12 e suo padre a 20. “Non ero presente alla morte di mia madre, non ero presente alla morte di mio fratello, non ero presente alla morte di mio padre, dirà dopo quasi 40 anni. “A 20 anni avevo già perso tutte le persone che amavo”.

Proprio in quegli anni della gioventù, i nazisti avevano occupato la Polonia. Wojtyla lavorava come fattorino nei ristoranti e come manovale per non essere deportato in Germania. Nel 1942 iniziò a studiare, in segreto, in un seminario clandestino. 

Più volte scampò alla morte in strani incidenti ed evitò anche la Gestapo, cosa che per lui confermò la sua vocazione a diventare prete.

Durante il regime nazista, mentre era ancora seminarista, gli viene attribuito il merito di aver salvato la vita a diversi bambini ebrei, cosa che gli valse la medaglia di “Giusto tra le Nazioni”. 

Ordinato sacerdote nel 1946, studiò teologia alla Pontificia Università dell’Angelicum di Roma. Insegnò etica all’università di Cracovia, conseguì un secondo dottorato in filosofia e scrisse poesie, opere teatrali e articoli su questioni ecclesiali.

Nel 1958, all’età di soli 38 anni, divenne il vescovo più giovane della Polonia; a 44 anni nel 1964, arcivescovo di Cracovia; a 58 era il papa più giovane degli ultimi 132 anni.

Giovanni Paolo II desiderava rendere la Chiesa più amorevole e accessibile, pur rimanendo un papa conservatore, ben saldo ai dogmi della Chiesa Cattolica di cui era propagatore e difensore.

Papa Giovanni Paolo II ha scritto 12 encicliche, proclamato santi 280 beati, presieduto 12 sinodi dei vescovi, creato 157 cardinali, compiuto viaggi pastorali in Italia e all’estero per un totale di 1.118.130 chilometri, come se avesse percorso circa 27 volte il globo terrestre.

Si è rivolto anche ai giovani! Nel 1984 ha istituito la Giornata Mondiale della Gioventù, che il Vaticano ha riconosciuto come il più grande raduno papale con i giovani mai realizzato.

Sei ore prima della morte, Giovanni Paolo II, nella sua lingua polacca sussurrava con voce fragile queste parole: ‘Lasciatemi andare alla Casa del Padre’. 

Il 2 aprile 2005 alle ore 21,37, Giovanni Paolo II moriva. Tutto il mondo pianse. 

E molti, tra la folla immensa presente al suo funerale, già invocavano la sua santità. La Chiesa universale lo canonizzerà il 27 aprile 2014 e noi lo ricordiamo con queste parole, oggi, dopo quasi 20 anni dalla sua morte.

 

Per approfondimenti, vai alla rubrica Navigare dentro la Bibbia della rivista Raggi di Luce.

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La Vita dei Monaci Buddisti

Cosa significa davvero essere un monaco buddista? Come si svolge la loro giornata e quali sono i principi che guidano la loro esistenza?

La vita monastica è scandita da una routine rigorosa, ma colma di significato. Ogni giornata segue un ritmo preciso, progettato per favorire la pratica della consapevolezza e della disciplina interiore.

L’Alba e la Meditazione

La giornata inizia molto presto, spesso intorno alle 4 o 5 del mattino. Prima ancora che il sole sorga, i monaci si riuniscono per la prima meditazione della giornata. Seduti in silenzio, concentrano la mente sul respiro, sui mantra o sulla contemplazione della natura dell’esistenza. Questo momento è essenziale per coltivare la calma interiore e prepararsi alla giornata.

La Questua e il Pasto

Dopo la meditazione, i monaci si dedicano alla questua del cibo, un rituale antico ancora praticato in molti paesi asiatici, come Thailandia, Myanmar e Sri Lanka. Con le loro ciotole per le elemosine (alms bowl), camminano a piedi scalzi nei villaggi, ricevendo offerte di cibo dai fedeli. Questo gesto non è solo un modo per nutrirsi, ma rappresenta anche un’opportunità per la comunità laica di praticare la generosità (dāna), uno dei pilastri del Buddismo.

Il pasto principale viene consumato prima di mezzogiorno, poiché i monaci, secondo la tradizione, non mangiano dopo questo orario. Il cibo viene accettato con gratitudine, senza preferenze o richieste particolari: il monaco impara così a non essere attaccato ai piaceri del palato e a sviluppare l’equanimità.

Dopo il pasto, i monaci dedicano tempo allo studio dei testi sacri e agli insegnamenti del Buddha. Alcuni leggono i sutra (i discorsi del Buddha), altri ascoltano lezioni dai monaci più anziani, mentre altri ancora praticano la recitazione di preghiere e mantra. Nei monasteri dove vivono anche studenti o praticanti laici, i monaci possono tenere lezioni o guidare sessioni di meditazione per i visitatori.

Lavoro e Servizio Comunitario

Essere monaci non significa solo meditare e studiare: molte ore della giornata sono dedicate a lavori pratici. A seconda della tradizione e della posizione del monastero, i monaci possono occuparsi della manutenzione del tempio, della pulizia, della cucina o della cura del giardino. In alcune comunità, si dedicano anche a opere sociali, come l’assistenza ai poveri o l’insegnamento nelle scuole.

Meditazione Serale e Riposo

La giornata si conclude con un’altra sessione di meditazione e preghiera collettiva. In questo momento, i monaci riflettono sulle proprie azioni della giornata, recitano mantra di benevolenza e si preparano al riposo. Dopo il tramonto, il monastero si avvolge in un silenzio profondo, interrotto solo dal suono del vento o dai passi discreti di chi ancora pratica la meditazione notturna.

Le Regole della Vita Monastica

Diventare monaco buddista significa abbracciare uno stile di vita basato su principi etici molto rigidi. Il codice monastico, noto come Vinaya, stabilisce regole precise che variano a seconda della tradizione. Tuttavia, ci sono alcuni precetti fondamentali che tutti i monaci seguono:

  1. Non uccidere nessun essere vivente.
  2. Non rubare né prendere ciò che non è dato.
  3. Non avere relazioni sessuali.
  4. Non mentire né usare parole dannose.
  5. Non consumare sostanze intossicanti.
  6. Non mangiare dopo mezzogiorno.
  7. Non partecipare a spettacoli mondani o intrattenimenti frivoli.
  8. Non usare profumi, gioielli o abiti decorativi.
  9. Non dormire in letti alti e lussuosi.
  10. Non maneggiare denaro.

Queste regole servono a coltivare il distacco dai desideri materiali e a favorire la concentrazione sulla pratica spirituale.

Molti monaci scelgono questa vita per il desiderio di trovare una pace più profonda, di comprendere la natura della sofferenza e di aiutare gli altri nel loro percorso spirituale. Alcuni entrano nei monasteri da giovani, spesso per volontà delle famiglie, mentre altri lo fanno da adulti, dopo aver vissuto nel mondo e sentito il bisogno di un cambiamento radicale.

In alcune culture, diventare monaco anche solo per un breve periodo (ad esempio per alcuni mesi o anni) è considerato un atto di grande valore spirituale. In paesi come la Thailandia, molti giovani uomini trascorrono un periodo in monastero prima di tornare alla vita laica.

La vita dei monaci buddisti può sembrare austera agli occhi di chi è abituato al comfort e alla velocità del mondo moderno. Eppure, questa esistenza è colma di serenità, disciplina e consapevolezza. Ogni gesto, ogni passo, ogni respiro è un’opportunità per approfondire la comprensione della realtà e liberarsi dalla sofferenza.

Non tutti sono destinati a diventare monaci, ma chiunque può imparare qualcosa dal loro stile di vita: la semplicità, la gratitudine, il valore del momento presente. Forse, nel nostro mondo frenetico, potremmo trovare un po’ di pace anche solo fermandoci per un attimo, respirando profondamente e osservando il silenzio che ci circonda.

 

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Questione di stile: l’Art Déco in mostra a Milano

Il 27 febbraio apre le porte a Palazzo Reale la mostra Art Déco. Il trionfo della modernità, per celebrare lo “Stile 1925” o Art Déco, movimento che ha segnato l’arte e il design internazionali del primo dopoguerra. Ne parliamo con il curatore, il professor Valerio Terraroli.

 

Professor Terraroli, nel 2025 si celebra il centenario dell’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi. In che modo questa mostra a Palazzo Reale rende omaggio a quell’evento?

L’Esposizione del 1925 ha sancito la nascita di uno stile destinato a influenzare profondamente le arti decorative e l’industria del design: l’Art Déco. Con Art Déco. Il trionfo della modernità, vogliamo restituire al pubblico l’atmosfera di quell’epoca straordinaria, evidenziando come l’Italia abbia giocato un ruolo di primo piano nel definirne l’identità. La mostra esporrà oltre 250 opere, dagli arredi ai gioielli, dalla moda alla grafica pubblicitaria, dimostrando come questo stile fosse una perfetta sintesi tra tradizione artigianale e innovazione tecnologica.

 

Quali sono i temi principali della mostra?

Il percorso espositivo affronta diversi aspetti dell’Art Déco, contestualizzandolo nella società europea degli anni Venti. Non solo bellezza e lusso, ma anche energia e progresso. Il decennio tra le due guerre mondiali è stato un periodo di grande trasformazione: dalle prime autostrade italiane ai treni veloci, fino alla nascita di Hollywood e alla diffusione della radio. La mostra intende raccontare questa epoca attraverso le sue manifestazioni artistiche più iconiche, ma anche attraverso le contraddizioni di una società sospesa tra ottimismo e fragilità.

 

L’Art Déco ha influenzato numerosi ambiti, dalla moda all’architettura. Come emerge questo nella mostra?

Uno degli elementi più affascinanti dell’Art Déco è la sua trasversalità. Il gusto per la geometria, la simmetria e l’opulenza ha permeato non solo le arti decorative, ma anche la moda, l’oreficeria, il design industriale e l’architettura. In mostra avremo pezzi unici provenienti da collezioni italiane e internazionali, come le creazioni in ceramica di Gio Ponti per Richard-Ginori, le vetrate artistiche di Vittorio Zecchin e gli abiti haute couture dell’epoca. Inoltre, un’attenzione particolare sarà dedicata al ruolo della donna negli anni Venti, con una sezione sulla moda e sull’emancipazione femminile.

 

Quali sono alcune delle opere più significative esposte?

Tra le opere di punta ci sono i capolavori di Gio Ponti, come il monumentale vaso La casa degli efebi operosi e neghittosi, esposto a Parigi nel 1925, e le celebri Ciste conservate nei Musei del Castello Sforzesco. Non mancano i vetri di Paolo Venini e i gioielli di Alfredo Ravasco. Inoltre, la mostra presenta un’importante selezione di mobili, oggetti d’arredo, tessuti e manifesti pubblicitari, che testimoniano l’energia creativa di un’epoca irripetibile.

Gio Ponti, La casa degli efebi, 1925, orcio in maiolica policroma, Società Ceramica Richard-Ginori (Doccia, Sesto Fiorentino), h. 78 x diam. 76 cm, Museo Ginori, Sesto Fiorentino. Il monumentale vaso, già intitolato Gli efebi operosi e gli efebi neghittosi, fu l’opera di punta della manifattura, esposta nel 1925 a Parigi insieme al pendant La conversazione classica. Gio Ponti, La conversazione classica, 1925, cista in porcellana e oro a punta d’agata, Società Ceramica Richard-Ginori (Doccia, Sesto Fiorentino), h. 59 x diam. 30,5 cm, Museo Ginori, Sesto Fiorentino. Esposta nel 1925 a Parigi. La cista era un contenitore cilindrico in bronzo con un coperchio la cui impugnatura era costituita da piccole figure umane, utilizzato in età etrusca per contenere la dote delle figlie. Ponti ne ripropone il modello per produrre preziose porcellane destinate a prestigiosi doni di nozze.

 

Quali enti e istituzioni hanno contribuito alla realizzazione della mostra con i loro prestiti?

La mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione con numerose istituzioni e collezioni museali. Fondamentale è stato il contributo del Museo Ginori di Sesto Fiorentino, che ha prestato opere di Gio Ponti, tra cui il celebre Centrotavola per il Ministero degli Esteri. Altri prestiti provengono dal Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, dalla Wolfsoniana di Genova e dalla Fondazione Vittoriale degli Italiani. A livello internazionale, un apporto significativo è giunto dal Musée des Années Trente di Boulogne-Billancourt. Importanti collaborazioni sono state attivate anche con i Musei del Castello Sforzesco, il Museo Poldi Pezzoli, Palazzo Morando | Costume, Moda Immagine e il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano.

Marcel Bourin, Diana saettante con piccole antilopi, 1925, Fusione in bronzo parzialmente dorata, 67 × 42,5 × 13 cm, Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Prioria, Stanza della Musica o Stanza di Gasparo. Esposta nel 1925 a Parigi. L’opera, acquistata da Gabriele d’Annunzio, fu collocata dal poeta su un basamento parallelepipedo in legno dipinto di nero e su un lato venne fissata una placca in rame sbalzato e argentato realizzata da Napoleone Martinuzzi, raffigurante un Centauro saettante.

 

L’esposizione include anche installazioni multimediali. Come contribuiranno a coinvolgere il pubblico?

Abbiamo voluto creare un’esperienza immersiva. Le installazioni multimediali curate da Storyville aiuteranno i visitatori a calarsi nell’atmosfera dell’epoca, con filmati d’archivio, fotografie e ricostruzioni degli ambienti. Inoltre, il progetto espositivo comprende una sezione dedicata all’architettura ferroviaria Art Déco, con un focus sul Padiglione Reale della Stazione Centrale di Milano, realizzato in collaborazione con la Fondazione FS Italiane.

 

Quali iniziative parallele sono previste nel territorio milanese in occasione della mostra?

Oltre all’esposizione a Palazzo Reale, sono previste diverse iniziative che coinvolgeranno il territorio milanese. In collaborazione con la Fondazione FS Italiane e 24 ORE Cultura, saranno organizzati tour guidati alla scoperta degli edifici e degli interni Art Déco presenti in città, sia a piedi che in bicicletta. Inoltre, il Museo delle Arti Decorative del Castello Sforzesco ospiterà una selezione di porcellane di Gio Ponti provenienti dal Museo Ginori di Sesto Fiorentino, offrendo un ulteriore approfondimento sulla produzione ceramica dell’epoca. Queste iniziative permetteranno al pubblico di esplorare in modo più ampio e immersivo l’impatto dell’Art Déco sulla città di Milano.

 

Perché dovremmo visitare questa mostra?

Perché offre un’occasione unica di immergersi in un’epoca straordinaria che ha lasciato un segno indelebile nella storia del design e delle arti decorative. È un viaggio attraverso il lusso, l’eleganza e l’innovazione di un periodo che ha saputo coniugare estetica e funzionalità in maniera straordinaria. Inoltre, grazie alla varietà delle opere esposte e agli approfondimenti multimediali, ogni visitatore potrà trovare spunti di riflessione e meraviglia, indipendentemente dal proprio background culturale.

Per approfondire

Per informazioni sugli orari di apertura e sulle modalità della visita, consulta il sito di Palazzo Reale di Milano.

Per approfondire l’argomento si veda V. Terraroli, Con gli occhi dell’arte, volume 5, Sansoni per la Scuola

Preparare gli studenti alla seconda prova scritta dell’Esame di Stato: focus su HACCP e allergeni

La seconda prova scritta dell’Esame di Stato rappresenta un momento cruciale per valutare le competenze acquisite dagli studenti degli Istituti Alberghieri in un ambito di fondamentale importanza per la sicurezza alimentare e la tutela dei consumatori: la corretta gestione del sistema HACCP e la comunicazione degli allergeni.

Le probabilità che l’insegnante di Scienza e cultura dell’alimentazione possa essere coinvolto nella stesura di una prova riferita a questo ambito sono elevate, in quanto il terzo degli otto “nuclei tematici fondamentali d’indirizzo* correlati alle competenze” fa esplicito riferimento alla “Programmazione e attivazione degli interventi di messa in sicurezza nella lavorazione di prodotti e/o nell’allestimento di servizi: dalle procedure dei piani di autocontrollo all’implementazione della prevenzione dei rischi sul luogo di lavoro, alla connessione tra sicurezza, qualità e privacy”.

I frequenti casi di cronaca di intossicazioni alimentari o reazioni allergiche dovute a errori nella gestione degli allergeni evidenziano come una corretta preparazione degli studenti su queste tematiche rappresenti un passaggio formativo facilmente inquadrabile anche in riferimento allo svolgimento di tematiche trasversali di Educazione civica.

Nello specifico, il sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), disciplinato dal Regolamento (CE) n. 852/2004, rappresenta un approccio preventivo e sistematico alla sicurezza alimentare. Esso si basa sull’identificazione e la valutazione dei pericoli associati a ogni fase del processo produttivo, dalla ricezione delle materie prime alla somministrazione del prodotto finito.

La corretta applicazione del sistema HACCP è un requisito imprescindibile per tutte le attività del settore alimentare, dalla produzione alla somministrazione.

L’aumento delle intolleranze e delle allergie alimentari, inoltre, ha reso la gestione degli allergeni una sfida cruciale per la ristorazione moderna. Il Regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, ha infatti introdotto l’obbligo di indicare la presenza di allergeni negli alimenti.

Da un punto di vista squisitamente didattico, i punti chiave per un’adeguata preparazione della seconda prova scritta dell’EdS sono riferibili a:

  • principi dell’HACCP: analisi dei pericoli, individuazione dei punti critici di controllo (CCP), definizione dei limiti critici, procedure di monitoraggio, azioni correttive, verifica e documentazione;
  • applicazione pratica: simulazione di casi studio in diversi contesti (ristorazione, produzione, distribuzione), identificando i pericoli specifici e definendo le relative misure preventive;
  • conoscenza degli allergeni più comuni (elencati nell’allegato II del Regolamento UE n. 1169/2011) e delle loro caratteristiche;
  • modalità di comunicazione degli allergeni (menù, cartelli, informazioni verbali), con un focus sulla chiarezza, completezza e accessibilità delle informazioni.

Dato che la tutela del consumatore in materia di salubrità degli alimenti e potenziale presenza di allergeni è un diritto fondamentale, sancito sia a livello nazionale che europeo, le autorità competenti (come, ad esempio, ASL e NAS) effettuano controlli periodici per verificare il rispetto delle normative e sono tenuti a intervenire in caso di segnalazioni di non conformità.

La preparazione da garantire agli studenti, pertanto, può includere espliciti riferimenti al quadro sanzionatorio: la mancata o errata applicazione delle normative in materia di HACCP può comportare sanzioni severe per gli OSA. Il Decreto Legislativo n. 193/2007, che disciplina le sanzioni amministrative in materia di sicurezza alimentare, prevede infatti sanzioni pecuniarie che variano da 1.000 a 6.000 €.

Altrettanto significativo è il quadro sanzionatorio previsto dalle normative in vigore in Italia in riferimento alla comunicazione degli allergeni. È importante che i futuri professionisti abbiano chiaro che, se un cliente dovesse subire uno shock anafilattico a causa della mancata o errata comunicazione della presenza di allergeni in un alimento somministrato, l’operatore del settore alimentare potrebbe incorrere in diverse responsabilità legali:

  • responsabilità civile: l’operatore potrebbe essere chiamato a risarcire i danni subiti dal cliente, sia patrimoniali (spese mediche, mancato guadagno) sia non patrimoniali (dolore, sofferenza, stress). L’importo del risarcimento può variare in base alla gravità delle conseguenze e alla capacità economica dell’operatore;
  • responsabilità penale: nei casi più gravi, come ad esempio se lo shock anafilattico dovesse causare lesioni gravi o addirittura il decesso del cliente, l’operatore potrebbe essere accusato di lesioni personali colpose o omicidio colposo. Le pene previste per questi reati possono variare dalla reclusione alla multa, in base alla gravità del fatto e alle circostanze specifiche;
  • responsabilità amministrativa: oltre alle sanzioni pecuniarie previste dal Decreto Legislativo n. 193/2007 per la mancata o errata indicazione degli allergeni (da 2.000 a 16.000 euro), l’operatore potrebbe subire ulteriori sanzioni amministrative, come la sospensione o la revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività.

Consigli per la preparazione degli studenti

Garantire un’adeguata formazione ai maturandi è pertanto un compito di fondamentale importanza, che rende necessaria l’adozione di metodologie didattiche attive e coinvolgenti, che prevedano:

  • simulazioni di situazioni reali, in cui gli studenti devono applicare le conoscenze acquisite;
  • analisi di casi studio, tratti dalla cronaca o dalla pratica professionale, per comprendere le conseguenze di non conformità igienico-sanitarie e analisi di sentenze di tribunali relative a casi di responsabilità civile o penale per mancata o errata comunicazione degli allergeni;
  • incontri con esperti del settore (avvocati, medici, rappresentanti delle associazioni dei consumatori) per approfondire gli aspetti legali e sanitari;
  • role playing, per simulare situazioni reali, in cui gli studenti devono gestire le richieste dei clienti in merito agli allergeni e affrontare eventuali emergenze;
  • visite didattiche a strutture del settore alimentare, per osservare l’applicazione pratica delle normative.

In conclusione, la tanto agognata “maturità” dovrebbe prevedere l’acquisizione della consapevolezza del fatto che la corretta gestione degli allergeni è tanto un obbligo di legge, quanto un dovere etico e professionale nei confronti dei consumatori. 

La salute e la sicurezza dei clienti, infatti, dipendono dalla competenza e dalla responsabilità degli operatori del settore alimentare.

 

Questi due argomenti sono affrontati in modo completo nella nuova edizione 2025 del corso Scienza e cultura dell’alimentazione, di Luca La Fauci, edito da Markes.

In particolare, segnaliamo:

  • Volume classe terza, Unità 1 (Introduzione allo studio degli alimenti), Capitolo 2: Gestire in sicurezza gli alimenti
  • Volume classe quarta, Unità 4 (Imballare ed etichettare gli alimenti), Capitolo 14: Le etichette alimentari
  • Volume classe quinta, Unità 1 (Igiene e sicurezza degli alimenti), Capitolo 6: Sicurezza alimentare: normativa, controlli e sistema HACCP
  • Volume classe quinta, Unità 3 (Dieta razionale ed equilibrata nelle principali patologie), Capitolo 14: Allergie e intolleranze alimentari.

 

L’autore

Luca La Fauci è autore, per Rizzoli Education, di testi scolastici dedicati alle discipline Scienza e Cultura dell’Alimentazione e Scienza degli Alimenti.

 

* ALLEGATO G (Quadro di riferimento per la redazione e lo svolgimento della seconda prova scritta dell’esame di Stato  – ISTITUTO PROFESSIONALE Indirizzo: Enogastronomia e Ospitalità alberghiera) del D.M. 15/06/2022 “Decreto recante i quadri di riferimento e le griglie di valutazione per la redazione e lo svolgimento della seconda prova scritta dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione negli istituti professionali ai sensi dell’articolo 17, commi 5 e 6, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62”

Sull’attualità della storia del costume nella moda contemporanea

All’insegnamento della Storia del Costume nei corsi di fashion design, non sempre è riservato lo spazio che le spetterebbe, considerata l’influenza che esercita sulla moda contemporanea e sui vari aspetti dell’organizzazione sociale, dei ruoli, dell’apparire, del riconoscere e del farsi riconoscere, della creatività e del lusso. 

La conoscenza della Storia del costume e della moda, in particolare nell’ambito scolastico, si presta notevolmente a facilitare numerosi collegamenti con discipline dell’ambito storico-umanistico, filosofico, tecnologico e socio economico. 

Per chi si applica allo studio della moda, sia sotto l’aspetto della progettazione, sia sotto l’aspetto dell’esecuzione pratica, sono continui e inevitabili i riferimenti al passato, non soltanto prossimo ma sovente anche remoto, che coinvolgono direttamente la realtà professionale di studio e di lavoro.

Aspetti didattici

I vantaggi didattici sotto il profilo dell’interdisciplinarietà sono davvero rilevanti: partendo dall’analisi di una sfilata di moda, o di costumi storici di un periodo particolare, si possono innescare percorsi di conoscenza, che stimoleranno una vasta gamma di interessi e curiosità, di comparazioni, di scoperte di analogie stilistiche spesso trascurate o sottovalutate.

Partiamo da un evento storico. Il 1789 segnò profondi cambiamenti nella vita sociale e politica della Francia e ben presto gli eventi rivoluzionari causarono ripercussioni visibili anche nel campo dell’abbigliamento. Le differenze sociali, espresse attraverso l’abbigliamento furono rimarcate in occasione della convocazione degli Stati Generali (nobiltà, clero e terzo stato).

I rappresentanti del terzo stato (cioè della borghesia), al contrario dei nobili e degli alti ordini clericali che sfoggiavano abiti dai colori vivaci con preziosi ornamenti,  a causa delle norme di corte relative agli aspetti cerimoniali, dovevano indossare il dimesso abito nero tipico degli avvocati e dei professionisti. Dopo la Rivoluzione, all’abbigliamento alla francese, identificato sempre più con l’Ancien Régime, simbolo di un ordinamento sociale non più rispondente alle nuove esigenze, la moda inglese, prediletta da chi professava ideali progressisti e democratici,  rappresentava una valida alternativa. La nuova discriminazione sociale e le differenze di ceto si espressero non più sull’esibizione del lusso e del superfluo, poiché gli abiti erano ormai simili per forma e colore, ma sul capo ben confezionato, attraverso la qualità del tessuto, la raffinatezza del taglio dell’abito e degli accessori.

Confronti con l’attualità

Le ultime sfilate di Haute couture per la Primavera/Estate 2025, ancora una volta, hanno riportato prepotentemente in evidenza stili del passato.  Due notissime griffe quali Dior e Valentino, hanno proposto reinterpretazioni dove passato e presente, seppure con modalità differenti, tornano prepotentemente a mescolarsi e la cui “interpretazione” richiede una indiscutibile conoscenza dei vari richiami stilistici e formali, possibile tramite la conoscenza  della Storia del Costume e della Moda .

 Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, propone quali elementi centrali della sua collezione, crinolina e panier e le citazioni continuano fino al costume della metà del 1800. Naturalmente la funzione di questi accessori viene profondamente modificata: non solo la struttura è messa in primo piano, ma offre spunti per  ricami elaborati e applicazioni preziose che contribuiscono a creare un efficace inno alla primavera.

Alessandro Michele, direttore creativo di Valentino, con la sfilata Vertigineux, restando fedele alla sua modalità operativa,  manifesta un’evidente richiamo filosofico (“vertigine” intesa come lista, elenco, inventario di oggetti, fenomeni o persone). La collezione così sfugge a una qualsivoglia classificazione: l’intreccio di epoche, stili e culture rende arduo il compito. Il creatore è volutamente disordinato e coinvolge gli spettatori in una carrellata di richiami mescolati: corsetti, pizzo, piumaggi, fiocchi, dinner jacket, plissé, robe à la française, gorgiere e tanto altro.

 

Questo genere di confronti ed altri argomenti che approfondiscono il complesso mondo della moda, si possono rintracciare nel volume Storia della Moda e del Costume.

 

 

 

 

 

 

Macchine contro macchine

Negli ultimi anni, i modelli di Intelligenza Artificiale per la generazione di testi hanno raggiunto livelli di sofisticazione impressionanti, sollevando interrogativi sulla loro identificabilità. Per rispondere a questa domanda, abbiamo condotto un’analisi sperimentale con un gruppo di studenti, testando diversi strumenti di rilevazione dell’AI. Questo articolo presenta la metodologia adottata e i risultati ottenuti, senza la pretesa di trovare una risposta definitiva.

 

 

Preparazione dei contenuti

Gli studenti liceo Scientifico M. Curie di Pinerolo  che frequentano il mio corso sull’ AI del  pomeriggio si sono divisi in tre gruppi, ciascun gruppo ha selezionato 5 testi generati da un chatbot e 5 testi scritti da umani (articoli di giornale, testi di esercizi proposti da un insegnante, testi recuperati da pagine web, purché non provenienti da libri famosi e di sicura provenienza umana), cercando di mantenere uno stile omogeneo tra i testi, variando temi come narrativa, descrizione, e contenuto informativo.

Procedura

Ciascun gruppo ha presentato i testi in ordine casuale ad un chatbot diverso:

gruppo 1: https://claude.ai/

gruppo 2: https://www.perplexity.ai/

gruppo 3: https://gptzero.me/

Nel presentare un testo all’AI gli studenti hanno chiesto di indicare per ciascun testo: se il testo sia stato scritto da un’AI o da un umano e la motivazione della scelta (es. “uso di parole insolite”, “mancanza di coerenza”, ….).

Registrazione dei risultati

Ogni gruppo ha registrato poi su un form quante volte ogni testo è stato identificato correttamente e ha raccolto le spiegazioni delle AI interrogate per analizzare i criteri usati.

Le AI hanno quasi sempre espresso le valutazioni con una percentuale di confidenza, indicando il grado di certezza sulla provenienza del testo, ovvero se fosse stato scritto da un umano o generato artificialmente.

Analisi dei risultati

Come si può vedere dal dettaglio delle registrazioni fatte dai tre gruppi a questo link, l’AI si è comportata molto bene in questa piccola ricerca:

I quadratini a sfondo verde rappresentano i testi nei quali l’AI ha rilevato correttamente la provenienza, quelli ha sfondo rosso sono i testi che l’hanno confusa.

Possiamo concluderne che su 30 testi l’AI si sbaglia solo 7 volte (gptzero non sbaglia mai!).

L’esperimento condotto dagli studenti del Liceo Curie emerge quindi che l’Intelligenza Artificiale può essere un valido strumento per riconoscere testi generati da AI, con un tasso di successo molto alto. Questo rafforza l’idea che l’AI possa essere usata come supporto nello studio e nella scrittura, ma mette anche in guardia sul suo utilizzo improprio in contesti scolastici. Il nostro consiglio? Sfruttare la tecnologia per apprendere meglio, non per aggirare il processo di valutazione dell’apprendimento.

Verifica scritta sulla busta paga

Université de la Terre 2025

Et si on réinventait notre monde, ensemble?

 

«Nature = Futur»: voilà la thématique forte sous laquelle l’Université de la Terre célèbrera ses 20 ans les 14 et 15 mars 2025 à l’UNESCO Accueil – l’Université de la terre à l’UNESCO, à Paris. Vous vous demandez sûrement: pourquoi cet événement est-il si important? Face aux défis environnementaux qui nous touchent tous, cet événement nous donne l’opportunité de réfléchir, d’échanger et surtout d’agir. Organisé en partenariat avec la Fondation Saint-Exupéry Les Actions de la Fondation et parrainé par l’Office Français de la Biodiversité (OFB) Office français de la biodiversité, il réunit scientifiques, entrepreneurs, activistes et citoyens – c’est-à-dire vous et moi – pour imaginer un avenir plus durable. Alors, comment pouvons-nous, chacun à notre échelle, réconcilier l’humain et la nature? C’est la question à laquelle cet événement nous invite à répondre.

 

L’Université de la Terre n’est pas seulement un rassemblement de spécialistes: c’est un rendez-vous pour tous, un événement engagé et engageant, que vous soyez expert ou simplement curieux. Plus de 200 intervenants animeront 50 conférences, débats et ateliers interactifs. Mais au fond, qu’est-ce qui rend cet événement si spécial? Et bien tout d’abord, il s’agit de définir des solutions concrètes: ici, pas de discours vagues. Vous découvrirez des actions réalistes pour lutter contre la crise climatique et préserver la biodiversité. De plus, il s’agit d’une occasion unique pour entendre des voix inspirantes: des scientifiques, des philosophes, mais aussi des chefs d’entreprise et des activistes qui partagent un même objectif: agir pour la planète. Notre rôle dans tout ça? Participer à des ateliers interactifs qui nous permettront de comprendre comment, nous aussi, nous pouvons être acteurs de cette transition écologique.

 

Cette édition 2025 met au cœur de ses discussions un sujet essentiel: le lien entre l’homme et la nature. “Nature = Futur”, une équation qui nous concerne tous. Vous êtes-vous déjà demandé comment votre mode de vie impacte la planète? Voici quelques-unes des questions qu’il sera possible d’ explorer:

 

Respecter les limites planétaires: Comment éviter l’épuisement des ressources naturelles? Et surtout, que pouvons-nous changer dans notre quotidien?

Intelligence artificielle et environnement: menace ou opportunité? Vous serez surpris par certaines réponses…

Vers de nouvelles économies: Peut-on concilier développement et responsabilité écologique?

 

L’objectif est clair: réfléchir ensemble à des solutions durables et encourager chacun de nous à passer à l’action. Que vous soyez passionné par l’écologie, entrepreneur engagé ou étudiant curieux, l’Université de la Terre a un parcours adapté à chacun. Eh bien oui, il y en a pour toutes les envies. Un premier parcours Universel proposera des débats, des films, des expositions et des ateliers interactifs pour nourrir notre réflexion. Ensuite, un parcours international organisera des sessions en anglais avec des experts du monde entier. Quant à l’ Université de la Terre Junior, elle offrira aux enfants qui sont les acteurs de demain, des activités ludiques! Citons aussi le Parlement des Entrepreneurs d’Avenir, pour ceux qui souhaitent repenser l’entreprise à travers une démarche responsable ou encore le parcours Biodiversité  qui mettra l’accent sur la préservation des écosystèmes et la richesse de notre planète. Quel que soit votre profil, vous trouverez des thématiques qui vous parlent et des idées pour passer à l’action.

 

L’Université de la Terre 2025 est bien plus qu’un événement: c’est une chance unique de comprendre les enjeux environnementaux qui nous concernent tous, et de découvrir des solutions concrètes pour agir. Que vous soyez passionné d’écologie, entrepreneur en quête de nouvelles idées ou simplement curieux de savoir comment vous pouvez contribuer à un avenir plus durable, cet événement est fait pour vous. Serez-vous de la partie?

La lingua è un gioco, con le rime basta poco!

Il 21 marzo ricorre la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO nel 1999 con il fine di promuovere e celebrare il genere poetico.

L’Italia può vantare una tradizione secolare di poeti e poetesse: a partire dal sommo poeta Dante fino ai poeti moderni per la letteratura dell’infanzia come Rodari.

Sicuramente tra i diversi tipi di poesia quella che piace e diverte maggiormente i bambini è quella che presenta le rime. 

 

La parola rima deriva dalla parola rhytmus che nel Medioevo indicava il verso ametrico, accentato, popolare, quello cioè che col tempo fu provvisto di rima. (Treccani)

 

Quando recitiamo una filastrocca o una poesia in rima i bambini e le bambine sorridono spontaneamente, come se avessero scoperto un gioco; l’attrazione è talmente forte che in maniera spontanea cercano di completare i versi indovinando la parola che farà rima con la precedente.

In modo giocoso, i bambini e le bambine cominciano a riflettere, ragionare e analizzare su come sono costruite le parole: “Come si fa la rima?”, “Quante lettere ci vogliono?”, “Se è simile ma non perfettamente uguale va bene comunque?”.

Questo interesse spontaneo ci permette di avvicinare i bambini e le bambine al genere poetico già dalla Scuola dell’Infanzia. 

Il modo migliore di cominciare è quello di esporre i bambini e le bambine a molteplici tipologie testuali che presentano la rima, a partire da quelle della tradizione popolare come conte, scioglilingua, filastrocche, limerick e proverbi.

MATERIALI

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LE AUTRICI

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.

WRW | Un laboratorio per imparare a definire i concetti

Spesso sono richiesti percorsi in itinere per aiutare i ragazzi e le ragazze con il metodo di studio, soprattutto in prima superiore: è un’esigenza trasversale a tutte le discipline. 

Si tratta di un tema ampio e complesso, qui ci focalizzeremo solo su una delle difficoltà che molti studenti incontrano nel loro percorso di studio, ovvero elaborare in maniera chiara e precisa una definizione, cioè produrre un testo espositivo breve, un esercizio di scrittura molto utile anche per l’orale.

Una definizione serve a spiegare un determinato concetto o termine chiave in modo sintetico, completo, e utilizzando il lessico della disciplina. Si tratta di una abilità solo apparentemente semplice, che non consiste nel puro apprendimento mnemonico, ma implica vari passaggi come la selezione e l’organizzazione delle informazioni in autonomia, la comprensione e il corretto utilizzo del lessico specifico.

Come possiamo quindi aiutare ragazzi e ragazze a diventare più competenti nell’elaborare una definizione? 

Uno strumento utile può essere proporre un laboratorio di lettura e scrittura con il metodo del Writing and Reading Workshop in cui si metta a fuoco una strategia per comprendere testi informativi (manuali scolastici, articoli, pagine web) e per rielaborare una propria esposizione sulla base dei dati raccolti.

Il Writing and Reading Workshop fa ampio uso di organizzatori grafici, ovvero disegni stilizzati che rendono concreto il ragionamento (making thinking visible), questi strumenti si rivelano particolarmente utili durante il laboratorio. 

Il laboratorio ha l’obiettivo di rendere autonomi e consapevoli i ragazzi nei processi di comprensione, rielaborazione ed esposizione: un apprendimento non solo in vista delle prove in classe, ma per la vita.

PER APPROFONDIRE 

  • Laboratorio “Impariamo a esporre una definizione” da proporre in classe.
  • Bibliografia:
    • Per il Writing and Reading Workshop, in particolare per approfondire il testo espositivo:
      Apolloni, Bianchin, Carollo, Giaretta, Maruzzo, Il club delle storie, La Nuova Italia, 2024. Il volume è disponibile in vendita separata o in abbinamento alle antologie Di lettura in lettura e Libere stelle.
    • Per l’autonomia dell’esposizione e dell’apprendimento utili indicazioni vengono dalla didattica di lingue straniere e L2
      – L.Mariani, Saper apprendere. Atteggiamenti, motivazioni, stili e strategie per insegnare ad imparare, libreria universitaria.it edizioni, 2010.
      – S.Ranzoli, Emily Dickinson Words and images, Alfa Edizioni, 2009.
      – L.Mariani (a cura di), L’autonomia nell’apprendimento, La Nuova Italia, 1994.
      –  P.Balboni, Fare educazione linguistica, UTET, 2008.
    • Per il making thinking visible:
      – F. Serafini e S. Serafini-Youngs, Leggere, giorno per giorno. Lettori e lettrici nel laboratorio di lettura, Equilibri, 2024, cap.6.
      WRW in Italia
      Educational Leadership – February 2008 | Volume 65 | Number 5 Teaching Students to Think Pages 57-61 Making Thinking Visible
    • Avanguardie educative – MLTV – Rendere visibili pensiero e apprendimento