El dictador norcoreano Kim Jong-un escribía el siguiente mensaje en Tweet comentando con una gran dosis de humor la decimocuarta victoria de Nadal en Roland Garros:
Despertar del coma en que caíste en 2006, ver en las noticias que Nadal ha ganado Roland Garros, que los Stones han llenado en Madrid y que Isabel II celebra su jubileo, y preguntarle al médico cuántas horas han pasado del accidente.
Y desde luego tendría razón, salvo si este paciente hubiera leído o escuchado también la noticia de que uno de los carnavales más conocidos, el Carnaval de Cádiz, declarado de Interés Turístico Internacional, se celebró por primera vez en su historia en junio debido a la pandemia.
Seguramente, si hubiera leído o escuchado esta noticia no hubiera preguntado lo mismo al médico y no solo por el cambio de fecha, sino también porque, este año, es la primera vez, desde que se retomó el concurso en 1948 tras la guerra civil, que en todas las modalidades hubo, al menos, una mujer entre sus componentes en una chirigota, en un cuarteto, en los cuatro coros y en dos comparsas. De hecho, una de las sensaciones de este año fue “We can do… Carnaval”, la primera agrupación íntegramente formada por mujeres cuyas letras han sido escritas por una mujer, Marta Ortiz, ha llegado a la final del concurso, haciéndose con el cuarto premio.
Ganadores
Categoría
1º premio
2 º premio
3 º premio
4 º premio
Comparsas:
Los sumisos
Después de Cádiz, ni hablar
Los renacidos
We can do… Carnaval!
Chirigota:
La misión
Los caraduras de Cai
Los cuarentenas principales
Aquí huele a verdíns
Coro:
Pachamama
Químbara
Los babeta
Tierra y libertad
Cuarteto:
Los ultraortodoxos de los callejones Cardoso
Al edén que le den
Aquí, para abrir el apetito, os dejamos un enlace en el que podéis ver un vídeo con un popurrí de los mejores momentos de la final del concurso.
«Non è mai un buon segno, la rimozione. Come l’oblio o la perdita della memoria». Si apre così il saggio “Contro la mafia” di Nando Dalla Chiesa, per ricordare al lettore il rischio che si associa a un eventuale colpo di spugna sulla storia del nostro Paese: «la perdita grande o piccola della propria identità», unita a quella più profonda che rimanda alle radici della società italiana e alla sua lotta contro le mafie. Oggi più che mai, in un tempo in cui un più vicino vento di guerra – simile ai più conosciuti – impone con decisione il senso del fare memoria, del ricordare ciò che è stato nella nostra Europa, è importante un impegno vivo per la tutela dell’espressione democratica, per la cura attenta di quei principi fondamentali della Costituzione che poniamo alla base dell’educazione alla Legalità nelle scuole. Dire, testimoniare, scrivere. Ancora. Non solo perché il passato non torni a vivere nel presente con i suoi atti orrorifici e mortiferi, ma soprattutto perché – ricordando – si possa diventare nuovi testimoni di un necessario agire legale, contro ogni forma di criminalità.
È questa la grande sfida cui siamo chiamati. Non solo oggi, ma sempre: testimoniare e dire a gran voce da che parte vogliamo stare. Quest’anno, dunque, incidiamo nei nostri cuori il numero 30 e trasformiamolo in parole degne di senso. Non agitiamo solo bandiere, ma facciamo sì che le nostre azioni possano essere vessillo di pace e legalità.
L’anno 2022 porta con sé il rumore di due grandi esplosioni. Due stragi firmate da “Cosa Nostra”, due ferite dolorose, inferte da un nemico che ha messo a dura prova la democrazia. Trent’anni fa, il 23 maggio 1992, il giudice Giovanni Falcone, il magistrato Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani perdevano la vita a Capaci. Pochi mesi dopo, il 19 Luglio 1992, in via d’Amelio a Palermo, sotto l’abitazione di sua madre Maria Pia Lepanto, moriva il giudice Paolo Borsellino e con lui se ne andavano le giovanissime scorte: Emanuela Loi, prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.
1992 – 2022: sono trascorsi trent’anni da quei tragici eventi che hanno provato a bloccare l’agire di uomini votati alla giustizia e alla difesa del nostro Paese. Uomini che hanno incarnato il senso del sacrificio e della resistenza a ogni tentazione d’abbandono di una scelta fatta. Falcone lo aveva detto: «L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno. È saper convivere con la propria paura, non farsi condizionare dalla stessa. Il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza». E Falcone e Borsellino erano professionisti retti, tanto che il giudice Rocco Chinnici li aveva chiamati a sé insieme a Giuseppe Di Lello, per istituire a livello informale quello che, sotto la guida di Antonino Caponnetto, avrebbe preso il nome di “pool antimafia”.
Giovanni Falcone ha offerto anche la chiave per costruire un futuro onesto e pulito: «La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà anche una fine». Tocca a noi, quindi, mettere un punto, tracciare un’ideale linea di confine tra il legale e l’illegale. Come? Scegliendo, non solo reprimendo. Conoscendo, non chiudendo gli occhi.
Insieme. Tutti. Cittadini e Istituzioni. In ogni parte del mondo, perché la mafia è ovunque, camaleontica e violenta. S’innesta in forme subdole anche dentro di noi. Proprio come ha detto giorni fa alla Camera dei Deputati Don Luigi Ciotti, fondatore di “Libera”: «C’è da combattere contro l’individualismo molto diffuso, l‘esibizionismo, il consumismo. Contro tutto ciò che oggi rappresenta la dittatura dell’io. E il sintomo della mafia da combattere è quello che comincia dentro di noi».
CONSIGLI DI LETTURA
“Vi Aspettavo”, a cura di Antonella Mascali, Chiarelettere. 2014.
“Contro la mafia” di Nando dalla Chiesa, Einaudi, 2010.
“La Mafia dopo le stragi” di Attilio Bolzoni, Melampo, 2018.
“Ossigeno illegale” di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, Mondadori, 2020.
Las abejas y los otros polinizadores contribuyen a cumplir los objetivos (objetivos 1, 2, 3, 6, 8, 11, 12, 13, 15 y 17) de la Agenda 2030.
En octubre de 2017 la ONUproclamó el 20 de mayo como Día mundial de las abejas, coincidiendo con la fecha del nacimiento de Anton Janša que, en el siglo XVIII, fue pionero de la apicultura moderna en Eslovenia.
Según la ONU, los objetivos de la celebración del Día mundial de las abejas son:
llamar la atención sobre la importancia de proteger a las abejas;
recordar que dependemos de las abejas y otros polinizadores;
proteger a las abejas y a otros polinizadores para contribuir de forma significativa a resolver los problemas relacionados con el suministro de alimentos mundial y eliminar el hambre en todos los países del mundo;
detener la pérdida de biodiversidad y la degradación de los ecosistemas, y de esa manera contribuir al logro de los objetivos de desarrollo sostenible.
Las abejas y los demás polinizadores son muy importantes no solo porque permiten la reproducción de muchas plantas y cultivos para nuestra alimentación, sino también porque son indispensables para la conservación de la biodiversidad. Sin embargo, a pesar de ello, estos insectos se enfrentan a un importante declive, motivado por diferentes causas. Por esto, para ayudar a concienciar a nuestros alumnos sobre su importancia, os dejamos unas actividades que podemos realizar en nuestras aulas, en grupos o individualmente.
Actividad de producción oral
Preparación de un póster en el que nuestros alumnos deberán:
describir la organización de una colmena;
enumerar los productos de las abejas beneficiosos para nuestra salud;
explicar los factores que amenazan a las poblaciones de abejas en el mundo;
enumerar las medidas y prácticas para ayudar a las abejas y a los polinizadores;
indicar que podemos hacer cotidianamente para proteger a las abejas;
citar otros principales polinizadores.
Esta actividad también se puede realizar como una infografía, en la que cada punto se desarrolle de forma separada.
Actividad de producción escrita
Creación de un cuento sobre una abeja y su vida cotidiana.
Aquí os dejamos dos títulos para aprender algo más sobre las abejas de forma amena:
Abejas de Piotr Socha: esta obra nos transporta al mágico reino de las abejas y nos describe cómo son, cómo es su casa, sus costumbres y algunas curiosidades suyas.
Vi una abeja de Rob Ramsden. “Abrí una caja y vi una abeja. ¡La abeja me vio a mí!” así comienza este libro que nos zarandea sin piedad de una historia de miedo a otra en la que el juego es el protagonista, recordándonos la importancia de las abejas.
Qual è l’obiettivo della valutazione? Le risposte a questa domanda sono essenzialmente tre:
scoprire che cosa gli studenti già sanno;
aiutare gli studenti durante l’apprendimento;
capire che cosa hanno imparato in un determinato momento.
Queste tre risposte corrispondono rispettivamente ai tre momenti della valutazione diagnostica, formativa e sommativa.
In questo articolo,attraverso esempi tratti dallibro di testo “Tra le dita – scienze da esplorare” per la scuola secondaria di primo grado, analizzeremo come e quando è opportuno inserire questi diversi aspetti della valutazione.
Valutare per capire cosa sanno gli studenti
Partiamo dalla valutazionediagnostica. È noto che per un apprendimento efficace e duraturo, l’interesse e la curiosità che l’insegnante è capace di creare intorno a un argomento sono essenziali; ma può essere altrettanto importante riuscire a stabilire un clima giocoso che consenta alla classe di esprimersi liberamente, senza aver paura di sbagliare.
È per questo che nel testo ogni lezione inizia con la sezione “Prima di iniziare” nella quale viene presentata una situazione inconsueta o divertente o ambigua. L’obiettivo di questa introduzione non è solo quella di catturare l’attenzione, ma anche quello di individuare una domanda che fa da avvio per la lezione. In Figura 1, per esempio, è presentata una situazione particolare, la pesca delle perle in apnea, che racconta questa tradizione giapponese non priva di rischi introducendo efficacemente lo studio della respirazione.
Figura 1 – Prima di iniziare
L’inizio delle lezioni è poi sempre associato a un Kahoot! che consente agli studenti di sfidarsi con domande a risposta multipla già predisposte. Esso è lanciato dall’insegnante che così può farsi un’idea sulle loro preconoscenze e sulle misconoscenze che ancora persistono sull’argomento che si sta per trattare (Figura 2).
Figura 2 – Gli studenti si sfidano nel Kahoot! iniziale
La valutazione diagnosticaè, in definitiva,una sorta di ricognizione del sapere ingenuo, degli errori frequenti e delle conoscenze che derivano anche dalle esperienze di vita quotidiana di ragazze e ragazzi. Essa consente all’insegnante di conoscere il punto di partenza della classe. In questa fase il docente sa di non dover fornire risposte, né attribuire un giudizio di valore agli studenti. Al termine della lezione, quando essi avranno acquisito tutti i concetti necessari per rispondere autonomamente alle domande poste all’inizio del percorso, le domande iniziali vengono riproposte in un esercizio di completamento (Figura 3): a tal punto gli studenti saranno in grado essi stessi di valutare i loro progressi confrontando le loro risposte iniziali e finali.
Figura 3 – Gli studenti alla fine della lezione valutano quanto hanno appreso
Valutare per aiutare gli studenti durante l’apprendimento
La valutazioneformativa consente all’insegnante di ricevere un feedback in itinere sull’apprendimento della classe, al fine di regolare l’insegnamento e adattarlo alle esigenze. Se, per esempio, alcuni alunni mostrano difficoltà nell’acquisire un concetto, l’insegnante può fare una digressione proponendo un’attività che consenta un approccio diverso al concetto stesso, senza correre così il rischio di annoiare gli altri. Ma contemporaneamente la valutazione formativa consente allo studente di essere consapevole di ciò che ha imparato e di ciò su cui deve ancora migliorare.
Un tipo di modalità formativa consiste nel porre domande contestualizzate, riferite all’argomento trattato: nel libro “Tra le dita” sono disseminati lungo il testo numerosi test, del tipo Vero/Falso, a completamento o a risposta multipla, sotto forma di quick test e quick memo riferiti a uno o più paragrafi (Figura 4).
Figura 4 – Esempi di strumenti per la valutazione formativa
Anche la lettura di immagini e schemi, se guidatada opportune domandeche aiutano nella comprensione e invitano a un’osservazione più accurata e approfondita, può diventare un momento di valutazione formativa nonché di autovalutazione. Un esempio è rappresentato nella Figura 5, Studia con le immagini, che illustra gli scambi gassosi tra alveoli e capillari sanguigni, dove i ragazzi sono guidati a interpretare quanto raffigurato per poter rispondere a una serie di domande.
Figura 5 – Studia con le immagini: gli studenti sono guidati a interpretare un’immagine
Un ultimo strumento presente nel testo alla fine di ogni lezione sono le checklist, raggiungibili da un QRcode, che consentono agli studenti sia di guidare l’esposizione orale sia di autovalutare la propria preparazione sui contenuti chiave del percorso appena completato (Figura 6).
Figura 6 – La checklist presente alla fine della lezione sui batteri e i virus
Valutare per capire cosa hanno imparato gli studenti
La valutazione sommativaha lo scopo di registrare ciò che è stato appreso ed è svolta in alcuni momenti chiave dell’anno scolastico, come alla fine di una lezione, alla fine di un argomento o di un quadrimestre; per questo motivo essa è anche chiamata “valutazione dell’apprendimento”. Tale valutazione si riferisce al raggiungimento di ampi obiettivi espressi in termini generali, piuttosto che agli obiettivi di particolari attività, e consiste nel monitorare l’apprendimento attraverso la somministrazione di prove. Essa presuppone inoltre che i risultati di tutti gli studenti siano giudicati in base agli stessi criteri o schemi divalutazione. Il miglior quadro delle prestazioni degli studenti si ottiene dalla combinazione di diverse tipologie di test.
In questa fase un particolare rilievo assume la valutazione delle competenze con la quale gli studenti devono dimostrare di aver imparato a usare le conoscenze in diversi contesti, per risolvere problemi o per prendere decisioni. Per attuarla non basta chiedere “Che cos’è un paramecio?” oppure “A quale temperatura l’acqua bolle?”, quesiti che indubbiamente possono essere corretti rapidamente conteggiando gli errori, ma bisogna proporre agli studenti situazioni complesse, che mettano in campo diverse conoscenze e abilità e che abbiano attinenza con la vita quotidiana. Come mostrano gli esempi di Figura 7, le prove di competenza, oltre che un momento di valutazione, possano costituire anche un’occasione di ulteriore approfondimento degli argomenti trattati.
Per essere precisa e affidabile, una valutazione di conoscenze, competenze e attitudini deve infine essere completata con l’osservazione regolare del comportamento di allieve e allievi e del loro lavoro individuale e di gruppo.
Figura 7 – Esempi di prove per la valutazione delle competenze
Infine vogliamo sottolineare quanto i vari momenti di valutazione siano importanti anche come forma di autovalutazione del lavoro del docente. Spesso errori frequenti presenti negli elaborati della maggior parte della classe o difficoltà degli alunni a comprendere alcuni argomenti possono dire all’insegnante che probabilmente il proprio lavoro su alcuni temi non è stato così incisivo come ci si aspettava e che è necessario ritornare sull’argomento scegliendo anche approcci differenti.
“Tra le dita – Scienze da esplorare” di A. Alfano, V. Boccardi, E. De Masi, G. Forni – Fabbri Editore – Rizzoli Education, 2022 – Testo di scienze per la scuola secondaria di primo grado
Sempre in cerca di idee nuove e creative per gli ultimi giorni di scuola? Provate a dare un’occhiata a questi materiali!
Inglese
A1/A2 – VISIT A MUSEUM!
Step 1: In class revise vocabulary and grammar needed to describe a painting Step 2: Divide students into pairs/small groups Step 3: Ask them to Visit a Museum!
Choose 3 paintings
For each work (3) complete the following:
Title of artwork, artist’s name, location of work
When and where was the work created?
What is the medium?
Describe any recognizable images- people, buildings, trees, etc…
What interests you about this work? Why did you choose this work?
B1 – TRAVELOGUE
Step 1: In class revise vocabulary and grammar to speak about past Holidays and travels Step 2: Ask your students to collect 4/5 picture of a past journey Step 3: Ask your students to write/type a travelogue starting from the pictures they have chosen.
You can use online tools such as Padlet or ask your students to work with pen and paper.
B2 – LITERARY REVISION
Create a comic strip explaining the basic plot of the book. Be sure to use 6-8 panels to summarize the story including the elements of fiction
B2 – LANGUAGE
Guide for a day!
Step 1: Revise in class past tenses and vocabulary to speak about the history of your city and/or some monuments Step 2: Divide the class into pairs or small groups and ask them to choose 1 monument and 1 restaurant/pub/bar of your city Step 3: Ask your students to record a video. They will be guides for a day! The video must include description and history of the monument; highlights of the area chosen; review of the restaurant/pub/bar chosen. Step 4: Watch the videos in class and have fun! (This can be used for an oral mark if your students speak in front of the camera without reading)
C1 -DEBATERS
Step 1: Divide the class into four groups. Step 2: Give each group a specific aspect of the topic you’ve chosen for the debate (see link below) and ask them to brainstorm Step 3: Three students per group prepare a speech to support their ideas.
SPEECH STRUCTURE: INTRODUCTION POINT ONE POINT TWO POINT THREE CONCLUSION – VOTE FOR US
Step 4: Start your debate. You can find a moderator among the students of your class. Step 5: Ask every student to vote.
Recoger el léxico necesario para hablar de viajes y exploraciones
Dividir la clase en parejas/pequeños grupos
A partir de los mapas que se encuentran al principio y a finales del texto, cada grupo tiene que dibujar y describir una parte del viaje de Magellanes y Elcano realizando un video/presentación que después presentarán a la clase.
B1 – DIARIO DE VIAJE
Revisión del vocabulario y de las estructuras lingüisticas necesarias para hablar de viajes y vacaciones
Utilizando 4/5 fotografías de las vacaciones pasadas, realizar un diario de viaje a partir de las imagénes elegidas.
Los alumnos tendrán que contestar, oralmente en clase o por escrito en casa, a las siguientes preguntas
¿Qué título le pondrías tú a esta película?
En tu opinión, ¿Por qué la película les podría gustar a otras personas?
En clase en grupos, discutid sobre la descripción emocional de los personajes, subrayando las cualidades positivas de cada uno y cómo evolucionan en la película.
Cada alumno tiene que escribir un texto, incluyendo su experiencia personal, a partir de esa frase: “Aprender a perder para empezar a ganar.”
Al final se pueden compartir los textos en clase para reflexionar juntos sobre el sentido de la película.
Per aiutare i miei alunni a descrivere un paesaggio con un ordine spaziale che non fosse troppo confusionario, ho pensato potesse essere interessante invitarli a realizzarne uno tridimensionale utilizzando semplicemente carta, colla e forbici.
Andiamo con ordine e… ripercorriamo le fasi del laboratorio!
Fase 1 > Predisposizione del setting
Anzitutto abbiamo organizzato l’aula disponendo i banchi ad isole, in modo che i bambini potessero lavorare a gruppi.
Ogni bambino disponeva di un cartoncino che funge da base, piegato in questo modo:
Al centro di ogni tavolo di lavoro, invece, ho sistemato un cesto colmo di carte colorate e di diversa grammatura.
Fase 2 > Osservazione di un paesaggio
A questo punto ho mostrato ai bambini alcune immagini di paesaggi, cercando di accompagnarli verso alcune considerazioni:
gli oggetti appaiono più piccoli quanto più sono distanti da chi osserva;
esistono diversi piani di osservazione: abbiamo distinto un primo piano, un secondo piano e uno sfondo;
gli oggetti in lontananza sono difficili da percepire in modo chiaro e sono spesso poco nitidi.
Fase 3 > Realizzazione di un paesaggio tridimensionale
Dopo aver raccolto le considerazioni dei bambini, li ho invitati a realizzare un paesaggio incollando sul foglio piegato alcuni elementi in primo piano, altri in secondo piano e altri ancora sullo sfondo.
Eccoci all’opera:
Questi sono alcuni dei risultati:
Fase 4 > Descrizione del paesaggio
Al termine dell’attività creativa, siamo passati alla descrizione del paesaggio: ho chiesto ai bambini di presentare l’ambiente creato da ciascuno inserendo con precisione gli indicatori spaziali (in primo piano, in secondo piano, sullo sfondo, accanto a, nei pressi di, alla destra di, dietro a …).
Precisazioni
Questo laboratorio interessa principalmente le discipline di italiano e di arte e immagine ed è stato proposto in una classe quarta.
L’autrice
Gloria Ragni – Insegnante di scuola primaria, promotrice del “fare per apprendere” e sostenitrice dell’utilizzo integrato del digitale nella didattica.
Molto spesso, soprattutto nei contesti non strutturati come la ricreazione, capita di aiutare i bambini e le bambine a dover gestire la frustrazione legata al rifiuto. Quando un bambino o una bambina propongono un gioco e nessuno vuole farlo perché ritenuto noioso, scatta in quel bambino o in quella bambina la sensazione di essere rifiutati insieme alla sensazione di non essere capiti e di essere diversi.
Essere diversi non è solo una questione esteriore legata all’aspetto, ma è soprattutto una questione di accettazione di sé stessi. Ricercare costantemente l’approvazione degli altri per legittimare le proprie scelte trasforma il rifiuto di qualcosa di banale come un gioco, nel rifiuto della persona. Invece di pensare che sono i propri gusti a essere differenti da quelli degli altri, scatta la sensazione di essere diversi dagli altri e, quindi, in qualche modo sbagliati.
Per aiutare le bambine e i bambini a comprendere meglio questi processi così complessi abbiamo deciso di proporre la lettura del libro “Elmer l’elefante variopinto” di David McKee. In questa storia un elefante è concretamente diverso dagli altri in quanto la sua pelle è multicolore. Insieme al suo aspetto Elmer viene descritto anche come scherzoso, con la capacità di portare il sorriso agli altri suoi compagni elefanti.
Una notte però, senza aver subito alcun torto o rifiuto, Elmer non riesce a dormire perché è stanco di essere diverso e arriva a rinnegare il colore della sua pelle perché troppo diversa da quello che ci si aspetta. Questo senso di inadeguatezza lo porta a distorcere la realtà fino a pensare che gli altri elefanti non ridono perché è simpatico ma ridono perché è diverso. Così intraprende un viaggio, nel quale cercherà un modo per coprire il colore della sua pelle. Una volta riuscito nell’intento, torna dai suoi amici che non lo riconoscono e che sono molto seri; è in questo momento che l’elefante non riesce più a trattenere la sua indole scherzosa e si rivela facendo uno scherzo agli amici che, appena lo riconoscono, tornano a essere allegri e gioiosi.
In questa storia è molto chiaro che il concetto fondamentale ruota intorno all’accettazione del sé prima dell’accettazione da parte degli altri. Solo quando Elmer riesce a essere sé stesso, la diversità esteriore smette di essere un problema.
Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:
prima parte: lettura e interpretazione della storia;
seconda parte: presentazione del template “La teoria dei colori”;
terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare il template.
Video
MATERIALI AGGIUNTIVI
Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.
Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.
La natura mondiale, e non solo europea, della guerra fredda, divenne chiara nel 1950. Gli USA avevano compreso l’insostenibilità del colonialismo tradizionale di matrice europea, caldeggiando l’indipendenza dell’India (1947) e dell’Indonesia (1949), dopo che, fin dal 1946, essi l’avevano concessa alle Filippine.
Gli strateghi di Washington ritenevano, a ragione, che “l’imperialismo ottocentesco” fosse “la cultura ideale per alimentare il virus comunista”, come testimoniavano i vari movimenti per l’indipendenza, sorti in parte già prima del conflitto mondiale, che ora, soprattutto in Asia, riprendevano vigore.
Libertà contro schiavitù
La direttiva strategica del National Security Council della primavera del 1950 (NSC-68) tendeva a radicalizzare la visione della guerra fredda, considerando quello in corso uno scontro fra “libertà” e “società della schiavitù”, la cui posta era la sopravvivenza o la distruzione dell’intero “mondo libero”. Rispetto alle riflessioni del governo americano del 1947, il linguaggio si faceva più rozzo e ideologico. L’idea del contenimento non era più letta tenendo conto delle possibili strategie difensive che pure costituivano buona parte del punto di vista staliniano, ma solo come la definizione di un perimetro rigido, una frontiera immensa da preservare per evitare sconfinamenti pericolosi.
Il riarmo come modello economico
Non stupisce osservare che il corollario della direttiva NSC-68 fosse il riarmo degli USA, inteso sia come necessità contingente, sia come vero e proprio modello economico, capace cioè di produrre innovazioni attraverso l’investimento pubblico, e di tradursi prospetticamente in un vantaggio anche per il mercato “civile” (basti pensare al nucleare, ai missili, alle comunicazioni). La guerra fredda cambiava volto: la possibilità di contare su armi sofisticate aumentava la capacità di dissuasione della superpotenza statunitense, inaugurando una gara tecnologica con la superpotenza sovietica. Nello stesso tempo, però, la rigidità del confine fra “mondo libero” e comunismo aumentava i rischi di una guerra “calda” tradizionale.
38° parallelo: la guerra di Corea (1950-1953)
La prima guerra della guerra fredda cominciò in Corea. La penisola, controllata per decenni dal Giappone fino al 1945, era stata divisa in due, 38° parallelo: il Nord ai comunisti di Kim il Sung, il Sud a Synghman Rhee, un leader autoritario sostenuto dagli occidentali. La penisola non aveva grande valore strategico, ormai. Kim chiese sostegno a Mosca per un’offensiva il cui obiettivo era l’unificazione del paese: egli agiva, quindi, mosso da un impulso fondamentalmente nazionalista, nonostante il suo comunismo ortodosso. Stalin lo lasciò fare e il 25 giugno 1950 prese avvio un’offensiva che in breve sbaragliò le forze del Sud. A quel punto, gli USA intervennero direttamente: il generale MacArthur, già protagonista della guerra nel Pacifico, pianificò un audace sbarco a Inchon, che rovesciò le sorti del conflitto e permise agli occidentali e alle truppe di Synghman Rhee, in ottobre, di marciare sul Nord. Ma le sorprese non erano finite. Questa volta, a sostenere Kim, giunsero – su mandato di Mosca – i cinesi di Mao, che a centinaia di migliaia, in novembre, si riversarono nel paese. Americani e alleati furono travolti e costretti ad una rovinosa ritirata fino a Seoul, la capitale del Sud.
Il confine del 38° parallelo
Solo l’afflusso di rinforzi e massicci bombardamenti aerei consentirono di ripristinare il confine al 38° parallelo, nel 1951. Il conflitto, assai sanguinoso (se escludiamo i coreani, i morti americani furono 50.000 e centinaia di migliaia i cinesi) continuò a più bassa intensità fino al 1953.
Escalation o Status quo?
Il caso della Corea dimostrava che pure una contesa mossa da interessi particolari dei leader territoriali poteva diventare occasione per un confronto muscolare fra superpotenze, le quali, tuttavia, non avevano interesse ad alimentare l’escalation, cioè l’intensificazione incontrollata dei combattimenti, quanto piuttosto a ripristinare lo status quo. Il generale MacArthur, cui sfuggiva questo piano della riflessione strategica, fu rimosso dall’incarico di comandante alleato nell’aprile 1951, perché, da militare, auspicava un intervento diretto sulle retrovie cinesi che consentivano l’afflusso di rinforzi al Nord. MacArthur sosteneva che l’azzardo era plausibile, perché il differenziale di testate nucleari era ancora largamente a favore degli USA: non comprendeva che né a Washington, né a Mosca si intendeva giungere allo scontro fra USA e URSS, dalle quali entrambe, interessate all’egemonia planetaria, sarebbero uscite inevitabilmente indebolite, a vantaggio di altri attori internazionali. Le guerre, quindi, potevano essere vinte, perse o pareggiate, ma solo se locali.
Attività
La storia della Guerra di Corea coinvolge attori da sempre in primo piano: USA, Russia e Cina. Ma come è cambiato oggi il peso di questi attori? E le loro relazioni? Con l’aiuto dell’insegnante costruite una presentazione che si basi su tre piani di confronto: politico, sociale ed economico.
Enzo Suma è una guida naturalistica di Ostuni, in provincia di Brindisi. È anche l’ideatore di Archeoplastica, il museo dei rifiuti in plastica che lui stesso da anni raccoglie sulle spiagge salentine. Della collezione fanno parte flaconi, bombolette spray e oggetti che talvolta sono stati sospinti dalla corrente per più di cinquant’anni prima di fermarsi su una spiaggia, rimanendo in ottimo stato di conservazione. Con il suo progetto, Enzo organizza giornate di pulizia della spiagge, mostre e attività di sensibilizzazione riguardo lo stato di inquinamento del nostro mare e delle nostre coste.
Il problema dei rifiuti plastici in mare è estremamente serio. L’IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, ha pubblicato nel 2020 il report The Mediterranean: Mare plasticum in cui denuncia la piaga dell’inquinamento dovuto a materie plastiche. Nel report, l’organizzazione non governativa stima una quantità di plastica nel mar Mediterraneo pari a 1.178.000 tonnellate, più di quattro volte la quantità di rifiuti che derivano dall’utilizzo di bottiglie in plastica in Italia ogni anno. Il nostro paese è uno dei più impattanti sotto questo punto di vista, insieme a Egitto e Turchia.
Il 94% di questa enorme quantità di rifiuti è costituita da frammenti plastici che possiamo vedere e raccogliere con mano – sebbene la maggior parte di essi finisca sui fondali – quelli che Enzo Suma raccoglie sulle spiagge pugliesi bagnate dal mare Adriatico, o quelli che formano le isole di plastica che galleggiano trasportate dalle correnti marine. Il restante 6% è invece costituito da un forma di inquinamento più subdola, da quelle che chiamiamo microplastiche. Sono frammenti di materiale di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, quindi molto più difficili da raccogliere ed eliminare.
L’inquinamento dei mari dovuto alle materie plastiche è un’urgenza a cui si sta rivolgendo, anche se in ritardo, sempre più attenzione. In tutto il mondo si sta andando in maniera graduale verso una messa al bando degli oggetti in plastica monouso – piatti, posate, cannucce, bastoncini cotonati e così via – che potrebbe diminuire l’impatto di questi rifiuti sui nostri mari nel lungo termine.
Nel frattempo, molte associazioni tra le quali Legambiente portano avanti da anni campagne di sensibilizzazione sulla pulizia non solo delle nostre spiagge, ma anche di laghi, fiumi, parchi urbani e così via. Campagne come Spiagge&Fondali Puliti oppure Puliamo il Mondo portano avanti azioni di coinvolgimento della popolazione nel monitoraggio e nella pulizia degli ambienti naturali dai rifiuti attraverso protocolli per il beach, river o park litter.
Il museo di Archepoplastica è un’importante testimonianza di una visione del problema dell’inquinamento da materiali plastici miope e pericolosa. Il futuro potrebbe essere migliore grazie alla scienza, alle politiche di tutela ambientale e alle iniziative di sensibilizzazione che coinvolgono le persone. Enzo Suma sarebbe di sicuro molto contento se alla sua collezione smettessero in futuro di aggiungersi nuovi reperti.
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