Pablo Picasso: un anno di eventi, mostre e celebrazioni

Pablo Picasso: un anno di eventi, mostre e celebrazioni

L’8 aprile 1973, a Mougins, nel Sud della Francia, moriva Pablo Picasso. Aveva 91 anni. Per celebrare il cinquantesimo anniversario della sua morte, in Francia, in Spagna e in altri paesi fioriscono iniziative che permettono al grande pubblico di entrare in contatto con l’opera di questo gigante del Novecento e con la forza dirompente del suo linguaggio.

Al centro delle celebrazioni picassiane si trova il  Musée National Picasso di Parigi, che, come principale finanziatore e coordinatore, insieme a Bernard Picasso, nipote dell’artista e presidente di FABA (Fundación Almine y Bernard Ruiz-Picasso para el Art) e del Museo Picasso di Malaga, ha organizzato una cinquantina di mostre ed eventi che si terranno in rinomate istituzioni culturali in Europa e Nord America.

Lo scopo è, oltre a celebrare il maestro, riuscire a fare il punto, grazie a nuove interpretazioni e approcci, sullo stato degli studi e della comprensione dell’opera di Picasso.

I governi francese e spagnolo hanno deciso di collaborare con celebrazioni ufficiali in Francia e in Spagna che si concluderanno con un grande simposio internazionale nell’autunno del 2023, in occasione dell’apertura del Centro Studi Picasso a Parigi.

Diamo un’occhiata ai luoghi e agli eventi più interessanti e significativi.

IN FRANCIA

Célébration Picasso, la collection prend des couleurs!

Parigi, Musée National Picasso, 7 marzo – 27 agosto 2023

Il Musée National Picasso di Parigi propone di riscoprire la sua ricchissima collezione permanente di opere del maestro, attraverso una mostra, progettata dallo stilista britannico Paul Smith, noto per il suo interesse per il colore e le contaminazioni culturali.

L’accostamento di queste due personalità dà vita a una lettura contemporanea dei capolavori di Picasso che sottolinea il carattere sempre attuale dell’operato dell’artista.

Picasso et la préhistoire

Parigi, Musée de l’Homme-Museum national d’histoire naturelle, 8 febbraio 2023 – 12 giugno 2023

Nel 1902 i dipinti della grotta di Altamira, in Spagna, furono riconosciuti come vere opere preistoriche, nel 1922 fu rinvenuta la Venere di Lespugue; il percorso artistico di Picasso si avvia e muove i suoi passi in parallelo alle grandi scoperte e all’affermarsi di studi sempre più approfonditi sull’arte della Preistoria. Nell’eccezionale contesto del Musée de l’Homme una quarantina di dipinti, sculture, disegni, ceramiche e ciottoli incisi di Pablo Picasso vengono presentati in dialogo con opere e oggetti preistorici, esplorando la relazione dell’artista con questo lontano passato.

Formes et métamorphoses: la création céramique de Picasso

Vallauris, Musée Magnelli, Musée de la céramique, 6 maggio 2023 – 30 ottobre 2023

Nel 1946 Picasso, in vacanza a Golfe-Juan, incontra Suzanne e Georges Ramié, fondatori del laboratorio ceramico Madoura di Vallauris, con i quali inizia una collaborazione l’anno successivo. Anche se aveva già avuto esperienza nella ceramica, fu proprio a Vallauris che Picasso scoprì le diverse tecniche e imparò rapidamente a padroneggiarle.

Stimate tra 3.500 e 4.000, le ceramiche di Pablo Picasso appaiono estremamente innovative e la mostra, attraverso la presentazione di un gruppo di opere emblematiche, si propone di cogliere l’evoluzione della ricerca formale e plastica di Picasso nell’arte ceramica.

Gertrude Stein et Picasso. L’invention du langage

Parigi, Musée de Luxembourg, 13 settembre 2023 – 21 gennaio 2024

Scomposizione analitica degli elementi semplici della vita quotidiana, linguaggio e pittura, serialità – tanti sono i caratteri formali propri della ricerca delle avanguardie pittoriche e letterarie del XX secolo che accomunano e nutrono l’amicizia parigina fra la scrittrice americana Gertrude Stein e il pittore spagnolo Pablo Picasso. Questa mostra offre un approccio documentario alla vita di Gertrude Stein, che si è svolta a due passi dal Musée de Luxembourg, frequentato regolarmente, alla sua amicizia con Picasso e ai suoi legami con la scena artistica della città. Per quel che riguarda Picasso,  sono gli anni eroici delle Demoiselles d’Avignon e del Cubismo, rappresentati in mostra da un importante nucleo di opere, molte delle quali provenienti dal Musée National Picasso – Parigi.

IN SPAGNA

Malaga, la città andalusa che ha dato i natali a Picasso, ospita due musei dedicati all’artista: la casa natale e il Museo Picasso Malaga. Entrambi in questo 2023 oltre a valorizzare la propria collezione, ospitano mostre dedicate al maestro.

Las edades de Pablo

Malaga, Museo Casa Natal Picasso, 21 giugno – 1° ottobre 2023

Premesso che una visita alla casa natale di Picasso è un’esperienza affascinante, perché permette un’immersione nel mondo nel quale l’artista ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, questa mostra è un motivo di attrazione in più, perché costituisce un vero e proprio percorso cronologico e stilistico dell’opera di Picasso secondo le tappe che hanno segnato la sua vita, arricchito da molte sue opere giovanili e poco note al grande pubblico.

La imagen de Picasso

Malaga, Museo Casa Natal Picasso, 18 ottobre 2023 – 3 marzo 2024

La presenza di Picasso nei media: la fotografia, la carta stampata, la televisione, la pubblicità, il cinema, i fumetti o la musica popolare offrono un caleidoscopio di visioni e rappresentazioni diverse del maestro che è diventato, anche nella cultura pop, un’icona dell’arte del Novecento e un prototipo dell’artista tout court.

Picasso as seen by Otero

Malaga, Museo Picasso, 17 gennaio 2023 – 23 aprile 2024

A breve distanza dalla casa natale di Picasso, il Museo Picasso – Málaga vanta una collezione permanente di circa 400 opere del maestro. Nel 2023 l’istituzione celebra sia il cinquantenario della morte di Picasso che il ventesimo anno di apertura e per questo motivo offre al pubblico alcune mostre davvero interessanti, fra le quali Picasso as seen by Otero.

L’argentino Roberto Otero è stato uno dei pochi giornalisti e fotografi ai quali Picasso ha aperto le porte della sua casa nel sud della Francia e ha anche offerto la sua amicizia. Otero, quindi, rivela con le sue foto Picasso negli anni Sessanta, la sua vita quotidiana, la sua famiglia, i suoi amici, in un racconto al tempo stesso intimo e aperto, quasi un’introduzione al mondo personale di Pablo Picasso, al suo essere uomo e, insieme, artista.

Picasso Escultor: Materia y Cuerpo

Malaga, Museo Picasso, 9 maggio 2023 – 10 settembre 2023

Il corpo, come strumento e come fine ultimo della rappresentazione, è il tema alla base di questa mostra che presenta un’accurata selezione di sculture di Picasso. L’intento dell’esposizione è quello di mostrare la pluralità di stili che Picasso ha utilizzato per esplorare ed espandere le forme del corpo umano nella rappresentazione nello spazio. 

L’artista ha sempre mostrato in ogni fase della sua lunga e proteiforme attività quasi un’ossessione nello scomporre il corpo umano in una varietà di formati e generi, utilizzando tutti i materiali a sua disposizione: legno, bronzo, ferro, cemento, acciaio o malta, confermando così l’importanza da lui attribuita a ogni modalità di espressione artistica.

El Eco de Picasso 

Malaga, Museo Picasso, 3 ottobre 2023 – 24 marzo 2024

Pablo Picasso ha avuto un’enorme influenza sull’arte del XX secolo, soprattutto per la libertà che caratterizza ogni aspetto della sua espressione artistica in pittura, scultura, grafica, ceramica. Non c’è artista prima di Picasso che abbia avuto un seguito così ampio di seguaci e ammiratori, ma anche di detrattori e oppositori, quasi l’arista spagnolo fosse una sorta di pietra di paragone per le scelte artistiche della contemporaneità. La mostra El eco de Picasso si basa su questo effetto esercitato dalle sue pratiche artistiche soprattutto nell’arte globalizzata di oggi e riunisce il lavoro di una trentina di artisti in dialogo con l’artista di Malaga.

Picasso y el Greco

Madrid, Museo Nacional del Prado, 13 giugno 2023 – 17 settembre 2023

Nel museo del Prado, che ha visto Picasso comparire come copista nei registri delle presenze, la mostra giustappone una selezione di opere di Picasso ad altre del Greco in modo da rendere tangibile l’evidente influenza che il pittore cinquecentesco ha esercitato sul primo tratto della carriera picassiana, tra il periodo blu e il cubismo.

Picasso Vs. Velázquez

Madrid, Casa de Velázquez, 1 settembre 2023 – 30 novembre 2023

Picasso adolescente, durante una visita al museo del Prado, rimane folgorato dal capolavoro di Velázquez, Las Meninas. Molti anni e molte opere dopo, nell’estate 1957, Picasso ritrova, o almeno questa è la leggenda, una fotografia della celebre tela: si innesca in lui una frenesia creativa che lo porta in quattro mesi a realizzare ben 58 dipinti dedicati e direttamente ispirati a Las Meninas. La mostra si basa su questo rapporto, sugli echi e sul gioco di specchi tra le opere dei due pittori. 

Le opere grafiche di Picasso dialogano con fotografie d’archivio, lettere e documenti audiovisivi, oltre ad altre opere realizzate appositamente per l’occasione da noti artisti contemporanei, per offrire un’esperienza plurale e transdisciplinare.

 

NEGLI STATI UNITI

Jeune Picasso à Paris

New York, Solomon R. Guggenheim Museum 12 maggio 2023 – 7 agosto 2023

Il Guggenheim Museum dedica una piccola mostra composta da dieci fra dipinti e opere su carta tratti dalla propria collezione, accomunati dal fatto di essere stati realizzati da Picasso all’inizio del suo soggiorno a Parigi, intorno al 1900. Al centro dell’esposizione il celebre Le Moulin de la Galette. Questi lavori esemplificano un periodo di sperimentazione stilistica e di fascinazione esercitata sull’artista spagnolo dalla ville lumière e dai suoi locali notturni che divennero una primaria fonte di ispirazione, insieme ai diversi personaggi e tipi umani che li frequentavano.

Picasso Landscapes: Out of Bounds

Cincinnati, Cincinnati Art Museum 24 giugno 2023 – 11 ottobre 2023

Out of Bounds è una mostra itinerante che si concentra su un tema poco conosciuto, se mai fosse possibile, dell’attività di Picasso: il paesaggio.

Questo genere artistico, praticato dall’artista fino dalla prima giovinezza e mai abbandonato, è stato un catalizzatore della sua sperimentazione formale, un campo di indagine sulla modernità urbana, un’interfaccia tra umanità e natura, di cui ci parlano le quaranta opere scelte, tra dipinti e sculture. 

PER APPROFONDIRE 

Tante mostre per Picasso

  • Al link seguente è possibile trovare un elenco molto esaustivo di tutte le mostre organizzate nel 2023-2024 per celebrare il cinquantenario della morte di Pablo Picasso: visita la pagina.
  • Al link seguente si possono trovare info e dettagli sulle celebrazioni per il cinquantenario della morte del maestro spagnolo organizzate dal Musée National Picasso Parigi: visita la pagina.

Pablo è vivo! Riflessioni su Picasso a cinquant’anni dalla sua morte

Lo storico dell’arte e docente universitario Valerio Terraroli, autore del corso di storia dell’arte per la scuola secondaria di II grado, Con gli occhi dell’arte, ci introduce all’arte del grande maestro e ci aiuta a capire un artista che è ancora vivo a 50 anni dalla sua morte.

Una voce fuori dal coro

Un graffiante articolo sullo sfruttamento mediatico del “fenomeno” Picasso nel sistema/business delle mostre d’arte è quello di Flaminio Gualdoni, pubblicato sul “Giornale dell’arte” il 3 novembre 2022 dal titolo Nessun vaccino per l’epidemia di Picassite, che potete consultare a questo link: https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/nessun-vaccino-per-l-epidemia-di-picassite/140501.html

La chimica a colazione

È una mattina come tante, sono ancora assonnato e il brontolio della caffettiera mi richiama in cucina. Sarà la mia deformazione professionale da insegnante, ma di fronte all’aroma invitante del caffè appena fatto non riesco a fare a meno di pensare a quanta chimica c’è in una colazione. Continuo a sognare per un po’ e immagino che potrei iniziare la giornata facendo lezione proprio qui, trasformando la mia cucina in un laboratorio. 

Si inizia con un buon caffè 

Come funziona una moka? Se provassimo a chiedere alle persone perché il filtro ha la forma di un imbuto, con il collo che arriva quasi al fondo della caldaia bollitore, non tutti saprebbero rispondere. Quando disponiamo l’acqua nella caldaia, facciamo attenzione a lasciar libero un po’ di spazio affinché sia occupato dall’aria (Figura 1A). Una volta sistemata la moka sul fuoco, l’aria si riscalda, si espande e assieme al vapore prodotto dal riscaldamento dell’acqua incrementa la pressione sull’acqua sottostante. Questa pressione costringe l’acqua calda a risalire il tubo del filtro a imbuto e a fluire attraverso la polvere di caffè contenuta in un secondo filtro (Figura 1B). Dunque, il vapor d’acqua non raggiungere il caffè, ma contribuisce, in un secondo tempo, a esercitare pressione sull’acqua liquida. Il flusso d’acqua (solvente) estrae la caffeina e altri aromi solubili dalla polvere e crea un effetto eluente (lo stesso principio è utilizzato nelle colonne cromatografiche) che trascina particelle insolubili, molto piccole, non trattenute dal filtro. In questo modo, si hanno due metodi di separazione combinati: l’estrazione con solvente associata a una filtrazione. 

A questo punto, la bevanda nel bricco di raccolta (Figura 1C) è una soluzione formata da un solvente (l’acqua) e diversi soluti (caffeina, polifenoli, sali minerali ecc.). Tuttavia, a causa delle polveri insolubili, il caffè si comporta anche come colloide e come sospensione. 

Il pennacchio bianco che accompagna il brontolio della caffettiera, non è vapore. O meglio, non lo è più: si tratta infatti di minuscole goccioline d’acqua  formatesi per condensazione dei vapori prodotti dal caffè caldo della goccia, le forze di attrito (dipendenti dalla superficie) sono maggiori rispetto alla forza peso di ciascuna goccia (dipendente dal volume). Quando questo avviene, si forma una nebbia: un aerosol liquido che costituisce un’altra tipologia di colloide. Per osservare una delle proprietà dei colloidi basterebbe usare un piccolo puntatore laser: facendo passare la luce attraverso il pennacchio bianco, oppure attraverso un po’ di caffè versato in una provetta e diluito con dell’acqua, si osserverà la “strisciata” della luce diffusa attraverso il colloide, il classico effetto Tyndall (Figura 2).                                            

     

 

 

 

 

 

 

Figura 1: Struttura di una Moka. A) Caldaia con acqua, B) filtro ad imbuto, C) bricco di raccolta
Figura 2: Effetto Tyndall. A sinistra una soluzione vera, a destra un colloide

Il pane non manca mai

In genere, per ottenere una temperatura e una morbidezza perfette, si riscalda la fetta di pane nel microonde. Le microonde sono costituite da un campo elettromagnetico, che inverte la propria polarità circa 2,5 miliardi di volte al secondo. Se incontrano una molecola d’acqua, che è fortemente polare a causa delle differenti elettronegatività di idrogeno e ossigeno, ne inducono la vibrazione per effetto dell’interazione con le sue cariche. La vibrazione delle molecole d’acqua si traduce, a causa dell’attrito, in un aumento di temperatura. L’effetto delle microonde dipende dunque dalla struttura molecolare delle singole sostanze e dal loro contenuto di acqua: è per questo motivo che il piatto di ceramica rimane freddo nonostante il pane sopra sia soffice e caldo, o che ci si scotta le labbra se si scalda il latte in una tazza con il bordo decorato. Nel microonde, infatti, non bisogna mai introdurre metalli (per esempio la stagnola) o vernici contenenti metalli (come quelle di alcune ceramiche) perché le microonde generano correnti elettriche che provocano scariche e surriscaldamenti sul metallo stesso. 

Il microonde fu inventato quasi per caso negli anni ‘40 in Inghilterra, da un tecnico che lavorava alla produzione di radar. Questi si accorse che una barretta di cioccolato posata nelle vicinanze del generatore di microonde di un prototipo si era sciolta.  Incuriosito, provò a concentrare le microonde su dei chicchi di mais, che si trasformarono in popcorn: l’acqua presente nella polpa del chicco evapora e, trattenuta dalla buccia, crea una sovrapressione che lo fa scoppiare. Anche se non li mangio a colazione, non metterei mai delle castagne con la buccia o dei gamberetti con il guscio dentro al microonde: il botto sarebbe assicurato.

Per riprodurre a scuola un’esperienza simile, basterà riscaldare un becher di vetro contenente acqua e un becher di vetro contenente olio, in quantità uguali; in pochi minuti si osserverà una notevole differenza di temperatura fra i due liquidi. Poi, sarà necessario discutere con gli alunni cosa significhi “quantità uguali” nei due contenitori: stesso volume, stessa massa o stesso numero di moli? 

Per una buona colazione c’è sempre anche qualcosa di dolce

Come il miele, che è prodotto con una serie di sistemi di separazione molto comuni nei laboratori di chimica: la centrifugazione associata alla filtrazione (per raccogliere il miele dalle cellette) e la decantazione in imbuto separatore (il bidone maturatore degli apicoltori). Sul tavolo, potrebbero esserci anche la marmellata e le pesche sciroppate, rigorosamente fatte in casa.  In questo caso, occorre segnalare una discriminazione: poiché quando tutti pensano a questo tipo di delizie danno molta importanza al barattolo di vetro, è necessario sottolineare che il vero protagonista è il tappo. Durante la preparazione, le pesche sono disposte in un barattolo di vetro, che è tappato e messo a bagnomaria. La tecnica del bagnomaria sfrutta il principio della sosta termica durante l’ebollizione (intorno ai 100 °C), per cui la temperatura interna non aumenta oltre questo valore e l’alimento è sterilizzato a temperatura costante senza bruciacchiarsi. Dentro al barattolo si genera anche una sovrapressione dovuta al vapore che vi si forma e all’aria riscaldata che si espande come previsto dalle leggi dei gas. In questo caso, il tappo, che funziona come una valvola di non ritorno, lascia uscire i gas quando la pressione all’interno è più alta rispetto all’esterno e non permette che ne entrino quando la pressione interna diminuisce a causa del raffreddamento del gas e della condensazione del vapore (Figura 3); si instaura così un ambiente sterile e ipobarico che impedisce la crescita di muffe e batteri (sottovuoto).

Figura 3: vaso per la sterilizzazione e principio di funzionamento

Qualora non si gradisse il caffè, la scelta della bevanda mattutina potrebbe ricadere sul tè, che è ottenuto per estrazione con solvente e filtrazione. 

Se si aggiunge lo zucchero, trattandosi di saccarosio (C12H22O11)) in acqua, si ottiene una soluzione non elettrolitica della quale si può ricavare la molarità con pochi e semplici calcoli. Se si preferisce il limone, invece, è possibile osservare una decolorazione istantanea del tè (Figura 4). Ipotizzando che ciò sia dovuto al colore chiaro del succo, si potrebbe verificare la supposizione aggiungendo un altro elemento chiaro come il bicarbonato di sodio: a questo punto, il tè, oltre a diventare imbevibile, cambia di nuovo colore, passando a tonalità più scure. Tale fenomeno è dovuto al fatto che il tè è un indicatore di pH, per cui cambia colore a seconda che l’ambiente sia basico (tè e bicarbonato) o acido (tè e limone).

Il limone è uno dei frutti più utilizzati nei laboratori scolastici: la scorza è ricca di limonene, che può essere estratto con un semplice distillatore in corrente di vapore, mentre il succo è un acido debole; si possono fare esperienze di titolazioni colorimetriche per misurarne sia l’acidità totale (dovuta soprattutto all’acido citrico) sia il contenuto di vitamina C. Inoltre, trafiggendo un limone con due lamine di metalli diversi (es. zinco e rame) è possibile costruire una semplice pila a setto poroso (Figura 5). 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 4: diverse colorazioni del tè in seguito all’aggiunta di una sostanza acida
Figura 5: pila realizzata con limone, lamella di rame (catodo)  e un chiodo di ferro (anodo)

E infine i biscotti

Basta intingerli nel tè per osservare il liquido risalire anche nella parte emersa di biscotto in pochi secondi (Figura 6).  L’imbibizione è una conseguenza della capillarità, ovvero la capacità di alcuni liquidi (fra i quali l’acqua) di risalire, contro gravità, lungo un tubo molto stretto (capillare) (Figura 7). L’etichetta nutrizionale dei biscotti, inoltre, presenta un esempio di misure utilizzate nelle miscele e nelle soluzioni solide: la percentuale massa su massa (%m/m).

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 6, 7: Principio di capillarità e imbibizione da risalita

L’anno dell’Intelligenza Artificiale

Il 2022 è stato l’anno in cui alcune particolari novità nel campo dell’intelligenza artificiale hanno favorito una considerevole crescita dell’interesse generale sul tema. Anche se l’idea di poter plasmare enti intelligenti non è certo una novità (è invece un’idea antica quasi quanto l’uomo), i risultati ottenuti in recenti applicazioni sono stati in grado di colpire gli esperti del settore, ma anche di arrivare direttamente al grande pubblico con un impatto inedito.

Da testo a immagini

Uno dei motori principali di questo successo è OpenAI, un’organizzazione non profit che si occupa di sviluppare software nel settore. Già nel 2021 aveva stupito la loro applicazione DALL-E, che implementa un modello di deep learning in grado di generare immagini a partire da una loro descrizione, fornita utilizzando il linguaggio naturale (una stringa di testo che le descrive). Il modello è stato migliorato e verso la fine del 2022 è uscito DALL-E 2, che colpisce per la qualità di alcuni risultati.

Le quattro immagini generate da DALL-E 2 come risultato dell’input “A happy frog with glasses painted on the top of Mount Everest in the style of Monet”.

Chatbot

Ha poi avuto un grande successo ChatGPT, sempre sviluppato da OpenAI. Si tratta di un chatbot con un’impressionante capacità di interagire con gli utenti, in grado di produrre testi di senso compiuto, ammettere i propri eventuali errori, proporre ragionamenti logici, ecc.

ChatGPT (come anche DALL-E 2) si basa su GPT-3.5, una rete neurale in grado di produrre testo che assomiglia a quello scritto da un essere umano.

Per testare il chatbot su un caso concreto gli abbiamo chiesto di produrre 5 possibili titoli per questo articolo e abbiamo scelto e modificato quello che ci piaceva di più (idea presa “in prestito” da qui). I tre titoli proposti sono i seguenti:

  1. L’anno dell’Intelligenza Artificiale: Come OpenAI ha sorpreso il mondo nel 2022
  2. DALL-E 2 e ChatGPT: Le innovazioni di OpenAI che stanno cambiando il gioco
  3. Il futuro è qui: Come l’Intelligenza Artificiale sta plasmando il nostro mondo
  4. GPT-4: Il nuovo modello di Intelligenza Artificiale che sta rivoluzionando il settore
  5. Intelligenza Artificiale: Dal testo alle immagini, il nuovo traguardo raggiunto da OpenAI

E poi?

Per ragioni di spazio ci siamo qui concentrati sui più famosi lavori di OpenAI, ma si perde oramai il conto delle alternative possibili in tutti i settori.

Il 14 marzo 2023 è uscito GPT-4, il successore di GPT-3.5, che implementa anche la possibilità di fornire immagini come input in aggiunta al testo. Il modello è un miglioramento estremamente significativo di GPT-3.5. In particolare, sembra che GPT-4 superi diversi test standard tipicamente impiegati nell’accesso alle università americane e anche l’esame di avvocatura entrando nel 90esimo percentile. Come osserva il prof. Baronchielli con una provocazione su Twitter, questo sembra dire molto di più sul sistema educativo che sull’intelligenza artificiale in sé. Ma questa è un’altra storia.

Approfondimenti

In viaggio verso la Città di Smeraldo

Leggere i grandi classici a scuola è sicuramente uno dei modi più efficaci per avvicinare le bambine e i bambini alla lettura, ma può diventare anche un meraviglioso spunto per coinvolgerli e aiutarli a sviluppare competenze in diversi ambiti disciplinari. L’unità di apprendimento che vi propongo è stata da me sperimentata diversi anni fa in una pluriclasse di scuola primaria formata da un gruppo di bambini e bambine dalla 1a alla 5a; questo a dimostrazione del fatto che gli sviluppi disciplinari possono essere adattati a tutte le classi.

La strutturazione del percorso

  • Con cadenza settimanale leggevo uno o due capitoli della storia.
  • Subito dopo, i più grandi si dedicavano all’analisi del testo completando una tabella* al pc in cui riportavano il titolo, l’ambientazione, i personaggi e gli avvenimenti principali del capitolo.
  • I più piccoli, invece, sperimentavano l’utilizzo del programma Paint per rappresentare i personaggi della storia rispettando forme e colori ben descritti da Baum.
  • Come ulteriore sviluppo, ci siamo anche dedicati alla realizzazione di un modellino del Regno di Oz utilizzando materiali di recupero con i Paesi posti ai 4 punti cardinali, il deserto tutto intorno, la strada lastricata di mattoncini gialli e la Città di Smeraldo al centro.

In questo modo abbiamo lavorato sulle competenze digitali, tecnologiche, linguistiche e naturalmente sociali.

Sviluppi disciplinari

Quelle che seguono sono soltanto alcune delle possibili attività da proporre.

  • ITALIANO: potenziamento delle abilità di ascolto e comprensione del testo, analisi delle caratteristiche del racconto fantastico e delle diverse tipologie testuali (si trovano infatti brevi testi narrativi, descrittivi, ecc.), produzione scritta a partire dal modello fornito dal testo o come esercizio creativo.
  • INGLESE: con i ragazzi e le ragazze più grandi, è possibile anche affrontare il testo in lingua originale, accompagnandolo con immagini e gestualità o affiancandolo al testo in italiano; esistono anche diverse semplificazioni del testo in inglese, tra queste vi consiglio il libricino della serie “Step by step” (edizioni Liberty)** pensato per studenti di livello A1. 
  • GEOGRAFIA: realizzazione di una pianta (cartacea, tridimensionale o in formato digitale) del Regno di Oz (i riferimenti geografici forniti dal testo sono molto precisi, a partire dalla suddivisione del Regno sulla base dei 4 punti cardinali).
  • SCIENZE: studio dell’aria e dell’atmosfera con i suoi fenomeni (l’avventura ha inizio con l’arrivo di un ciclone); analisi di ecosistemi differenti (fin dai primissimi capitoli viene infatti messa in rilievo la differenza tra le grigie praterie del Kansas e i prati verdi, le foreste lussureggianti di Oz: quali esseri viventi abiteranno l’uno e gli altri ambienti? Quali relazioni intercorrono tra loro?); studio degli organi (ad es. cervello e cuore) e dell’importanza di nutrirsi correttamente e idratarsi a sufficienza; studio dei materiali e delle loro proprietà.
  • MATEMATICA: si potrebbe pensare a un percorso sulla misura a partire dal calcolo della distanza da percorrere per arrivare alla Città di Smeraldo, anche in relazione al tempo impiegato dai 4 protagonisti; sviluppo del problem solving per aiutare i personaggi a superare le difficoltà che incontrano, anticipando la lettura con alcune domande come: “Voi cosa fareste a questo punto?”, “Come si può risolvere questo problema?”, …
  • ARTE E IMMAGINE: rappresentazione dei paesaggi e dei personaggi della storia utilizzando tecniche diverse.
  • MUSICA: ascolto e analisi della canzone “Over the Rainbow” di Arlen e Harburg; confronto con il rifacimento e il remix ad opera del noto cantante Israel Kamakawiwo’ole.
  • EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITÀ: si possono proporre diverse attività a partire dagli stati d’animo di Dorothy (“Come ti sentiresti tu al suo posto? Come pensi che si sia sentita lei? Cosa fai quando ti senti spaventato/a?”); si può riflettere sul valore educativo dell’errore, infatti spesso i personaggi dichiarano di aver imparato qualcosa dai propri errori; riflettere insieme al Taglialegna di Latta, allo Spaventapasseri e al Leone Codardo sui propri punti di forza e di debolezza.

* Quella che trovate in allegato può servirvi da modello o essere utilizzata così com’è. Scarica la tabella

**A questo link potete ascoltare gratuitamente la lettura del libro.

Come nasce un detersivo

I detergenti hanno un ruolo fondamentale per la nostra salute e per la pulizia e l’igiene degli oggetti e degli ambienti in cui viviamo. Questi prodotti, disponibili in larga misura e per i più svariati usi, hanno un’anima fortemente legata alla scienza, che richiede di bilanciare diverse famiglie di ingredienti tenendo conto ovviamente della loro sicurezza, oltre che efficacia.   Tutti i detergenti infatti sono prodotti fortemente regolamentati, sicuri per l’uomo e per l’ambiente e ad altissima biodegradabilità.

IL GIUSTO MIX DI INGREDIENTI…

Come per una buona ricetta di cucina, anche la formulazione di un prodotto detergente richiede grande conoscenza e abilità, il giusto mix di ingredienti e il rispetto di fasi di preparazione molto specifiche. Ma attenzione! Solo i professionisti sono in grado di farlo! Si parte dalla funzione che il prodotto dovrà avere, che si può suddividere in due macroaree: i detergenti casalinghi (es. tessuti, piatti, superfici) e industriali (es. automobili, pulizia di linee industriali e medicali). 

Il processo di pulizia prevede diverse fasi in cui entrano in gioco principalmente quattro fattori: la temperatura, il tempo di contatto, l’azione meccanica e il detergente. Il tema della sostenibilità nel processo di pulizia ha un ruolo sempre più rilevante. Negli ultimi anni, infatti, per migliorare l’efficienza energetica, i primi tre fattori sono stati ridotti e, di conseguenza, oggi, il detergente ha una rilevanza maggiore rispetto al passato e deve essere ben formulato per ottenere le prestazioni desiderate, nel rispetto delle normative vigenti. 

…PER OGNI TIPO DI SPORCO

A loro volta le prestazioni dei detergenti si devono suddividere in prestazioni primarie, ovvero la rimozione dello sporco, e secondarie, che riguardano il rispetto dell’integrità dei materiali che vengono puliti (es. grado di bianco, prevenzione macchie di calcare sulle stoviglie) e, anche in questo caso, occorre saper creare il giusto mix.

Per ottenere queste prestazioni occorrono, infatti, diverse famiglie di ingredienti: tra i più importanti ricordiamo i tensioattivi che servono per rimuovere le macchie grasse, il sistema sbiancante per le macchie ossidabili (es. vino, tè, caffè), i sequestranti che intervengono sulla durezza dell’acqua e, infine, gli enzimi per le macchie di origine proteica e per gli amidi.

SI FA PRESTO A DIRE ACQUA!

Ci sono poi altri fattori che possono incidere sulle prestazioni di un detergente. La durezza dell’acqua, ad esempio, impatta sia quelle primarie, sia sulle secondarie. Per le prestazioni primarie, gli ioni Calcio e Magnesio tendono a legarsi ai tensioattivi anionici riducendo la loro efficacia pulente, perché la testa anionica è fondamentale per l’idrofilicità della molecola tensioattiva. Legandosi a dei cationi questa proprietà viene a mancare causando una riduzione del potere pulente, soprattutto sulle macchie grasse. 

Per le prestazioni secondarie, gli ioni Calcio e Magnesio reagiscono con il carbonato, che è un componente fondamentale nei detergenti, per avere la giusta alcalinità ed ottenere la rimozione dello sporco.  Questa reazione forma carbonato di calcio e di magnesio (noti anche come il famigerato calcare!), questi sali formano incrostazioni sulle superfici, sulla resistenza della lavatrice e sui tessuti durante il lavaggio… e sono l’incubo di ogni casalinga!

I detersivi contengono degli ingredienti che hanno come funzione proprio quella di gestire la durezza dell’acqua per mantenere le prestazioni al livello desiderato. In etichetta (fondamentale leggerla per una pulizia corretta!) sono riportate le istruzioni di dosaggio in base alla durezza dell’acqua, proprio per contrastarne la sua azione. Sul mercato esistono anche additivi anticalcare che sono in grado di minimizzare al massimo l’impatto che la durezza dell’acqua ha sul processo di lavaggio, vanno aggiunti nel lavaggio assieme al detersivo.

IL CHIMICO È PROTAGONISTA 

Come già detto, solo i professionisti del settore possono sviluppare un prodotto, rispettando quanto previsto dalle diverse normative.  Dall’idea alla realizzazione industriale, passando attraverso fasi di fattibilità, sviluppo di laboratorio e, anche, lancio sul mercato, le figure professionali coinvolte sono moltissime. Ma che formazione hanno?

Un ruolo centrale è affidato alle competenze scientifiche. Il chimico ad esempio (laureato in chimica o chimica industriale), è il candidato ideale come tecnico nell’ambito della formulazione, ma può anche ricoprire funzioni legate alla fase produttiva e logistica, oltre che a quelle di comunicazione (le etichette!) e di marketing.

UN LAVORO DI SQUADRA…

A volte è difficile conciliare le esigenze di produzione con alcune richieste da parte del consumatore. E qui entra in gioco il lavoro di squadra. Prendiamo ad esempio la schiuma: a chi non piace vedere tanta schiuma quando avvia la lavatrice? Ci dà la sensazione che davvero i nostri capi vengano lavati alla perfezione. Ma la schiuma può causare danni alla macchina e all’ambiente in cui si trova la nostra lavatrice. Cosa fare allora?

Ci si affida a professionisti che con il giusto mix di ingredienti (normalmente si utilizza 1-2% di antischiuma) ottiene il giusto compromesso per soddisfare il consumatore e formulare un prodotto efficace e sicuro. Il produttore sia della materia prima, sia del detersivo stesso, testa il livello di schiuma in tutte le condizioni, dialoga con il produttore della macchina, analizza l’efficacia e formula il prodotto tecnicamente più adeguato e sicuro, ma che risponda alle richieste del mercato. 

…SENZA DIMENTICARE L’AMBIENTE

Anche per il settore della detergenza sta diventando prioritario darsi degli obiettivi di sostenibilità. In questo senso, sono tante le normative e i regolamenti a livello europeo e nazionale che danno indicazioni. Anche per questo aspetto una formazione scientifica è fondamentale per poter comprendere e “tradurre” al meglio quello che la legge impone.

Ci sono poi molti sistemi volontari che le imprese adottano per mostrare a clienti e consumatori, che stanno lavorando attivamente per perseguire lo sviluppo sostenibile, in un’ottica di economia circolare e la lotta ai cambiamenti climatici. Un esempio è il “Charter per la pulizia sostenibile” iniziativa volontaria di sostenibilità dell’industria europea dei prodotti per la pulizia e la manutenzione.

Da 18 anni, il Charter indirizza le migliori pratiche per ridurre al minimo l’impronta ambientale del settore, per un’innovazione più verde, per un uso più sicuro e sostenibile dei prodotti e per abbracciare l’economia circolare.  Le aziende aderenti al Charter hanno trasformato il loro impegno in risultati concreti, tra cui la riduzione delle emissioni di gas serra, la riduzione del consumo energetico e la riduzione degli imballaggi.

Recentemente il Charter per la Pulizia Sostenibile è stato riconosciuto anche da Amazon come uno standard di sostenibilità del settore per aiutare i consumatori a fare scelte più sostenibili quando acquistano online prodotti per la pulizia.

Rivedi la lezione: https://www.rizzolieducation.it/eventi/ingredienti-nei-detersivi-la-chimica-al-nostro-servizio/#indice0.

Attenti alle trappole: perché è difficile comunicare la scienza

La comunicazione della scienza, oggi, è un’attività quanto mai complessa poiché non si tratta solo di tradurre due linguaggi diversi (quello degli scienziati da una parte e quello dei non addetti ai lavori dall’altra), ma di tenere anche conto delle dinamiche comunicative del contesto in cui ci troviamo. In un mondo dominato dalla conoscenza digitale, che spesso svaluta il ruolo degli esperti e va molto più veloce della scienza e della ricerca, bisogna dare ai ragazzi non solo le conoscenze, ma, soprattutto, le competenze per poter affrontare la disinformazione. 

Il tutto è reso ancora più difficile dal fatto che il nostro cervello non è allenato a ragionare in modo scientifico. Spesso, infatti, usiamo processi mentali intuitivi, sbrigativi e basati sulle nostre esperienze personali o sulle emozioni. Questo ci permette di arrivare prima alle conclusioni, ma così cadiamo in errori di valutazione. Questo modo di approcciarsi alla realtà, inoltre, è in contrasto con il metodo scientifico che, al contrario, segue dei procedimenti rigorosi senza prendere scorciatoie.

Se questo non dovesse bastare, la nostra mente cade continuamente vittima dei cosiddetti pregiudizi cognitivi. Tendiamo a ritenere vero qualcosa che abbiamo sentito molte volte o che ci è familiare senza approfondire se lo è veramente. Questo meccanismo è lo stesso che fa persistere credenze ormai screditate: ed ecco che continuiamo a ritenere vera la famosa mappa del gusto che ci dice che le diverse zone della lingua percepiscono gusti diversi anche se ormai è stata smentita da diversi anni.

Inoltre, tendiamo a conformarci agli altri: se la maggioranza ha una certa idea probabilmente sarà vera. Ci circondiamo di persone che la pensano come noi così da avere le conferme che cerchiamo e, al contrario, ignoriamo ciò che va contro le nostre convinzioni. La falsa informazione sfrutta proprio i pregiudizi cognitivi uniti alle emozioni, solitamente sdegno, rabbia e paura, e alla poca fiducia nella scienza.

Che cosa possiamo fare, allora, per aiutare i ragazzi? 

Non è possibile, e forse poco utile, smontare una per una le fake news, ma si può lavorare sui pregiudizi cognitivi, fornire gli strumenti per sviluppare il senso critico e dare dei punti di riferimento sicuri per attraversare indenni il mare di informazioni in cui navigano i giovani. Innanzitutto, usiamo sempre i termini corretti: le parole nella scienza hanno un significato ben preciso e conoscerlo può aiutare a smascherare a prima vista siti o pagine social che si ammantano di autorevolezza scientifica ma che, invece, danno solo notizie false o manipolate. 

Cerchiamo di essere preparati, ma non solo, sfruttiamo anche le emozioni che non siano quelle della disinformazione ma quelle belle che i fenomeni naturali sanno far nascere: la curiosità, lo stupore, la meraviglia, il divertimento e l’allegria. Insomma, bandiamo la noia dalle lezioni di scienze! Appassionare i ragazzi alle scienze è il miglior modo per aiutarli ad affrontare le bufale che li circondano. Combattere la disinformazione una volta che si è diffusa, infatti, è spesso una battaglia persa ed ecco che allora dobbiamo prevenire e fornire agli studenti gli strumenti per riconoscerla al volo ancora prima di leggerla e lasciarsi affascinare dal suo contenuto.

Dobbiamo, quindi, cercare di prevenire il diffondersi di false notizie accompagnando, per esempio, i ragazzi a un uso critico del web: segnaliamo le cosiddette parole “sentinella” (come “condividi prima che lo censurino” o “scienza ufficiale”) che possono subito far scattare un allarme che ciò che ci troviamo davanti sia una scorretta informazione. Invitiamo a non condividere se non si è certi e a prestare sempre attenzione alle fonti, non tutte sono attendibili o hanno lo stesso grado di autorevolezza.

Spieghiamo come vengono prodotte e diffuse le notizie false: sul web si trovano risorse molte utili allo scopo come Bad News, una piattaforma creata da alcuni ricercatori dell’università di Cambridge. In questo gioco virtuale si impersonifica un generatore di fake news in modo da far comprendere al giocatore le tattiche più utilizzate per diffondere la falsa informazione. La ricerca ha dimostrato che permettere agli utenti di capire come agisce chi produce in modo sistematico disinformazione ha funzionato molto meglio rispetto allo smentire di volta in volta le singole fake news.

Questo metodo prende il nome di “debunking preventivo”, che a sua volta deriva dal termine “debunking” cioè la pratica di smontare le varie fake news basandosi su metodologie scientifiche. Pratica che, come abbiamo già visto, non è sempre una tecnica efficace perché è estremamente difficile fermare una notizia una volta che si è diffusa ed è diventata “virale”. Il “debunking preventivo”, invece, costituisce una sorta di scudo che richiede una buona consapevolezza di come funziona la scienza e del linguaggio che usa, ma anche e soprattutto la comprensione dei meccanismi usati per produrre false informazioni. Il “debunking preventivo” risulta, così, uno degli strumenti più efficaci per combattere la disinformazione in ambito scientifico e la diffusione delle fake news. 

Murders and mysteries

This month marks the 100th anniversary of the publication of several important detective stories such as

  

 

 

 

 

 

 

 

Detective story is a type of popular literature in which a crime is introduced and investigated and the culprit is revealed. The traditional elements of the detective story are: (1) the seemingly perfect crime; (2) the wrongly accused suspect at whom circumstantial evidence points; (3) the bungling of dim-witted police; (4) the greater powers of observation and superior mind of the detective; and (5) the startling and unexpected denouement, in which the detective reveals how the identity of the culprit was ascertained. Detective stories frequently operate on the principle that superficially convincing evidence is ultimately irrelevant.

Detective stories are interesting not only for literature but also for language lessons. In this article you’ll find some ideas to use this type of stories in class.

Cara plastica, quanto pesi!

Perché questo progetto?

Troppo spesso l’insegnamento della matematica viene vissuto dagli alunni a scuola come qualcosa di astratto, sganciato da quella che è la realtà e la loro vita di tutti i giorni; come qualcosa che rimane nell’ambito delle quattro mura dell’aula scolastica senza individuarne mai l’utilità e l’efficacia. La proposta didattica descritta di seguito intende provare a scardinare questa “falsa idea”  invitando i bambini e le bambine a sperimentare la funzione pratica della matematica per analizzare, interpretare, comprendere ed intervenire per quanto possibile,  su uno dei grandi argomenti della sostenibilità ambientale: il consumo eccessivo di plastiche e la raccolta differenziata.

Una scelta responsabile

Gli ultimi decenni hanno visto il nostro pianeta essere, sempre più sommerso dalla plastica, ed essendo un materiale difficile da riciclare e non biodegradabile, questo ha prodotto e sta producendo effetti sempre più disastrosi per l’equilibrio dell’ambiente e di tutti gli ecosistemi.  È necessario quindi intervenire al più presto con azioni volte a ridurne fortemente il consumo, non è facile ma ogni persona può iniziare a dare il suo contributo, mettendo in pratica alcune soluzioni quotidiane nel proprio ambiente di vita: in questo caso la scuola . Lo Sviluppo Sostenibile è uno dei tre nuclei concettuali attraverso i quali si sviluppa l’insegnamento dell’educazione civica, disciplina resa obbligatoria dalla legge n 92 del 20 agosto 2019.  

Una proposta didattica

Il percorso didattico, realizzato con alunni di classi 4 e 5, in un’ottica inter e multidisciplinare, propone di utilizzare strumenti di analisi, conoscenze e procedure matematiche per analizzare dati (grafici e tabelle), per calcolare percentuali, imparare ad usare la calcolatrice, effettuare stime, arrotondamenti, misurazioni ed equivalenze all’interno del Sistema Internazionale di Misura. In questo modo i bambini e le bambine sperimentano concretamente la funzione pratica di questa disciplina, per individuare un problema, analizzarlo, comprenderlo, ipotizzare soluzioni e provare a metterle in pratica in modo sempre più consapevole e responsabile. 

Fasi del percorso didattico

Giustizia climatica a scuola

Come tutti i temi che riguardano da vicino la vita delle persone, anche l’educazione ambientale cambia costantemente e si fa carico di significati sempre nuovi e importanti. Così, negli ultimi anni, la salvaguardia del Pianeta si collega sempre più al tema della “giustizia climatica”  che lega i diritti umani alle zone del mondo in cui i cambiamenti metereologici si stanno avvertendo in modo più evidente. Bambini e bambine di tutto il mondo stanno sviluppando una sempre maggiore consapevolezza del problema, anche grazie a figure iconiche come Greta Thunberg o, nel passato recente, Servern Cullis-Suzuki.

Un’idea in classe

Per affrontare il tema in classe possiamo proporre la visione di due video:
il primo, passato alla storia con il titolo di “Come osate”, è un intervento di Greta Thunberg al vertice dell’ONU sul clima, nel 2019 (durata min.2:19).

 

Il secondo è invece il discorso al Vertice della Terra di Rio de Janeiro del 1992 di  (durata min. 8:31) di Servern Cullis-Suzuki.

 

Entrambi i video offrono l’occasione per un dibattito in classe da organizzare secondo la modalità del circle time: i bambini e le bambine si dispongono in cerchio, comodamente sedut,i e parlano rispettando queste semplici regole:

  • tutti hanno un proprio turno di parola;
  • il turno circola in senso orario;
  • chi non vuol intervenire può dire “passo” e viene “ripescato” alla fine del giro;
  • anche l’insegnante partecipa con un proprio intervento.

Il laboratorio

Al termine della discussione la classe viene divisa in gruppi di lavoro: l’attribuzione dei componenti alla classe avviene in modo casuale. Inoltre, il gruppo è strutturato con interdipendenza di ruolo. Alcuni esempi possono essere:

  • io scrivo;
  • io disegno;
  • io relaziono;
  • io correggo;

I ruoli cambiano, ovviamente in base all’idea di progetto da realizzare. Prima di iniziare il lavoro, infatti, ogni gruppo dovrà stabilire quale prodotto realizzare per sensibilizzare le altre classi della scuola sul tema ambientale.

Alcuni esempi:

  • un vademecum per la raccolta differenziata;
  • un volantino per la sensibilizzazione sui temi della giustizia climatica;
  • un video da far circolare sul sito della scuola…

La valutazione

Al termine del lavoro, l’insegnante promuoverà l’autovalutazione degli alunni e della alunne utilizzando:

  • un circle time finale per la rilevazione delle opinioni della classe in merito al lavoro;
  • un questionario di autopercezione sul lavoro svolto e sui processi di apprendimento.

Per completare l’assetto valutativo, l’insegnante terrà conto delle proprie osservazioni sistematiche, oltre che degli artefatti e delle autovalutazioni.

Educazione Civica: il lapbook sulla raccolta differenziata

Ogni anno, il 22 aprile, esattamente un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera viene celebrata la Giornata della Terra. Un momento che è diventato educativo e formativo. Sebbene sia importante trattare questi argomenti con costanza e proponendo attività ripetute più volte all’anno, avere una giornata incentrata su questi temi è un ottimo momento per fare il punto della situazione.

L’anno scorso, avevamo proposto un approfondimento sul cambiamento climatico (“Un passo alla volta, faccio la differenza!), quest’anno invece abbiamo pensato di concentrare il focus sul tema della raccolta differenziata. Infatti, nonostante la raccolta differenziata sia presente in tutte le case, molto spesso i bambini e le bambine dimostrano di non sapere come smistare i diversi rifiuti, chiedendo ogni volta la collocazione di un oggetto da scartare.

Inoltre, separare i rifiuti rimane un’azione “contenitiva” in quanto il rifiuto ormai è presente, sarebbe invece opportuno proporre percorsi che puntino a limitare gli sprechi e a fare scelte consapevoli, ad esempio sui tipi di imballaggi utilizzati per vendere i prodotti. Un esempio calzante è quello di frutta e verdura vendute sfuse rispetto quelle vendute nell’imballo di cartone e cellophane.

Il libro che abbiamo scelto questo mese per accompagnare l’azione didattica è “I mostri che minacciano il pianeta. Scopri come difendere la Terra!” di Marie G. Rohde edito da Mondadori. Si tratta di un albo illustrato molto interessante che descrive la Terra come un luogo assediato da pericolosissimi mostri come Rimpinzavanz (il mostro che si nutre dello spreco alimentare), Spazza Kong (il mostro dei rifiuti) e Poliplastico (il mostro della plastica che vive nei mari).

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare il lapbook sulla raccolta differenziata.

VIDEO

MATERIALI

LE AUTRICI

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.