Promuovere la lettura ogni giorno. Il potere delle routine

“Non legge!”, “Non gli piace leggere.”, “Vorrei che leggesse di più…” sono espressioni che sentiamo molto spesso e che ci vengono rivolte sia dai colleghi insegnanti che dai genitori. Leggere è una questione di prossimità e di routine, dove per prossimità intendiamo la possibilità di accedere a un numero discreto di libri e per routine un’azione deliberata e ripetuta nel tempo.

Se vogliamo che i bambini leggano di più dobbiamo metterli nella condizione di avere a disposizione un buon numero di libri. Per farlo dobbiamo approntare un angolo o uno scaffale in classe preposto a questo scopo. Ma quando leggere? A scuola sembra non esserci mai tempo eppure, la competenza LETTURA è a tutti gli effetti uno degli obiettivi del curricolo della Lingua Italiana e dell’intero consiglio di classe che è chiamato, secondo le Indicazioni Nazionali per il Curricolo di Italiano, a promuovere la lettura in tutte le discipline. Quindi occorrerà creare delle routine affinché questo obiettivo possa essere portato avanti trasversalmente. Di seguito elenchiamo cinque routine che possiamo instaurare proficuamente in classe:

  • Lettura a inizio giornata: per quanto possiamo essere organizzati e celeri, all’inizio della giornata dobbiamo espletare alcune formalità, come la compilazione del registro, le presenze in mensa, ecc. Questo momento di solito prende dai cinque ai quindici minuti a seconda che ci siano comunicazioni delle famiglie e ritardi. Possiamo rendere questo momento proficuo creando una routine, che preveda che i bambini leggano il libro che tengono sotto al banco. Se l’intero consiglio di classe concorda su questa routine, alla fine della settimana i bambini avranno letto in media 25- 40 minuti a settimana. Se moltiplichiamo questo tempo per 33 settimane, alla fine dell’anno avranno letto per 22 ore, portando a termine la lettura di cinque/sei libri.  
  • Lettura come riempitivo: se alla prima routine aggiungiamo quella di leggere quando si è portato a termine un lavoro, il tempo di lettura, per alcuni bambini, aumenta ancora. In questo caso ovviamente avremo un divario tra chi è più veloce a portare a termine le consegne e chi è più lento. Facciamo in modo di lasciare qualche minuto anche ai più lenti, in modo che non si creino divari troppo importanti. 
  • Lettura a casa: alle routine a scuola possiamo aggiungere la routine di leggere a casa un libro alla settimana o al mese, in base alla lunghezza dei testi. 
  • Lettura in biblioteca: creiamo un appuntamento fisso in cui far visita alla biblioteca della scuola o alla biblioteca cittadina. Segniamo sul calendario questi momenti e creiamo l’attesa. In biblioteca lasciamo i bambini liberi di girare, esplorare e scegliere i libri che preferiscono. Leggere deve essere innanzitutto un piacere. Piuttosto, se il libro scelto è troppo semplice, proponiamo di prenderne in prestito due.
  • Lettura per la Giornata del libro: creiamo una festa per i libri. A inizio anno segniamo sul calendario il 23 aprile (Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore) e poi durante l’anno coinvolgiamo i bambini nel preparare questo evento, facciamo domande come: “Cosa potremmo fare per la festa del libro?”, “Come possiamo organizzare la giornata?”. Questa può essere proprio l’occasione per coinvolgere tutte le discipline nell’evento, ad esempio decidendo di iniziare ogni lezione leggendo un libro o un brano inerente alla propria materia. Nel 2018, in una classe prima, avevamo proposto che ogni bambino venisse a scuola con un albo illustrato a sua scelta. Ogni bambino avrebbe dovuto spiegare perché consigliava quel libro. Alla fine delle presentazioni si sarebbe effettuata una votazione e l’insegnante avrebbe letto ad alta voce i cinque libri che li avevano incuriositi maggiormente. I bambini furono così entusiasti che alla fine leggemmo tutti i libri. L’anno successivo, in classe seconda, i bambini proposero di essere loro a leggere ai loro compagni un passaggio da un libro che gli era piaciuto. In classe terza la Giornata del libro rischiò di essere cancellata a causa della pandemia, ma i bambini non vollero rinunciare, così la lettura fu organizzata sotto forma di pigiama party. Tutti collegati da casa e rigorosamente in pigiama (compresa la maestra), furono i bambini stessi a leggere un passaggio del loro libro ai compagni. In classe quarta, siccome la festa cadeva di domenica i bambini e le bambine proposero di trovarsi alla biblioteca cittadina, che era aperta. Ovviamente rimandammo l’evento al lunedì successivo, ma questo denota come una routine ben organizzata e vissuta può diventare forte e radicata. In classe quinta i bambini organizzarono una lettura recitata per i compagni più piccoli.

Il libro che abbiamo scelto questo mese per accompagnare l’azione didattica è “È un libro” di Lane Smith edito da Rizzoli; si tratta di un albo illustrato molto ironico che vuole mettere in evidenza le differenze tra un libro e i dispositivi digitali.

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare i segnalibri.

Video

Materiali

Le autrici

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.

Lettrici e lettori esperti

Il report sulla produzione e sulla lettura di libri elaborata dall’Istat fornisce dati sempre molto interessanti. Nel documento dato alle stampe nel dicembre 2022, per esempio, si scopre che il 78,1% dei lettori compresi tra i 6 e i 18 anni ha genitori lettori. Un dato poco sorprendente, specie per chi tutti i giorni si confronta a scuola con i bambini e le bambine.

Andando a spulciare meglio i dati, però, si scopre che il 36,3% della fascia d’età compresa tra i 6 e i 18 anni legge a prescindere dai genitori. Proviene, cioè, da famiglie di non-lettori.  Entrambi i genitori non sono lettori. Si tratta di una percentuale importante e che può essere probabilmente interpretato come un successo alla scuola. Ulteriori informazioni sulla ricerca dell’Istat si possono trovare in questa sintesi.

La scuola rappresenta in tutta evidenza uno snodo cruciale per lo sviluppo della lettura come attitudine e la lettura, a sua volta, è un vero e proprio motore per gli apprendimenti. A questo punto la domanda che si impone è: come sollecitare il gusto della lettura? Ascoltare la lettura da parte di un adulto svolge un ruolo positivo, negativo o neutro?

Secondo alcune ricerche piuttosto recenti, un’ora di lettura ad alta voce ogni giorno, ad opera dell’insegnante, incide fino al 20% su aspetti cruciali dell’apprendimento e  del successo scolastico. In particolare, sono stati documentati miglioramenti a livello di intelligenza verbale, comprensione del testo e abilità cognitive connesse ad azioni quotidiane.

Il dato è ancora più significativo se si considera che i benefici riportati sopra sono indipendenti dalle condizioni iniziali: rappresentano cioè un vero e proprio valore aggiunto per l’apprendimentoLa lettura da parte di un adulto, a patto che sia costante nel tempo e sufficientemente “ingaggiante”, non solo avvia alla lettura autonoma ma produce di per sé effetti positivi.

Non resta che definire che cosa vuol dire “lettura ingaggiante”. È ormai abitudine consolidata classificare i libri per fasce di età. Ormai quasi tutte le collane di narrativa propongono una rigida classificazione in base all’età dei lettori e delle lettrici. Si tratta, ovviamente, di una distinzione arbitraria e che, al limite (proprio al limite), può essere utile per la lettura autonoma. Nel caso della lettura da parte dell’insegnante, invece, ci si può affidare al gusto della storia, a testi complessi e avvincenti. 

Nella nostra esperienza, per esempio, abbiamo verificato negli anni che a entusiasmare maggiormente le classi sono proprio le storie pensate  per un pubblico un pochino più maturo: La fabbrica di cioccolato in prima o Harry Potter in seconda, per esempio, fino ai libri cosiddetti Young Adult in quarta e in quinta. Con la mediazione dell’insegnante, infatti, è interessante spingere i bambini e le bambine in letture considerate nella loro zona di sviluppo prossimale. 

Se leggere in modo sistematico alle classi favorisce il piacere della narrazione, per far scattare il gusto della lettura anche autonoma occorrono ovviamente diverse azioni sinergicheTra quelle che ci sembrano maggiormente efficaci consideriamo:

  • dedicare del tempo alla lettura silenziosa individuale nell’organizzazione settimanale (un quarto d’ora al giorno, un’ora a settimana…);
  • organizzare eventi dedicati alla lettura: letture animate, reading, bancarelle del libro, flash mob di lettura…;
  • evitare le classiche “schede del libro”, sostituendole con compiti di realtà più ingaggianti, come la realizzazione di booktrailer, di lapbook, di presentazioni del libro “tutto in una pagina” o in scatole…;
  • creare occasioni per scambiarsi consigli e pareri sulle letture in classe, come dei circoli di lettura.

La fantasia non manca e in ogni scuola si attivano progetti per incentivare il piacere della lettura. Ultima, non per importanza, raccomandazione: come docenti dobbiamo conoscere i libri che proponiamo alle classi. I primi lettori esperti dovremmo essere proprio noi: conoscere tanti titoli, anche tra le pubblicazioni più recenti, ci rende competenti nel suggerire, consigliare, dibattere e, senza dubbio, ci rende più credibili.

Quindi, buone letture a tutti noi!

Perché “leggere” un albo illustrato a scuola?

Sono una di quelle maestre che colleziona albi illustrati e – oltre alla libreria piena – ne ha sempre almeno uno nella borsa della scuola. Lo tengo lì – tra i testi scolastici, l’agenda e il taccuino – perché mi conferisce una certa sicurezza. Lo considero una sorta di airbag: so che – in caso di caduta o di scontro – attutisce il colpo. L’albo illustrato, infatti, è la soluzione perfetta per ogni evenienza:

  • bambini troppo stanchi? 
  • bambini troppo agitati?
  • bambini troppo preoccupati?
  • qualche bambino triste o pensieroso?
  • qualcosa che va storto nel corso della giornata?

Ecco, in questi casi (e non solo!) ricorro all’albo illustrato e, grazie a lui cerco di dare una svolta. Badate bene che scrivo “lui” e non “esso” volutamente, in quanto lo percepisco “presenza viva”! Arriviamo allo snodo centrale della riflessione che vorrei proporre… perché “leggere” un albo illustrato a scuola?  “Leggere” è tra virgolette perché mi sembra un verbo piuttosto riduttivo (quasi svilente): un albo illustrato non lo si legge soltanto. Generalmente lo si esplora, lo si scopre, si disvela il senso più profondo… lo si vive!

Comunque, perché proporre un albo illustrato? 

La prima finalità – forse anche la più ovvia – per la quale propongo un albo illustrato è veicolare contenuti con leggerezza. Un albo illustrato, infatti, mi consente di travestirli in altre forme e renderli più “appetibili” e “digeribili”. Ci sono concetti astratti che diventano improvvisamente a portata di mano grazie all’intercessione di un albo illustrato. Persino le emozioni assumono un contorno più nitido e possono essere definite, senza però correre il rischio che siano ingabbiate!

La seconda è favorire la comprensione e la memorizzazione, anche grazie al ricorso ad almeno due mediatori: la voce ascoltata e le immagini osservate. È – senza dubbio – uno strumento inclusivo!

Il terzo desiderio che mi anima ogni volta che propongo un albo è comunicare l’incomunicabile e dare voce all’ineffabilità. Ci sono, infatti, temi che le parole non riescono a dire, valori che stentano a trasmettere, concetti su cui si incespicano. Pensiamo al tema della perdita o – purtroppo tanto attuale – della guerra! Come spiegarlo a bambini e bambine? Beh, l’albo illustrato può venire in nostro soccorso.

Un’altra finalità è coinvolgere per favorire un’immersione. L’albo illustrato attira tanto il lettore quanto il fruitore e li ingloba nelle sue pagine, tra parole e immagini. Li fa entrare dentro alle questioni, li invita ad assumersi un ruolo, a schierarsi, a prendere parte alle vicende. Ma, l’aspetto meraviglioso – a mio avviso – sapete qual è? Quell’immersione non è solo nelle parole e nelle illustrazioni, ma è anche dentro di sé! Marcel Proust affermava saggiamente: “Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”.

E poi, la lettura condivisa di un albo può rivelarsi una preziosa occasione per intessere e corroborare le relazioniGrazie all’albo che funge da mediatore, tra chi legge e chi, attivamente, ne fruisce si crea un feeling talvolta inaspettato e persino difficile da spiegare. Pensate al gioco di sguardi, alla prossimità fisica, alla bellezza di sostare insieme nella stessa storia, che, come per magia, – benché sia la medesima – risuona in ciascuno di coloro che la accolgono in maniera totalmente diversa. A tal proposito, vi dono una frase molto bella di Umberto Eco, il quale sostiene che “Condividere una storia significa condividere una passeggiata nel bosco narrativo.”.

Infine, propongo un albo perché desidero educare. “I libri sono educatori silenziosi. Poco a poco facciamo in modo di mettere questo mondo sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dai bambini. Mostreranno agli adulti la via da percorrere”, affermò Jella Lepman. Ecco, propongo albi illustrati per educare, inteso come educere, cioè condurre fuori, portare alla luce ciò che – magari a livello germinale – è dentro ad ogni nostro bambino.

L’autrice

Gloria Ragni
Insegnante di scuola primaria, formatrice e autrice di testi scolastici, promotrice del “fare per apprendere” e sostenitrice dell’utilizzo integrato del digitale nella didattica. Ha un blog didattico www.maestraglo.it e condivide su Instagram le sue avventure da maestra (la trovate come @maestraglo). 

La magia dei numeri principi

Il binomio narrativa e matematica sembrerebbe a prima vista improponibile: cosa c’entra la matematica con la lettura di un libro? Eppure ci sono dei risvolti estremamente interessanti. Lo scopo dell’articolo è proprio questo: comprendere come le storie possano diventare strumento potente ed efficace, non solo per introdurre chiunque nel mondo della matematica, ma per far scoprire e sperimentare significativi apprendimenti. Attraverso la storia, l’intreccio e la tensione narrativa si mantiene viva la motivazione ad apprendere e si consente di aggirare “gli ostacoli” della matematica.

Gli alunni si immedesimano nei protagonisti e personaggi della storia, vivono le loro emozioni, entrano dentro l’intreccio narrativo e sperimentano le situazioni apprenditive proposte all’interno della storia stessa. Il linguaggio narrativo diventa complementare a quello logico-analitico, stimola l’immaginazione nel visualizzare gli scenari di problem solving , favorendo processi dialogici di interazione tra loro e riflessione critica.  

Un libro per superare la paura della matematica

Il libro scelto per il percorso didattico proposto è “Il mago dei numeri” di Hans M. Enzensberger: un meraviglioso viaggio “dentro” il mondo matematico. Il protagonista è Roberto, un bambino di 10 anni, che ritiene la matematica, odiosa e incomprensibile tanto da averne paura, ma che grazie all’aiuto di un eclettico mago, impara a risolvere quesiti sempre più complessi, tanto da superare la sua “avversione matematica”. Una notte, in sogno, Roberto incontra un anziano signore piccolo, rosso ed irascibile, che dichiara di essere il Mago dei Numeri. Inizialmente scettico, il bambino continua a sognare il Mago per ben dodici notti, ed in ogni sogno gli fa scoprire in modo divertente le meraviglie della matematica. Noi ci soffermeremo su ciò che Roberto scopre nel sogno della terza notte: l’esistenza di numeri molto particolari, i numeri principi.

La proposta didattica

Il percorso didattico illustrato, sperimentato con bambini di classe 4 e 5, si inserisce in un progetto più ampio che ha visto gli alunni coinvolti nella lettura di tutto il libro in questione. 

Prima fase: la lettura della terza notte

L’attività inizia con la lettura veloce (senza soffermarsi in questo primo momento sui contenuti matematici specifici) del terzo capitolo nel quale il mago chiede di riflettere sui numeri che possono esser divisi in modo esatto senza resto, riattivando la comprensione del concetto di multipli e divisori, fino ad arrivare a scoprirne alcuni che sono divisibili solo per 1 e per se stessi: i numeri principi (numeri primi)

Seconda fase: Brainstoming, condivisione e argomentazione collettivi

Si chiede ai bambini di riflettere su quanto ascoltato e poi rispondere scrivendo in un foglietto (per evitare che si influenzino l’un l’altro), alle seguenti domande:

  • Quali sono i numeri di cui parla il mago quando dice che si possono dividere? 
  • Cosa si intende per divisibilità?
  • Quali sono secondo te i numeri che il mago chiama: numeri principi?
  • Perché secondo te li chiama proprio cosi?

Può accadere che non tutti riescano a rispondere in modo completo ai quesiti, lasciamo liberi i bambini di scrivere ciò che pensano, sarà poi nel confronto collettivo che i ragionamenti prenderanno forma e si struttureranno, grazie anche al contributo dell’insegnante che guiderà e solleciterà nuove riflessioni rilanciando ulteriori quesiti: il 4 è un numero principe, perché? Il numero 3? Il numero 15? Ecc….

Terza fase: lettura selettiva, scoperta e analisi dei ragionamenti matematici

Subito dopo si procede alla rilettura della parte nella quale il mago dei numeri dà indicazioni su come scoprire, tra una serie di numeri quali sono principi e quali non lo sono. L’insegnante legge e poi chiede ogni volta agli alunni di rappresentare sul quaderno la situazione illustrata dal mago (schema 1 in allegato) per individuare e scoprire i numeri principi prima entro il 50 e poi all’interno dei primi 100 numeri.  Al termine nel grande gruppo si condividono e argomentano le “scoperte matematiche” acquisite.

Quarta fase: monitoraggio e valutazione

Al termine di tutta l’attività, quando gli alunni hanno sperimentato modalità di scoperta dei numeri primi all’interno della sequenza numerica entro il 100, si propone il gioco: “Alla ricerca dei numeri primi” (allegato 2), grazie al quale sia gli alunni stessi sia gli insegnanti, possono monitorare e valutare lo stato di avanzamento di quanto appreso, consolidare e rinforzare (qualora ce ne fosse bisogno) le nuove acquisizioni. Il gioco diventa così anche un prezioso strumento di autodeterminazione: i bambini possono liberamente decidere quante volete ripeterlo per diventare sempre più sicuri di quanto hanno imparato. Al termine di tutto il percorso, l’insegnante promuoverà momenti di autovalutazione attraverso discussioni in circle time, schede di autopercezione dei lavori svolti e dei processi cognitivi attivati da ciascuno.

Per approfondire

Allegato 1 – Prima dimostrazione
Allegato 2 – Gioco alla ricerca dei numeri primi

Simulare Arduino e i suoi sensori con Tinkercad

Le Indicazioni Nazionali per il curricolo nella scuola secondaria di primo grado individuano chiaramente il laboratorio come “riferimento costante per la didattica della tecnologia”, intendendolo “soprattutto come modalità per accostarsi in modo attivo e operativo a situazioni o fenomeni oggetto di studio” in cui combinare “la progettazione e la realizzazione di semplici prodotti originali con la modifica migliorativa […] di quelli già esistenti”.

L’orientamento del documento sembra molto ambizioso e forse alcuni potrebbero ritenere utopici questi traguardi nel contesto tecnologico, che è sempre in rapida evoluzione. I dispositivi con cui entriamo in contatto quotidianamente sono oramai talmente complessi che può sembrare impossibile che gli alunni riescano a coglierne i principi di funzionamento o, addirittura, a cimentarsi nella loro progettazione o nel loro miglioramento.

Negli anni sono invece fiorite diverse possibilità che consentono di proporre un percorso laboratoriale con i ragazzi, anche quelli che frequentano la scuola secondaria di primo grado.

Arduino e Tinkercad

Una delle opzioni più consolidate è certamente Arduino e il suo “ecosistema”, costituito da schede governabili tramite un microcontrollore facilmente programmabile. Arduino si può interfacciare infatti a una grandissima quantità di dispositivi di output e di input. In particolare, è disponibile in commercio una grande varietà di sensori, in grado di raccogliere informazioni: non solo i dati ambientali come la temperatura o la concentrazione di gas, ma anche la distanza dagli oggetti o il semplice contatto di un apposito sensore con altri oggetti, sino ad arrivare ai microfoni o alle telecamere.

Parte di questo ecosistema può essere simulato virtualmente con Tinkercad, una piattaforma di progettazione online che consente – tra il resto – la simulazione di circuiti elettrici. Si può quindi prescindere dal possesso dell’hardware e cercare di effettuare degli esperimenti virtuali.

Un esempio di progetto in Tinkercad realizzato dall’utente Ali Lamborghini, che permette di simulare un circuito elettrico creato da una serie di LED alimentati da una patata.

Sperimentare con i circuiti

Per poter operare con Arduino senza rischiare di rovinare il materiale che si maneggia, è bene conoscere i principi di funzionamento di base di un circuito elettrico. In questo, le simulazioni con Tinkercad possono essere un ottimo modo di introdurre dei ragazzini all’elettronica facendo esperimenti virtuali. Ad esempio, è possibile cercare di dedurre (e poi anche “formalizzare”) le due leggi di Kirchhoff e la prima legge di Ohm, come anche le leggi che descrivono resistori in serie e in parallelo. Anche le più semplici applicazioni con Arduino, infatti, pongono tipicamente davanti alla necessità di avere a che fare con dei resistori ed è dunque opportuno che gli studenti – anziché procedere a casaccio o comunque senza capire che cosa stiano facendo – cerchino di capire il ruolo e l’importanza dell’utilizzo di questi componenti.

Una board Arduino Uno R3 connessa a un sensore di distanza a ultrasuoni e, tramite una breadboard, a tre LED. Per poter utilizzare i LED senza bruciarli è necessario aggiungere dei resistori.

Un esempio: il sensore di parcheggio

Un esempio di progetto semplice da cui partire per implementare un sensore su cui si potrebbero poi proporre alcune variazioni sul tema è l’emulazione di un sensore di parcheggio.

Grazie al sensore di distanza a ultrasuoni e ad alcuni LED si può infatti realizzare un semplice segnalatore di ostacoli che aziona diversi segnali luminosi a seconda che il sensore rilevi oggetti che siano lontani, vicini o a distanze intermedie. La programmazione di Arduino per condizionare l’accensione dei LED alle distanze misurate dal sensore è particolarmente semplice su Tinkercad, che implementa un linguaggio a blocchi che consente di evitare le difficoltà della sintassi C-like (che resta comunque disponibile).

Un semplice codice riferito al circuito con Arduino dell’immagine precedente, che condiziona l’accensione dei LED alla lettura dei dati del sensore di distanza emulando un semplice sensore di parcheggio.

Questo era davvero solo un piccolo esempio. Non ci resta che esplorare le tantissime possibilità offerte da Tinkercad per simulare progetti di elettronica con (e senza) Arduino.

Il limite è soltanto la nostra fantasia!

Per approfondire

  • Elettronica a scuola con Arduino e Tinkercad
    Un breve articolo riguardo l’introduzione di Arduino a scuola e l’azionamento di LED e altri dispositivi.
  • Coding e tecnologia: semaforo verde per Arduino
    Un webinar del 2021 in cui si propone l’introduzione di Arduino a scuola per la realizzazione di semplici progetti di attivazione di componenti di output, ovvero gli attuatori. Si propone in particolare la realizzazione di un semaforo tramite dei LED, con diversi livelli di complicazione.
  • Arduino e Tinkercad per l’utilizzo di sensori
    Un webinar del 2023 in cui si propone l’introduzione di Arduino a scuola per la gestione di input, vale a dire dei dati provenienti da alcuni sensori, come in questo nostro articolo.
  • Electric Circuits
    Una playlist con dei video in inglese (sottotitolati) che illustrano i principi di funzionamento dei circuiti elettrici con un supporto grafico. I dispositivi illustrati sono di differente livello di complicazione, ma il modo in cui sono presentati cerca di addolcire le difficoltà tecniche.

Le scienze e le altre discipline STEAM

L’approccio STEM è un modello innovativo di insegnamento che integra 4 diverse discipline (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) allo scopo di realizzare percorsi di apprendimento capaci di far acquisire agli studenti una visione olistica delle conoscenze. È importante precisare che per ingegneria si intende la capacità di usare conoscenze e abilità per progettare, per realizzare quanto progettato, per trovare soluzioni a problemi concreti e per controllare i risultati. L’approccio parte dal presupposto che le sfide che la modernità pone a studenti e insegnanti richiedono che le abilità provenienti dalle diverse discipline si contaminino e si fondano in nuove competenze (Fig. 1). È per questo che l’educazione STEM utilizza principalmente un apprendimento basato su progetti, ispirandosi a situazioni reali, al fine di preparare gli studenti ad affrontare le sfide scientifiche e tecnologiche della società.  

Fig. 1

Nell’insegnamento delle scienze sperimentali, infatti, le discipline rimangono spesso separate a discapito della comprensione di molti fenomeni: basti pensare a quanta fisica si può trovare nello studio del corpo umano o più in generale della biologia

Quando, poi, tra le discipline si includono anche le arti figurative e la musica, si parla di STEAM. La loro presenza vuole sottolineare l’importanza della creatività come componente essenziale delle STEM e la necessità di incorporare il pensiero creativo e le arti applicate in situazioni reali. Anche se a prima vista la creatività potrebbe sembrare un’abilità lontana dalle materie scientifiche, in realtà il pensiero creativo è la capacità di pensare fuori dagli schemi, trovando soluzioni innovative ai problemi. Recentemente anche le neuroscienze hanno evidenziato che esiste un coordinamento tra le regioni del cervello implicate nel pensiero divergente e nella generazione di nuove idee e quelle coinvolte nella selezione delle idee e nel controllo dell’attenzione.
Le STEAM perciò forniscono un ambiente di apprendimento interdisciplinare che consente sia di arrivare a una comprensione più profonda e duratura dei concetti esplorati, sia di sviluppare competenze che permettono di applicare quanto appreso alla vita reale.
Rispetto a una progettazione tradizionale delle attività didattiche, l’approccio STEAM richiede infine una pianificazione più accurata e una formazione adeguata dei docenti.

Ecco un esempio di percorso didattico che integra alcune discipline STEAM.

Progettare e costruire un modello di sottomarino

Questa “sfida tecnologica” può essere introdotta presentando l’immagine di uno dei primi sottomarini, la cui costruzione si può collocare verso la fine del 1700 (Fig. 2).

 
Fig. 2

Si chiede agli studenti di immedesimarsi in un gruppo di scienziati dell’epoca che ha un problema da risolvere: costruire un sottomarino che possa raggiungere grandi profondità e che sia in grado di risalire senza utilizzare motori o eliche.
Si può suggerire agli studenti di osservare i movimenti dei pesci in un acquario o in un filmato poiché spesso l’uomo si è ispirato alla natura per costruire oggetti. Si può scoprire così che molti pesci utilizzano la vescica natatoria per risolvere il problema del movimento verticale e si può trarre spunto da questo meccanismo nella progettazione del sottomarino (Fig. 3).

 
Fig. 3 – Che cosa hanno in comune pesci e sommergibili? Si muovono entrambi in acqua… ma c’è dell’altro. Entrambi, infatti, sfruttano la spinta di Archimede per scendere in profondità e salire in superficie.

La vescica natatoria è un organo idrostatico: aumentando o diminuendo di volume permette al pesce di variare la propria spinta idrostatica per renderla maggiore, uguale o minore del proprio peso; in tal modo il pesce può spostarsi a vari livelli di profondità. 

Gli studenti possono cimentarsi nella costruzione di un modello funzionale di vescica natatoria utilizzando bottiglie e palloncini.  (Fig. 4) 

 
Fig. 4

 

Fig. 5

Dall’esperienza svolta appare evidente che per salire o scendere occorre sfruttare un meccanismo che consenta di aumentare o diminuire la densità: un corpo affonda quando il suo peso è maggiore della spinta idrostatica che riceve. 

Se occorre, si potranno citare altri esempi che chiariscano i concetti fisici coinvolti; per esempio si potrà chiedere “Perché una nave galleggia, pur essendo fatta di metalli e pur trasportando carichi pesanti?” (Fig. 5) e proporre una modellizzazione: mettere una pentola in una bacinella piena d’acqua e poi osservare cosa succede quando la si riempie prima a metà, poi fino all’orlo. 

Attraverso questi esempi e la manipolazione apparirà chiaro che la densità dipende dalla massa e dal volume (d=m/V). Qui è il caso di sottolineare quanta matematica c’è nel concetto di densità: i rapporti, le formule inverse, la nozione di volume, l’importanza delle unità di misura ben dimensionate.
Una volta che si sarà compreso come funziona la vescica natatoria dei pesci i ragazzi inizieranno a progettare il sottomarino. Ogni gruppo dovrà utilizzare le conoscenze acquisite per costruire un prototipo di sottomarino che possa muoversi nell’acqua in modo simile ai pesci. Durante la progettazione, i gruppi potranno confrontarsi e scambiarsi idee per migliorare il proprio modello. Infine, dopo aver costruito il modello del sottomarino, ogni gruppo dovrà testarlo e valutare se è in grado di muoversi correttamente nell’acqua. In base ai risultati ottenuti, i gruppi potranno discutere come migliorare il loro prototipo e presentare i loro progetti al resto della classe.
In Figura 6 la descrizione della costruzione di un sommergibile.

Fig. 6

 

La costruzione del modello semplificato di sottomarino richiede l’applicazione di numerose conoscenze scientifiche, come la variazione della pressione dell’acqua con la profondità, il concetto di spinta idrostatica e il principio di Archimede, e per la progettazione e la costruzione del modellino, che dovrà scendere e risalire nella colonna d’acqua, necessita di competenze tecnologiche e ingegneristiche; gli studenti dovranno inoltre fare ricorso alla loro creatività per rendere il design del sottomarino attraente e funzionale.
Alla fine della sfida, gli studenti avranno sviluppato abilità interdisciplinari e pratiche, nonché una comprensione più profonda del funzionamento degli oggetti sommersi e delle sfide ingegneristiche dell’esplorazione subacquea (Fig. 7). 

Fig. 7

PER APPROFONDIRE

Matescienze Live webinar  Le scienze e le altre discipline STEAMVincenzo Boccardi, Ernesta De Masi e Giulia Forni

SCOPRI L’OPERA

Tra le dita – Scienze da esplorare, di A. Alfano, V. Boccardi, E. De Masi, G. Forni – Fabbri Editore – Rizzoli Education, 2022 – Testo di scienze per la scuola secondaria di primo grado

Insegnare Arte, anche attraverso il digitale 

Insegnare arte ai giovani studenti è sempre stata una sfida impegnativa per i docenti. In passato, l’approccio all’insegnamento di Arte ed Immagine si concentrava sull’acquisizione e l’applicazione delle tecniche artistiche tradizionali. Tuttavia, oggi la disciplina è diventata più complessa, con l’integrazione del digitale come elemento ormai essenziale nella comunicazione visiva. 

Non c’è dubbio che la rapida evoluzione delle tecnologie abbia portato una vera e propria rivoluzione nell’ambito artistico. L’uso del digitale in classe consente di avvicinare le studentesse e gli studenti alla realtà virtuale e/o aumentata, alla manipolazione digitale di immagini e alla creazione di contenuti multimediali, talvolta anche interattivi, rendendo l’apprendimento dell’arte più coinvolgente e stimolante. Inoltre, l’integrazione del digitale permette agli studenti di sviluppare competenze trasversali, come la capacità di problem solving e la creatività, che spingono a trovare il giusto trait d’union per produrre un messaggio visivo efficace e che possono essere utilizzate in svariati contesti. 

Tuttavia, l’utilizzo del digitale non deve sostituire completamente le tradizionali tecniche artistiche come il disegno, la pittura o la scultura. La tecnica digitale deve essere vista come un’ulteriore opportunità di espressione, integrata ai metodi classici per potenziare le competenze degli studenti. 

I docenti di Arte ed Immagine di oggi devono essere pronti ad affrontare questa nuova realtà e ad acquisire nuove competenze e conoscenze tecniche per guidare le studentesse e gli studenti in questo universo in continuo cambiamento. Tuttavia, non c’è bisogno di sentirsi intimoriti, perché oggi ci sono molte app user-friendly con un’interfaccia semplice che facilitano l’approccio al digitale. 

Inoltre, è importante considerare che gli studenti di oggi sono nati in un’epoca digitale e usano i device quotidianamente. Tuttavia, spesso non ne conoscono a fondo le potenzialità e non sanno come utilizzarli in modo consapevole, limitandosi a un utilizzo passivo. In questo contesto, l’utilizzo a scuola può aiutare gli alunni a capire come il digitale può essere usato in modo corretto e creativo, spingendoli ad essere più consapevoli e attivi nell’uso dei dispositivi. 

L’insegnamento di Arte ed Immagine è in costante evoluzione e come docenti dobbiamo adattarci ai tempi ed essere pronti ad affrontare questa nuova sfida, creando una sinergia unica tra vecchio e nuovo. Solo attraverso questa evoluzione necessaria possiamo essere in grado di guidare i nostri studenti verso un apprendimento completo ed efficace, fornendo loro gli strumenti necessari per esprimersi in un modo creativo e attuale che rispecchia il mondo che li circonda.

Per approfondire: 

Tra le app particolarmente utili ne citiamo alcune:

  • Sketchbook: un’app disponibile su dispositivi mobili e desktop, per la creazione di disegni e schizzi digitali, che offre una vasta gamma di strumenti e che consente agli utenti di creare immagini con livelli e trasparenza.
  • Tayasui Sketches: un’app per dispositivi mobili, utile per realizzare disegni digitali, caratterizzata da un’interfaccia utente intuitiva e semplice da usare con molti strumenti di disegno.
  • Infinite Painter: un’app di pittura e disegno digitale, disponibile per dispositivi mobili, che offre una vasta gamma di opzioni e strumenti, tra cui pennelli, matite e forme geometriche.
  • Paper (iOS): è un’app di illustrazione digitale, disponibile per dispositivi mobili, che nella versione gratuita dà la possibilità di creare diversi taccuini tematici con i propri bozzetti, attraverso l’uso degli strumenti di base.

Las Rías Baixas están de fiesta

En marzo en las Rías Baixas tienen lugar dos fiestas, la Fiesta de la Arribada y la Reconquista, que celebran dos importantes hechos históricos. 

La primera, la Fiesta de la Arribada, tiene lugar el primer fin de semana de marzo en Baiona. En estos días la pequeña localidad costera se transforma en un pueblo medieval. Sus calles empedradas se llenan de talleres artesanales y puestos de comida típica mientras que en el mar se representa la llegada de una carabela que cambiaría la historia no solo de este municipio sino del mundo entero: el 1 de marzo de 1493 La Pinta, una de las tres carabelas de Colón, atracaba en el puerto de Baiona, dando a conocer el descubrimiento más importante ocurrido de la Edad Media.

En la nave, bajo el mando de Martín Alonso Pinzón y pilotada por el pontevedrés Cristovo García Sarmiento, llegaron plantas, animales e indígenas por vez primera al Viejo Continente. 

La segunda, la Reconquista, se celebra la última semana del mes en Vigo y conmemora el alzamiento popular de la ciudad contra los franceses, convirtiéndola en la primera ciudad de Europa que logró expulsar al ejército de Napoleón de una plaza conquistada. 

Para la ocasión, el casco viejo de la ciudad se traslada en el tiempo: en cualquier esquina, en medio de los puestos de artesanía tradicional y gastronomía de la ciudad, el visitante podrá encontrar representaciones teatrales que recrean las escaramuzas entre vigueses y franceses, siendo el momento álgido de la fiesta cuando se simula el derribo de la puerta de la ciudad.

Y recuerda que cuando se va a la Fiesta de la Arribada o a la Reconquista, para empaparse mejor del espíritu histórico, se debe acudir vestido con los trajes de la época.

Di STEM in STEM – L’insegnamento STEM al passo coi tempi

Ormai da diverso tempo l’acronimo STEM è diventato familiare nel mondo della scuola e ne conosciamo tutti il significato. In un ordine dovuto puramente a ragioni eufoniche, inizia con la lettera S di SCIENZA (science), cioè lo studio del mondo attorno a noi, e continua con la T di TECNOLOGIA (technology), non limitata unicamente a cellulari, computer, stampanti 3D e LIM, ma riferita a qualsiasi strumento, anche semplice, realizzato dall’uomo per soddisfare un bisogno o facilitare un lavoro. Poi c’è l’INGEGNERIA (engineering), che unisce i materiali a disposizione all’idea o progetto che si ha in testa e alla costruzione di un prodotto; l’ingegneria ci permette di capire se qualcosa non funziona e perché, e “pesca” dalle conoscenze scientifiche, tecnologiche e matematiche le soluzioni ai problemi. In ultimo, ma non certo perché meno importante, c’è la MATEMATICA (mathematics), il linguaggio dei numeri, delle forme, delle misure e delle quantità che fa parte della nostra vita ogni giorno! 

Da quando è entrata per la prima volta nelle scuole, però, l’educazione STEM ha avuto molti sviluppi e alcuni ricercatori ne hanno aumentato il campo d’azione, aggiungendo l’ARTE (arts), o meglio le espressioni artistiche, che comprendono, oltre alla pittura e alla scultura, anche la musica, il teatro, il canto e la poesia. È con le STEAM che si contribuisce a sviluppare negli studenti e nelle studentesse l’ingegno necessario a inventare o scoprire qualcosa di nuovo, perché preparano ad affrontare i problemi pensando con entrambi gli emisferi del cervello, quindi in modo sia analitico con l’emisfero sinistro, sia creativo con l’emisfero destro.

Ma non finisce qui, perché passando a un livello superiore da qualche anno il nome si è allungato. Alcuni ricercatori, infatti, hanno proposto di aggiungere la R di reading, cioè “leggere”, sottintendendo anche comprendere i testi e scrivere. Secondo i sostenitori di STREAM questo approccio completa la formazione dello studente, che viene così equipaggiato di tutti gli strumenti necessari per pensare e applicare le sue conoscenze nelle situazioni reali e in una professione futura. 

Ciò che si è mantenuto costante sono le caratteristiche di base: l’imprescindibile connessione delle attività STEM con il mondo reale, l’assenza di un “libretto di istruzioni” nello svolgimento di un progetto e il pensiero creativo che consente di realizzare prodotti finali non omologati perché frutto di una progettazione personale. 

Perché è importante insegnare ancora le STEM oggi? Viviamo un momento storico in cui, forse mai come ora, è necessario proporre nelle classi attività costruite sulla base della filosofia STEM. La società sta entrando a grandi passi nell’Era della robotica, dell’intelligenza artificiale e delle digitalizzazioni e per tutti questi progressi saranno necessarie in un futuro assai prossimo menti brillanti pronte a crearli e utilizzarli.

Non solo. La popolazione umana in costante crescita dovrà sempre più confrontarsi con varie problematiche: il cambiamento climatico, l’inquinamento ambientale, la fornitura di energia pulita a prezzi accessibili, la necessità di assistenza sanitaria, i trasporti sostenibili, la sicurezza alimentare e molto altro ancora.

È allora chiaro che l’apprendimento a scuola delle interconnessioni tra scienza, tecnologia, ingegneria e matematica deve essere una parte irrinunciabile dell’istruzione. Infatti, non solo sviluppa e allena abilità utili nella vita, formando cittadini preparati e consapevoli, ma indirizza anche a quelle carriere professionali, come scienziati, ingegneri, medici, programmatori, ecc., che dovranno affrontare con successo le sfide che attendono la società. Possiamo affermare che le STEAM incoraggiano i giovani a far parte del futuro. 

I festival da non perdere a aprile

STORIE CONTROVENTO

Mercoledì 26 – sabato 29 aprile 2023 – Bellinzona, Svizzera

Il festival compie dieci anni ad aprile 2023. Nelle scorse edizioni hanno partecipato ogni anno fino a oltre 1000 ragazzi di terza e quarta medie e delle scuole post obbligatorie della Svizzera italiana: un migliaio di ragazzi che hanno dapprima letto e poi incontrato l’autore dei libri proposti. I protagonisti di quest’anno sono: Gaia Guasti, Cary Fagan, María José Ferrada, Trung Le Nguyen.

Per maggiori informazioni, consultate la pagina
http://www.storiecontrovento.ch/.

B-BOOK FESTIVAL

Domenica 16 – martedì 18 aprile 2023 – Cosenza

Ri-partenze

La Città dei Ragazzi del Comune di Cosenza, nei giorni 16,17 e 18 aprile 2023, promuove, nell’ambito del progetto Edu-factoring, la settima edizione del Festival B-Book. Un mondo di arte e letteratura per bambini e ragazzi.

“Ri-partenze” è il tema del festival, scelto per raccontare la voglia di cambiare, di viaggiare, di esplorare, che abita ciascuno di noi. Il desiderio di posare lo sguardo sul futuro, su nuove storie e nuove avventure.

Tanti gli scrittori e le scrittrici che animeranno gli incontri rivolti alle scuole primarie e secondarie di primo grado: da Andrea Vico a Gianluca Caporaso; da Assunta Morrone ad Eva Montanari; da Maria Laura Mura a Michele D’Ignazio; da Beniamino Sidoti a Laura Orsolini; da Andrea Bevacqua a Patrizia Fulciniti e Claudio Dionesalvi. 

Per maggiori informazioni sul programma, consultate la pagina
https://bbookfestival.files.wordpress.com/2023/02/programma-bbook-2023.pdf.