La giornata mondiale UNESCO degli insegnanti

Nel 1994 l’UNESCO ha istituito ufficialmente, il 5 Ottobre, la Giornata Mondiale degli Insegnanti – World Teachers’ day, un giorno dedicato a riflettere sul ruolo centrale che gli insegnanti possono avere e hanno nella formazione degli adulti di domani e nella creazione di un mondo migliore in futuro.

Non una giornata SUGLI insegnanti, ma PER gli insegnanti

Nelle intenzioni dell’UNESCO questa giornata non ha tanto uno scopo celebrativo o, peggio ancora, autocelebrativo, ma dovrebbe piuttosto essere un’occasione per ragionare su come supportare i bisogni e le necessità dei docenti, affinchè possano, come persone e professionisti, essere in grado di svolgere al meglio il loro compito, mettendo a frutto i loro talenti e le loro passioni all’interno di un clima sociale positivo, incoraggiante, di supporto. Il World Teachers’ Day non dovrebbe servire tanto a dire ai docenti “Come siete bravi”, quanto “Vogliamo esservi d’aiuto, come possiamo fare?”.

Anche a scuola, da insegnanti, possiamo sensibilizzare l’utenza, affinchè tanto genitori quanto studenti si rendano sempre più conto che i docenti con cui interagiscono quotidianamente sono persone “a tutto tondo”, con desideri, passioni, pensieri e preoccupazioni come loro, e non semplici operatori del sapere e dispensatori di conoscenze. Soprattutto, è importante che tutte le parti in causa sviluppino la consapevolezza che una comunità educativa efficace e serena è quella in cui TUTTI i membri si sentono valorizzati, compresi gli insegnanti. Su questo obiettivo si può lavorare sia a livello di classe, sia a livello di istituto non solo in Italiano, ma anche coinvolgendo la Lingua 2, per ampliare non solo la conoscenza dei propri docenti, ma anche quella della lingua target. Vediamo come.

The good teacher: IS… HAS… DOES…

Quando si parla di insegnanti, tutti, anche i bambini, hanno chiaro in mente cosa e come pensano che l’insegnante ideale debba essere. Le interpretazioni possono cambiare molto da persona a persona, da eta’ a eta’ da ruolo a ruolo, ma e’ interessante capire cosa pensano i nostri studenti quando pensano all’immagine del GOOD TEACHER ideale. L’attivita’ IS… HAS… DOES… e’ una delle piu’ efficaci per avviare gli studenti alla descrizione delle persone in generale, e in questo caso specifico puo’ essere adattata al tema “teacher”. Sul quaderno chiediamo ai bambini di preparare tre colonne che saranno compilate rispondendo alle seguenti domande:
How IS the good teacher?
What HAS the good teacher got?
What DOES the good teacher do?
Le risposte che otterremo probabilmente ci lasceranno a bocca aperta – e ci riveleranno molte cose dei nostri studenti.

Teacher’s Special ID

Gli studenti sono sempre affascinati e intrigati dalle notizie “segrete” che possono scoprire sui loro insegnanti. Condividere alcuni aspetti di vita non scolastici aiuta a ridurre le distanze, rilassare le relazioni, dare via a un dialogo. Lavorando  a livello di istituto, ciascun insegnante è invitato a compilare la “carta d’identità” allegata, sia in Italiano sia in Inglese, e ad appenderla, insieme a quelle dei colleghi, fuori dalle porte delle aule in cui insegna. Durante l’intervallo o nei momenti di spostamento, sarà sorprendente notare quanto i bambini saranno interessati a leggere le notizie curiose sui docenti, a commentarle, magari scoprendo di avere più in comune con alcuni di loro di quanto non avessero mai pensato! E, poiché avremo creato anche la versione in Inglese, sicuramente troveranno parole che non conoscono e saranno altamente motivati a ricercarne il significato.

Interview: “What do you do when you don’t teach?”

Molti bambini pensano che gli insegnanti vivano a scuola e che la scuola sia la loro vita! Al contrario, l’Unesco precisa in più passaggi dei suoi documenti relativi agli insegnanti quanto essi, per essere efficaci e per poter svolgere al meglio i loro lavoro, debbano essere valorizzati nella loro interezza come persone. Per aiutare i bambini a comprendere come i loro docenti siano “persone a 360 gradi”, creiamo con loro una Teacher Interview da proporre a tutti i docenti del plesso. Stabiliremo insieme le domande, per conoscere meglio le PERSONE che ci stanno di fronte; alcune di esse potrebbero essere:

  • What are your hobbies?
  • What are your dreams?
  • What would you do if you did not teach?

Sarebbe interessante che l’intervista non si limitasse ai docenti che operano sulla classe, ma coinvolgesse anche altri insegnanti della stessa scuola.

The talking books

Parlare di insegnanti, apre la porta per affrontare l’argomento SCHOOL e SCHOOL ITEMS durante le lezioni di L2. Proponiamo la scheda allegata, per lavorare sul vocabolario relativo alle materie scolastiche e ai loro argomenti principali. Con gli studenti dell’ultimo biennio questo tipo di attività permette di ragionare insieme sul vocabolario CLIL che si è acquisito nel corso del tempo, oltre ad apprendere nuovi termini che saranno utili man mano che si affronteranno nuovi argomenti usando questa metodologia.

Read about the Teachers

La letteratura in lingua Inglese per bambini è ricca di figure di insegnanti significativi e attenti, in grado di fare la differenza per i loro alunni. Anche se alcuni passaggi possono essere un po’ articolati, è interessante proporre ai bambini la lettura di estratti da libri originali in lingua. Proponiamo la scheda allegata, che riporta tre descrizioni di “insegnanti letterari” – Ms. Honey, da “Matilda” di R. Dahl, Professor McGonagall da “Harry Potter and the Philospher’s Stone” di J.K. Rowling, Miss Stacy da “Anne of Green Gables” di L.M. Montgomery. Leggiamo loro i brani, lentamente, cercando insieme le parole conosciute e sottolineandole. Sono parole positive o negative? Riusciamo a capire il senso generale di quello che è stato letto? Conosciamo questi insegnanti, magari dal libro letto in Italiano o dalla sua trasposizione cinematografica? Dopo aver lavorato sul testo, sul vocabolario, evidenziando i termini noti e ricercando quelli nuovi, completiamo la scheda aggiungendo tre aggettivi qualificativi per ciascun docente presentato.

E per finire…

La Giornata Mondiale degli Insegnanti è una giornata PER gli insegnanti! Non dimentichiamoci, il 5 di Ottobre, di prenderci del tempo per noi, festeggiarci come meglio riteniamo, che sia un caffè con i colleghi, un giro in libreria, una passeggiata in centro o godendoci il nostro dolce preferito!

Buona Giornata Mondiale degli Insegnanti, colleghi!

Per approfondire

Scarica le schede di approfondimento

   

Ri-attivare apprendimenti e mobilitare risorse: inizia un nuovo anno scolastico

All’inizio di un nuovo anno scolastico è di fondamentale importanza, rilevare le competenze possedute in entrata da ogni alunno/a per costruire su di esse i nuovi apprendimenti in modo contestualizzato e personalizzato.  Dopo questo primo e necessario step conoscitivo e prima di procedere con la proposta dei nuovi apprendimenti, si consiglia di progettare occasioni e situazioni apprenditive per ri-pescare e ri-attivare le conoscenze pregresse negli alunni e nelle alunne, dando loro anche la possibilità di mobilitare strategie e risorse personali costruite fino a quel momento. 

Cosa dicono le Neuroscienze

Gli studi neuroscientifici, negli ultimi anni,  grazie alle nuove tecnologie messe in campo, ci hanno fornito preziose informazioni sul funzionamento di un cervello che apprende: come risponde ad uno stimolo, come riceve le informazioni dai nostri sensi, come funziona la memoria di lavoro e come da qui le nuove acquisizioni si stabiliscano o meno nella memoria a lungo termine.

Sappiamo oggi che per apprendere, cioè per acquisire nuove conoscenze sul mondo che ci circonda, allo scopo di adattarci sempre meglio e indirizzare positivamente i nostri comportamenti futuri, è essenziale metterle a confronto e connetterle con ciò che si sa già. Quando arrivano  nuove informazioni al cervello, queste hanno bisogno di ritrovare dei link, dei collegamenti, degli agganci di senso a cui connettersi, formando nuovi circuiti neuronali e che permetteranno loro di transitare nella memoria a lungo termine per essere trattenute. Questi agganci avvengono per analogia con ciò che già è presente nel nostro cervello, possono essere immagini, emozioni, colori, profumi, sapori, che rimandano a esperienze vissute in modo significativo e per questo trattenute nella memoria a lungo termine pertanto vengono richiamate e ri-attivate.

L’apprendimento che avviene grazie alla formazione di questo continuo “andirivieni” tra la memoria di lavoro, dove arrivano e transitano le nuove conoscenze-informazioni e che ha uno spazio di contenimento limitato  e la memoria a lungo termine, dove avendo trovato un “gancio” significativo verranno trattenute, risulterà tanto più efficace quanto più significativa sarà l’analogia a cui connettersi. Alla luce di tutto ciò risulta quindi essenziale attivare gli apprendimenti pregressi che, oltre a favorire collegamenti e connessioni significative e durature, consentiranno ad ogni bambino ed ogni bambina di costruire le nuove conquiste apprenditive sulle loro reali potenzialità, presenti in quel preciso momento, sollecitando contemporaneamente la messa in campo delle strategie che via via nel tempo ognuno si è costruito.

Assume una rilevanza prioritaria quindi il ruolo di “progettista didattico” che ogni insegnante deve assumere, nell’ideare e proporre occasioni e contesti didattici capaci di ri-attivare e mobilitare tutte le risorse conoscitive e strategiche che ognuno possiede. Una scelta efficace in questa direzione è quella di proporre agli studenti di sperimentarsi in situazioni concrete, a volte ludiche e a volte legate più strettamente alla loro realtà di vita e di gioco, proprio perché vissute in modo più coinvolgente e significativo, quindi più facilmente ripescabili per analogia. 

Una utile proposta: i dadi numerici

Uno strumento potente per favorire questo tipo di esperienze apprenditive e utilizzabile in ogni classe sono i dadi numerici per lavorare sul valore posizionale delle cifre nella costruzione del numero, richiamando non solo le conoscenze pregresse relative alla struttura del numero (più o meno complesso in base all’età dei bambini) ma anche delle operazioni aritmetiche che si possono mettere in campo per costruirlo. Nella esperienza proposta sono stati utilizzati  dadi numerici a dieci facce triangolari una per ogni cifra con l’indicazione chiara del valore effettivo che ogni cifra possiede in base alla posizione che poi avrà nella ricostruzione del numero: 

  • dado nero per rappresentare le unità;
  • dado blu per le decine;
  • dado verde per le centinaia;
  • dado giallo per le migliaia;
  • dado bianco per le decine di migliaia;
  • dado rosso per le centinaia di migliaia.

Percorso di ri-attivazione

Avendo la possibilità di lavorare a partire dalle unità fino alle centinaia di migliaia, ogni insegnante può adeguare e contestualizzare il percorso alla propria classe e alle esigenze apprenditive dei propri alunni utilizzando i relativi dadi necessari. Il percorso proposto è pensato per un inizio classe 4 o 5 utilizzando tutti i dadi disponibili.

Obiettivo didattico: attivare apprendimenti relativi alla conoscenza del sistema di numerazione decimale e posizionale dei numeri, alla loro operatività e all’applicazione di strategie di calcolo.

Svolgimento: per rendere più divertente e motivante l’attività, si propone di organizzarla come un gioco, una sfida di coppia (o piccolo gruppo da tre componenti) strutturata in tre fasi successive

  • Prima fase di coppia: i bambini si distribuiscono tre dadi a testa, e tirandoli sul banco alternativamente ricostruiscono il numero ottenuto. Inizia il bambino che possiede il dado con le unità tirandolo e registrando sul foglio di gruppo la cifra uscita relativa alle unità. Segue il lancio del bambino che possiede il dado con le decine (può anche essere lo stesso bambino) che verranno registrate accanto alle unità, seguirà il lancio del dado con le centinaia e relativa registrazione e cosi di seguito fino ad arrivare a lanciare tutti i dadi. Al termine, insieme all’interno della coppia, si ricostruisce il numero di 6  cifre, si scompone in forma polinomiale o anche in potenze del 10 (se i bambini hanno già avuto modo di sperimentarla in passato) e si scrive il nome del numero a parola.Esempio: se i numeri usciti sulle facce dei dadi sono: 4 +50 +300 + 3000+70000+100000 il numero sarà 173 354 centosettantatremilatrecentocinquantaquattroScomposizione: (1 x 100000) + (7 x 10000) + (3 x 1000) + (3 x 100) + (5×10) + (4 x 1)
  • Seconda fase individuale: con il numero ricostruito ad ogni componente si richiede, in un tempo concordato inizialmente insieme, di scoprire 3 (o anche più a discrezione dell’insegnante) modalità di ricostruzione utilizzando liberamente, questa volta, le operazioni aritmetiche conosciute.Esempio: una modalità potrebbe essere: 150000 + 23000+ 354 o ancora 173000 + (400-46); ovviamente i bambini sono liberi di utilizzare solo un tipo di operazione o diverse in combinazione tra loro, attivando le proprie risorse e strategie di calcolo. Offrire ai bambini questa possibilità diventa una preziosa occasione di osservazione per l’insegnante che potrà constatare come ognuno si trovi ad un livello diverso di conoscenza e padronanza nell’uso matematico dei sistemi di calcolo mentale.Al termine del tempo, all’interno della coppia, ognuno condivide con l’altro le tre soluzioni individuate e insieme correggono e/o integrano se necessario, presentando le sei modalità di ricostruzione come lavoro di sintesi della coppia.
  • Terza fase di argomentazione collettiva: ogni coppia illustra e argomenta il proprio lavoro nel grande gruppo, presentando il  numero e  motivando di volta in volta le scelte di calcolo effettuate.Ulteriore rilancio: nei giorni successivi potrebbe essere interessante proporre ad ogni coppia di “prendere” il numero formato dalle altre  e provare a scoprire diverse modalità di costruzione dello stesso numero utilizzando questa volta ad esempio un numero maggior di operazioni (addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione). Questo è solo uno dei numerosi possibili rilanci che si possono effettuare.

Valutazione formativa in itinere:

Per tenere traccia di quanto osservato e rilevato dall’insegnante nel corso dell’attività di ria-attivazione proposta potrebbe risultare utile registrare nella seguente check list le evidenze apprenditive emerse

ABILITÀ E CONOSCENZE NUMERICHE 
Riconosce e utilizza correttamente il valore posizionale delle cifre nella ricostruzione del numero?
Utilizza correttamente la struttura decimale nella scomposizione polinomiale?
Effettua correttamente calcoli a mente?
Mobilita risorse e strategie personali?
AUTONOMIA
Si mostra autonomo/a nei lavori richiesti?
COLLABORAZIONE
Accetta il confronto nel gruppo?
Dà il suo contributo per portare a termine il lavoro comune?
ARGOMENTAZIONE
Illustra e motiva le proprie proposte di soluzione?

 

Per approfondire

  • Geake J.C. (2017), Il cervello a scuola. Neuroscienze e educazione tra verità e falsi miti, Erickson, Trento.
  • Gentili, G., (2022), Didattica Universale Matematica classi 1-2-3. Erickson, Trento.
  • Gentili, G., (2023), Didattica Universale Matematica classi 4-5. Erickson, Trento.
  • Reffieuna A. (2012), Come funziona l’apprendimento. Conoscerne i processi per favorirne lo sviluppo in classe, Erickson, Trento.

La Giornata Europea delle Lingue a scuola

Il 26 Settembre, da 21 anni, si celebra la Giornata Europea delle Lingue. Secondo il Consiglio d’Europa “la diversità linguistica è uno strumento per ottenere una migliore comprensione interculturale e un elemento chiave nel ricco patrimonio culturale del nostro continente”. La lingua che parliamo non solo ci caratterizza dal punto di vista espressivo, ma influenza anche il nostro modo di vedere le cose, di percepire i nostri rapporti con le persone, di rispondere agli stimoli sensoriali.

Di questa realtà sono particolarmente consapevoli gli insegnanti che, oggi più che mai, si trovano ad operare in una realtà scolastica sempre più variegata dal punto di vista linguistico. La Giornata Europea delle Lingue è sicuramente uno spunto utile e interessante per lavorare in classe e a scuola. Vediamo come.

La Giornata delle Lingue a Scuola

Secondo i dati pubblicati dal MIUR, nella scuola primaria in Italia gli alunni con cittadinanza non italiana sono circa il 13,3%, ovvero più di 216 mila, provenienti da più di 200 Paesi diversi. Come possiamo valorizzare questa ricchezza a livello di istituto?

 

  • Creare un cartellone di BENVENUTO multilinguistico
    Selezioniamo un’area all’ingresso della scuola, o nell’atrio, dove bambini e famiglie possano vederla. Con un grosso foglio di carta da pacco creiamo un cartellone sul quale scriveremo BENVENUTO in tutte le lingue dei bambini che frequentano la nostra scuola.

 

  • Impariamo (e insegniamo) i saluti in tante lingue.
    Con un piccolo sforzo, ciascun insegnante può imparare a salutare nella lingua dei suoi alunni e accoglierli nel loro idioma di origine alla mattina. Tutti gli studenti possono essere coinvolti, imparando così a salutarsi a vicenda.

 

  • Riempire il Barattolo delle Lingue e delle Culture
    Utilizzando un barattolo di grandi dimensioni, si possono invitare i bambini della scuola a riempirlo, inserendo ciascuno una perlina del colore corrispondente alla lingua parlata in casa, secondo una legenda definita in precedenza. All’interno di una bella cerimonia di istituto, ciascun bambino farà la sua parte inserendo nel barattolo la perlina – o le perline – corrispondente alle lingue che sente parlare dai suoi cari.

La Giornata delle Lingue in Classe

Ci sono molte attività che si possono mettere proporre, con piccolo sforzo e in maniera coinvolgente, per aumentare la consapevolezza dei bambini e incuriosirli rispetto all’universo della diversità linguistica. Eccone alcune:

 

  • Creare un Domino delle Lingue della Classe.
    L’insegnante selezionerà cinque o sei parole comuni e significative – es: i saluti, i ringraziamenti…- e si le tradurrà in tutte le lingue parlate dai suoi studenti. Con le parole così ottenute realizzerà, su semplici strisce di carta, un domino il cui scopo del gioco sarà di abbinare tra loro parole che, in diverse lingue, abbiano lo stesso significato.

 

  • Tabulare le Lingue parlate in Classe – e parlate dagli adulti di riferimento.
    I ragazzi più grandi possono approfittare della Giornata delle Lingue per lavorare su alcuni contenuti didattici, come la tabulazione dei dati e la statistica. Se l’insegnante avrà predisposto e distribuito con anticipo un questionario da compilare insieme agli adulti di riferimento, si potrà costruire un istogramma che rappresenti i risultati linguistici emersi dalle risposte. Attenzione, però, perché non tutti gli adulti di riferimento potrebbero essere in grado di leggere e comprendere il questionario! Sarà opportuno predisporre due o tre versioni dello stesso, una in Italiano e almeno una in Inglese e in Spagnolo.

 

  • Lo Storytelling multi linguistico.
    L’insegnante selezionerà una fiaba o una storia non troppo lunga e la dividerà in sequenze. Con l’aiuto di alcuni adulti che si saranno resi disponibili  tradurrà ciascuna storia in almeno altre due lingue di quelle parlate dai suoi studenti. Per lo storytelling sarebbe bello poter invitare alcuni adulti madrelingua, che facciano da cantastorie per i bambini. Ogni sequenza della storia sarà letta, in successione, da ciascuno degli adulti nella propria lingua, Sarà molto interessante notare come lo stesso contenuto possa variare moltissimo a seconda della lingua in cui è pronunciato.

Perché è importante celebrare?

 La consapevolezza della diversità linguistica e del suo valore, se da un lato ha una evidente utilità pratica, aiuta soprattutto ad allargare i propri orizzonti, ad ampliare le proprie conoscenza, a riconoscere che noi – e la nostra lingua – non siamo che un pezzetto del bellissimo e variegato puzzle che è l’umanità!

Da soli ma insieme

In questo periodo, dopo l’uscita del bando del PNRR, si sta facendo un gran parlare di come cambiare le aule e gli ambienti di apprendimento. Aule aperte o aule chiuse? Aule speciali? Aule di disciplina? Banchi con le ruote o senza ruote? Corridoi arredati con isole per piccoli gruppi, … e via così.

Gli insegnanti guardano le opzioni, discutono e sognano un assetto che permetta loro un cambio di didattica, dimenticando che non è l’assetto a fare la differenza ma le persone e il loro mettersi in gioco. Infatti, l’aula e l’arredo più funzionali, non faranno alcuna differenza se non avverrà anche un cambiamento nella didattica e nella forma mentale di tutti i protagonisti del fare scuola: insegnanti, alunni e genitori.

Gli insegnanti per primi devono ripensare al come, piuttosto che al dove. Se si desidera fare un lavoro a gruppi, non sarà l’assetto a fermare l’insegnante convinto. Ma un’aula disposta a isole non farà alcuna differenza se l’insegnante deciderà di fare comunque lezione frontale. Lo stesso vale per i bambini e le bambine, se non vengono abituati a lavorare insieme, nulla potrà la disposizione dei banchi: nasceranno comunque conflitti e il lavoro ne risentirà. Infine, in questo processo di cambiamento vanno coinvolte le famiglie, condividendo con esse il metodo, l’idea e la visione di quello che stiamo facendo: ricordiamoci che i genitori hanno vissuto un’altra scuola e un cambio di metodologia li fa sentire estranei e preoccupati.

Quindi per cambiare i luoghi di apprendimento, prima dobbiamo cambiare le persone che li abitano. Partiamo quindi dai bambini e da come aiutarli a stare insieme. Una classe è un insieme di persone, finite insieme per caso, che devono imparare a camminare insieme, ognuna nel rispetto del proprio passo. Per avviare una riflessione su questo tema, questo mese abbiamo scelto di accompagnare l’azione didattica con l’albo illustrato “Il mio amico Albert” di Isabelle Arsenault edito da Mondadori; si tratta di un albo illustrato che racconta di Albert, un bambino che desidera leggere, e per farlo si isola dai compagni, che però uno alla volta lo vanno a cercare per coinvolgerlo nelle proprie attività. Albert pian piano diventa sempre più insofferente fino a quando non esplode e li rimprovera perché non riesce a leggere in pace. A questo punto gli amici, invece di arrabbiarsi e lasciarlo solo, accolgono il suo bisogno e ognuno va a prendere un libro per leggere insieme a lui e così fare comunque qualcosa tutti insieme.

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare il template.

Video

Materiali

LE AUTRICI

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.

Peregrinar, una arriesgada aventura medieval

En la Edad Media hubo dos grandes grupos de personas: aquellos, como los campesinos, que no abandonaban su lugar de nacimiento; y aquellos que pasaban su vida viajando. A este último grupo pertenecían los soldados de fortuna, las cortes de los reyes, las delegaciones diplomáticas y eclesiásticas, los pastores trashumantes, los predicadores, los artistas, los artesanos, los vagabundos, los maleantes y los peregrinos.

Peregrinar en estos años era realmente una aventura peligrosa, no como en la actualidad. Los peregrinos tenían poca información sobre los lugares que atravesarían y no siempre era segura. Además, no sabían hablar las lenguas de los países y regiones por lo que iba a pasar, ni sus costumbres, no tenían mapas que les indicaran los caminos. De ahí que los peregrinos que emprendían el viaje estuvieran asustados por los peligros que se decía que debían afrontar.

El peregrino antes de ponerse en marcha hacía testamento porque sabía que a lo mejor no volvía a ver a su familia. De hecho, muchos morían a lo largo del viaje no solo a causa de los bandidos que encontraban por el camino, sino también por accidentes y enfermedades.

La mejor manera de peregrinar era ir en grupo no solo porque los peregrinos se podían ayudar mutuamente en caso de peligro, sino también darse ánimos, hablar y divertirse y hacer así el camino más ameno. De hecho, durante el camino, como sucede en la actualidad, se forjaban grandes y bonitas amistades.

La mayoría de las personas era gente sencilla y hacía el camino andando, de ahí que su equipaje fuera ligero. Solían llevar una escarcela, una esclavina, un bordón o báculo y un sombrero de ala ancha. Pocos elementos, pero muy útiles.

Por ejemplo, el peregrino que iba a Santiago se cosía en su ropa conchas de las vieiras, figuritas de hueso o azabache.

Sin embargo, el camino también lo hacía gente rica y poderosa, como nobles o reyes, que, acompañados con todo su séquito, viajaban cómodamente a caballo y con todas las cosas necesarias para sentirse casi como en su casa. Su llegada al centro de peregrinación era todo un acontecimiento en la ciudad.

Peregrinos famosos a Santiago.

Se conocen muchísimos personajes ilustres que fueron en peregrinación a Santiago de Compostela, como el duque de Aquitania Guillermo X, Luis VII de Francia, Jean van Eyck o el duque Cosimo III de Medici.

En la Edad Media había diferentes centros de peregrinación, pero los principales eran: Jerusalén, Roma y Santiago de Compostela.

Curiosidades

Ser romero: en origen significaba “viajar en peregrinación a Roma”.
Ser palmero: era el peregrino que iba a Jerusalén porque de Tierra Santa traía palma.

L’articolo 1 della Costituzione. Bernardo Giorgio Mattarella

Secondaria di 2° grado Secondaria di secondo grado Costituzione Diritto costituzionale e amministrativo

L’articolo 1 della Costituzione. Bernardo Giorgio Mattarella

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Giocare per apprendere

Disturbo specifico o difficoltà di apprendimento?

Daniela Lucangeli definisce l’errore “l’informatore principale del bisogno di apprendimento”, infatti attraverso gli errori dei nostri studenti possiamo comprendere in quale direzione andare per aiutarli. A volte però un errore ripetuto può essere sintomo di un disturbo specifico.

Come capire allora se si tratta di una difficoltà risolvibile con impegno e costanza o di un vero e proprio disturbo dell’apprendimento?

Premesso che non siamo noi insegnanti a dover fare una diagnosi in questo senso, quello che però possiamo e dobbiamo fare è saper strutturare un potenziamento mirato: una difficoltà nell’apprendimento può essere risolta con questo tipo di approccio, un disturbo specifico dell’apprendimento invece resisterà al potenziamento.

Il circolo vizioso dell’impotenza appresa

Purtroppo i ragazzi e le ragazze a cui piace la matematica e che si sentono competenti in questo campo sono spaventosamente pochi; studi scientifici hanno dimostrato che spesso il sentirsi non competenti in matematica causa disturbi d’ansia, depressione e problemi con la legge. Inoltre l’insuccesso in matematica è uno dei fattori che maggiormente influenzano l’impotenza appresa, e cioè la sensazione di essere inadeguati che andrà ad alimentare il circolo vizioso della demotivazione: il pensiero di non riuscire e “non essere portati” per la materia farà sperimentare ansia e disagio, questi stati d’animo faranno percepire la matematica come difficile e noiosa e faranno diminuire notevolmente la motivazione all’impegno, meno ci si impegnerà e peggiori saranno i risultati ed ecco così che ci si sentirà ancora meno competenti e meno abili.

Spezzare il circolo vizioso e trasformarlo in un circolo virtuoso della motivazione è difficile, ma necessario.

La warm cognition

Gli studi nel campo delle neuroscienze hanno dato vita a un nuovo filone di ricerca chiamato warm cognition che si concentra sul rapporto fra apprendimento ed emozioni: quando apprendiamo nella nostra mente si imprimono anche le emozioni che stiamo provando e così se avremo sperimentato un vissuto di ansia, paura, vergogna, demotivazione rifuggiremo un nuovo apprendimento, se al contrario avremo appreso con gioia, curiosità, interesse, serenità allora ricercheremo queste emozioni e la situazione che le ha generate: apprendere con gioia, piacere e allegria è 200 volte più efficace che fare la stessa cosa con tristezza, dolore e patimento.

Il potenziamento ludico della matematica

Riflettendo allora sul cattivo rapporto di molti dei nostri allievi e delle nostre allieve con la matematica, sulla necessità di un intervento che li aiuti ad uscire dal circolo vizioso della demotivazione e sull’utilità di sperimentare sensazioni di benessere a scuola, appare evidente il forte impatto positivo che un potenziamento mirato e ben strutturato potrebbe avere nelle nostre classi, soprattutto se accompagnato dalle emozioni positive e dalla motivazione che solo il gioco sa dare.

Giocare per apprendere con i giochi di Biella Cresce

L’associazione Biella Cresce propone da anni un percorso di formazione degli insegnanti proprio per aiutarli a progettare e realizzare un potenziamento delle competenze matematiche basato sull’analisi dell’errore che si struttura in diverse fasi:

  • la somministrazione del test “AC-MT scuola” nel mese di novembre per poter analizzare le competenze della classe e stabilire gli obiettivi sui quali lavorare con maggiore intensità;
  • il potenziamento vero e proprio, cioè le attività pratiche e ludiche da proporre alle bambine e ai bambini con cadenza settimanale per raggiungere gli obiettivi stabiliti;
  • il re-test finale per osservare il quadro della classe e apprezzare così gli inevitabili miglioramenti.

Questo percorso di formazione purtroppo non è comodamente fruibile da tutti noi, in quanto si svolge in presenza in provincia di Biella, ma c’è una buona notizia: dal prossimo mese sarà disponibile un corso online proprio su tutto ciò di cui parla questo articolo!

Intanto potete dare un’occhiata a questo link dove troverete gratuitamente alcuni dei giochi proposti da Biella Cresce e tutte le informazioni per iscriversi al corso.

Buon lavoro e buon divertimento!

Le emozioni di Gesù e la Basilica di sant’Antonio

Le emozioni di Gesù

La lettura dei vangeli offre la possibilità di misurarsi oltre che con gli insegnamenti, le gesta e i miracoli anche con le emozioni di Gesù. I vangeli, infatti, ci presentano un ritratto molto umano di Cristo, che si mostra capace di gioire e di piangere, di commuoversi e di arrabbiarsi, di indignarsi e di amare, di stupirsi e di sentire angoscia. 

Un approfondimento su questo tema è affrontato dalla rivista Raggi di Luce online che, nel corso dei cinque bimestri corrispondenti all’anno scolastico, fornirà, attraverso la lettura di opere d’arte, un ampio quadro delle emozioni di Gesù risultanti dai vangeli.

La prima opera oggetto di lettura è stata realizzata dal pittore tedesco Heinrich Hofmann e si intitola Cristo e il giovane ricco. Questo dipinto raffigura l’episodio della vita di Gesù tratto da Marco 10,17-22, in cui un giovane ricco si avvicina a Gesù Cristo e gli chiede cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Cristo invita il giovane a vendere tutto ciò che ha, a darlo ai poveri e infine a seguirlo.

Il giovane è ritratto in piedi, riccamente vestito di una tunica vellutata dal mantello di pregiata fattura, con cappello su cui spiccano gioielli a testimonianza della sua vita di ricchezza e agio. Il giovane ha lineamenti raffinati, tuttavia esprime il combattimento suo interno tra una vita di agiatezze e la probabile incapacità a donarle.  Il suo sguardo infatti è triste e decentrato rispetto a quello di Cristo. Il contrasto tra ricchi e poveri, piacere e miseria, spirituale e mondano è fondamentale in questo dipinto.

Gesù appare al centro del dipinto in posizione simbolicamente preminente rispetto alle restanti figure. Il suo sguardo è rivolto verso il giovane, non per criticarlo ma per esprimergli amore e tenerezza nel rispetto della sua libertà. La proposta di Gesù è rivoluzionaria: solo donando il giovane potrà sentirsi veramente ricco, solo distogliendo l’attenzione da sé a favore del prossimo potrà scoprire veramente la propria identità, solo rispondendo con il suo amore concreto a quello sguardo di amore potrà respirare l’eternità. Il movimento suggerito è chiaramente simbolico è duale: la vera ricchezza non sta nelle cose materiali quanto in quelle spirituali. 

Padova, la basilica di sant’Antonio

Cambiando argomento, la rivista ospita anche una rubrica dedicata ai luoghi dello spirito, quindi non solo luoghi di culto e di preghiera, ma anche di meditazione e riflessione, pervasi da una misteriosa forza mistica ed emotiva. L’anno accademico 2023/2024 inizia esplorando la basilica di sant’Antonio a Padova, ufficialmente conosciuta come Basilica del Santo, uno dei luoghi di culto più importanti al mondo dedicati a Sant’Antonio, tra i santi più venerati nella tradizione cattolica. Questa maestosa chiesa è un importante luogo di pellegrinaggio e un’icona di fede, storia e cultura.

La costruzione è iniziata poco dopo la morte di Sant’Antonio nel 1231 con una piccola cappella, ma a causa del crescente afflusso di pellegrini desiderosi di vedere la tomba del santo, l’edificio è stato ampliato nel corso dei secoli successivi. L’attuale basilica è un capolavoro di architettura e contiene numerosi stili artistici che riflettono l’evoluzione nel corso dei secoli.

La Basilica di Sant’Antonio è un vero e proprio tesoro di arte e cultura. Gli affreschi di altissima qualità e le sculture di artisti rinomati arricchiscono l’ambiente e contribuiscono a creare un’atmosfera di sacralità e bellezza. Qui sono ospitate opere d’arte famose, come il Crocifisso bronzeo di Donatello e il San Giorgio e il Drago di Altichiero da Zevio.

Nel 1987, la Basilica di Sant’Antonio è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Questo riconoscimento sottolinea l’importanza storica, religiosa e culturale di questo luogo straordinario.

In conclusione, la Basilica di Sant’Antonio a Padova è una gemma architettonica e spirituale che attira visitatori da tutto il mondo. È un simbolo di fede, un serbatoio di cultura e un luogo di bellezza artistica. La sua storia secolare e la continua affluenza di pellegrini la rendono uno dei luoghi di culto più significativi e amati al mondo.

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France 2023 – Coupe du Monde de Rugby

Tous les quatre ans, l’attention des fans de rugby se cristallise autour de cette compétition et cette année, après l’édition de 2007, la France accueille pour la deuxième fois de son histoire la Coupe du monde de rugby.

20 équipes, 4 poules, 48 matchs et 9 villes hôtes à découvrir ! La finale se disputera le 28 octobre à 21 heures au Stade de France. D’ici là, si l’univers du rugby reste encore assez flou pour vous, révisez quelques fondamentaux en cliquant sur le lien suivant : https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2023/09/08/coupe-du-monde-que-faut-il-savoir-du-rugby-si-l-on-n-y-comprend-toujours-rien_4790512_4355771.html

En effet, un cours de rattrapage s’impose car le rugby devient de plus en plus populaire chez les jeunes. En réalité, depuis la première édition de la compétition, en 1987, seuls vingt-cinq pays ont participé à ces événements internationaux, et seulement vingt ont participé à au moins quatre éditions. Alors si vous êtes curieux de découvrir comment ce sport s’est malgré tout répandu à travers la planète et a conquis le cœur de notre jeunesse, regardez la vidéo suivante : https://www.lemonde.fr/comprendre-en-3-minutes/article/2023/09/08/comment-le-rugby-s-est-il-repandu-dans-le-monde-comprendre-en-trois-minutes_6188384_6176282.html

Ce rugby a vraiment tout de bon ! Ses valeurs fondamentales ont permis de définir l’intégrité, la passion, la solidarité, la discipline, le respect et de soutenir l’inclusion. À l’occasion de la Coupe du monde, un tournoi national des quartiers a été organisé pour faire découvrir ce sport aux jeunes générations. De nombreuses joueuses aussi se sont prêtées au jeu. L’événement permet de sensibiliser 6 000 jeunes âgés de 8 à 13 ans, issus des quartiers prioritaires situés en périphérie des neuf villes françaises hôtes.

France 2023 ne s’arrête pas là. Cette édition a l’ambition de promouvoir un changement de paradigme, de faire naitre de nouveaux standards en matière de responsabilité sociale, d’inclusion et de développement durable. Dans le rugby, la force réside dans le collectif. Les valeurs partagées sur les terrains et en dehors des stades renforcent les liens et représentent un potentiel immense : un excellent vecteur pour intégrer dans notre vie quotidienne une réflexion sur les problématiques de notre société et pour s’engager à travers des actions concrètes.

4 engagements – 8 enjeux – 15 projets, ce sont les piliers de cette compétition à impact positif organisée par France 2023 et World Rugby.

Engagement 1 : agir pour une économie durable et circulaire et agir aussi pour une alimentation locale et saine.

Engagement 2 : agir pour l’éducation, la formation et l’emploi en développant les formations et en favorisant l’insertion professionnelle. C’est dans cette perspective que voit le jour le projet Campus 2023 : au total, ce sont 3 000 jeunes de 18 à 30 ans, femmes et hommes, qui vont saisir cette opportunité pour se former aux métiers du sport, du tourisme et de la sécurité.

Engagement 3 : réduire l’impact sur l’environnement. L’attention se mobilisera aussi autour d’une gestion responsable des déchets en favorisant les opérations de recyclage.

Engagement 4 : soutenir l’inclusion en rendant l’événement accessible à tous les publics grâce à une billetterie sociale, à l’initiative Coupe du monde de rugby Fauteuil et en soignant l’accueil et l’accompagnement des personnes en situation de handicap ou à mobilité réduite.

Ces initiatives ont suscité votre curiosité ? Retrouvez l’intégralité du projet au lien suivant : 

Impact Positif Coupe du Monde de Rugby 2023 (rugbyworldcup.com)

Maintenant le ballon est entre nos mains ! Entrons dans la mêlée et, nous aussi, transformons notre essai. Découvrons comment en nous inspirant à ce petit guide ludo-pédagogique créé par l’USEP (L’Union Sportive de l’Enseignement du Premier Degré) :

https://www.ffr.fr/actualites/federation/ffr-usep-en-route-vers-la-coupe-du-monde?redirect=https://www.ffr.fr/tableau-de-bord/mes-favoris

Pour plus d’infos

Calendrier des matchs et résultats : https://www.rugbyworldcup.com/2023/matches

Découverte des stades et des villes hôtes qui accueilleront les supporters : 

Bienvenue en France ! Coupe du Monde de Rugby 2023 (rugbyworldcup.com)

Activités en classe sur les valeurs du rugby : https://laligue53.org/usep53/Les-valeurs-rugby.pdf