Non solo MOSE: tra luci e ombre storia di un progetto per salvare Venezia dall’acqua alta

A poco più di un anno dalla fine del collaudo (ipotizzato per il 2025) ripercorriamo la vicenda della controversa struttura realizzata per proteggere Venezia dall’acqua alta, mentre resta sempre attuale l’interrogativo se questa sia l’unica soluzione a un problema ben più ampio e di maggiore portata che riguarda la sopravvivenza stessa della città e della sua laguna.

Il fenomeno dell’acqua alta in Laguna 

L’acqua alta a Venezia è un fenomeno naturale ordinario e di durata temporanea. Si tratta di un picco di alta marea che interessa la città prevalentemente in autunno e in inverno, con maggiore probabilità nei mesi di novembre e dicembre. Le cause, come riportato dall’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) sono da ricercarsi nell’influenza astronomica, in quella meteorologica, in quella geologica e nel cambiamento climatico globale.

 Il contributo meteorologico

Un vento di scirocco, soffiando da sud est, spinge l’acqua verso la parte settentrionale dell’Adriatico dove si accumula proprio davanti alla laguna di Venezia. Una volta cessata l’azione del vento il bacino dell’Adriatico comincia ad oscillare. Queste oscillazioni (le onde di sessa) possono andare avanti per giorni, anche se si smorzano del 15 % ogni volta. Il periodo dell’oscillazione principale è di circa 23 ore, molto vicino a quello della componente diurna della marea astronomica, che è di circa 24 ore.

Il contributo climatico

La crescita del livello medio del mare globale è dovuta al cambiamento climatico. Questo contributo viene stimato in più di 3 mm all’anno ma è previsto che il trend acceleri nel futuro. Nello scenario peggiore, per la fine del secolo si avranno più di 8 mm all’anno.

L’Aqua Granda del 1966 e la nascita del MOSE

4 novembre 1966: una straordinaria ondata di maltempo investe la parte settentrionale della nostra Penisola. A Firenze l’Arno esonda, a Venezia un picco di marea, il più alto di sempre, raggiunge i 194 centimetri sullo zero mareografico di Punta della Salute. L’evento passerà alla storia come la cosiddetta “Aqua granda” che mette in ginocchio l’intera città. Da quella drammatica esperienza scaturirà il 16 aprile del 1973 la prima Legge Speciale per Venezia che dichiara la salvaguardia della città lagunare di “preminente interesse nazionale”.

Nel settembre del 1975 il Ministero dei Lavori Pubblici indice una appalto-concorso internazionale per la progettazione ed esecuzione di interventi in difesa delle acque alte. Tre anni più tardi dei cinque progetti presentati nessuno risulta idoneo. Solo nel 1982, con l’approvazione del cosiddetto “Progettone” e la costituzione del Consorzio Venezia Nuova (unico concessionario dell’opera), si inizia a parlare di un sistema di barriere mobili alle tre bocche di porto della laguna: Lido, Malamocco e Chioggia. Comincia così la lunga storia che porterà alla nascita e costruzione del MOSE, il Modulo Sperimentale Elettromeccanico. 

Un iter lungo 40 anni

Doveva essere ultimato nel 1995 e costare un miliardo e mezzo di euro (anziché i 6,5 miliardi attuali). La prima pietra invece viene simbolicamente posata nel 2003 e i lavori si protraggono segnati da continui slittamenti, battute d’arresto e soprattutto, dallo scoperchiamento di un sistema di corruzione capillare sfociato nell’inchiesta giudiziaria del 2014. Crollano i vertici del Consorzio Venezia Nuova, della politica locale e regionale.

Il Mose finisce commissariato tra ulteriori blocchi dei cantieri, polemiche sui costi di gestione e manutenzione (inclusi i fenomeni di corrosione), incertezze sulla sua efficacia futura. Dopo la terribile acqua alta del 12 novembre 2019 (187 centimetri) e dei giorni seguenti il Mose comincia ad essere attivato in forma sperimentale ma ad oggi mancano ancora i collaudi tecnico-funzionali che, affidati ad un’apposita commissione, si dovranno concludere entro la fine del 2025.  

Il funzionamento del MOSE

Il sistema di dighe mobili consta in 4 barriere (due alla bocca di porto del Lido, separate da un’isola artificiale, le altre a quella di Malamocco e Chioggia) e conta in tutto 78 paratoie mobili che vengono attivate in caso di maree eccezionali fino ai 3 metri. Le paratoie abitualmente rimangono sul fondo della laguna in cassoni di alloggiamento in calcestruzzo e riempite di acqua. Per il loro sollevamento viene immessa dell’aria compressa che le svuota e consente così la loro emersione. 

Ad oggi la quota minima prevista per l’attivazione è una marea di 110 centimetri (la popolazione viene prontamente avvisata tramite servizio gestito dal centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia) ma la messa in funzione è comunque discrezionale. Per garantire il passaggio delle imbarcazioni durante la chiusura del MOSE sono state previste delle conche di navigazione alle bocche di porto di Malamocco (per le navi) e Chioggia (per i pescherecci).

Una città all’asciutto?

Il grande interrogativo che incombe sul destino della città patrimonio Unesco e sui suoi abitanti è se davvero il MOSE la salverà da eventi eccezionali che vanno assumendo sempre più la connotazione di ordinari e dall’innalzamento progressivo dei mari. Fermo restando che la città lagunare presenta un diverso livello del piano di calpestio a seconda della zona presa in considerazione e che quindi la scelta di una mancata attivazione del sistema di dighe mobili può avere conseguenze diverse in base al sestiere in cui ci troviamo, la risposta è nota. Il MOSE potrà soltanto mitigare l’emergenza ma non sarà la soluzione.

La salvezza di Venezia passa attraverso altre opere complementari di salvaguardia (come quelle che stanno interessando Piazza San Marco, il punto più basso della città) tenendo conto, tra le altre criticità, che il fragile ecosistema lagunare non può sostenere chiusure frequenti e prolungate per la circolazione dello scambio dei flussi tra laguna e mare. Bisogna difatti ricordare che in generale, tutte queste azioni devono concorrere a garantire la salvaguardia naturale e ambientale, la valorizzazione artistica, storica e archeologica, l’equilibrio idraulico, fisico e morfologico, risanando e preservando l’ambiente dall’inquinamento atmosferico.

Per il MOSE tanti saranno comunque i punti a rimanere in sospeso tra cui la sostenibilità dei costi di attivazione (200mila euro ad ogni sollevamento secondo le stime più recenti), il nodo manutenzione, la gestione ordinaria dell’opera una volta terminata l’azione del Commissario straordinario. 

Per approfondire

Alcuni contributi giornalistici:

Un’attività didattica per la classe

 

Foto copertina: © mosevenezia

Intelligence Artificielle : quelles nouveautés en 2024?

L’année 2023 a été marquée par une explosion de l’intelligence artificielle. Elle restera dans l’histoire comme un vrai tournant dans le développement de cette nouvelle technologie qui donne l’impression de tout savoir et de tout pouvoir. Le protagoniste est bien évidemment OpenAI et son célèbre modèle de langage ChatGPT. Meta a aussi joué un rôle dans le secteur de l’open source avec Llama, Google, avec son modèle Bard. 

De nombreux scénarios ont été imaginés : certains experts sont convaincus que l’IA règlera tous nos problèmes, qu’elle sera une source incroyable pour stimuler l’homme dans ses activités, d’autres qu’elle mettra fin au monde contrôlé par l’espèce humaine, qu’elle limitera la créativité et que 2024 pourrait être l’année où les limites techniques et juridiques de l’IA exploseront.

Destruction, stagnation ou encore utopie, il est clair que le développement de cette technologie et ses applications possibles alimentent fortement les débats. C’est le sujet du moment et pour l’année 2024, dans le domaine de la technologie, on vous donne un petit aperçu des événements à suivre.

Dès le 9 janvier, le CES, le salon de l’innovation le plus célèbre, a ouvert ses portes à Las Vegas. La 57ème édition s’est déroulée du 9 au 12 janvier et l’ intelligence artificielle était annoncée comme la grande tendance de l’année

Un autre événement à suivre avec attention se déroulera à Paris les 16 et 17 mai prochains. Nous parlons bien-sûr des Journées Internationales de Recherche sur l’Intelligence Artificielle 2024. La 4ème édition réfléchira sur le développement de l’IA et son impact sur l’homme, les organisations et la société.

Enfin, rappelons la PFIA 2024, organisée par l’Université de La Rochelle, du 1er au 5 juillet. La Plate-Forme Intelligence Artificielle s’adresse à l’ensemble de la communauté francophone d’Intelligence Artificielle afin de se poser les bonnes questions concernant des problématiques communes, comme par exemple la sécurité des contenus partagés. 

Bref, l’IA est entrée dans nos vies, parfois nous l’avons adoptée sans même nous en rendre compte, et cette année, elle nous réserve encore plus de surprises. Cet instrument représente pour la plupart des ados un vrai atout pour mieux comprendre le monde qui nous entoure et pour faire de stimulantes découvertes. Il est cependant essentiel d’apprendre la bonne façon d’utiliser l’intelligence artificielle, comprendre comment elle peut nous aider dans notre travail – et pas le faire à notre place ! Cette technologie peut se révéler très utile à l’Homme et ne doit pas devenir une menace pour notre intelligence. L’IA est un outil intelligent à utiliser avec intelligence et transparence. L’UNESCO propose justement de réglementer l’utilisation de l’IA dans le domaine de l’éducation et on commence aussi à s’interroger sur la façon dont laisser trace de cette source d’inspiration, par exemple sur les créations de documents visuels.

Et pour reprendre un verbe cher à Saint-Exupéry et à son Petit Prince, la chercheuse au CNRS Laurence Devillers, interviewée par Okapi, a donné aux adolescents ce précieux conseil : « Ne pas avoir peur de l’IA, mais s’entrainer à l’apprivoiser ».

Découvrez comment utiliser l’intelligence artificielle au meilleur de son potentiel et en toute sécurité :

Sabores españoles: los dulces más típicos de la península

Desde las calles empedradas de Andalucía hasta las bulliciosas plazas de Madrid, los postres típicos de España revelan la diversidad de su patrimonio culinario. En este artículo vamos a descubrir cuatro de los postres más típicos de las fiestas españolas. 

España, tierra de rica herencia cultural y gastronómica, cautiva los sentidos con una variedad de sabores que han perdurado a lo largo de los siglos. Entre las delicias culinarias que destacan en la escena gastronómica española, los postres ocupan un lugar especial. Empezamos nuestro paseo gastronómico adentrándonos en cuatro dulces emblemáticos que adornan la mesa española. 

Churros: este es el dulce más típico de España. Los churros son tiras de masa frita que han conquistado muchos corazones y se suelen servir acompañados de una taza de chocolate caliente. Sumergir un churro caliente en el chocolate es una experiencia que resalta la simplicidad y la exquisitez de la cocina de este país. Son perfectos para un auténtico desayuno español y si aún no los has probado, para empezar, te aconsejo probarlos en la cafetería San Ginés de Madrid, ¡te van a encantar!

Turrón: pasemos ahora al turrón, dulce típico tanto de las fiestas italianas como de las fiestas navideñas españolas y regalo apreciado que enciende la alegría en cada bocado. Esta delicia está hecha de almendras tostadas y miel, y se presenta en varias consistencias: blando o duro. Ojo a que no se te rompan los dientes, acompáñalo de un vino Moscatel o un buen café. 

Polvorones: mi merienda favorita cuando era pequeña, los polvorones son una especie de galletas secas que se deshacen en la boca. Suelen estar decorados con azúcar glas y son imprescindibles durante las navidades en España. 

Roscón de Reyes: relleno de nata (o crema para los más modernos) y adornado con fruta confitada de varios colores, este bollo de masa dulce es típico del día de Reyes en España. Es el dulce con el cual se terminan todas las fiestas navideñas y por eso, como los reyes magos, ¡trae regalos! Si algún día lo vas a comer ten cuidado con tu trozo de roscón: ¡podrías encontrarte un regalito escondido dentro!

Y si eres más de cremas, no te preocupes, en España vas a encontrar postres típicos y deliciosos como… 

Flan: Si te gusta el sabor a vainilla y caramelo, el flan es para ti. Este postre cremoso tiene una textura suave y su característico caramelo por encima es la guinda del pastel. ¡Qué esperas, ve a cocinarlo!

Crema Catalana: estoy segura de que ya has oído hablar de este postre. Es uno de los platos más famosos de Cataluña, ya extendido por el resto del país. Se hace con yema de huevo, harina, azúcar y leche, todo ello cubierto con una capa de azúcar caramelizado ¿será tan fácil de cocinar como de comer?

Así concluimos nuestro viaje por los dulces típicos de España, donde cada postre cuenta una historia única. La riqueza cultural de este país se revela en cada bocado, recordándonos que la gastronomía es mucho más que una experiencia sensorial; es un viaje a través del tiempo y la tradición que une a las personas en torno a la mesa. ¡Buen provecho!

L’autrice

Alba di Egness, madrelingua spagnola, laureata in economia e con un master in marketing, si trasferisce in Italia nel 2016 e si specializza nell’insegnamento dello spagnolo per studenti di madrelingua italiana. Content creator e Fondatrice dell’Accademia Egness, la prima scuola online di spagnolo per italiani.

YouTube
Facebook
Instagram

Imparare senza accorgersene

Avete mai utilizzato le routine a scuola per sostenere l’apprendimento spontaneo senza bisogno di esercizi, studio a casa o lunghe spiegazioni?

Introdurre e ripetere quotidianamente o all’inizio di ogni lezione alcune brevi attività permette a bambine e bambini di comprendere a fondo concetti matematici o scientifici, di ricordare senza sforzo regole o espressioni in una lingua straniera, oltre a dare punti di riferimento agli alunni che ne hanno più bisogno abbassando notevolmente il livello di stress.

Alcuni esempi di routine nella didattica della matematica

Iniziare le lezioni di matematica con un’attività ludica breve e divertente può essere di grande aiuto sia per poter creare un clima disteso e sereno, sia per portare l’attenzione sull’argomento desiderato, ma anche come ripasso.

Vediamo alcuni esempi: per potenziare il calcolo mentale, si potrebbe tenere in classe una scatola contenente dei cartoncini colorati con dei calcoli da pescare all’inizio della lezione (il set di operazioni può essere modificato spesso sulla base del livello della classe e delle competenze sulle quali si preferisce lavorare); oppure si possono allenare i cosiddetti amici del 10 giocando con le 10 dita: “se ne sollevo 3, quante sono quelle piegate?” e così via; o ancora si possono utilizzare dadi, carte da gioco e altri materiali per coinvolgere i bambini in una riflessione matematica divertente e creativa.

Si può poi far sperimentare il concetto di pari e dispari ogni volta che ci sia la necessità di mettersi in fila per due chiedendo ai bambini se tutti hanno un compagno – “allora siete pari” – o se qualcuno rimane da solo – “in questo caso siete dispari, ma come possiamo fare per essere pari?” – magari includendo la maestra o il maestro nel conteggio. Si può anche chiedere ai bambini quali altri raggruppamenti si potrebbero fare per evitare che qualcuno rimanga solo: “Ci possiamo mettere in fila per 3?”, “Sì, perché 9 è divisibile per 3!” e così via.

Un’altra attività divertente per riflettere sulla matematica può essere fatta in mensa: quando il menù prevede la pizza ciascun bambino riceve una bella fetta quadrata, qualcuno però ne chiede soltanto mezza, mentre la maggior parte chiede il bis; la nostra collaboratrice a volte dà un’altra mezza fetta, a volte un altro quarto o più. Un giorno i miei alunni di classe 3a hanno iniziato a confrontare la quantità di pizza ricevuta: un intero, un mezzo e ancora un quarto, qualcun altro due mezzi – che però equivalgono a un intero! – e così li ho aiutati a riflettere su quanti quarti o quanti mezzi avessero mangiato, sulle frazioni equivalenti e sulle somme di frazioni, senza astuccio né quaderno, solo con la voglia di…assaggiarne un quarto in più!

Quando si chiede ai bambini di lavorare in gruppo, possiamo farli riflettere sul numero di membri per ogni gruppo a partire dal numero di bambini nella classe; riflettendoci ogni volta, saranno portati a scoprire più facilmente i criteri di divisibilità di ciascun numero; una volta erano 19 in classe e, non riuscendo a creare gruppi con lo stesso numero di bambini in nessun modo, abbiamo scoperto l’esistenza e il significato dei numeri primi.

Alcuni esempi di routine utili per imparare ad interagire in lingua inglese

 

 

 

 

 

 

 

 

L’apprendimento delle lingue è prevalentemente mnemonico, quindi le routine da proporre saranno maggiormente legate alla ripetizioni di frasi, domande e risposte.

Fin dalla classe 3a si può introdurre l’attività del calendario da aggiornare ogni mattina: si può acquistare già pronto oppure si può realizzare in cartoncino o gomma eva, predisponendo i giorni della settimana, i mesi e i numeri ordinali. In questo modo i bambini dovranno semplicemente staccare e attaccare il giusto cartellino e poi leggere il calendario in inglese, con l’aiuto dell’insegnante e dei compagni se serve. In presenza di particolari difficoltà, si può preparare un promemoria con i giorni della settimana e i mesi in ordine.

Una possibile variante è quella di introdurre anche la stagione e il tempo metereologico. Quando i bambini saranno un po’ più sicuri, l’insegnante potrà porre loro delle domande come “What’s the weather like?”, “What’s season is it?”. In quinta, infine, saranno i bambini a porsi le stesse domande tra di loro.

E come fare per imparare a dire e chiedere l’ora in inglese? Perché anziché preparare schede piene di orologi con tanti orari diversi da completare (che servono prevalentemente a mandare in tilt bambini e bambine per poi finire nel “dimenticatoio”) non prepariamo un bel cartellone con la scritta “What’s the weather like?”, un orologio con le lancette mobili e le parole-chiave ben visibili (o’clock, past, to, half, a quarter, …) e poi ci impostiamo una bella sveglia che suona a sorpresa a orari stabiliti dall’insegnante?

Quando i bambini riconoscono il jingle devono chiedere ad alta voce “What time is it?”, il primo o la prima che lo chiede può andare al cartellone, posizionare le lancette e rispondere alla domanda con tutti i supporti necessari!

L’ultima idea che vi propongo riguarda le emozioni e vi suggerisco di introdurla dalle classi quarta o quinta. Vi racconto quello che facciamo noi ogni mattina: un giorno ho portato a scuola una bella scritta colorata “How are you?” e, insieme ai bambini, ho cercato tante parole per esprimere diversi stati d’animo raggruppandole per ambito semantico (in giallo tutte le emozioni legate alla felicità, in verde quelle legate alla paura, in blu quelle per esprimere tristezza…); ogni mattina inizio con il porre la domanda a un bambino o a una bambina passandogli un cono colorato contenente i bastoncini dei 6 colori che abbiamo scelto per le diverse emozioni, in modo che ciascuno possa scegliere quello che rappresenta il proprio stato d’animo, rispondere aiutandosi con le parole appese in classe e passare gli stick a un compagno rivolgendogli a sua volta la domanda.

Imparare non è mai stato così facile e coinvolgente!

L’impianto dell’arboreto

La realizzazione di un nuovo arboreto deve essere ben ponderata tenendo particolarmente conto dell’ambiente pedoclimatico; quest’ultimo deve essere vocato alla coltura e alla destinazione del prodotto che si intende coltivare. Una volta individuata la specie, si dovranno scegliere le varietà e i portinnesti che, a loro volta, indirizzeranno le forme d’allevamento più idonee e da cui dipenderanno le scelte relative ai sesti di impianto e alla tipologia di struttura di sostegno da adottare. 

Fertilità

In funzione delle scelte fatte e prenotato il materiale vivaistico, preferibilmente con un anno di anticipo, si potrà procedere con le operazioni in campo. La prima attività da svolgere riguarderà l’analisi del terreno per valutarne le caratteristiche e per programmare un’adeguata fertilizzazione di fondo.

La fertilizzazione è necessaria in prospettiva della lunga durata dell’impianto che può oscillare fra i 15 e i 30 anni a seconda della specie; per la stessa ragione è fondamentale un’adeguata precessione colturale, in genere grano, orzo ma anche sovescio, che permetta di liberare il terreno nel periodo estivo e consentire le lavorazioni in condizioni di asciutto. Per tutte le specie arboree è fortemente sconsigliato il ristoppio vale a dire il ritorno immediato della medesima specie nella stessa annata dell’espianto. 

Preparazione del terreno

Prima delle lavorazioni profonde il terreno potrebbe necessitare di livellamenti o ruspature per garantire le corrette pendenze per lo scolo delle acque, operazioni che generalmente sono agevolate da una leggera aratura superficiale che rende il terreno più scorrevole e movimentabile. In funzione delle analisi del terreno si potrà quindi procedere alla concimazione di fondo con fertilizzanti chimici ma soprattutto con sostanza organica.

La profondità di lavorazione può variare fra i 50 e i 100 centimetri e può essere realizzata mediante aratura, ripuntatura o con entrambe le operazioni. La profondità della lavorazione ha lo scopo di migliorare la struttura di una maggiore massa di terreno. Oggi in genere, soprattutto per praticità, si esegue una ripuntatura profonda seguita da un’aratura superficiale che, rendendo particolarmente fine e soffice il terreno superficiale, faciliterà le operazioni di messa a dimora delle piante. Dopo la lavorazione, immediatamente prima dell’inizio delle operazioni di impianto, con un erpice rotante si procederà all’affinamento superficiale del terreno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allestimento della struttura

La posa in opera della struttura di sostegno delle piante può essere realizzata sia prima che dopo la messa a dimora delle piante. L’allestimento della struttura precedente la messa a dimora facilita l’individuazione delle condizioni di lavoro ideali in funzione dell’andamento climatico mentre il posticipo viene effettuato per permettere il trapianto meccanico.

Oltre alla struttura di sostegno, che potrà anche essere dotata di sistema di protezione antigrandine o predisposta per una sua futura installazione, è spesso necessario prevedere la realizzazione di un sistema fisso di irrigazione che, soprattutto nel caso dei sistemi a goccia, potrà anche essere utilizzato per la  fertirrigazione. In ogni caso la possibilità di irrigare in modo tempestivo sarà fondamentale al momento della ripresa vegetativa soprattutto in presenza di primavere particolarmente siccitose.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Campionati di Informatica

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica (IOI) sono una gara di programmazione annuale per gli studenti delle scuole secondarie patrocinata dall’UNESCO. La prima edizione delle IOI si è svolta in Bulgaria nel 1989, mentre l’ultima edizione, a fine agosto 2023, si è svolta a Szeged, in Ungheria. Questa edizione ha visto la partecipazione di 92 paesi e 354 concorrenti (ogni paese può selezionare fino a quattro concorrenti).

L’Italia ha partecipato per la prima volta alle IOI nel 2000, e dal 2001 ha avviato un’edizione nazionale, chiamata Olimpiadi Italiane di Informatica, promossa da uno sforzo congiunto del Ministero dell’Istruzione insieme con AICA (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico)Le Olimpiadi Italiane di Informatica, che dallo scorso anno hanno cambiato nome in Campionati Italiani di Informatica, sono divise in tre fasi:

  1. SCOLASTICHE (tipicamente a dicembre): in questa fase, nelle proprie scuole, circa quindicimila studenti concorrono a risolvere, su carta, un test che coinvolge abilità di matematica, logica e programmazione. In particolare, vengono anche presentati alcuni frammenti di pseudo-codice, che gli studenti devono analizzare: evitando linguaggi specifici, possono partecipare a questa fase anche studenti che non abbiano mai programmato.
  2. TERRITORIALI (tipicamente ad aprile): in questa fase, che si svolge in circa 50 istituti scolastici in tutta Italia, circa 2000 studenti, selezionati dalla fase precedente, gareggiano risolvendo quattro problemi di programmazione.
  3. FINALE NAZIONALE (tipicamente a settembre): a circa 100 studenti viene chiesto di risolvere in modo efficiente quattro problemi di programmazione. L’ultima finale nazionale si è svolta dal 12 al 14 ottobre presso l’ITI Paleocapa di Bergamo e hanno partecipato 105 studenti di tutta italia accompagnati da 37 docenti (i loro referenti territoriali).

I migliori classificati alla finale nazionale, circa una ventina, vengono poi selezionati come candidati a rappresentare l’Italia alle IOI. Accedono quindi a un percorso formativo in cui vengono alternate lezioni e gare, fino a quando quattro di loro vengono selezionati per partecipare alle IOI. Chi non viene selezionato per le IOI ha comunque modo di tenere alta la bandiera nazionale, in altre gare a cui l’Italia partecipa: le EGOI, le Olimpiadi Europee di Informatica riservate alle ragazze (European Girls Olympiad in Informatics), le BOI (Balkan Olympiad in Informatics) e le WEOI (Western European Olympiad in Informatics).

Per i ragazzi più piccoli, da due anni sono stati inoltre lanciati i Giochi di Fibonacci, una gara di algoritmica e coding rivolta agli studenti delle scuole primarie e delle scuole secondarie di primo grado.

Per approfondire

Speciale: Holocaust Memorial Day

The poet W. S. Merwin once said “What you remember saves you”. The Holocaust Memorial Day helps us to remember what happened and to celebrate those who spent their lives for people in need.

GREAT SPEECH

(Level B2.2) – Gideon Hauser “In the name of 6 million accusers”
Download a lesson from our “Great Inspiration”

THE STORY OF SIR NICHOLAS WINTON

(Level B1.2)

WARM UPWatch the trailer of the brand new movie “One life” and complete the table:

  • WHO IS THE PROTAGONIST?
  • WHEN DID THE STORY TAKE PLACE?
  • WHAT HAPPENED?
  • WHY DID HE DO THAT?

Divide the class into groups and let them research for 15 minutes:

GROUP 1 – HISTORICAL CONTEXT
DOC 1 – ANIMATED MAP
DOC 2 – CZECHOSLOVAKIA DURING WWII

After researching prepare a digital poster to present the historical situation of the land at the beginning of the second World War.

GROUP 2 – SIR NICHOLAS WINTON IN PRAGUE
DOC 1 – THE RESCUE OF CHILDREN
DOC 2 – STATUE IN PRAGUE
DOC 3 – IN HIS OWN WORDS

After researching prepare a digital poster to present the figure of Sir Nicholas Winton.

GROUP 3 – CHILDREN IN BRITAIN
DOC 1 – KINDERTRANSPORT
DOC 2 – HE BECAME EVERYBODY’S GRANDFATHER

After researching prepare a digital poster to present the Kindertransport organized.

POETRY

(Level B2/C1) – Refugee blues by W.H.Auden

WARM UP: Consider the title of the poem and the pictures below Who is a refugee? Find differences and similarities between the two pictures (refugees today and refugees during WWII)

Say this city has ten million souls,
Some are living in mansions, some are living in holes:
Yet there’s no place for us, my dear, yet there’s no place for us.

Once we had a country and we thought it fair,
Look in the atlas and you’ll find it there:
We cannot go there now, my dear, we cannot go there now.

In the village churchyard there grows an old yew,
Every spring it blossoms anew:
Old passports can’t do that, my dear, old passports can’t do that.

The consul banged the table and said,
“If you’ve got no passport you’re officially dead”:
But we are still alive, my dear, but we are still alive.

Went to a committee; they offered me a chair;
Asked me politely to return next year:
But where shall we go to-day, my dear, but where shall we go to-day?

Came to a public meeting; the speaker got up and said;
“If we let them in, they will steal our daily bread”:
He was talking of you and me, my dear, he was talking of you and me.

Thought I heard the thunder rumbling in the sky;
It was Hitler over Europe, saying, “They must die”:
O we were in his mind, my dear, O we were in his mind.

Saw a poodle in a jacket fastened with a pin,
Saw a door opened and a cat let in:
But they weren’t German Jews, my dear, but they weren’t German Jews.

Went down the harbour and stood upon the quay,
Saw the fish swimming as if they were free:
Only ten feet away, my dear, only ten feet away.

Walked through a wood, saw the birds in the trees;
They had no politicians and sang at their ease:
They weren’t the human race, my dear, they weren’t the human race.

Dreamed I saw a building with a thousand floors,
A thousand windows and a thousand doors:
Not one of them was ours, my dear, not one of them was ours.

Stood on a great plain in the falling snow;
Ten thousand soldiers marched to and fro:
Looking for you and me, my dear, looking for you and me.

POEM ANALYSIS:

Listen to the poem.
Focus on the condition of refugees and on the three key elements of this poem:
● PERPETRATORS
● VICTIMS
● SPECTATORS

BRITISH AND IRISH HEROES OF THE HOLOCAUST

(Level A2/B1)

There are many people who helped during the second World War. Have a look at their stories and fill in the table:

  • WHO IS HE/SHE?
  • WHERE DOES HE/SHE COME FROM?
  • WHAT DID HE/SHE DO?
  • WHERE WAS HE/SHE DURING THE WAR?

HERO 1: MONSIGNOR HUGH O’FLAHERTY
HERO 2 AND HERO 3: IDA AND LOUISE COOK
HERO 4: PRINCESS ALICE OF GREECE (the most difficult among the heroes – level B1.2)

Il giorno della memoria

Il 27 gennaio si celebra il giorno della memoria, in ricordo delle vittime dell’Olocausto.

Tramontana Rizzoli Education ha deciso di dedicare il video articolo di Rivista di questo mese proprio a questo tema, perché far conoscere, approfondire e tramandare la memoria dell’Olocausto è fondamentale affinché un evento così tragico non si ripeta. Un compito che non può essere lasciato alle sole istituzioni o agli storici, ma che investe personalmente ognuno di noi.

Ringraziamo la Fondazione Memoriale della Shoa di Milano Onlus che ci ha permesso di effettuare la registrazione del video nella sua sede.

Il video 

 

Come sempre, dopo aver visionato il video, potete scaricare le schede di attività preparate per voi: un compito di realtà, da proporre alla classe, e una scheda riservata ai docenti, comprensiva di strumenti per la valutazione. Nella speranza di evitare che quanto avvenuto in questo capitolo della storia possa ripetersi. 

Materiali aggiuntivi

I Giusti tra le nazioni

Il 27 gennaio di ogni anno ricorre l’anniversario del Giorno della Memoria, una giornata dedicata a non dimenticare quanto successo durante la Seconda Guerra Mondiale. Quest’anno abbiamo deciso di affrontare l’argomento ricordando tutte quelle persone che nel loro piccolo si sono prodigate per salvare gli altri, nello specifico ci riferiamo ai Giusti tra le nazioni. Questo termine è stato utilizzato a partire dal secondo dopoguerra per indicare tutte quelle persone di origine non-ebrea che, senza trarre nessun guadagno personale, hanno messo a rischio la propria vita per salvare almeno un ebreo dal genocidio nazista.

Dal 1962 l’Yad Vashem, l’Ente Nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, ha utilizzato questo termine per conferire un’onorificenza ufficiale a tutti coloro che hanno salvato gli ebrei conferendo una medaglia, un certificato d’onore e l’iscrizione del nome del Giusto all’interno del Giardino dei Giusti del museo dell’Yad Vashem a Gerusalemme. Il 1° gennaio 2022 l’Yad Vashem ha riconosciuto 28.217 Giusti fra le nazioni provenienti da 51 diversi paesi del mondo. Tra questi, 766 sono gli italiani che sono stati insigniti di questa onorificenza.

Ma cosa fa di una persona un eroe? Con questa domanda Peter Sís, autore del libro Nicky & Vera, si è interrogato su quali siano i valori che rendono una persona un vero eroe. In un suo viaggio a Praga scopre la figura di Nicholas Winton, un uomo inglese di origini ebree (Nicholas Winton per le sue origini non è inserito nella lista dei Giusti tra le nazioni) che nel 1938, quando i Sudeti vennero invasi dalle truppe naziste, cercò un modo per salvare il più alto numero di persone possibili.

Il suo sforzo si concentrò sull’esportazione dei bambini in quanto il governo inglese permetteva la migrazione dei minorenni sul suo territorio purché ci fosse una famiglia inglese disposta ad accoglierli e che i bambini avessero la disponibilità economica (cinquanta sterline) per poter tornare nel loro paese di origine una volta terminata la guerra. Nicholas Winton cominciò a viaggiare tra la Cecoslovacchia e l’Inghilterra per trovare famiglie affidatarie e per preparare i documenti necessari che spesso si trovò a falsificare.

Prima dell’invasione totale della Cecoslovacchia e della chiusura dei confini Winton riuscì a salvare 669 bambini. Winton non raccontò mai a nessuno quanto aveva fatto. Negli anni ‘80 quando sua moglie trovò in soffitta la documentazione che attestava quanto aveva fatto, organizzò un incontro tra Winton e i bambini sopravvissuti. Questo evento è immortalato in un coinvolgente video della BBC Peter Sís nel suo libro Nicky & Vera riesce a raccontare con estrema delicatezza il viaggio di un eroe che, come tanti altri, si è adoperato per salvare le persone in difficoltà.

Nel 2003 la onlus italiana Gariwo la foresta dei Giusti ha inaugurato il Giardino dei Giusti di tutto il mondo dove poter ricordare tutti gli uomini e le donne che hanno avuto a che fare con ogni tipo di genocidio e non solo quello della Shoah. Un luogo quindi per ricordare tutti coloro che si sono battuti per le ingiustizie e i crimini contro l’umanità. 

Oggi con questo progetto vorremmo ricordare tutti i Giusti del mondo.

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare il pop-up del Giardino dei Giusti.

Video

MATERIALI AGGIUNTIVI

Scarica il template

LE AUTRICI

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.