Il Natale, celebrato con grande entusiasmo in tutto il mondo, assume forme uniche nei paesi di lingua inglese, mescolando radici storiche e influenze moderne. Questo articolo esplora le tradizioni natalizie nei paesi anglofoni viste attraverso le opere di noti scrittori. Gli scritti di autori come Charles Dickens, Robert Frost, Chesterton e Christina Rossetti catturano lo spirito di un Natale che, pur nelle sue diverse tradizioni, celebra universalmente l’amore, la generosità e il legame familiare.
Il suino italiano pesante, anche noto come “suino da trasformazione”, è una delle principali razze suine impiegate nella produzione tutelata del prosciutto crudo di alta qualità a denominazione di origine (DOP e IGP, reg. CE n. 1151/2012 e 1143/2024). Si tratta di un patrimonio zootecnico di grande valore, in grado di ottenere prodotti di eccellenza conosciuti e rinomati a livello internazionale.
I prodotti italiani a base di carne suina a denominazione tutelata sono 40 (21 DOP e 19 IGP) tra i quali spiccano il prosciutto crudo di San Daniele, di Parma, il Veneto Berico Euganeo ed altre specialità tipiche che, non solo sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo, ma individuano, valorizzano e identificano uno specifico territorio (MASAF, 2024). Questa tipologia di suino è caratterizzata da animali con un peso vivo commerciale medio di 160 kg ± 10% e da una struttura corporea robusta. Questi animali sono selezionati per le loro caratteristiche muscolari, la qualità e la quantità del grasso, che conferiscono al prodotto finale un gusto e una consistenza unici (Bozzi et al., 2018).
Il suino pesante italiano è caratterizzato da una notevole massa muscolare, in particolare nei quarti posteriori, che rappresentano la parte principale utilizzata per la produzione di prosciutti crudi. Le cosce si presentano allungate e con una buona globosità, la qualità del grasso, densa e ricca di acidi grassi monoinsaturi, è essenziale per il sapore dolce e la morbidezza del prosciutto. Tutte queste caratteristiche lo rendono idoneo anche per i processi di stagionatura.
La selezione genetica e l’alimentazione bilanciata sono aspetti cruciali nel garantire una crescita lenta e una carne idonea a un processo di stagionatura prolungato. La gestione alimentare dei suini prevede una dieta a base di cereali e soia, con un apporto calorico moderato per evitare un eccessivo accumulo di grasso sottocutaneo (Fantini et al., 2020). Da un punto di vista genetico gli ibridi utilizzati per la produzione del suino pesante italiano, derivano da schemi di incrocio a tre vie che utilizzano programmi di selezione in purezza e sistemi di ibridazione secondo un’organizzazione piramidale. All’apice troviamo le linee pure che costituiscono il nucleo di selezione, dove vengono selezionati i riproduttori in purezza (Grand Parents) riconducibili prevalentemente a 3 diverse razze:
razza A – Large White Italiana;
razza B – Landrace Italiana;
razza C – Duroc Italiana.
La scelta di queste tre razze fondatrici deriva dallo sfruttamento delle caratteristiche positive delle 3 razze quali:
incrementi ponderali;
aumento della conformazione anatomica dei tagli di maggior valore commerciale;
aumento della prolificità;
miglioramento della distribuzione adiposa di copertura e tra i fasci muscolari delle cosce.
I nuclei di selezione poi riforniscono i riproduttori in purezza al secondo livello della piramide rappresentato dai centri di moltiplicazione per la produzione di femmine ibride A x B (Parents). I maschi nati da questo incrocio nel secondo livello, saranno poi destinati all’ingrasso per la produzione del suino leggero da macelleria.
Infine, abbiamo il terzo livello rappresentato dagli allevamenti commerciali dove le femmine AB vengono incrociate con verri della terza razza (C x AB) al fine di ottenere il prodotto ultimo dello schema di incrocio rappresentato dai soggetti da ingrasso e destinati quindi alla macellazione.
Le modalità di allevamento richieste dai disciplinari di produzione comportano un significativo incremento dei costi di produzione mediamente pari al 20-25% in più rispetto alle produzioni suinicole europee. Questi costi sono dovuti a minori ritmi di crescita (-20%), a maggiori indici di conversione in termini di kg di mangime/kg di accrescimento (EU 1,20 Vs. IT 1,50), cicli di allevamento più prolungati nel tempo (+80%) con un conseguente 40% di suini allevati in meno per posto/stalla/anno (Gallo, 2022).
Gli allevamenti suini italiani seguono regolamentazioni rigorose per garantire il benessere animale, riducendo al minimo lo stress per favorire una qualità ottimale della carne. Gli animali vengono allevati in spazi ampi e in condizioni controllate, riducendo il rischio di patologie e migliorando la qualità del prodotto finale (Bosi et al., 2019).
Esistono due tipologie di allevamento:
ciclo aperto: qui troviamo due tipologie distinte di allevamento ovvero la riproduzione (scrofaia) e l’ingrasso;
ciclo chiuso: qui coesistono nella stessa azienda sia la parte riproduttiva sia quella dell’accrescimento/ingrasso.
Esiste, inoltre, una variante del ciclo aperto, la modalità multi-site (Harris, 2000), dove la stessa azienda possiede diversi siti produttivi lontani tra loro (scrofaia, post-svezzamento, accrescimento e finissaggio). Quest’ultima modalità permette di effettuare il vuoto sanitario, riduce il rischio di trasmissione di patologie e ha effetti positivi sul profilo sanitario degli animali.
Lo scopo supremo che viene assegnato all’insegnamento della storia nella letteratura internazionale è espresso con vari concetti: coscienza storica, pensiero storico, cultura storica. I tre concetti non sono alternativi, sono integrabili. Ma a fondamento sia della coscienza sia del pensiero dobbiamo pensare che ci sia la cultura storica. Dunque, le domande da porsi sono varie:
Che cosa si intende per cultura storica di alunni di scuola secondaria di I grado?
Di quali conoscenze è formata la loro cultura storica?
Con quale selezione di conoscenze si forma la loro cultura storica?
Con quale didattica si forma tale cultura storica?
L’articolo cerca di dare risposte a queste domande.
Che cosa si intende per cultura storica di alunni di scuola secondaria di I grado?
La maggioranza degli insegnanti ha verificato e verifica tuttora il sapere storico acquisito dagli alunni e dalle alunne mediante le interrogazioni e i test rivolti a controllare la padronanza di nozioni (date dei fatti, nomi di personaggi, riferimenti spaziali, definizioni di concetti…), insomma il pulviscolo delle informazioni presenti nel testo storiografico manualistico. La presentazione degli argomenti e la verifica dell’apprendimento fatta in tal modo respinge studentesse e studenti che confessano che le principali difficoltà del loro rapporto con la storia insegnata consistono proprio nella memorizzazione delle nozioni e nella mancanza di significato dei fenomeni storici studiati.
Prendiamo la definizione che il dizionario Treccani dà di “cultura” e vediamo come utilizzarla per formarci una idea della cultura storica da formare con le conoscenze proposte nei tre anni della scuola secondaria di I grado.
“Cultura. L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo.”
Ecco, si tratta di insegnare le conoscenze storiche in modo che diventino elemento costitutivo della personalità degli alunni, del loro pensiero, del loro modo di considerare il mondo come mondo generato storicamente. Che caratteristiche devono avere le conoscenze storiche insegnate per concorrere alla formazione della cultura storica così intesa?
Quali conoscenze possono formare la cultura storica così intesa?
Innanzituttoquelle che possono dare conto dei rapporti tra passato e presente. Sono le ricostruzioni di processi di trasformazione che hanno prodotto effetti che si protraggono fino ai giorni nostri sono sufficienti due esempi:
1. la diffusione della carta dalla Cina – dove era stata inventata nel II secolo a. C. – verso occidente per opera degli arabi; 2. La invenzione e la diffusione dell’orologio meccanico dal XIII secolo in poi.
Altre conoscenze possono riguardare stati di cose, contesti come, ad es., caratteristiche della civiltà. Ma in questo caso è importante che apprendano a mettere in connessione le caratteristiche in modo da applicare il ragionamento ai nessi tra le caratteristiche delle civiltà presenti oggi sul pianeta.
Infine, possiamo attribuire un forte potenziale formativo alle conoscenze che permettono di sviluppare i concetti fondanti della storia e della geografia, che gli alunni potranno applicare alla comprensione di fenomeni attuali (si pensi alle questioni relative ai rapporti tra clima, ambiente, territorio e tecnologia).
Quante conoscenze formano la cultura storica di alunni e alunne della secondaria?
Bastano poche conoscenze opportunamente selezionate, ma trattate in processi di insegnamento e di apprendimento impostati in modo da promuovere le abilità e le competenze a usarle per comprendere le caratteristiche del mondo attuale e le storie che vi si stanno svolgendo.
Si immagini che possano essere insegnate a regola d’arte 6 conoscenze storiche ogni anno. Alla fine del triennio gli alunni disporranno di 18 conoscenze rilevanti e significative e grazie ad esse potranno rendersi conto del vantaggio cognitivo ricevuto e saranno disposti ad interessarsi alla Storia e ad acquisire altre conoscenze lungo la loro vita.
Gli insegnanti non dovrebbero pensare che tutti i capitoli del manuale vadano spiegati e assegnati come oggetti di apprendimento. Le indicazioni per il curricolo non l’impongono, anzi incoraggiano a selezionare conoscenze in rapporto con gli obiettivi formativi e i traguardi di competenze assunti nella programmazione.
Quali sono i criteri per connettere le conoscenze selezionate in un sistema o in un sapere sistematico? Il primo criterio è che ciascuna delle conoscenze contribuisce alla comprensione del mondo attuale. Il secondo criterio è che tutte insieme inducono a pensare il mondo storicamente. Il terzo è che tutte alimentano il pensiero storico critico.
Con quale didattica si forma tale cultura storica?
Innanzitutto occorre introdurre ogni conoscenza proposta in modo che risulti il rapporto col presente. Agli alunni e alle alunne deve apparire chiaro che la conoscenza storica tematizzata ha un rapporto col mondo attuale.
In secondo luogo, conviene tematizzare la conoscenza in modo che siano evidenti il periodo e lo spazio nei quali il fenomeno si è realizzato.
In terzo luogo, si tratta di comunicarla giovandosi di buoni testi storici che permettano la trasposizione didattica efficace e coinvolgente.
La quarta mossa del processo di insegnamento deve consistere nel mettere in correlazione la conoscenza trattata in nesso con le altre che sono state insegnate o che verranno insegnate, affinché i processi di apprendimento generino il sapere sistematico che dà fondamento alla cultura storica.
Oggi l’arboricoltura si avvale di un’eccellente meccanizzazione per l’esecuzione della maggior parte delle operazioni colturali che vengono così svolte in modo più tempestivo, meno faticoso e con minor personale.
A livello di costi il ricorso alle macchine permette spesso un contenimento degli oneri di esecuzione delle specifiche operazioni; i costi, tuttavia, non sono semplicemente quelli legati ai tempi di intervento ma sono gravati dalla rispettiva quota di ammortamento della macchina; questa può essere utilizzata per differenti operazioni colturali o su specie differenti, come per esempio su melo e vite, come accade con la trattrice, oppure può essere un attrezzo specifico dedicato a una particolare operazione, come, per esempio, la vendemmiatrice.
In questo articolo ci concentreremo sulle trattrici.
Le trattrici
Descriviamo qui le principali trattrici di utilizzo in arboricoltura
La trattrice è il mezzo simbolo della meccanizzazione in arboricoltura e svolge nel corso della stagione il maggior numero di ore poiché costituisce il ‘motore’, nel vero senso della parola, per tutti gli altri attrezzi, salvo per le macchine semoventi. Le trattrici per l’arboricoltura sono compatte, più strette e più basse delle trattrici da pieno campo, pur se spesso dotate di una potenza elevata.
Si distinguono trattori per vigneto o per frutteto, in funzione della loro larghezza; nel vigneto generalmente si utilizzano trattori più stretti che possono essere classificati per classi di potenza o per tipologia di trazione. La tendenza è quella di dotarsi di trattori con potenza medio elevata, fra 80 e 120 hp, anche se macchine di 40-50 hp hanno il vantaggio di essere più leggere.
Per tutti i trattori a ruote, in funzione delle dimensioni strette, con punti di appoggio ravvicinati, è fondamentale la doppia trazione, ormai irrinunciabile. Le gommature devono essere il più possibile ‘galleggianti’, per limitare i compattamenti; in certi casi, a questo scopo, si installano semi-cingoli posteriori e, in altri casi, anche anteriori. I trattori cingolati classici restano una prerogativa delle viticolture collinari. I trattori con ruote isodiametriche, invece, trovano ancora spazio in arboricoltura.
La cabina pressurizzata non è più considerata un accessorio per la sua importanza sia ai fini del comfort sia della sicurezza oltre che per la protezione delle apparecchiature elettroniche, sempre più sofisticate, presenti a bordo macchina.
Il sollevatore anteriore permette l’installazione frontale di alcuni attrezzi, talvolta per avere una migliore visibilità in fase di lavoro, ma anche per permettere l’esecuzione di operazioni combinate con due attrezzi.
La dotazione idraulica deve essere adeguata a tutte le esigenze delle attrezzature più moderne; deve pertanto offrire olio abbondante e un sistema di raffreddamento adeguato per evitare l’installazione di centraline idrauliche supplementari.
In ambito fruttiviticolo si inizia a parlare di trattrici elettriche che, pur se in fase di sperimentazione, offrono interessanti potenzialità (per esempio nelle operazioni di potatura). Iniziano anche a diffondersi i robot a guida autonoma che potrebbero raggiungere un’ampia diffusione fra i filari.
Fig. 1 Le trattrici per l’arboricoltura sono potenti,
cabinate, con doppia trazione e sollevatore anteriore.
Fig. 2 Trattore a doppia trazione
con ruote isodiametriche.
Fig. 3 Trattrice cingolata per le aree collinari.
Fig. 4 La cabina è un accessorio irrinunciabile.
Fig. 5 Semicingoli su trattrice da frutteto.
Fig. 6 Semicingoli isodiametrici.
Fig. 7 Attrezzi installati frontalmente e
posteriormente alla trattrice per operazioni combinate.
Fig. 8 Robot portattrezzi a guida autonoma
con irroratrice.
In questo articolo ci concentreremo sulle principali attrezzature utilizzate in arboricoltura che possono essere macchine adatte a più colture oppure attrezzi per operazioni specifiche.
Macchine adatte a più colture
Le macchine adatte a più colture possono essere utilizzate indistintamente sulle diverse specie frutticole perché assolvono funzioni che hanno lo stesso scopo; tuttavia, molto spesso le attrezzature sono progettate per specifici scopi, come per esempio nei vigneti in cui i filari sono più stretti rispetto a quelli del frutteto; inoltre è sempre più diffusa la tendenza a ricercare macchine a misura di coltura.
Descriviamo qui le principali macchine che possono essere considerate adatte a più colture.
Trinciatrici – Sono macchine per la gestione del cotico erboso e possono avere organi di taglio a rotazione orizzontale o verticale, rispettivamente a coltelli o a lame; questi ultimi possono essere di tipo leggero, adatti al solo taglio dell’erba, o pesante se adatti anche alla triturazione del legno di potatura.
A seconda delle loro caratteristiche possono operare solo nell’interfila o essere equipaggiate di organi rientranti per la pulizia del filare (in alcune versioni possono essere a filo). Oggi, generalmente, si utilizzano macchine di larghezza adatta per completare il lavoro in un unico passaggio per filare.
Macchine per la lavorazione della fila – Spaziano dalle più classiche interceppo, dette anche rientranti – fresatrici, erpici o dischiere – fino alle più moderne sarchiatrici orizzontali o verticali rispettivamente a stelle metalliche o gommate.
Possono essere semplici, se operano su di un solo filare per passaggio, o doppie nel caso lavorino sia sul filare di destra sia su quello di sinistra.
Diserbatrici – sono tutte quelle macchine che permettono il controllo delle infestanti sia in modo chimico che fisico. Il diserbo chimico si effettua con irroratrici a barre mentre quello fisico con vapore, pressione, schiuma o fuoco (pirodiserbo).
Carri e rimorchi – Sono attrezzature generiche idonee al trasporto di materiali e prodotti che si stanno sempre più diffondendo; devono essere presenti in ogni azienda e possono avere caratteristiche specifiche in funzione della tipologia di prodotto da trasportare.
Fig. 1 Trinciatrice installata su
sollevatore anteriore.
Fig. 2 Trinciatrice a lame orizzontali.
Fig. 3 Lavorazione della fila con macchina
interceppo – in questo caso erpice rotante.
Fig. 4 Diserbatrice per pirodiserbo.
Macchine specifiche
Le macchine specifiche sono dedicate a una particolare specie e, talvolta, una precisa forma di allevamento. L’elenco di questo tipo di attrezzi potrebbe essere infinito ma è possibile classificarle in base alla loro funzione; descriviamo di seguito le principali.
Potatura estiva – Sono generalmente potatrici a barre falcianti o a coltelli; il loro utilizzo più diffuso è in viticoltura ma si stanno diffondendo anche per altre colture. Possono essere semplici o doppie, ossia unilaterali o bilaterali.
Potatura invernale – Sono potatrici a barre o a dischi con lame adeguate per effettuare tagli su tralci ben lignificati. Sono molto diffuse in viticoltura e sono in fase di sperimentazione anche in frutticoltura.
Difesa – Nell’ambito della difesa, esistono macchine ideate a misura di coltura e forma d’allevamento, come, per esempio, le irroratrici a recupero per la viticoltura, le macchine tri-fila o le particolari schermature per la precisa diffusione dell’aria sulla parete vegetativa. Possono essere portate o trainate – a basso, medio o alto volume – e possono avere una diversa dotazione elettronica in grado di agevolare la precisione nella distribuzione dei prodotti. La capacità della cisterna può essere variabile ma, generalmente, non rappresenta un aspetto particolarmente rilevante soprattutto per volumi di irrorazione medi e bassi.
Raccolta – Queste macchine possono essere agevolatrici, come quelle per la raccolta della frutta che rendono più comodo, veloce e sicuro il lavoro degli addetti, o possono effettuare la raccolta vera e propria, come nel caso delle vendemmiatrici o delle macchine per la raccolta di olive, susine o albicocche.
Possono essere trainate o semoventi a seconda che utilizzino una trattrice o siano dotate di motore proprio. Il grado di meccanizzazione della raccolta dipende dalla destinazione del prodotto.
Movimentazione – In questa categoria rientrano sia i muletti, per la movimentazione di bancali, casse o bins, sia i carri per il trasporto dei prodotti, confezionati o sfusi, come nel caso delle vasche per il trasporto delle uve. I muletti possono essere semoventi o installati a una trattrice preferibilmente a guida reversibile in modo da renderne più comodo e sicuro l’utilizzo.
Fig. 5 Cimatura estiva su vigneto.
Fig. 6 Potatura invernale su pero.
Fig. 7 Irroratrice a recuopero di prodotto.
Fig. 8 Vendemmiatrici semoventi.
Fig. 9 Muletto semovente per la
movimentazione dei bancali o dei bins.
Fig. 10 Vendemmiatrice trainata.
Fig. 11 Carro raccolta per frutteto.
Fig. 12 Carri per il trasporto
delle uve raccolte a macchina.
Benjamin Franklin apre l’articolo “Proposals Relating to the Education of Youth in Pensylvania”, già citato nell’articolo del mese scorso, con queste parole: “The good Education of Youth has been esteemed by wise Men in all Ages, as the surest Foundation of the Happiness both of private Families and of Common-wealths”.
La ricchezza collettiva si fonda sulla buona istruzione dei giovani. Franklin ne era talmente consapevole da aggiungere:
“Molti dei primi coloni di queste province erano uomini che avevano ricevuto una buona istruzione in Europa, e alla loro saggezza e buona gestione dobbiamo molto della nostra attuale prosperità. … La razza attuale [cioè, la generazione di coloni] non è generalmente ritenuta di pari capacità: … “.
Franklin sta notando che le nuove generazioni di americani sono meno istruite delle precedenti e meno capaci nelle diverse arti. Franklin è preoccupato, cerca di riformare le scuole per migliorare l’istruzione e per “prevenire il più possibile le conseguenze dannose che accompagnerebbero un’ignoranza generale… “.
Il mismatch tra istruzione e mondo del lavoro
Negli ultimi due secoli, il successo di una Rivoluzione Industriale trainata da molte singole iniziative ha convinto il mondo occidentale dell’utilità di assecondare le aspirazioni individuali, nella convinzione che la ricerca dell’interesse individuale realizzi di riflesso anche quello collettivo. Tendiamo quindi a stimolare i giovani a riflettere su se stessi per scoprire le proprie inclinazioni in modo da coltivarle e realizzarsi individualmente.
Questo paradigma è una delle cause dello scostamento, continuamente rilevato, tra le scelte formative dei giovani e i lavori richiesti dalla collettività. Ci sono giovani ben istruiti in settori di cui la collettività non necessita; e quest’ultima ha bisogno di profili che tra i giovani non si trovano. La crisi è doppia: giovani e famiglie avvertono la quasi inutilità sia degli studi sia delle risorse e del tempo spesi; le imprese non trovano le figure qualificate di cui necessitano, senza le quali non possono ammodernare gli impianti e migliorare la loro competitività. Il risultato ultimo è l’impoverimento generale, già in corso.
Una bussola per l’orientamento
Il tema è delicato; riguarda la posizione dell’individuo all’interno della comunità e come quest’ultima valuta il merito dei giovani. Franklin chiude l’articolo sottolineando che:
“L’idea di ciò che è vero merito dovrebbe essere spesso presentata ai giovani, spiegata e impressa nelle loro menti, come consistente in un’inclinazione unita alla capacità di servire l’umanità, il proprio Paese, gli amici e la famiglia; capacità che (con la benedizione di Dio) è da acquisire o da aumentare notevolmente tramite il vero apprendimento; e dovrebbe davvero essere il grande obiettivo e fine di tutto l’apprendimento”.
L’individuo, dunque, si realizza nella comunità e quest’ultima ha le sue esigenze. Cosa ne pensano i nostri studenti?
Dal 18 al 20 ottobre 2024 si è svolta a Genova la seconda edizione di ITADINFO, sulla didattica dell’informatica.
Come si legge sul sito del convegno, il convegno mira a raccogliere e presentare testimonianze di metodo e pratiche didattiche innovative, contributi di ricerca, esperienze, brevi video e laboratori formativi sui temi dell’apprendimento dell’Informatica.
Il convegno è organizzato dal Laboratorio Nazionale CINI “Informatica e Scuola”, in collaborazione con il Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi – DIBRIS dell’Università di Genova e con l’associazione di promozione sociale “APS Programma il Futuro”, con il contributo del Progetto Nazionale “Informatica” del Piano Lauree Scientifiche, e rientra nel quadro del Protocollo d’Intesa tra CINI e Ministero dell’Istruzione per sviluppare nella scuola l’insegnamento dei concetti scientifici di base dell’informatica e l’educazione all’uso responsabile della tecnologia informatica.
Ci sono stati tantissimi contributi di esperti, laboratori didattici, racconti di esperienze e in ultimo la tavola rotonda “Intelligenza Artificiale generativa e didattica dell’Informatica: che fare?”. In questo articolo farò una brevissima carrellata degli interventi che mi hanno interessata maggiormente, rimandandovi per un approfondimento e per gli altri contenuti agli atti del convegno che sono pubblicati sulla pagina.
Insegnare l’informatica all’intelligenza artificiale: learning by teaching attraverso tecniche di prompt engineering
Il Prof. Pedroncelli, insegnante di Informatica, ha presentato in questo intervento una modalità di fruizione dei chatbot di AI molto originale, una sorta di ribaltamento del concetto di utilizzo, dove l’AI viene configurata in modo da farle assumere, non il ruolo di “insegnante”, ma di “studente”.
Nell’abstract del paper si legge “Questo articolo propone un esempio di applicazione di prompt engineering per l’insegnamento dell’informatica, utilizzando l’intelligenza artificiale generativa come strumento pedagogico. Viene presentata una strategia di insegnamento assistito da Large Language Models (LLMs) ispirata al paradigma del Learning By Teaching (LBT). Si forniscono esempi concreti di come questa strategia possa essere implementata nella pratica didattica dell’Informatica, analizzando i risultati derivanti da test sui più popolari LLM. …Un esempio di prompt engineering ottimizzato per l’apprendimento dell’informatica .. può essere quello di implementare …un modello di interazione “flipped”, in cui l’agente conversazionale (chatbot) pone domande allo studente fino a ottenere informazioni sufficienti per raggiungere un obiettivo specifico. …viene proposta una struttura di prompt in cui l’IA si comporterà da studente, leggerà la spiegazione di un argomento da parte del suo interlocutore (che in effetti uno studente che interpreta il ruolo di docente), chiederà chiarimenti e proverà a risolvere un esercizio relativo a tale argomento che dovrà poi essere corretto dall’interlocutore, cioè dallo studente.”
Questa idea di scambiare le parti e fare in modo che lo studente debba rispondere alle domande dell’AI è molto intrigante, penso che lo sperimenterò in una delle mie classi.
Esercizi di programmazione non banali con Chat GPT nelle superiori: un esperimento
Questo intervento è stato realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Genova in collaborazione con un docente di un istituto di istruzione secondaria di secondo grado. L’esperimento si distingue per il suo particolare interesse, in quanto esplora l’impiego di ChatGPT come assistente alla programmazione, evidenziando una conclusione rilevante e non scontata, che può stimolare riflessioni sull’uso dell’intelligenza artificiale da parte degli studenti.
Si legge nell’abstract “Negli ultimi anni, i Large Language Models (LLM), tra cui ChatGPT, sono diventati strumenti popolari tra gli studenti delle scuole secondarie e delle università per risolvere esercizi di programmazione. Tuttavia, l’uso improprio di questi strumenti può danneggiare il processo di apprendimento. Questo studio analizza l’effetto di ChatGPT sulle prestazioni degli studenti delle scuole superiori in esercizi di programmazione, concentrandosi sulla comprensione di concetti non familiari. Abbiamo condotto un esperimento su una classe terza di un istituto tecnico informatico, suddivisa in due gruppi: uno con accesso a ChatGPT e l’altro senza. I risultati mostrano che gli studenti senza accesso a ChatGPT hanno ottenuto risultati leggermente migliori. Le difficoltà maggiori si sono riscontrate nella comprensione delle richieste e nell’uso delle funzioni fornite insieme all’esercizio. I risultati suggeriscono che l’accesso a ChatGPT senza una formazione adeguata può non essere vantaggioso per risolvere esercizi di programmazione complessi.”
Ascoltiamo gli errori più comuni nella programmazione concorrente con Sonic Pi
I professori Giorgio Delzanno, Giovanna Guerrini e Daniele Traversaro del Dipartimento DIBRIS dell’Università degli Studi di Genova hanno introdotto un originale ed efficace metodologia per far approcciare gli studenti ad una materia complessa come la programmazione concorrente.
Tale metodologia è stata proposta attraverso un laboratorio pratico nel quale siamo stati chiamati a interagire utilizzando il linguaggio Sonic Pi, nato per live coding e utilizzato in questa esperienza per introdurre i concetti di base della programmazione concorrente e provare a risolvere le misconcezioni più tipiche di questo argomento facendo “suonare” gli errori più comuni come data race e drifting.
Il laboratorio si è articolato in una sessione della durata di 90 minuti, in cui abbiamo affrontato direttamente le attività che potranno essere proposte ai nostri allievi. Il concetto è quello di scrivere un programma con le regole della programmazione concorrente utilizzando le funzioni di Sonic Pi, in pratica il nostro programma ha lo scopo di produrre suoni in quanto Sonic Pi trasforma l’elaboratore in uno strumento musicale. Eseguendo il programma e “ascoltando” il risultato si comprende con molta più facilità come funziona questa tecnica di programmazione.
Pytch – Introdurre la programmazione Python con una soluzione innovativa
Per quanto riguarda questo interessante argomento vediamo l’abstract dell’articolo: “Il progetto di ricerca Pytch, svolto al Trinity College Dublin con collaboratori in TU Dublin, mira a promuovere e supportare interesse e coinvolgimento nell’apprendimento dell’Informatica nella scuola Secondaria. Come parte del progetto, il team di ricerca ha sviluppato Pytch, un ambiente web di programmazione gratuito, co-progettato con docenti e studenti per aiutare quest’ultimi a passare da programmazione a blocchi (Scratch) a programmazione testuale (Python).
Con Pytch, gli studenti mantengono tutte le conoscenze, l’intuizione e le competenze acquisite con Scratch e possono concentrarsi sull’imparare Python. Questo grazie a concetti come sprite e script basati su eventi, grafica e suoni, introducendo allo stesso tempo l’idea di scrivere codice Python testuale anziché trascinare e impilare blocchi.
Ho seguito con soddisfazione il laboratorio proposto dalla ricercatrice Sara Fiori e l’ho trovato davvero stimolante, tanto da volerlo provare già da quest’anno con i miei studenti.
Ci sono stati anche laboratori e contributi sulla realtà virtuale per applicazioni da realizzare e da utilizzare con e senza visore, non le elenco in questo articolo perché sono esperienze veramente uniche e ancora molto a livello sperimentale, ma per chi è interessato si possono trovare approfondimenti e informazioni nel libro degli atti del convegno.
Intelligenza Artificiale generativa e didattica dell’Informatica: che fare? Interventi e dibattito
È poi stato davvero interessante assistere e partecipare all’ultimo atto del convegno nel quale si è svolta una tavola rotonda sull’argomento più controverso e attuale: quello dell’Intelligenza artificiale, questa volta calata nella didattica dell’Informatica. I professori intervenuti hanno dato vita a un dibattito molto profondo che ha stimolato il discorso anche con interventi della platea.
Elenco una serie di punti emersi dal panel, sicuramente non esaustivi, di quello che è stato detto:
L’AI potrebbe “schermare” la natura dell’informatica, facendo credere che l’informatica sia solo AI, come è successo con la diffusione dell’ECDL.
L’AI può essere un argomento politico, può plasmare le menti, riflettiamo “cui prodest” con estrema prudenza.
Didattica dell’intelligenza artificiale e didattica con l’intelligenza artificiale (o didattica nonostante l’intelligenza artificiale)?
L’AI serve per potenziare le capacità di calcolare e di scrivere degli studenti? O piuttosto li disabitua all’utilizzo di queste facoltà?
Le risposte dell’AI si basano su algoritmi che utilizzano basi statistiche, potrebbe essere un’occasione per far prendere coscienza dei limiti dell’AI aumentando nella scuola l’attenzione verso il calcolo della probabilità e la statistica.
La quantità di risorse che richiede l’AI è sostenibile? È economicamente produttiva?
Cosa possiamo fare noi insegnanti nel brevissimo termine?
Nella formazione dei nuovi insegnanti, insegniamo cosa sono i dati, la qualità del dato, da dove viene fuori, cosa significa avere a che fare con strumenti che hanno un grado di incertezza. I compiti a casa non sono più rilevanti, pertanto diventa più importante il lavoro in classe, quindi sarà necessario avere meno studenti per classe: la scuola dovrebbe avere più insegnanti e più risorse. L’allucinazione collettiva è che chatGPT ragiona, ma è solo uno strumento e dobbiamo usarlo per quello che serve, dobbiamo educare gli studenti a capire per quali compiti l’AI non è adeguata, mostrare delle situazioni in cui chi ha competenza riceve una risposta sbagliata e se ne rende conto (meglio chiamarla machine training che machine learning perché non impara nulla di nuovo, rielabora le informazioni che riceve).
Il valore della scuola è anche quello di convincere gli studenti che rifare cose che qualcuno ha già fatto ha valore, non bisogna cadere nel rischio dell’innovazione permanente, magari non ha più senso diventare un programmatore in Assembler ma per chi sta studiando è un problema se si perde la conoscenza del fatto che esiste l’Assembler. Stiamo formando dei fruitori di tecnologia o dei creatori di tecnologia? Open source e AI: gli strumenti di AI sono tutti proprietari, sottolineiamo il problema del software libero, c’è il problema di sapere sulla base di quali dati viene fatto l’addestramento dell’AI.
Hai mai pensato di trasformare le tue lezioni in esperienze di apprendimento interattive e coinvolgenti? Il MoodleMoot 2024, il più grande evento italiano dedicato alla piattaforma Moodle, ha offerto una ricca panoramica di strumenti e strategie innovative per trasformare la tua pratica didattica, scopri come l’intelligenza artificiale, le nuove funzionalità di Moodle 4.5 e i casi di studio presentati possono rivoluzionare il modo in cui insegni.
Come si è detto nei precedenti articoli Moodle è un LMS, Learning Management System: una piattaforma di e-learning molto diffusa a livello mondiale che offre una serie di potenzialità molto interessanti per l’insegnamento a distanza e blended per scuola, università, aziende di formazione e non.
In Italia esiste dal 2016 l’Associazione Italiana degli Utenti Moodle Aps, (AIUM), come si legge dal suo sito: “L’Associazione Italiana Utenti Moodle aps – AIUM ha vocazione scientifica, culturale ed educativa; opera come associazione non riconosciuta e non ha scopi di lucro. Si propone di riunire persone e organizzazioni interessate alla ricerca, allo sviluppo e alla pratica didattica mediata dall’ambiente di apprendimento Moodle. Supporta e promuove la piattaforma Moodle in tutte le sue declinazioni: la ricerca, la sperimentazione e la pratica didattica, lo sviluppo di estensioni e l’integrazione con altri sistemi.”
Ogni anno l’associazione italiana propone un convegno, il MoodleMoot, che segue la tradizione dei convegni su Moodle che si svolgono in moltissimi stati ogni anno, per riassumersi nel MoodleMoot Global, organizzato sempre in un luogo diverso: quest’anno si terrà dal 22 al 24 ottobre nella vibrante Mérida, in Messico!
Il MoodleMoot Italia del 2024 si è svolto a Viterbo dal 10 al 12 Ottobre in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo (DISUCOM) dell’Università degli Studi della Tuscia, possiamo consultare il programma svolto e altre notizie sul convegno al link. Ci sono stati tantissimi interventi di esperti provenienti dai ogni settore coperto dalla diffusione della piattaforma, in particolare è stata presentata la versione Moodle 4.5 (LTS) e il nuovissimo AI subsystem.
AI in Moodle
Brett Dalton (MoodleHQ – Responsabile delle Soluzioni Educative) ha illustrato le novità della versione Moodle 4.5 rilasciata il 7 Ottobre 2024, questa nuova versione perfeziona l’organizzazione dei corsi (nuovo sistema di notifiche), migliora gli strumenti di apprendimento essenziali (screen recording) e viene inoltre introdotto il sottosistema AI, flessibile e potente, che consente di scegliere se, come e dove integrare gli strumenti AI nel proprio sito Moodle.
Al momento si può scegliere fra due provider di AI (openAI e Azure AI), si possono far generare immagini o testi o far riassumere testi, inoltre gli utenti possono interagire con l’AI in modi diversi. In questo articolo farò una breve carrellata degli interventi che mi hanno interessata maggiormente, rimandandovi per un approfondimento e per gli altri contenuti agli atti del convegno che verranno pubblicati nelle prossime settimane sulla pagina.
Lucrez-IA e Atena due pluging per mettere l’AI al servizio di studenti e docenti
Il team del Digital Learning e Multimedia dell’Università di Padova ha sviluppato una serie di strumenti per l’utilizzo dell’AI con il nome di Lucrez-IA.
“Una delle implementazioni di Lucrez-IA prevede lo sviluppo di un plugin Moodle di tipo blocco, che presenta diverse opzioni di configurazione per fornire un bot assistente sempre disponibile all’interno di Moodle, sfruttando la possibilità di usare servizi pienamente compatibili con il GDPR, politiche stringenti di sicurezza sul trasferimento dei dati e i principi etici propri degli enti universitari e di formazione in generale.”
Al momento il plugin non è ancora disponibile, ma da quello che ho visto sul suo funzionamento, non vedo l’ora di poterlo sperimentare in uno dei miei corsi, in pratica, tra le altre cose, installando questo plugin si può aggiungere al corso un blocco tramite il quale lo studente può formulare delle richieste sotto forma di prompt e il bot risponderà partendo da un testo che si potrà fornire all’AI, quindi le risposte saranno circoscritte ai contenuti decisi dal gestore del corso.
Il CSI Piemonte ha invece presentato la sperimentazione di un plugin, Atena, che risponde all’esigenza di “individuare una modalità di applicazione dell’AI generativa nei contesti di apprendimento asincrono volto a supportare i discenti e a garantire al contempo l’adozione di modelli di AI basati su contenuti definiti e circoscritti.
Il progetto ha previsto la configurazione di un chat bot, sorta di assistente virtuale testuale, in grado di offrire risposte differenziate alle domande poste dai discenti esclusivamente utilizzando i contenuti del corso online strutturato su Moodle; il progetto è in fase di sperimentazione avanzata con una previsione di pubblicazione in ambiente di produzione nel mese di ottobre 2024”.
Deep Real
DeepReal è l’innovativo servizio, messo a punto da MediaTouch (Moodle Partner dal 2004 e abituale sponsor dei MoodleMoot Italia ), per la realizzazione di video con l’impiego di avatar virtuali. E’ un’interessante strumento che permette al docente di utilizzare l’AI generativa per realizzare video in cui un avatar personalizzabile presenta un contenuto testuale precedentemente fornitogli, si possono così realizzare videolezioni a partire da un testo. L’avatar può essere addestrato mediante una breve ripresa video, dopodiché il sistema sarà in grado di generare una lezione.
MediaTouch offre hosting, training, grafica personalizzata e consulenza per le piattaforme Moodle e anche per altri sistemi di e-learning, offre Deep Real come servizio per i propri clienti, chi volesse usarlo ma ha una piattaforma Moodle non gestita da MediaTouch deve consultare le condizioni economiche sul sito.
Nuove esperienze
Notas Meas è una piattaforma che rende disponibili strumenti a supporto dell’inclusione e dell’accessibilità, tra le altre cose permette la trascrizione in tempo reale del discorso dell’insegnante, il testo scritto viene visualizzato in un blocco del corso dello studente, il quale può scaricarlo e modificarlo con Google Docs.
L’università degli studi di Padova ha reso disponibile ai propri docenti e studenti questo strumento in modo sperimentale.
“Studenti e docenti hanno potuto accedere a Notas Meas direttamente da Moodle, tramite l’integrazione realizzata con un blocco Moodle presente nella home page del corso, di fatto questo ha garantito l’accesso ad un pubblico ampio, promuovendo l’inclusione e la diversità degli stili di apprendimento. La trascrizione del parlato rappresenta infatti un utile strumento per tutta la comunità studentesca, in particolare per studentesse e studenti con disabilità o non madrelingua”.
Digitalizzazione degli esami con Moodle e SEB
Un gruppo Tecnici della Direzione Sistemi Informativi e dei Dipartimenti di Management e Informatica dell’Università di Torino ha illustrato la propria esperienza nel processo di digitalizzazione degli esami di profitto, esponendo i modelli adottati nei diversi ambiti disciplinari. Il focus è stato incentrato principalmente sull’aspetto della sicurezza ed efficacia delle soluzioni offerte dall’integrazione tra Moodle e Safe Exam Browser (SEB).
CBM nell’istruzione per gli Adulti
Per chi usa Moodle come strumento per le esercitazioni formative il CBM (Confidence-Based Marking) è veramente interessante, il caso di studio è stato presentato dall’Istituto Andrea Ponti di Gallarate, che sta implementando un progetto innovativo per migliorare l’autoconsapevolezza degli apprendimenti negli studenti adulti iscritti ai corsi serali professionali e tecnici.
Il CBM è una metodologia di valutazione che considera sia la correttezza delle risposte sia il livello di confidenza dichiarato dagli studenti. In sostanza lo studente non è soltanto chiamato a rispondere alle domande del quiz a correzione automatica, ma, dopo aver risposto deve anche dichiarare con quale livello di sicurezza ritiene di aver dato la risposta.
Ci sono tre livelli di sicurezza: bassa, media, alta; il plugin che gestisce questo meccanismo aggiunge 3 punti al punteggio del test se il livello dichiarato è di alta confidenza (si è molto sicuri) e la risposta è giusta, ma toglie 3 punti se la risposta è errata; questo comportamento è analogo ai casi in cui il livello di confidenza è medio (in questo caso i punti di bonus/malus sono 2) o basso (in questo caso toglie/aggiunge un solo punto).
Lo studio presentato dimostra che, attraverso l’analisi dei risultati dei quiz, il docente può fare diverse considerazioni sull’effettivo apprendimento dei concetti da parte degli studenti, inoltre il CBM promuove una riflessione critica sulle conoscenze individuali e favorisce lo sviluppo di una maggiore consapevolezza delle proprie capacità e delle aree di miglioramento.
Insegnamento efficace dell’Informatica grazie a Moodle e CodeRunner e Test automatici su Automi a Stati Finiti e Macchine di Turing con CodeRunner
Il plugin codeRunner è il più utile fra quelli disponibili per gli insegnanti di Informatica, permette di generare un tipo di domanda dove la risposta deve essere scritta in un linguaggio di programmazione. Lo studente deve risolvere un esercizio di coding in un’ambiente di programmazione molto simile a una IDE, può mandare in run il suo codice e ricevere un feedback automatico positivo o negativo a seconda del buon funzionamento del suo programma.
Il prof. Roberto Ghelli, del Pacini di Pistoia, ha testato in classe l’efficacia di questo plugin per l’apprendimento delle basi di programmazione in C++.
“La sperimentazione ha visto circa 100 studenti cimentarsi con l’apprendimento delle basi della programmazione (variabili, selezioni, iterazioni, vettori, funzioni e procedure) e la sintassi del linguaggio C++ per l’intero anno scolastico. Durante tutto il periodo il docente ha osservato il processo di apprendimento mediato dalla tecnologia, a conclusione della sperimentazione i risultati dell’osservazione e della somministrazione di alcuni sondaggi hanno permesso di trarre interessanti e promettenti considerazioni sulle metodologie didattiche adottabili, l’efficacia e la sostenibilità di tale approccio”.
L’ambiente di programmazione fornito dal plugin CodeRunner copre moltissimi linguaggi, tra i quali Python, C, C++, SQL, PHP, ma i professori Adolfo Casagrande e Luciano Dereani dell’Istituto Malignani di Udine hanno osservato che non include la possibilità di correggere automaticamente test sulla realizzazione di automi a stati finiti e macchine di Turing, per i quali hanno sviluppato due nuove tipologie di domande specifiche (prototipi).
“Anche per queste due tipologie di domande si può non solo automatizzare la correzione dei test, ma anche offrire agli studenti un feedback immediato e dettagliato sulle loro soluzioni. Inoltre, la stessa tecnica di personalizzazione delle domande è stata applicata per creare test di programmazione in Python che richiedono l’uso di particolari costrutti sintattici (trasformazione di un codice da ciclo for a ciclo while, algoritmi ricorsivi)”.
Rimbocchiamoci le maniche
“Il Liceo Classico-Scientifico “Pellico-Peano” di Cuneo ha presentato una nuova competizione sulle metodologie didattiche del making e del tinkering, rivolta a classi di studenti della Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado. Su Moodle è stato realizzato sono stati ospitati tramite un corso in modalità MOOC caricato su piattaforma ScuolaFutura, tramite il quale è stato possibile gestire sia le attività richieste per la gara, sia le consegne da parte delle squadre”.
Le classi dei piccoli studenti sono state coinvolte nella costruzioni “robot” con materiali di recupero.
Casi di studio
Analisi del linguaggio utilizzato dagli studenti durante un’attività di problem solving di matematica in un Ambiente Digitale di Apprendimento
Il Delta Research Group di Torino ha presentato una ricerca volta a rispondere alla domanda “Il linguaggio che utilizzano gli studenti nella risoluzione di un problema matematico quando si confrontano con i loro pari è lo stesso che utilizzano nella consegna della loro risoluzione finale?”
“Il contesto della ricerca è un’attività di problem solving in piattaforma, con elementi di gamification, che ha coinvolto circa 400 studenti di istituti di II grado. Gli studenti avevano la possibilità di collaborare con i loro pari alla risoluzione del problema utilizzando un forum in piattaforma, dopodiché ognuno di loro consegnava la propria risoluzione e riceveva una valutazione da parte di un tutor. Per rispondere alla domanda di ricerca è stato analizzato il linguaggio utilizzato dagli studenti nella consegna finale e quello utilizzato nelle oltre 87 discussioni dei forum create dagli studenti”.
Il linguaggio spontaneo degli studenti è stato poi messo a confronto con quello dei testi degli esercizi proposti e quello più formale utilizzato nei libri di testo, le differenze riscontrate hanno stimolato una discussione e delle conclusioni.
Privacy e diritti
Durante uno dei workshop disponibili nei vari giorni, uno dei soci fondatori di AIUM, ha tenuto un intervento sull’importanza della comprensione e dell’applicazione delle regole previste dal GDPR.
La privacy è un diritto fondamentale ma non deve essere un blocco, ci sono diversi plugin in Moodle per configurare e migliorare la gestione della questione privacy nella piattaforma, è di vitale importanza essere consapevoli prima della necessità di garantire questo diritto ai fruitori dei nostri corsi e poi degli obblighi che si hanno nei loro confronti e dei rischi che si corrono a non ottemperarli.
Temps de retrouvailles, de partage, et de traditions françaises, Noël est à la fois un repère culturel et familial qui aujourd’hui dépasse bien souvent les frontières religieuses. L’impact de la mondialisation et de la consommation sur cette fête ont largement participé à son évolution.
Dans un premier temps, il serait intéressant de rappeler que les symboles de cette festivité sont aussi bien païens que chrétiens et qu’elle reste la fête la plus populaire dans les foyers français.Pure consommation, me direz-vous ? Impossible d’échapper à la course aux cadeaux ? Les alternatives pour célébrer Noël autrement existent-elles vraiment ? La France attire chaque hiver plus de tourisme grâce à ces marchés si caractéristiques comme ceux de Strasbourg ou bien encore de Colmar. Les plus beaux marchés de Noël de France 2024 Ont-ils évolué eux-aussi face aux attentes de consommation ? On ne peut nier que les enjeux économiques locaux influencent leur évolution. Bien souvent le débat s’ouvre sur la question de l’authenticité : ces marchés sont-ils restés authentiques ou sont-ils devenus une attraction commerciale ?
D’autre part, il convient aussi de reconnaitre que l’héritage gourmand est de taille et que les traditions gastronomiques jouent un rôle déterminant dans la définition de l’identité régionale (dinde farcie, le saumon, les 13 desserts en Provence, etc.). Sélection des traditionnels plats de Noël en FranceC’est dans ce même contexte que le débat se porte aujourd’hui et prend la forme d’ une réflexion sur le gaspillage. La surconsommation est-elle inévitable durant les fêtes ? Comment les rendre plus durables ?
Cette fête aurait-elle donc perdu toute sa lumière ? Y aurait-il trop de pression sociale sur les réseaux sociaux autour de Noël, poussant à l’hyperconsommation et imposant modèle de la famille parfaite ? Quels impacts cela a-t-il sur les jeunes ? Invitons-les à partager leurs propres idées sur ce que représente Noël pour eux et comment ils imaginent le Noël du futur. Car Noël n’a pas besoin d’être sauvé, mais peut-être que notre façon de le vivre si. Beaucoup de citoyens s’engagent pour aider les plus démunis durant cette période. Et l’esprit de Noël, et oui, le voilà nommé, n’était pas limité à un jour ni à une saison, mais s’il devenait un état d’esprit ?
La surconsommation, le gaspillage alimentaire, l’isolement nous frappent plus pendant les fêtes mais ces dérives se manifestent tout au long de l’année. Y a-t-il une clé de lecture dans tout cela ? Et si la vraie lumière de Noël n’était pas celle des boutiques situées le long des avenues, celle des lumignons colorés aux motifs de cerfs ou de lutins décorant nos maisons, ni celles clignotantes de notre sapin mais avait ce pouvoir de mettre en lumière justement les valeurs qui nous touchent, celles qui sont enfouies en nous et qui disparaissent au fil des mois de rythme effréné ?
Que nous vivions cette période de l’année sous un aspect spirituel ou plutôt culturel, essayons de suivre cette lumière et de voir où notre regard nous mène. C’est l’occasion d’en savoir un peu plus sur nous et donc l’opportunité de faire le point sur ce qui est important à nos yeux. Une chose est sûre : aucun risque d’excès de consommation énergétique ! Cette lumière-là est 100% renouvelable…et pour en savoir plus sur comment passer Noël autrement, de façon responsable, rendez-vous sur la page de C’est bientôt Noël, prenons nos responsabilités ! | Rizzoli Education.
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