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Una parola... mille parole!

L’utilizzo delle flashcards nell’ampliamento del vocabolario

di  Lara Carnovali

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Le flashcards sono uno degli strumenti più diffusi ed utilizzati nel mondo della scuola anglosassone, strumenti che poco alla volta stanno trovando una loro collocazione ed utilizzo anche in Italia, sebbene il loro uso non sia ancora prassi consolidata tanto quanto in altri Paesi. “Inventate” dall’Inglese Favell Lee Mortimer già negli anni ‘30 del XIX secolo, si tratta di veri e propri mazzi di carte che, a seconda dei casi, possono riportare immagini, parole, brevi spiegazioni o domande, possono essere stampate su uno o su due lati e, negli ultimi anni, possono essere fisiche o virtuali. Se al momento della loro creazione erano viste principalmente come mezzi di ampliamento lessicale, con il tempo le potenzialità e gli utilizzi di queste carte si sono moltiplicate e, al giorno d’oggi, ciascun docente è in grado di “piegarle” alle proprie esigenze.

Flashcards, Lingua 2 e Comportamentismo

Rimanendo nell’ambito della L2, lo scopo originario delle flashcards è ancora particolarmente attuale, in quanto sono perfette per l’apprendimento di parole nuove, quei mattoncini che, poco alla volta, formeranno il patrimonio linguistico dei nostri studenti. Le modalità di utilizzo, però, si sono evolute nel tempo. Di seguito si mostrerà come il lavoro 1:1 con gli studenti con difficoltà di memorizzazione del vocabolario della L2 possa beneficiare di alcune tecniche di insegnamento/apprendimento utilizzate nell’ambito della didattica di stampo comportamentista, in particolare a partire dalle sperimentazioni della dottoressa Mary Barbera, che da anni studia e si occupa delle strategie apprendimento della lingua orale in bambini con disturbo dello spettro autistico – strategie che possono essere applicate allo stesso modo nel lavoro con i bambini che apprendono una L2.

I principi su cui questa modalità di utilizzo delle flashcards si basa sono quelli dell’acquisizione tramite errorless teaching, una modalità di apprendimento particolarmente efficace poiché sfrutta il rinforzo positivo e la soddisfazione provata nell’apprendere “senza sbagliare”. Ovviamente, l’errorless learning and teaching deve essere sapientemente guidato dal docente, che deve saper predisporre attività strutturate in maniera tale che colui che apprenda possa sperimentare il più possibile la sensazione positiva legata al successo, ma allo stesso tempo organizzare il lavoro e il materiale in modo che l’assistenza guidata del docente possa gradualmente venire meno fino a rendere il discente completamente autonomo nel proprio lavoro, e in grado di utilizzare ciò che ha appreso nel contesto di vita reale, senza il supporto del docente e del materiale.

Sfruttando i medesimi principi è possibile aiutare i bambini che imparano una seconda lingua ad ampliare il proprio vocabolario a partire da UNA SOLA PAROLA CONOSCIUTA. Esattamente: sarà sufficiente che l’alunno con difficoltà di memorizzazione conosca una sola parola nella lingua target perché, con le giuste strategie, a partire da quella parola, il suo vocabolario si ampli in maniera esponenziale. Ma, in pratica, come si lavora? Vediamolo insieme.

Da una parola a un vocabolario

Forse la maniera più facile e immediata per capire il funzionamento di questa strategia è vederla messa in atto. Meglio, quindi, procedere con un esempio. Supponiamo di voler insegnare la parola bike a un bambino con difficoltà di memorizzazione – che però già conosce solo una parola in Inglese: la parola apple.

  • L’insegnante preparerà due flashcards, una che rappresenti la mela e una la bicicletta – possibilmente il più possibile somigliante all’oggetto reale conosciuto dal bambino.
  • Le carte verranno predisposte una accanto all’altra, a faccia in giù, davanti al bambino, e l’insegnante darà il comandogive me the apple, dopodiché girerà entrambe le carte contemporaneamente ed estenderà la mano verso lo studente. Poiché il bambino già conosce la parola apple, egli riuscirà senza errori a consegnare al docente la carta corretta.
  • La risposta corretta alla consegna deve essere rinforzata positivamente con qualcosa che dia soddisfazione al bambino. Un “batti 5”, una carezza, un commento positivo, un piccolo applauso sono tutte possibilità facilmente attuabili.
  • Una volta assicuratosi che la risposta allo stimolo sia sempre corretta durante un numero soddisfacente di tentativi, il docente proverà a chiedere give me the bike. Poiché la parola apple è già padroneggiata dallo studente, egli dovrà semplicemente riconoscere quello che “non è apple” e dare la carta all’insegnante,  cosa che dovrebbe risultare abbastanza automatica. In questa fase il rinforzo positivo dovrà essere erogato ad ogni risposta corretta, e con grande entusiasmo.
  • In caso di errore l’insegnante non dirà nulla, nemmeno un “no”, ma si limiterà a mantenere la posizione della mano estesa, senza accettare la carta, in modo che sia lo studente stesso ad accorgersi di aver sbagliato e a correggersi, azione dopo la quale verrà rinforzato positivamente.
  • Man mano che lo studente diverrà più sicuro, l’insegnante inizierà non solo a chiedergli di passare la carta con l’immagine corretta, ma anche di ripeterne il nome ogni volta. In questa fase, inoltre, è possibile iniziare a modificare la posizione delle carte, in modo che lo studente non possa prevedere quale oggetto si trova in una certa posizione, e debba riflettere attivamente.

Questi primi step riguardano l’acquisizione delle parole nuove a livello recettivo, di comprensione, e aiutano il bambino a riconoscere una parola in una L2 nel momento in cui la sente. La competenza linguistica, però, prevede anche e soprattutto che lo studente sia in grado di nominare un oggetto nella lingua target nel momento in cui viene a contatto con esso. Per questo motivo, una volta padroneggiato l’aspetto ricettivo, bisognerà proseguire immediatamente a lavorare su quello espressivo. Vediamo come.

  • L’insegnante prenderà in mano la carta della bicicletta e se la metterà vicino alla bocca, ripetendone il nome tre volte. Ogni volta avvicinerà la carta un po’ di più allo studente, fino a che, dopo la terza volta, gliela consegnerà e gli chiederà di ripeterne il nome. Come per i passaggi precedenti, il rinforzo positivo è essenziale.
  • Dopo aver ripetuto insieme la nuova parola, si proporrà il gioco del Quiz, in cui l’insegnante terrà le due carte coperte e ne girerà una alla volta, chiedendo al bambino di nominarle. Inizialmente le carte non cambieranno posizione sul tavolo – e quindi il bambino saprà cosa è dove – e la proporzione tra parola nuova (bike) e parola già conosciuta (apple) sarà di 4:1. All’aumentare delle risposte corrette, la posizione delle carte inizierà a cambiare in maniera casuale e imprevedibile.
  • Se il bambino non sarà in grado di nominare correttamente la nuova parola, l’insegnante si limiterà a ripeterne il nome e a riprovare, o a ripetere il primo passaggio di questo secondo blocco di indicazioni fino all’acquisizione della competenza.

La verifica dell’apprendimento avviene allo stesso modo e nello stesso tempo, con l’insegnante che, quando riterrà che il bambino mostri un livello di sicurezza adeguato, potrà iniziare ad alternare le attività e a ridurre i rinforzi, prima ad intervallo fisso più ampio ‘ ogni 5 o 10 risposte corrette – e successivamente a intervallo randomizzato.

Un lavoro per tutti

Il processo fin qui illustrato è inserito all’interno di una cornice di lavoro individuale per quegli alunni che sembrano presentare particolari difficoltà nell’acquisizione del vocabolario di base della L2. Una volta presa confidenza con la strategia, però, sarà facile per l’insegnante adattarla a diversi contesti, diversi gruppi e diverse esigenze. Si potrà lavorare in coppie, o coinvolgere il grande gruppo proiettando le flashcards sulla LIM invece che averle fisicamente in mano, si potranno dividere i bambini in piccoli centri autonomi e assegnare liste di parole da imparare.

Alcuni principi, però, non devono venire meno: 

  • il rinforzo deve essere erogato, nella prima fase, ogni volta che la risposta è corretta.
  • La risposta corretta non darà luogo a nessun tipo di rinforzo negativo, ma verrà semplicemente ignorata.
  • È necessario partire da un aggancio noto di base che sia fortemente padroneggiato dagli studenti, una parola conosciuta e sulla quale non ci sia il minimo dubbio.

In questo modo, partendo da una sola parola conosciuta dallo studente, se ne possono apprendere centinaia, lavorando sull’opposizione è/non è, cioè sul confronto tra vocaboli finalizzato alla discriminazione tra noto e ignoto, per favorire l’apprendimento.