Enzo Suma è una guida naturalistica di Ostuni, in provincia di Brindisi. È anche l’ideatore di Archeoplastica, il museo dei rifiuti in plastica che lui stesso da anni raccoglie sulle spiagge salentine. Della collezione fanno parte flaconi, bombolette spray e oggetti che talvolta sono stati sospinti dalla corrente per più di cinquant’anni prima di fermarsi su una spiaggia, rimanendo in ottimo stato di conservazione. Con il suo progetto, Enzo organizza giornate di pulizia della spiagge, mostre e attività di sensibilizzazione riguardo lo stato di inquinamento del nostro mare e delle nostre coste.
Il problema dei rifiuti plastici in mare è estremamente serio. L’IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, ha pubblicato nel 2020 il report The Mediterranean: Mare plasticum in cui denuncia la piaga dell’inquinamento dovuto a materie plastiche. Nel report, l’organizzazione non governativa stima una quantità di plastica nel mar Mediterraneo pari a 1.178.000 tonnellate, più di quattro volte la quantità di rifiuti che derivano dall’utilizzo di bottiglie in plastica in Italia ogni anno. Il nostro paese è uno dei più impattanti sotto questo punto di vista, insieme a Egitto e Turchia.
Il 94% di questa enorme quantità di rifiuti è costituita da frammenti plastici che possiamo vedere e raccogliere con mano – sebbene la maggior parte di essi finisca sui fondali – quelli che Enzo Suma raccoglie sulle spiagge pugliesi bagnate dal mare Adriatico, o quelli che formano le isole di plastica che galleggiano trasportate dalle correnti marine. Il restante 6% è invece costituito da un forma di inquinamento più subdola, da quelle che chiamiamo microplastiche. Sono frammenti di materiale di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, quindi molto più difficili da raccogliere ed eliminare.
L’inquinamento dei mari dovuto alle materie plastiche è un’urgenza a cui si sta rivolgendo, anche se in ritardo, sempre più attenzione. In tutto il mondo si sta andando in maniera graduale verso una messa al bando degli oggetti in plastica monouso – piatti, posate, cannucce, bastoncini cotonati e così via – che potrebbe diminuire l’impatto di questi rifiuti sui nostri mari nel lungo termine.
Nel frattempo, molte associazioni tra le quali Legambiente portano avanti da anni campagne di sensibilizzazione sulla pulizia non solo delle nostre spiagge, ma anche di laghi, fiumi, parchi urbani e così via. Campagne come Spiagge&Fondali Puliti oppure Puliamo il Mondo portano avanti azioni di coinvolgimento della popolazione nel monitoraggio e nella pulizia degli ambienti naturali dai rifiuti attraverso protocolli per il beach, river o park litter.
Il museo di Archepoplastica è un’importante testimonianza di una visione del problema dell’inquinamento da materiali plastici miope e pericolosa. Il futuro potrebbe essere migliore grazie alla scienza, alle politiche di tutela ambientale e alle iniziative di sensibilizzazione che coinvolgono le persone. Enzo Suma sarebbe di sicuro molto contento se alla sua collezione smettessero in futuro di aggiungersi nuovi reperti.