Quando arriva Novembre, nei Paesi di lingua anglosassone del Continente Americano, in particolare negli Stati Uniti, la parola d’ordine è una sola: Thanksgiving. Il giorno del Ringraziamento, oltre a un’occasione per riflettere sulla gratitudine e sui sentimenti di comunanza e fratellanza che ci avvicinano agli altri, è anche, sempre più, un momento per celebrare i doni della terra, l’abbondanza della Natura, il rispetto nei confronti di un pianeta che ci dona ciò di cui abbiamo bisogno.
Da dove arriva il Thanksgiving?
La storia del Thanksgiving è tanto famosa, quanto circondata di leggenda. La sensibilità moderna sta pian piano allontanandosi dalla “fiaba tradizionale” dei pellegrini aiutati dai “buoni indigeni”, per riscoprire l’aspetto storico più accurato degli eventi che hanno portato a questa celebrazione. Detto questo, l’immagine popolare degli avvenimenti del 1621 è ormai talmente radicata nell’immaginario comune, che è bello ricordarla. Dunque, cosa successe in quegli anni nella colonia di Plymouth?
Nell’estate del 1620 la nave Mayflower partì dall’Inghilterra per il Nuovo Mondo, con un carico di 102 pellegrini che cercavano oltremare una terra in cui poter praticare liberamente la propria religione e i propri riti. Dopo 10 settimane di viaggio, e numerose peripezie, i pellegrini attraccarono sulla Costa Est di quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti d’America e, poco alla volta, fondarono una colonia cui diedero il nome di Plymouth, stabilendo al contempo un importante regolamento per la loro vita in comune, che chiamarono Mayflower Compact.
Il primo inverno per i coloni fu duro e terribile, la scarsa capacità agricola, le conoscenze pressoché nulle del territorio e del clima, il tempo atmosferico avverso provocarono la morte di più della metà dei pellegrini, rischiando di far fallire fin da subito la missione colonizzatrice. Fu solo grazie all’aiuto di alcuni nativi della tribù Patuxet, guidati da Squanto, che gli Inglesi appresero come coltivare il terreno, come procurarsi il cibo dalle foreste del NorthEast, come coltivare abbastanza cibo da poter sopravvivere al nuovo inverno imminente. Proprio per celebrare questa amicizia con le popolazioni locali, e per festeggiare il successo del raccolto, pellegrini e nativi organizzarono una grande festa di Ringraziamento, con un menù quasi completamente a base di prodotti raccolti o allevati nel nuovo Continente, che non si sarebbero trovati in Europa, e che resero questa occasione unica nella storia.
Questa versione della storia, come la maggior parte di quelle che si trovano in giro, è colorata di leggenda. Il ruolo dei nativi americani e l’approccio del pellegrini alla coabitazione è stato, negli ultimi anni, messo molto in discussione. Quello però che, leggenda o storia che si consideri, resta immutato nello spirito del Thanksgiving è il senso di gratitudine per quello che la terra ci offre. Durante le lezioni di Inglese è importante sottolineare questo aspetto e questo punto di vista e, oltre a presentare la storia e parlare delle tradizioni, mettere l’accento sul lato più “ecologico” del giorno del Ringraziamento.
Vediamo come fare.
A THANKSGIVING OF RESPECT – for the Earth and the people on it
L’occasione del Thanksgiving nell’ottica che stiamo presentando, permette di riflettere su alcuni aspetti profondi di rispetto per le risorse, per la diversità, per ciò che il Pianeta ci mette a disposizione. Allo stesso tempo, lo spunto del Giorno del Ringraziamento, offre la possibilità di utilizzare in maniera pratica il vocabolario della L2
- MAYFLOWER LUGGAGE: cosa ci porteremmo dietro se, come i pellegrini del Mayflower, lasciassimo la nostra terra per un luogo completamente nuovo e potessimo portarci dietro una sola valigia? Chiediamo ai bambini di disegnare sul quaderno la sagoma vuota di una valigia, grossa come una pagina, e di scrivere al suo interno – in Lingua Target – i nomi di non più di 15 oggetti che ciascuno di loro porterebbe con sé in una circostanza del genere. Questo lavoro non solo permette di riflettere sulla differenza tra bisogno e desideri, ma aiuta anche a mettersi nei panni di tutte quelle persone che, al giorno d’oggi, si trovano in una situazione simile, costrette ad abbandonare le proprie case, a fuggire, a mettersi in viaggio con tutto ciò che hanno di più caro.
VARIAZIONE: chiediamo ai bambini non solo di pensare a cosa porterebbero con sé ORA, ma cosa avrebbero portato se fossero stati dei pellegrini del XVII secolo. Se fossero dovuti davvero salire sul Mayflower, cosa avrebbero portato? Ricordiamo loro che i veri coloni dovettero caricare semi, bestiame, tessuti, utensili di ferro. Anche una macchina da stampa! Aumentiamo il vocabolario in L2 ragionando anche su questi aspetti più legati al passato.
- PAESE CHE VAI… CIBO CHE TROVI: forse non tutti i bambini sanno che moltissimi dei cibi di cui ci nutriamo oggi non erano assolutamente parte della dieta dei nostri antenati prima della scoperta dell’America. Chiediamo ai bambini di scegliere un ingrediente dalla seguente lista, e di svolgere una breve ricerca sulle sue origini e il suo utilizzo.
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- BEANS
- TURKEY
- TOMATO
- PEPPER
- BISON
- PEANUTS
- SQUASH
- POTATO
- PINEAPPLE
- COCOA
- LA ZUPPA INDIGENA: con gli ingredienti dell’attività precedente, si possono creare numerosi piatti dal gusto tipico, che probabilmente erano presenti nella dieta dei primi abitanti del Continente Americano, ma che gli Europei hanno scoperto solo a un certo punto della loro storia. Uniamo i bambini in piccoli gruppi e chiediamo loro di scegliere alcuni ingredienti della lista già fornita, per creare la ricetta di una zuppa indigena. In questo modo potremo lavorare sul testo regolativo, ripassare gli elementi essenziali di questo genere testuale, incorporando alcuni obiettivi di Lingua Italiana. Chiediamo agli alunni di provare a scrivere la loro ricetta in Inglese, fornendo una lista di verbi che potrebbero risultare utili:
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- TO COOK
- TO STIR
- TO MIX
- TO CUT
- TO PEEL
- TO BOIL
- TO WAIT
- TO BAKE
Una prospettiva diversa
Un approccio al Thanksgiving di questo tipo, che non si concentri solo sulle tradizioni, ma soprattutto sul sentimento di gratitudine per l’abbondanza che la terra ci offre, per ciò che, rispettando il pianeta, possiamo averne in cambio, permette di allenare nei bambini quel “muscolo immaginario” che ci permette di andare oltre, di non dare per scontato, di vedere ciò che non sempre gli occhi vedono. Permette di rendersi conto che ciò che consumiamo arriva sempre da qualche parte, è il frutto del lavoro di qualcuno, è un dono della terra, e che non dobbiamo darlo per scontato. In questo modo sarà più facile allenarsi alla gratitudine, mettendosi nei panni dei pellegrini della colonia di Plymouth, per i quali il solo fatto di trovare alcune bacche nel bosco era motivo di gratitudine. In un mondo in cui tutto è sempre disponibile e a portata di mano nel supermercato, sviluppare questa consapevolezza è il primo passo per il rispetto per l’ambiente che ci circonda e per il lavoro delle persone intorno a noi.