Il 27 febbraio apre le porte a Palazzo Reale la mostra Art Déco. Il trionfo della modernità, per celebrare lo “Stile 1925” o Art Déco, movimento che ha segnato l’arte e il design internazionali del primo dopoguerra. Ne parliamo con il curatore, il professor Valerio Terraroli.
Professor Terraroli, nel 2025 si celebra il centenario dell’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi. In che modo questa mostra a Palazzo Reale rende omaggio a quell’evento?
L’Esposizione del 1925 ha sancito la nascita di uno stile destinato a influenzare profondamente le arti decorative e l’industria del design: l’Art Déco. Con Art Déco. Il trionfo della modernità, vogliamo restituire al pubblico l’atmosfera di quell’epoca straordinaria, evidenziando come l’Italia abbia giocato un ruolo di primo piano nel definirne l’identità. La mostra esporrà oltre 250 opere, dagli arredi ai gioielli, dalla moda alla grafica pubblicitaria, dimostrando come questo stile fosse una perfetta sintesi tra tradizione artigianale e innovazione tecnologica.
Quali sono i temi principali della mostra?
Il percorso espositivo affronta diversi aspetti dell’Art Déco, contestualizzandolo nella società europea degli anni Venti. Non solo bellezza e lusso, ma anche energia e progresso. Il decennio tra le due guerre mondiali è stato un periodo di grande trasformazione: dalle prime autostrade italiane ai treni veloci, fino alla nascita di Hollywood e alla diffusione della radio. La mostra intende raccontare questa epoca attraverso le sue manifestazioni artistiche più iconiche, ma anche attraverso le contraddizioni di una società sospesa tra ottimismo e fragilità.
L’Art Déco ha influenzato numerosi ambiti, dalla moda all’architettura. Come emerge questo nella mostra?
Uno degli elementi più affascinanti dell’Art Déco è la sua trasversalità. Il gusto per la geometria, la simmetria e l’opulenza ha permeato non solo le arti decorative, ma anche la moda, l’oreficeria, il design industriale e l’architettura. In mostra avremo pezzi unici provenienti da collezioni italiane e internazionali, come le creazioni in ceramica di Gio Ponti per Richard-Ginori, le vetrate artistiche di Vittorio Zecchin e gli abiti haute couture dell’epoca. Inoltre, un’attenzione particolare sarà dedicata al ruolo della donna negli anni Venti, con una sezione sulla moda e sull’emancipazione femminile.
Quali sono alcune delle opere più significative esposte?
Tra le opere di punta ci sono i capolavori di Gio Ponti, come il monumentale vaso La casa degli efebi operosi e neghittosi, esposto a Parigi nel 1925, e le celebri Ciste conservate nei Musei del Castello Sforzesco. Non mancano i vetri di Paolo Venini e i gioielli di Alfredo Ravasco. Inoltre, la mostra presenta un’importante selezione di mobili, oggetti d’arredo, tessuti e manifesti pubblicitari, che testimoniano l’energia creativa di un’epoca irripetibile.
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Gio Ponti, La casa degli efebi, 1925, orcio in maiolica policroma, Società Ceramica Richard-Ginori (Doccia, Sesto Fiorentino), h. 78 x diam. 76 cm, Museo Ginori, Sesto Fiorentino. Il monumentale vaso, già intitolato Gli efebi operosi e gli efebi neghittosi, fu l’opera di punta della manifattura, esposta nel 1925 a Parigi insieme al pendant La conversazione classica. | Gio Ponti, La conversazione classica, 1925, cista in porcellana e oro a punta d’agata, Società Ceramica Richard-Ginori (Doccia, Sesto Fiorentino), h. 59 x diam. 30,5 cm, Museo Ginori, Sesto Fiorentino. Esposta nel 1925 a Parigi. La cista era un contenitore cilindrico in bronzo con un coperchio la cui impugnatura era costituita da piccole figure umane, utilizzato in età etrusca per contenere la dote delle figlie. Ponti ne ripropone il modello per produrre preziose porcellane destinate a prestigiosi doni di nozze. |
Quali enti e istituzioni hanno contribuito alla realizzazione della mostra con i loro prestiti?
La mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione con numerose istituzioni e collezioni museali. Fondamentale è stato il contributo del Museo Ginori di Sesto Fiorentino, che ha prestato opere di Gio Ponti, tra cui il celebre Centrotavola per il Ministero degli Esteri. Altri prestiti provengono dal Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, dalla Wolfsoniana di Genova e dalla Fondazione Vittoriale degli Italiani. A livello internazionale, un apporto significativo è giunto dal Musée des Années Trente di Boulogne-Billancourt. Importanti collaborazioni sono state attivate anche con i Musei del Castello Sforzesco, il Museo Poldi Pezzoli, Palazzo Morando | Costume, Moda Immagine e il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano.
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Marcel Bourin, Diana saettante con piccole antilopi, 1925, Fusione in bronzo parzialmente dorata, 67 × 42,5 × 13 cm, Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Prioria, Stanza della Musica o Stanza di Gasparo. Esposta nel 1925 a Parigi. L’opera, acquistata da Gabriele d’Annunzio, fu collocata dal poeta su un basamento parallelepipedo in legno dipinto di nero e su un lato venne fissata una placca in rame sbalzato e argentato realizzata da Napoleone Martinuzzi, raffigurante un Centauro saettante. |
L’esposizione include anche installazioni multimediali. Come contribuiranno a coinvolgere il pubblico?
Abbiamo voluto creare un’esperienza immersiva. Le installazioni multimediali curate da Storyville aiuteranno i visitatori a calarsi nell’atmosfera dell’epoca, con filmati d’archivio, fotografie e ricostruzioni degli ambienti. Inoltre, il progetto espositivo comprende una sezione dedicata all’architettura ferroviaria Art Déco, con un focus sul Padiglione Reale della Stazione Centrale di Milano, realizzato in collaborazione con la Fondazione FS Italiane.
Quali iniziative parallele sono previste nel territorio milanese in occasione della mostra?
Oltre all’esposizione a Palazzo Reale, sono previste diverse iniziative che coinvolgeranno il territorio milanese. In collaborazione con la Fondazione FS Italiane e 24 ORE Cultura, saranno organizzati tour guidati alla scoperta degli edifici e degli interni Art Déco presenti in città, sia a piedi che in bicicletta. Inoltre, il Museo delle Arti Decorative del Castello Sforzesco ospiterà una selezione di porcellane di Gio Ponti provenienti dal Museo Ginori di Sesto Fiorentino, offrendo un ulteriore approfondimento sulla produzione ceramica dell’epoca. Queste iniziative permetteranno al pubblico di esplorare in modo più ampio e immersivo l’impatto dell’Art Déco sulla città di Milano.
Perché dovremmo visitare questa mostra?
Perché offre un’occasione unica di immergersi in un’epoca straordinaria che ha lasciato un segno indelebile nella storia del design e delle arti decorative. È un viaggio attraverso il lusso, l’eleganza e l’innovazione di un periodo che ha saputo coniugare estetica e funzionalità in maniera straordinaria. Inoltre, grazie alla varietà delle opere esposte e agli approfondimenti multimediali, ogni visitatore potrà trovare spunti di riflessione e meraviglia, indipendentemente dal proprio background culturale.
Per approfondire
Per informazioni sugli orari di apertura e sulle modalità della visita, consulta il sito di Palazzo Reale di Milano.
Per approfondire l’argomento si veda V. Terraroli, Con gli occhi dell’arte, volume 5, Sansoni per la Scuola