La poesia è ovunque, nelle parole che scivolano leggere nei discorsi dei bambini, nei suoni che riempiono i corridoi della scuola, nelle voci che si mescolano in un gioco di echi e significati. Fare poesia a scuola significa affinare lo sguardo, allenarsi ad ascoltare, scoprire che le parole possono essere leggere come foglie o pesanti come sassi.
Spesso si pensa che la poesia sia difficile, riservata a pochi, relegata alle grandi occasioni o ai temi stagionali. Eppure, per i bambini e le bambine, la poesia è un gioco serio come dice Chiara Carminati: una scoperta continua di suoni, immagini ed emozioni. Quando la scuola accoglie la poesia nel quotidiano, offre agli alunni uno spazio di espressione autentica, un luogo in cui le parole diventano un ponte tra il pensiero e il sentire.
Acchiappare parole: un’esperienza poetica in movimento
Un’attività semplice ma potentissima per avvicinare i bambini alla poesia è quella di “acchiappare le parole” in una giornata qualunque. Uscire dalla classe, passeggiare per la scuola o nei dintorni (dove possibile), e ascoltare: quali parole ci raggiungono? Quali suoni attirano la nostra attenzione? Ogni bambino prende nota di una parola che lo colpisce e la scrive su un foglietto. Poi il gioco si ripete, continuando a raccogliere parole e a trascriverle su post-it o fogli. Tornati in aula, le parole vengono raccolte in una grande boccia trasparente: un serbatoio di suoni e immagini da cui attingere per creare.
Da questa boccia di parole ogni bambino pesca a caso alcuni foglietti e prova a intrecciarli in un breve testo poetico, un po’ come nell’esperimento d’autunno sulle poesie al ritaglio. Le poesie possono essere minime, anche solo due o tre versi, accompagnate da una piccola illustrazione fatta da loro che ne catturi il senso. Così facendo, i bambini imparano a giocare con le parole, a lasciarsi sorprendere dalle combinazioni inaspettate, a trasformare i suoni in immagini e le immagini in suoni.
Il potere della parola che si trasforma
Da questa esperienza iniziale si può partire per esplorare nuovi giochi di parole: mescolare i suoni, modificare le lettere, inventare parole nuove che suonano bene insieme. La poesia diventa un laboratorio di sperimentazione linguistica, uno spazio in cui ogni bambino e bambina può sentirsi autore, esploratore e creatore.
“Ti conosco, primavera”: la poesia come incontro
Un altro spunto interessante può venire dalla personificazione. Prendiamo ad esempio la poesia “Ti conosco, primavera” (Giusi Quarenghi): la stagione viene descritta come se fosse una persona viva, con caratteristiche, gesti e movimenti propri. I bambini possono provare a fare lo stesso: come sarebbero l’inverno, l’estate, il vento, la pioggia se fossero persone? Quali parole userebbero per parlare di sé?
Fare poesia a scuola non significa solo scrivere versi, ma allenarsi a guardare il mondo con occhi nuovi. Significa scoprire che le parole non sono solo strumenti per comunicare, ma anche compagne di viaggio, capaci di aprire porte e finestre su mondi inaspettati. E allora, che si inizi questo viaggio, con una boccia di parole, una matita e tanta voglia di stupirsi!