Il prezzo del logoramento
Già nel corso del 1915 i combattimenti tra le forze tedesche e quelle franco-inglesi assunsero sempre di più i contorni di una guerra di logoramento. Attacchi e contrattacchi si succedevano quasi senza soluzione di continuità con minimi risultati, salvo il consumo abnorme di uomini e di materiali. Era come se il conflitto risucchiasse la ricchezza delle nazioni per dissiparle in stragi inutili e continue: le spese, previste nel 1914 con una certa larghezza, superarono in breve ogni immaginazione.
Come si misura una vittoria?
Il problema principale consisteva nella mancanza di esiti decisivi. Se erano chiarissimi gli effetti degli assalti – intere divisioni di fanteria annientate in pochi giorni, talvolta in poche ore -, non altrettanto lo erano gli obiettivi: scartata la guerra di movimento, come si doveva misurare la vittoria? La conquista di una collina, di qualche centinaio di metri di terreno, potevano essere considerati una vittoria?
Il ruolo della propaganda
Se sfogliamo i giornali dell’epoca, ci accorgiamo della retorica costruita intorno ad episodi minori o minimi, pur di non confessare la sproporzione fra il sacrificio e il risultato. Dopo un anno di guerra, gli osservatori più acuti avevano già capito qual era la verità: il conflitto di nuovo tipo che si stava combattendo sarebbe stato deciso dal collasso di una delle parti coinvolte, ovvero dall’usura di ogni energia fisica, morale, materiale, economica. Qualsiasi azione volta a “far perdere” al nemico più risorse di quelle impiegate, era da considerarsi quindi intrinsecamente positiva.
Una dimensione “armata”
Lo scenario era quindi spaventoso, perché spostava l’asse della vita delle nazioni interamente sulla sforzo bellico, come se esso fosse l’unico a importare davvero. Non era accaduto così nel XIX secolo e anche prima: era la prima volta che le nazioni si militarizzavano in una dimensione totale, organizzandosi in senso gerarchico, orientando perfino la moda femminile in forma bellica (colori, pantaloni, mantelline).
L’emancipazione femminile ma anche l’irrigidimento delle opinioni
Le donne, peraltro, erano chiamate a sostituire gli uomini nei campi, negli uffici e nelle fabbriche: per un’intera generazione, quell’esperienza fu una pietra miliare sulla via dell’emancipazione, e non a caso il suffragio femminile divenne realtà, fra il 1918 e il 1920, in Gran Bretagna, Canada, Germania e Stati Uniti (ma non in Italia e in Francia). Se, da un lato, il conflitto funse da integratore sociale, da grande assimilatore di classi, generi, ceti, dall’altro indusse un forte irrigidimento delle opinioni, disciplinando i modi pensare tollerati: le democrazie cominciarono a perdere, sull’onda della propaganda, i consueti anticorpi della protesta e della critica: c’era un eroismo anche a casa, nel fronte interno, di cui essere all’altezza.
Per lavorare in classe
- Avrete notato le forti assonanze fra questo quadro del biennio 1915-1916 e la guerra in Ucraina del 2022: riflettete su analogie e differenze con l’aiuto del docente. Attenzione: quella che stiamo vivendo non è “storia”. È ancora cronaca.
Scopri l’opera
- “Come siamo – La storia ci racconta” di Roberto Balzani – La Nuova Italia – Rizzoli Education, 2022 – Testo di storia per la scuola secondaria di secondo grado