False notizie… sedimentate nel tempo
Le fake news? Di sicuro non sono un’invenzione della nostra epoca! Anzi, se ne possono scovare diverse persino nell’antichità. Certo, a quei tempi non si poteva disporre dei raffinati algoritmi dell’Intelligenza artificiale, ma le notizie false – soprattutto attorno ai personaggi più rilevanti – non mancarono di circolare.
A crearle furono i contemporanei e, allora come ora, lo scopo era quello di trasmettere una determinata visione degli eventi, arrivando a condizionare l’opinione pubblica, per usare un’espressione decisamente moderna. Molto spesso queste fake news furono poi raccolte e amplificate dalla storiografia di epoche successive, dando origine a false credenze, a vulgate intriganti capaci di cristallizzarsi nel tempo. E che gli storici, in tempi recenti, hanno dovuto smascherare con non poche difficoltà.
Alla ricerca di fake news
Per smascherare le false notizie più antiche occorre un’attenta e laboriosa attività di fact checking, cioè di controllo della veridicità delle informazioni, sottoponendo alla “prova dei fatti” la versione della storia che ci è stata trasmessa. Nel campo della storiografia, il fact checking si deve fondare su alcuni passaggi imprescindibili, come l’analisi e il confronto tra più fonti; la conoscenza approfondita del contesto storico-sociale-culturale in cui si sono verificati i fatti; l’individuazione di informazioni e dati il più possibile verificati; l’impiego delle tecniche e degli studi più recenti. Vediamo ora due celebri esempi di false notizie del mondo antico.
Alessandro Magno fu assassinato?
La figura di Alessandro Magno alimentò moltissime leggende e false notizie. Dai cronisti dell’epoca (come Callistene e Aristobulo), agli storici di epoche successive (da Arriano a Plutarco), fino ad arrivare al cosiddetto Romanzo di Alessandro (un’opera medievale falsamente attribuita a Callistene): tutti contribuirono a creare un alone di mito attorno al sovrano macedone. In particolare sulla morte di Alessandro, improvvisa e prematura, iniziarono presto a circolare false notizie: in molti sostennero che fu un assassinio, a opera di uno dei suoi numerosi nemici o di qualche suo generale, ostile alla piega filo-orientale assunta dal sovrano. Ma di questo presunto assassinio non esistono prove.
La causa più plausibile della morte di Alessandro resta la malattia. A lungo si è pensato che si trattasse di malaria: del resto, è probabile che la sua lunga marcia lo avesse esposto al contagio. L’ultima ipotesi sulla morte del sovrano arriva però dall’Università di Otago, in Nuova Zelanda. Secondo la ricerca, Alessandro fu ucciso da un disturbo neurologico chiamato sindrome di Guillain-Barré, provocato da un’infezione al tratto digerente, che lo lasciò paralizzato per sei giorni, fino ad impedirgli di respirare. Questa ipotesi, tra l’altro, collima con un dettaglio narrato dalla tradizione: quando i medici videro il re immobile, lo dichiararono morto, ma ancora sei giorni dopo il presunto decesso osservarono che il corpo non mostrava segni di decomposizione. Per i seguaci di Alessandro ciò costituiva la conferma definitiva della sua origine divina…
Augusto lasciò una città di marmo?
«Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo». Con queste parole, secondo Svetonio, Augusto in punto di morte volle celebrare la sua opera di trasformazione di Roma. Ma si tratta di verità o di uno slogan riconducibile alla propaganda augustea? L’Università della California a Los Angeles, basandosi su una grande quantità di informazioni e dati raccolti, ha elaborato recentemente alcuni modelli tridimensionali per mostrare i cambiamenti urbanistici di Roma tra l’anno dell’assassinio di Cesare (44 a.C.) e quello della morte di Augusto (14 d.C.). Il risultato è che la capitale non cambiò poi di tanto: con l’eccezione di alcune aree pubbliche in cui le strade furono lastricate o in cui vennero realizzati grandi edifici in marmo, Roma rimase molto simile alla città dell’epoca di Cesare.
La propaganda del principe presentò la capitale come una sorta di città ideale, ma la realtà era un’altra. Roma, che già per la propria conformazione naturale presentava problemi di tipo logistico non indifferenti, visse in questi decenni una crescita esponenziale della popolazione, con l’afflusso di grandi masse di poveri. La capitale divenne negli anni un groviglio urbanistico, in cui emersero le difficoltà legate alla convivenza di un grande numero di persone: quartieri sovraffollati, scarsa igiene, cattivi odori, violenze e malattie diffuse. Augusto su questo aspetto riuscì a fare ben poco.
Il fact checking come metodo didattico
Una riflessione finale riguarda il fact checking come metodologia didattica. Insegnare a ragazze e ragazzi a guardare in modo attento al passato, o meglio a ciò che del passato ci è stato raccontato, può aiutare a suscitare un maggior interesse per la disciplina storica, favorendo il coinvolgimento e, quindi, l’apprendimento. Non solo: l’abitudine a vagliare le informazioni costituisce il primo passo per lo sviluppo di una soft skill sempre più necessaria nel mondo di oggi, costellato da fake news: quella del pensiero critico.