Quando si parla di coltivazione delle pomacee in Italia ci si riferisce a melo e pero che trovano particolare diffusione in areali specifici e particolarmente vocati della nostra penisola come, per esempio, il Trentino-Alto Adige per le mele o l’Emilia-Romagna per le pere.
Al di là della specie e delle specifiche varietà, che oltre agli aspetti agronomici e commerciali hanno una loro importante influenza anche sull’epoca di maturazione e sulla scalarità di raccolta, molte considerazioni tecniche sulla coltivazione delle pomacee possono essere considerate comuni.
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Elevata richiesta di manodopera
La coltivazione di melo e pero necessita di un elevato numero di ore di manodopera che sono indispensabili per una gestione agronomica non completamente meccanizzabile soprattutto nella potatura e nella raccolta.
Per la coltivazione annua di un ettaro di pomacee si rendono necessarie come minimo 450 ore per ettaro, delle quali l’85% solo per la potatura e la raccolta. Una così elevata necessità di operatori per periodi specifici e stagionali comporta anche forti difficoltà nel reperimento del personale e nella sua organizzazione, addestramento e controllo.
Fig. 3 Percentuale di ore di manodopera richieste dalle principali operazioni per la coltivazione delle pomacee. |
Specifiche operazioni colturali necessarie nella coltivazione delle pomacee
Potatura – La potatura delle pomacee può richiedere dalle 80 alle 130 ore per ettaro a seconda della specie, meno nel melo e più nel pero, e della forma d’allevamento, meno nelle forme basse che nelle pareti alte. Il periodo di esecuzione può variare dal momento di completa caduta delle foglie fino all’inizio del rigonfiamento delle gemme. Il frutticoltore dispone quindi di un adeguato numero di mesi per organizzare il lavoro che viene eseguito generalmente a mano sia da terra che con l’ausilio di carri raccolta per le forme più alte. Molto diffuso è l’utilizzo di forbici pneumatiche o elettriche per rendere il lavoro meno faticoso. La pre-potatura meccanica, pur se sperimentata, non trova ancora diffusione.
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Gestione dei residui di potatura – La gestione dei residui legnosi di potatura può seguire due strade: quella della trinciatura in loco, con restituzione di sostanza organica e nutrienti al terreno, o quella dell’asportazione dal campo per successiva bruciatura o recupero ai fini energetici. La seconda soluzione è più onerosa e giustificata nel caso di presenza di problematiche fitosanitarie che devono essere portate fuori dall’appezzamento.
Difesa – La difesa occupa il frutticoltore nel periodo che va da fine potatura a dopo la raccolta. In funzione dell’andamento climatico e delle avversità da combattere, oltre che dell’effettiva presenza di fitofagi e del metodo di lotta adottato, sono generalmente necessari un numero di interventi variabile fra i 15 e i 25 che saranno eseguiti a cadenza più o meno settimanale. L’esatto momento di intervento non può essere calendarizzato a priori ma deve essere individuato volta per volta in funzione sia del meteo che del monitoraggio in campo, anche con l’ausilio di trappole sessuali per determinati fitofagi, che deve sempre essere assiduo e frequente.
Diradamento – Su cultivar con allegagione abbondante, in funzione dell’annata, può rendersi necessario il diradamento più frequente nel melo, anche meccanico a mezzo di diradatrici dei fiori a flagelli, che nel pero, dove si effettua manualmente e in genere solo sulla varietà Conference. Il diradamento ha lo scopo di equilibrare la carica a frutto favorendo al tempo stesso una buona pezzatura della produzione.
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Gestione dei filari – La gestione della fila è un’operazione meccanica che si esegue 4 o 5 volte l’anno e può prevedere sia il diserbo che la lavorazione. Nella fila, generalmente, si pratica la trinciatura del cotico anche se nel pero ultimamente, per dare risposte alle problematiche fitosanitarie legate alla ‘Maculatura bruna’ in tante aziende si esegue la lavorazione sia della fila che dell’interfila.
Irrigazione – L’irrigazione per le pomacee è un’operazione indispensabile per assicurare pezzatura e qualità della produzione. Non deve mai essere eccessiva anche in relazione alla vigoria che potrebbe imprimere alla pianta influendo negativamente sulla differenziazione a fiore per l’annata successiva. In genere le pomacee vengono dotate di sistemi fissi di irrigazione che possono essere per aspersione sopra-chioma, per nebulizzazione sotto-chioma o a goccia.
Raccolta – La raccolta è l’operazione più dispendiosa in termini di manodopera e richiede dalle 200 alle 300 ore per ettaro a seconda delle forme d’allevamento, dell’organizzazione aziendale e della resa oraria del personale. Viene realizzata a mano da terra o con l’ausilio di carri raccolta, in casse o in bins. Può prevedere una cernita in campo o essere effettuata con il cosiddetto metodo ‘scendipianta’ che in genere viene adottato per partite molto omogene e di qualità elevata.
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