La giornata mondiale degli insegnanti, quest’anno spegne 29 candeline. Se consideriamo invece il 5 ottobre 1966, la data in cui è stata firmata la “Raccomandazione sullo Status dei Docenti” presa come riferimento per la celebrazione, di anni ne sono passati 57.
Cinquantasette anni durante i quali ONU e UNESCO hanno continuato a ribadire che:
Gli insegnanti costituiscono un fondamento essenziale della forza a lungo termine di ogni società – essi forniscono ai bambini, ai giovani e agli adulti le conoscenze e le competenze necessarie per soddisfare le proprie potenzialità.
Irina Bokova, Direttore Generale dell’UNESCO
Per noi, tuttavia, questo è ancora poco. Per noi, che a scuola ci andiamo tutti i giorni carichi di fogli, colla, forbici, libri e ottime intenzioni, quello dell’insegnante è un lavoro da fiaba. Proviamo a buttar giù gli ingredienti scovati dal vecchio Vladimir Propp (o, anche meglio, da Joseph Campbell e discepoli) e vediamo se vi convinciamo.
Ogni fiaba che si rispetti ha bisogno di un protagonista, un eroe, o un’eroina certo. Sul fatto che il nostro sia un mestiere da eroi non ci sono dubbi, visto che ci confrontiamo quotidianamente con problemi che il resto del mondo ritiene impossibili. No: i problemi di apprendimento degli alunni e delle alunne non c’entrano perché i problemi veri sono creati dagli antagonisti (siamo in una fiaba, ricordate?).
I più innocui sono i mostri burocratici, ognuno con il proprio acronimo (Ptof, Rav, Byod…) mentre i più pericolosi sono più subdoli, tendono a restare nell’ombra. Un certo atteggiamento esclusivo, per esempio, che porta a privilegiare alcuni rispetto ad altri, la divergenza educativa tra insegnanti e famiglie, i continui tagli alla spesa pubblica… brutte bestie davvero.
Però non c’è tanto da preoccuparsi. Non si diventa eroi per caso e ogni insegnante sa di poter contare su dei validi aiutanti. Il team, per esempio, quando funziona non lo ferma nessuno, oppure la formazione, quella buona. Una formazione ben fatta aumenta gli oggetti magici a disposizione di ogni insegnante. L’elenco potrebbe essere lungo, ma di sicuro nel nostro baule volante non possono mancare:
- una programmazione ben fatta. In rete se ne trovano tante pronte all’uso, ma la programmazione davvero efficace è quella costruita intorno alla classe, alle caratteristiche dell’insegnante, alle risorse a disposizione della scuola. Una programmazione ben fatta è il primo passo che porta verso l’immancabile lieto fine.
- Un approccio universale alla didattica, un modo di concepire il nostro intervento in classe per tutti e per tutte. Le soluzioni che vanno bene per i bambini in difficoltà molto spesso vanno bene per tutta la classe: perché farne a meno?
- Un ambiente che partecipa all’apprendimento. L’aula non è solo uno spazio fisico, ma anche una precisa scelta culturale e metodologica. Pensare all’ambiente come una risorsa per l’apprendimento vuol dire garantire ai bambini e alle bambine l’autonomia di sperimentare, ricercare, muoversi. Decisamente, non è poco…
- Una valutazione solidale. Anche se sulla valutazione si è detto molto, specie negli ultimi anni, raramente si è sottolineato il suo valore “magico”. Una valutazione mal organizzata e condotta può risvegliare negli alunni e nelle alunne ombre e spettri mai del tutto sconfitti. Una valutazione solidale, partecipata e orientata all’empowerment, all’opposto, rende più forti e consapevoli. A ben vedere, di tutti i poteri magici, la valutazione intesa in termini solidali è il più magico di tutti.
Potremmo continuare a lungo per dimostrare che il nostro è proprio un mestiere da fiaba. Tutte le mattine entriamo in classe e aggiungiamo al nostro viaggio dell’eroe un’altra tappa. Tutte le mattine i bambini e le bambine entrano in classe con noi e portano il futuro. E noi vediamo il futuro come impugnare la matita, fare domande, inciampare e poi -se siamo bravi, se sappiamo incoraggiare nella giusta maniera- rialzarsi.
Ecco, il 5 ottobre, giornata mondiale degli insegnanti, leggete una fiaba ai vostri bambini, sceglietene una qualsiasi, non importa quale e non importa nemmeno se non siete insegnanti di Italiano. Leggete e fateci caso. Se vivete in una fiaba, fateci caso.