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Il libro di testo e la comunicazione

di  Mario Capuzzimati

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La comunicazione orale

Per lungo tempo il parlarsi è stata la forma di comunicazione umana prevalente. Il senso più utilizzato era l’udito e il sapere era archiviato nella memoria; l’uomo che ricordava molto godeva di molta considerazione. La capacità limitata della memoria provocava un naturale processo di rimozione delle informazioni superflue.

L’efficacia della comunicazione era affidata al ritmo e alle frequenti ripetizioni. La poesia costituiva il modello formale con cui gli insegnamenti passavano da una generazione all’altra. I miti raccontavano vicende mai accadute, ma erano portatori di insegnamenti fondamentali per la sopravvivenza e il benessere della comunità. Il poeta, facendo leva sull’immaginario individuale e collettivo, ne narrava lo svolgersi alle giovani generazioni ed era considerato un maestro di vita.

L’epoca della scrittura

Poi venne la scrittura e, millenni dopo, il libro di testo; la stampa ne facilitò la diffusione; l’elettronica ci propone oggi il formato digitale. Con la scrittura fu possibile archiviare il sapere su un supporto fisico; venne meno la fatica della memorizzazione e con essa la rimozione delle informazioni superflue, le quali, continuando a circolare, generarono sovrabbondanza di informazioni; l’acquisizione di una conoscenza realmente efficace divenne, e lo è sempre più, impegnativa.

Con l’avvento della scrittura il poeta perse valore. Nella Grecia classica si dibattè a lungo se un testo scritto potesse riprodurre compiutamente il pensiero del suo autore. Lo stesso Platone fu contraddittorio; ne intravedeva l’utilità, ma temeva che i giovani, potendo disporre del testo scritto, considerassero superfluo l’insegnamento orale del maestro.

La comunicazione orale è ridondante 

Il termine ‘comunicazione’ significava, sia in greco sia in latino, ‘rendere partecipe’, cioè avviare una relazione per condividere e coinvolgere. La comunicazione orale era considerata la forma più appropriata perchè ridondante; il libro non poteva esserlo.

Anche oggi, durante lo svolgimento della lezione, il docente tende a ripetere più volte gli stessi concetti; un po’ per consentire a qualche studente distratto di tenersi agganciato al filo del ragionamento, un po’ per presentare gli stessi concetti con altre parole e aggiungere particolari. La ridondanza aiuta a stabilire quel rapporto empatico senza il quale l’apprendimento non può essere nè profondo nè duraturo.

Il libro di testo

Nel libro di testo i concetti sono esposti in forma sintetica, senza alcuna ridondanza. Se è vero che gli studenti possono accedervi in piena autonomia, è anche vero che l’esperienza mostra altro. Senza la figura del docente, che li prende per mano e li accompagna lungo il cammino, lo studente procede a singhiozzo, impara a memoria e si illude di conoscere qualcosa.

Il libro di testo appare come un lavoro di pavimentazione del sentiero sul quale docente e studenti sono in cammino; passo dopo passo i viandanti procedono tra i suoi contenuti; al docente il compito di aggiungere la ridondanza necessaria per rendere l’apprendimento profondo e duraturo.

Il libro provvede ad una pavimentazione solida, magari senza ornamenti ed effetti speciali; mira ad agevolare l’acquisizione delle conoscenze di base, fondamentali e di lunga durata, tutt’altro che scontate.