Questione di… punti di vista
L’immagine che la Storia ci consegna di alcuni grandi personaggi è spesso il frutto dei ritratti e delle descrizioni che, di quei personaggi, sono stati tracciati. Ma tutti sappiamo che ritratti e descrizioni riflettono in modo più o meno evidente il punto di vista di chi li realizza: non sono – né possono essere – pienamente oggettivi, persino quando sono opera degli storici.
E così può capitare che un medesimo personaggio venga dipinto in modi discordanti, tanto che disponiamo di ritratti benevoli e indulgenti fatti da storici concilianti e, all’opposto, ostili e severi, fatti da storici più critici, se non apertamente sfavorevoli.
Il caso di Procopio di Cesarea
Caso del tutto singolare è però quello dello storico bizantino Procopio di Cesarea (500 ca. – 565 ca.). Frequentatore della corte di Costantinopoli e segretario del generale Belisario, Procopio nei suoi resoconti parla spesso dell’imperatore Giustiniano. E se in un primo momento lo celebra come un grande sovrano, successivamente lo critica con durezza, dipingendolo come un uomo bugiardo e spietato. Come può essere avvenuto questo cambiamento di giudizio? E qual è dunque la verità su Giustiniano?
Il buono e generoso Giustiniano
Tra il 543 e il 560 Procopio scrive due opere, la Storia delle guerre e il trattato Degli edifici, in cui Giustiniano viene lodato. In particolare nel secondo testo troviamo queste parole sul sovrano: «In questi nostri tempi regna l’imperatore Giustiniano. Egli assunse la direzione di uno Stato incurabilmente disgregato e lo rese più grande per estensione e molto più splendido, scacciandone dai confini i barbari, antichi tormentatori.» Fin qui l’elogio è sui binari canonici della celebrazione dell’uomo di Stato. Ma poi Procopio aggiunge: «Contro chi attentava alla sua persona rinunciò volontariamente all’atto di accusa, colmando invece di ogni benessere i bisognosi, usando violenza al loro destino di oppressione, tutti provvedimenti con i quali riuscì a posare esigenza di Stato e felicità.» Qui le parole dello storico assumono i toni dell’elogio personale. Forse, da uomo di corte qual è, vuole ottenere i favori dell’imperatore.
Un uomo falso e bugiardo
Pochi anni dopo, nel 565, Procopio lavora a un’opera destinata a rimanere incompiuta, intitolata Storie segrete. E qui il suo giudizio su Giustiniano cambia profondamente, tanto che di lui scrive: «Non arrossiva davanti alla gente che aveva già destinato a morte; non lasciava trapelare ira o insofferenza verso chi lo aveva offeso; al contrario, con espressione tranquilla, occhi abbassati e voce sommessa, ordinava lo sterminio di migliaia e migliaia di innocenti, la distruzione di città, la confisca di interi patrimoni. […] Preparava meticolosamente queste continue, sanguinose stragi, consultandosi con la moglie, senza lasciarsi scappare un’occasione per provocarle. […] Ecco chi era Giustiniano.»
Nel periodo in cui scrive queste righe, Procopio è ormai un intellettuale emarginato dalla corte di Costantinopoli; la sua voce, probabilmente mossa dal risentimento, copre d’infamia l’imperatore e sua moglie Teodora.
Una doppia verità
Le Storie segrete sono state più volte oggetto di discussione, tanto che per molto tempo ne è stata messa in dubbio l’autenticità. Del resto la figura di Giustiniano ha lungamente goduto di grande fama nella storiografia, soprattutto per via della sua importante riforma delle leggi, il Corpus iuris civilis. Oggi, però, non vi sono dubbi sul fatto che l’opera sia stata scritta realmente da Procopio, come certificano accurati studi filologici, che hanno riconosciuto nel testo l’inimitabile tratto stilistico dell’autore.
Le Storie segrete vengono quindi considerate una sorta di integrazione del ritratto “ufficiale” dell’imperatore bizantino, tesa a denunciare gli aspetti più negativi della sua vita privata.
Comprendere fino in fondo chi è stato veramente Giustiniano risulta difficile e sicuramente nella sua figura convivono luci e ombre. Ciò su cui possiamo concordare è come il giudizio di Procopio risulti condizionato dalla sua alterna fortuna di uomo di corte.