È tornata l’estate e con essa tante mostre di grandissimo rilievo. Vi presentiamo una scelta politicamente (s)corretta di eventi decisamente interessanti, a cavallo tra arte del passato e stretta contemporaneità.
Grandi maestri
I grandi artisti sono tali proprio perché il loro linguaggio e le loro opere ci parlano, al di là dei confini cronologici, e toccano le corde più profonde e universali del nostro essere, facendoci emozionare di fronte a una bellezza senza tempo.
- Donatello. Il Rinascimento (a Palazzo Strozzi e al Museo Nazionale del Bargello di Firenze dal 19 marzo al 31 luglio 2022)
Il “maestro dei maestri”, lo scultore supremo del Quattrocento, l’iniziatore straordinario di una stagione ancor più straordinaria, il Rinascimento: queste e altre sono le definizioni che ben si adattano a Donatello, del quale la mostra fiorentina ricostruisce il percorso cronologico e artistico attraverso stimolanti confronti con personalità del calibro di Brunelleschi, Masaccio, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Raffaello e Michelangelo. Eppure quel che ancora ci commuove e ci attrae dell’opera di questo artista lontano da noi circa 600 anni sta tutto nella sua capacità di rappresentare in purezza i sentimenti più profondi e radicali di ogni uomo e di ogni donna, dalla notte dei tempi: il dolore, l’amore, la tenerezza, l’estasi. - Kandinskij L’opera 1900/1940 (al palazzo Roverella di Rovigo dal 26 febbraio al 26 giugno 2022)
No, non abbiamo sbagliato, anche Kandinskij è nell’empireo dei grandi maestri del secolo scorso, mentre la sua opera è oggetto di studi, tesi a ricostruirne le radici russe, la cultura di formazione, i legami con gli artisti del suo tempo. Tutto ciò allo scopo di dare pienezza e volume al percorso creativo di un grande artista la cui opera esercita un’influenza enorme non solo nell’arte del Novecento, ma anche nel nostro modo di vedere la realtà e i suoi rapporti con la musicalità e il ritmo nascosti al suo interno. - Monet e gli Impressionisti in Normandia (al Museo Revoltella di Trieste fino al 26 giugno)
Va bene, si dirà, un’altra mostra sugli impressionisti…, che novità! Eppure si abbandonano i paesaggi urbani parigini e le rive della Senna nell’Ile de France, per volare nella maestosa terra di Normandia, dove i francesi del centro nord, soprattutto parigini, amavano trascorrere le vacanze estive sulle lunghe sabbie di Deauville, Étretat, Fecamp, Dieppe. Mentre Proust ripescava dalla nostalgia dei suoi ricordi e trasfigurava queste località nella sua Recherche, Monet e i suoi colleghi impressionisti e, prima di loro, Courbet e Delacroix, animavano questi scenari potenti dei loro demoni interiori o delle loro fantasie tranquille e trascoloranti. La mostra “Monet e gli Impressionisti in Normandia” è incentrata soprattutto sul patrimonio della Collezione Peindre en Normandie – tra le collezioni più rappresentative del periodo impressionista – affiancata da prestiti provenienti dal Belvedere di Vienna, dal Musée Eugène-Boudin di Honfleur e da collezioni private. - Joaquin Sorolla. Pittore di luce (al Palazzo Reale di Milano dal 25.02.2022 al 26.06.2022)
È un vero peccato che l’Italia abbia troppo presto dimenticato un artista che l’ha amata tanto e che ha fatto del nostro paese una specie di seconda patria di elezione (artistica): Joaquin Sorolla, uno dei massimi esponenti della pittura spagnola a cavallo tra Ottocento e Novecento, famosissimo nel suo paese natale e all’estero durante una vita costellata di incarichi illustri e premi internazionali: a Londra nel 1908 viene acclamato come “il più grande pittore vivente al mondo”. Sorolla ha contribuito in modo determinante al rinnovamento dell’ambiente artistico iberico di fine Ottocento e alla sua apertura al gusto della Belle Époque, con la sua pittura intrisa di luce e di atmosfera, rigorosamente elaborata en plein air. In piena contraddizione con il mito romantico del genio ribelle e dannato, Sorolla aveva un carattere amabile, costumi borghesi, una famiglia amatissima da cui era riamato – e che ha rappresentato in molteplici opere – una passione dichiarata per l’Italia, la sua luce, il suo paesaggio. Questa mostra è l’occasione per pagare un debito di riconoscenza a un artista che ancora oggi ci meraviglia per la sua capacità di trasformare in palpiti del cuore le vibrazioni di luce, i riflessi dell’acqua, i fremiti delle mussole al vento d’estate.
Venezia: Biennale e non solo
Venezia, la città dei sogni tardoromantici di John Ruskin, la città decadente e pervasa di morte del racconto di Thomas Mann (e di Luchino Visconti), la città triste testimone della perduta gloria di Byron… A contraddire e distruggere il topos letterario e poetico della città morta, del fascino della rovina e del deliquio urbanistico e sociale ha sempre provveduto, vivaddio, la Biennale d’Arte e anche quest’anno, a valle di una pandemia che ha messo alle corde il pianeta intero, eccoci qua, ai giardini dell’Arsenale e nei palazzi lagunari a celebrare un percorso di rinascita e di identificazione.
- Il latte dei sogni (ai Giardini di Castello e all’Arsenale di Venezia, dal 23 aprile al 27 novembre 2022)
«Il latte dei sogni non è una Mostra sulla pandemia ma registra inevitabilmente le convulsioni dei nostri tempi. In questi momenti, come insegna la storia della Biennale di Venezia, l’arte e gli artisti ci aiutano a immaginare nuove forme di coesistenza e nuove, infinite possibilità di trasformazione.» Con queste parole la curatrice della Biennale di Venezia, Cecilia Alemani, illustra il senso e il valore di una mostra che trova il proprio titolo in un libro di favole scritto da Leonora Carrington, nel quale la metamorfosi e il cambiamento sono la chiave della vita individuale e collettiva. Di fronte a una umanità minacciata, oggi come ieri, da epidemie, guerre e devastazioni, ci si pone la domanda di chi sia l’essere umano, che cosa sia umano, a che cosa serva l’essere umano. - Anish Kapoor (alle Gallerie dell’Accademia e al palazzo Manfrin di Venezia, dal 20 aprile al 9 ottobre 2022)
Indiano di nascita, britannico di adozione, cosmopolita nell’universalità del suo linguaggio e delle sue sperimentazioni, Anish Kapoor, è in mostra a Venezia in una grande retrospettiva suddivisa in due sedi prestigiose. Opere maestose, imponenti, che sfuggono a ogni definizione tradizionale popolano le sale, facendoci attraversare esperienze visionarie e profonde. - Surrealismo e magia. La modernità incantata (alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, dal 9 aprile al 26 settembre 2022)
Il profondo legame di Peggy Guggenheim con il Surrealismo, personale e affettivo, prima e oltre che collezionistico, è alla base della mostra che illustra un aspetto finora poco valorizzato del movimento, l’interesse comune a molti esponenti per la magia, l’esoterismo e l’occulto. Le opere, in buona parte facenti parte della collezione di Peggy Guggenheim, offrono una panoramica sui vari modi nei quali l’occulto, la magia, l’alchimia fanno parte del tessuto espressivo di molti artisti.
Obiettivo… arte!
La fotografia ci parla di noi, della nostra identità più profonda, sia a livello individuale che a livello collettivo, storico e culturale in senso lato. Anche in Italia, al di là di un colpevole ritardo che ha relegato la fotografia nell’angusto spazio di “arte minore”, di “documentazione” o di “espressione dilettantesca” rispetto alle cosiddette arti maggiori, si creano spazi ed eventi che riconoscono a questa forma di espressione artistica il valore che merita sia dal punto di vista storico che linguistico ed espressivo.
- Henri Cartier-Bresson. Cina 1948/49-1958 (al Museo delle Culture – Mudec di Milano dal 18 febbraio al 3 luglio 2022)
Quando Henri Cartier-Bresson accettò l’incarico della rivista statunitense “Life” per un reportage “sugli ultimi giorni di Pechino” prima dell’arrivo delle truppe di Mao, non sapeva che le due settimane previste sarebbero diventate dieci mesi nei quali il fotogiornalista documenterà la caduta di Nanchino, retta dal Kuomintang, e gli eventi, burrascosi e dolorosi prima della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese (1° ottobre 1949). Sarà di nuovo in Cina nel 1958, a dieci anni di distanza, per mostrare all’Occidente incredulo il “grande balzo in avanti” del paese, grazie alla politica di Mao Zedong. Il maestro dell’«istante decisivo» usa il bianco e nero per evidenziare la forma e la sostanza della realtà, di cui suggerisce sempre più livelli di lettura. - Vivian Maier inedita (ai Musei Reali di Torino dal 9 febbraio 2022 al 26 giugno 2022)
Fino al 2007 nessuno avrebbe mai saputo dire chi fosse Vivian Maier; fu in quell’anno infatti che uno studente di Chicago acquistò a un’asta il contenuto di un box espropriato. Lì, tra vecchi vestiti e cappellini fuori moda, saltarono fuori centinaia di negativi e rullini fotografici mai sviluppati realizzati nel corso di una vita da una donna che per vivere faceva la bambinaia. Nel suo tempo libero e nelle sue vacanze – una anche in Italia – scattava foto per le strade, diventando, inconsapevolmente, una protagonista della street photography. Volti, gesti, vetrine, bambini, giochi, espressioni si intrecciano nei suoi scatti, a mostrarci quanti e quali erano i cambiamenti sociali del suo (nostro) tempo. - Steve McQueen. Sunshine State (a Pirelli HangarBicocca di Milano dal 31 marzo al 31 luglio 2022)
Inserire Steve McQueen in un inserto che parla di fotografia forse è sbagliato, forse no! Forse non è il suo mezzo, ma il suo processo artistico ed elaborativo è molto “fotografico” e si rifa agli esordi della cultura cinematografica in bianco e nero, per la quale l’azione fotografica e filmica è soprattutto narrativa. Vincitore del Turner Prize e del premio Oscar, Steve McQueen ha creato alcune delle opere più significative nell’ambito delle immagini in movimento negli ultimi trent’anni, rivolgendo il suo sguardo radicale sulla condizione umana, i suoi drammi e la sua fragilità, e cogliendo in modo toccante e provocatorio questioni attuali come la costruzione dell’identità, il senso di appartenenza, il diritto alla libertà.
Aspettando… l’autunno
La fine dell’estate non significa solo fine delle vacanze e ritorno al lavoro ma anche l’apertura di alcune straordinarie mostre dedicate a maestri dell’arte con la “M” maiuscola. E noi non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione per anticiparvi questi bellissimi frutti autunnali.
- Van Gogh (a Palazzo Bonaparte di Roma dal 8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023)
Su Van Gogh si è detto e scritto di tutto, ma forse poco si sa di Helene Müller, che, insieme al marito Anton Kröller, è stata una dei primi collezionisti ad acquistare opere dell’artista olandese. Una delle donne più ricche dei Paesi Bassi, sia per fortuna familiare che per via matrimoniale, nel 1908, a 18 anni dal suicidio di Vincent, Helene acquistò la prima delle molte opere (più di 90 dipinti e 185 disegni) che progressivamente fino al 1928 entrarono a far parte della sua collezione privata e che costituiscono adesso il cuore della collezione del museo Kröller-Müller, seconda per numero solo a quella del Museo Van Gogh di Amsterdam. Grazie alla collaborazione con il Kröller-Müller Museum la mostra ospiterà molti dei capolavori appartenuti ad Helene a partire dal celebre autoritratto del 1887 che da solo vale il viaggio. - Olafur Eliasson (a Palazzo Strozzi di Firenze dal 22 settembre 2022 al 22 gennaio 2023)
L’islandese Olafur Eliasson atterrerà a Firenze con una personale che riassume circa trenta anni di carriera spesi nell’esplorazione dell’universo artistico inteso come campo interdisciplinare che riunisce ricerca scientifica, esperienza sensoriale e tematiche etiche e politiche. Scultura, installazione, pittura, fotografia, architettura, design convergono, al di là della specificità linguistica di ognuna, per creare un’esperienza percettiva che vede lo spettatore sempre protagonista.