Poco meno di 100 anni fa, nell’anno orribile del crack di Wall Street, il 1929, usciva un volume che avrebbe rivoluzionato gli studi danteschi nel mondo: si tratta di “Dante als Dichter der irdischen Welt” (“Dante poeta del mondo terreno”) del filologo tedesco Erich Auerbach. È ispirandosi a quest’ultimo che Roberto Antonelli, filologo romanzo e professore emerito dell’Università di Roma La Sapienza , pubblica il libro “Dante poeta-giudice del mondo terreno” e propone due lezioni-conferenze – presenti nel palinsesto di RaiScuola – che sono una lettura meticolosa e originale del poema dantesco.
Al titolo dell’opera di Auerbach, Antonelli aggiunge la parola “giudice” per rimarcare subito che il tema della giustizia, insieme a quello dell’amore, rappresenta un filo conduttore fondamentale per comprendere la Commedia. Il poema dantesco – ci dice il filologo romano – va interpretato complessivamente, evitando interpretazioni esclusivamente metafisiche, che sono ovviamente ben presenti, ma non ne costituiscono l’unico asse portante.
Dante ci narra un viaggio nell’Aldilà fino a Dio per fornirci tutte le possibili evidenze filosofiche e teologiche. Ma ci dice anche che tutto ciò è rivolto al suo ritorno sulla Terra, a ciò che potrà fare per spingere gli esseri umani ad agire e salvarsi da quella grande crisi in cui egli li vede immersi, insieme a se stesso. Per questo la Commedia può essere letta come un gigantesco teatro della memoria e del mondo: memoria delle tante manifestazioni dell’animo umano, meravigliose e tragiche nello stesso tempo.
E, sempre per questo, il poema è anche una grande macchina elaboratrice di giudizi sui comportamenti e sulle emozioni degli esseri umani che ci porta a una riflessione appassionata sul tema della giustizia. La giustizia divina e quella umana sono rappresentate attraverso la soggettività di Dante in quanto Autore e in quanto Personaggio: due aspetti solo talvolta sovrapponibili che producono continue occasioni di drammatizzazione, di dubbio e di conflitto, nelle quali il Lettore – di fatto il terzo protagonista della Commedia – è chiamato a confrontarsi e interagire, ancora oggi.
Attraverso le pene e i premi rappresentati nel suo viaggio ultraterreno, Dante vede in anticipo il giudizio dato da Dio alle azioni sulla terra di ogni essere umano. Naturalmente è un giudizio di Dio immaginato e voluto da Dante, anche al di là dei criteri del suo tempo, sia sul piano religioso che giuridico. Si crea così spesso una contrapposizione o un conflitto fra l’animo e i sentimenti di Dante come Personaggio che viaggia nell’Aldilà per purgarsi dei propri peccati e ciò che Dante come Autore fa incontrare al viaggiatore nell’Aldilà; si pensi al caso di Francesca da Rimini, condannata dal giudizio divino, ma vista con affetto e pietà da Dante personaggio e viaggiatore.
Sul grande tema della giustizia si trova coinvolto anche il terzo protagonista del poema: il Lettore. Ogni personaggio, con la sua pena o il suo premio, diventa infatti un problema con cui confrontarci. È giusto il giudizio divino rappresentato nel poema? E se no, perché? Le pene e i premi rappresentati nel poema sono ancora attuali? E se il giudizio di Dio fissato nella Commedia è giusto, cosa dovrebbe fare il lettore, cosa dovrei fare io, per migliorare?
Il poema diventa così strutturalmente un’opera di carattere interattivo, poiché chiama continuamente anche il lettore a giudicare, a pensare. È lo stesso Dante infatti, in punti particolarmente importanti, a rivolgersi direttamente al lettore per metterlo in guardia, esortarlo, chiamarlo a partecipare. Non è difficile capire il fascino che esercita ancora oggi la Commedia come vero e proprio paradigma nel quale specchiare dubbi e aspirazioni che sono anche dell’età contemporanea: a distanza di sette secoli, Dante continua a parlarci.
Per approfondire
Roberto Antonelli parte dal celebre saggio di Gianfranco Contini del 1965 in cui ci si domandava se la Commedia fosse ancora letta e si rifiutava la distinzione crociana tra poesia e non poesia nel poema dantesco. Oggi sul web la Commedia di Dante è molto studiata e cercata, si tratta di un’opera che presenta una straordinaria apertura sul mondo e sugli uomini. Probabilmente è il libro con il maggior numero di personaggi che sia mai stato scritto e Dante lo ha attentamente programmato.
Il nucleo centrale del discorso di Antonelli riguarda il rapporto tra Dante e Bonifacio VIII. Fu questo papa a indire il Giubileo del 1300, cui forse Dante partecipò da pellegrino, restando colpito dall’entusiasmo dei fedeli. Dante considera il papato di Bonifacio VIII l’origine dei mali della Chiesa e colloca il papa nell’Inferno tra i Simoniaci, anche se all’epoca in cui immagina di aver compiuto il proprio viaggio nell’Aldilà era ancora vivo. La condanna di Bonifacio VIII, che fu causa dell’esilio di Dante, è totale e senza appello: Dante si fa testimone del proprio tempo e nello stesso tempo del cammino dell’umanità.
L’autore prosegue la sua riflessione sul tema della giustizia e sulla Commedia come grande opera rivolta al mondo terreno, pur essendo nello stesso tempo il più grande poema visionario e religioso della storia umana.
- Guarda la prima parte della lezione (materiale realizzato e concesso da Fondazione I Lincei per la Scuola)
- Guarda la seconda parte della lezione (materiale realizzato e concesso da Fondazione I Lincei per la Scuola)