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Che Storia! | Public History: avvicinare il passato al presente

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A settembre 2024 la giunta di Milano ha accolto la proposta di ragazzi e ragazze tra gli 8 e i 13 anni di intitolare i percorsi dei giardini Montanelli a tre scienziate: l’astrofisica Margherita Hack, la zoologa Dian Fossey e la pioniera della fisica Laura Bassi. Diventate famose in ambito accademico e internazionale in tempi diversi, ora diventeranno protagoniste di uno dei parchi più amati della città. In questo esempio ritroviamo uno degli obiettivi della Public History: avvicinare il passato al presente

COS’È LA PUBLIC HISTORY?

Cos’è la Public History? E perché è importante portarla in classe? Nei corsi di Valerio Castronovo, Milleduemilatrenta e Effetto storia, sono proposte numerose schede dedicate alla Public History.  A cominciare da quella introduttiva che si apre con una definizione di Serge Noiret per il quale la Public History  è “la storia applicata alla società in cui viviamo. Essa consiste nel produrre, conservare e diffondere la storia nel territorio e nel tessuto sociale, con ogni tipo di linguaggio, di strumento e di tecnica, per e con ogni tipo di pubblico”. 

Nel concreto sotto il grande cappello della Public History confluiscono numerose pratiche, numerose attività: le mostre, la letteratura, i film, il gaming, i festival di storia, le rievocazioni storiche, la toponomastica, la valorizzazione dei luoghi, i memoriali e molto altro ancora. 

L’ ASSOCIAZIONE ITALIANA DI PUBLIC HISTORY (AIPH) E SERGE NOIRET

In Italia la Public History è una disciplina relativamente giovane. È nel 2016 che, con il sostegno della International Federation for Public History (IFPH) e della Giunta Centrale per gli Studi Storici, nasce l’Associazione Italiana di Public History (AIPH). Tra i cofondatori e attuale Presidente troviamo Serge Noiret, dottore di ricerca in Storia contemporanea dell’Istituto Universitario Europeo, esperto di storia politica italiana, storia digitale e, ovviamente, Public History. 

In questo video lo studioso traccia una panoramica del mondo della Public History, dalla nascita di questa disciplina in America all’arrivo in Italia, dalle sue pratiche ai suoi obiettivi. La Public History rappresenta una grande risorsa, anzi grandissima per le nuove generazioni di studenti e studentesse perché  “la crescita di una piena e consapevole cittadinanza passa attraverso una più diffusa conoscenza del passato che consenta il riconoscimento di una storia plurale e il superamento dei pregiudizi che si moltiplicano nella contemporaneità”.

LA PUBLIC HISTORY ENTRA NELLE SCUOLE

Come portare dunque la Public History nelle scuole? La strada ci viene indicata dall’AIPH e dall’INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa) che da tempo si impegnano per creare connessioni tra Public History e didattica e avvicinare le/i giovani alla storia con spirito critico e suscitando interesse, partecipazione, passione.  

In questo webinar Gianfranco Bandini, docente in Metodologia della Ricerca Pedagogica presso l’Università di Firenze insieme a Pamela Giorgi, Primo Ricercatore dell’INDIRE, ci parlano proprio di progettazione di percorsi di apprendimento della storia con i linguaggi partecipati della Public History, dimostrando la forza di una didattica partecipativa piuttosto che puramente trasmissiva. 

STRUMENTI DIDATTICI PER COINVOLGERE STUDENTI E STUDENTESSE DEL TRIENNIO 

Conoscere la storia giova al presente e al futuro: con questa convinzione proponiamo schede operative dedicate alla Public History con spunti di riflessione, approfondimenti, aneddoti per ogni anno del triennio 

TERZO ANNO

Medievalismo e Medioevo immaginario 

Il Medioevo non è mai stato tanto in voga, protagonista di serie TV, fumetti e videogiochi che catturano l’attenzione dei giovani. Nella scheda si approfondisce il tema a partire da qualche dubbio: il Medioevo è visto sia come oscurantista sia come un mitico passato da rievocare. Perché? Quale valore può avere il Medioevo “fantasy”?

 

Cosa significano i nomi delle vie? 

L’odonomastica è una delle pratiche della Public History, che va a ricercare non solo l’origine dei nomi delle strade, ma si interroga anche su presenze e assenze: siamo sicuri che i nomi delle strade siano testimonianza della visione della comunità? Perché i nomi delle strade sono per lo più maschili? 

 

QUARTO ANNO

Garibaldi e un Risorgimento “pop” 

Il culto di Giuseppe Garibaldi come Padre della Patria viene celebrato in mille contesti diversi: piazze, statue, mostre, videogiochi hanno come protagonista indiscusso l’eroe dei due mondi. Quanto aiutano le immagini iconiche a costruire le identità nazionali? La scuola usa propriamente le immagini per esplorare il passato?

 

#cancelculture 

La cancelculture tende a mettere la storia “sotto processo”, a giudicare personaggi e azioni del passato attraverso il punto di vista e le prospettive del presente. Il dibattito su questo approccio è quantomai caldo e attuale. Come rielaborare i miti di un passato che non ci rappresenta più? Come conciliare la rielaborazione sul passato e lo studio della storia a scuola?

 

QUINTO ANNO

La Grande Guerra: una memoria europea condivisa 

Per l’Unione Europea il ricordo del Primo Conflitto Mondiale è ancora capace di parlare all’oggi e di sensibilizzare le nostre coscienze. Ma fare storia in modo “tradizionale” basta a formare una coscienza comune? Quali altri strumenti si possono  mettere in campo per rielaborare una memoria europea condivisa sul conflitto? 

 

Il calendario civile 

Il calendario civile comprende quelle ricorrenze fondamentali celebrate dallo Stato Nazionale, dal potere politico e dalla collettività. Come e perché mutano le festività in base ai cambiamenti politici? Qual è il ruolo della scuola per rendere intelligibile il calendario civile?

 

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