Cosa vuol dire “apprendere per scoperta”?
Osservando le nostre classi è sempre più evidente e chiara la necessità che alunni e alunne siano implicati direttamente nei processi di apprendimento, con un coinvolgimento significativo e pratico. D’altronde è proprio quello che ben dichiarano le Indicazioni Nazionali, ma sicuramente anche i nostri curricoli d’Istituto.
Apprendere per scoperta significa proprio mettere la classe davanti ad una sorta di domanda di ricerca rispetto ad una questione, un materiale, un elaborato, un testo, e far sì che siano gli alunni e le alunne direttamente a scoprire la regola o la definizione, mettendo in atto le strategie e le modalità che ciascuno preferisce. Se poi il tutto viene fatto in piccoli gruppi, allora davvero si innescherà in ciascuno la capacità di problem solving e di attuazione di ipotesi ben distanti dall’apprendimento meccanico e mnemonico.
Come affermano i teorici dell’apprendimento significativo (tra i principali ricordiamo Ausubel, Rogers, Jonassen, Novak, ecc), dobbiamo predisporre attività che si fondino sulla costruzione attiva di significati da parte degli alunni e delle alunne, che ci sia un collegamento concreto con l’ambiente di apprendimento e che il tutto si svolga in modo collaborativo.
La grammatica per scoperta
Un campo su cui è possibile già sperimentare ad esempio è proprio quello della ricerca collettiva per scoperta delle regole della nostra lingua. Vediamo nella pratica, con un esempio facile, come si può fare:
→ scopriamo la regola di QU e CU in classe seconda
- Per dare un aggancio emotivo, senza accenni alla regola, leggiamo lungo la settimana due albi illustrati che contengano nel titolo una parola con QU e una parola con CU (La quaglia e il sasso – Il giardino curioso). Le due parole saranno poi due riferimenti utili a cui tornare una volta scoperta la regola.
- Nei giorni successivi consegniamo alla classe, suddivisa in coppie o piccoli gruppi, una lista di parole da tagliare.
- Diciamo loro che le parole vanno divise in due gruppi, che spetta a loro scegliere il criterio.
- Diamo il tempo necessario al loro lavoro e alla riflessione
- Condividiamo le scoperte di ciascun gruppo e riflettiamo su altre possibili suddivisioni che nessuno ha considerato.
- Alla fine l’insegnante invita la classe a ragionare sulla suddivisione (uscita sicuramente da almeno un gruppo, altrimenti li invitiamo a trovare ancora altre possibili suddivisioni), tra parole che si scrivono con CU e parole che si scrivono con QU.
- Ragionando insieme scopriamo che il suono delle parole sembra uguale a sentirlo.. Allora come fare a capire se ci va la C o la Q? Si invitano i bambini e le bambine a ritornare sulle parole e a cercare un criterio, una regola, qualcosa che ci possa suggerire quando usare una lettera oppure un’altra.
- Alla fine insieme si co-costruisce la regola, grazie alle scoperte che ciascuno ha fatto.
Lo stesso può essere applicato alla scoperta di alcune tipologie di complementi, di strutture linguistiche, e perché no, anche a regole e concetti matematici.
Le caratteristiche testuali per scoperta
Le riflessioni fatte fin qui valgono ancor di più per quanto riguarda i generi letterari. Spesso nei libri di testo troviamo in prima pagina mappe e schemi, per dare a bambini e bambine in partenza le regole e le caratteristiche di quel genere specifico. Il lavoro invece dovrebbe partire prima di tutto dal testo, dai testi, da una lettura attenta, da un ascolto specifico. Prima ci immergiamo in una tipologia, andiamo a fondo, proviamo a farci domande, a capire quali connessioni si creano, e solo dopo allora confronteremo quanto scoperto con le regole date. Partiamo dal testo per tornare al testo: mettiamo le mani in pasta, perché è così che davvero diventiamo partecipi e co-costruiamo la conoscenza.
Questo tipo di ragionamento ha accompagnato la stesura del nuovo libro di lettura Leggo, sento, imparo. Nel volume di letture infatti si parte proprio da un brano, dal suo ascolto, dall’immersione, in modo che alunni e alunne siano prima protagonisti nella scoperta delle caratteristiche, e solo dopo si confrontino con le regole della tipologia testuale. Alla fine, ci interessa che sappiano guardare con curiosità ad ogni testo che leggono, per la scuola o no, per scoprire ciò che gli interessa, per saper trarre le informazioni utili, sapendo andare a fondo di quanto scritto. Solo così allora potremo abituarli ad essere attivi e co-costruttori di conoscenze.
Come si potrà immaginare, questo tipo di lavoro richiede tempo, materiali, pazienza. Sarebbe molto più semplice dettare la regola sul quaderno e svolgere poi una serie di esercizi, dare le caratteristiche testuali, gli indicatori di una civiltà e farli imparare a memoria. Ma le neuroscienze ci dicono che quando sono i bambini e le bambine che sul campo co-costruiscono le regole, le scoprono, le sperimentano, l’apprendimento diventa significativo, si fissa in modo più saldo. Facciamo scelte intelligenti, meglio poco ma ben fatto, ma soprattutto, non diamo loro regole preconfezionate, da imparare a memoria e ripetere, diamo loro strumenti per pensare.
Per appronfondire
- Lo Duca, M. G. (2013). Esperimenti grammaticali. Roma: Carocci. Un approccio intelligente alla riflessione sulla lingua. Carocci.
- Lo Duca, M. G. (2013) Lingua italiana ed educazione linguistica. Roma: Carocci. Un’introduzione generale agli studi sull’educazione linguistica. Carocci
- Lo Duca, M. G. (2018) Viaggio nella grammatica. Esplorazioni e percorsi per i bambini della scuola primaria. Carocci