La religione: miti, divinità e integrazione
Anche quest’anno celebriamo le Giornate mondiali del Latino, 11 e 12 aprile, dedicando una pagina a questa lingua e alle tante testimonianze culturali che il popolo romano ci ha lasciato. Il filo conduttore sarà la religione, che indubbiamente nelle società antiche aveva un ruolo di grande rilievo. Ma le riflessioni scaturite allora possono ancora oggi avere un valore e portarci a riflettere su questioni che riguardano l’uomo, nel suo rapporto con se stesso e con gli altri.
Il viaggio che proponiamo passa da antichi miti che narrano la nascita dell’amore e della vita, alle pratiche di divinazione che hanno guidato le decisioni di un intero impero, fino alla riflessione sull’integrazione religiosa ieri come oggi.
di Ilaria Torzi
Una proposta di lavoro che intreccia storia e letteratura latina: ripercorreremo la vita e le gesta di alcuni degli imperatori romani visti dagli occhi di quello che possiamo definire il primo autore di una storia cristiana della tarda età imperiale, Orosio (IV-V secolo). Orosio scrive la sua Historiarum adversos paganos libri septem per dimostrare che i tempi pagani non erano meno calamitosi di quelli cristiani. Tutti gli errori del passato tuttavia hanno, secondo lui, una logica nel disegno divino: l’impero di Augusto, ad esempio, ha lo scopo di accogliere la nascita di Cristo. In quest’ottica e con il confronto puntuale della testimonianza di Eutropio, fonte pagana, analizzeremo le figure di Galba, Domiziano e Traiano.
di Piera Guidotti Bacci
I Romani erano estremamente superstiziosi e dediti a pratiche di magia bianca e nera. Dai rituali per propiziarsi gli dèi prima di una battaglia, ai presagi interpretati nei voli degli uccelli: in ogni aspetto della vita quotidiana si potevano trovare segni e auspici.
Scopriamo allora le formule contro i vari malanni, da ripetere più di una volta per ottenere l’effetto desiderato. La magia prodotta attraverso oggetti simili a ciò che si voleva risanare o colpire. E ancora, gli amuleti protettivi da mettere al collo dei bambini, fatti di corallo, d’oro e d’ambra.
di Olga Cirillo
La religione può essere una causa delle paure degli uomini o piuttosto può funzionare come rimedio? La questione è stata da sempre uno degli interrogativi degli esseri umani. La presenza divina, infatti, si avverte attraverso una serie di elementi positivi, ma anche negativi e terrificanti come ad esempio le calamità naturali, le carestie, la peste. Inoltre, la religione può essere utilizzata dagli stessi uomini come strumento per sottomettere e comandare. Indubbiamente quindi religione e paura sono due concetti strettamente legati l’uno all’altro.
Anche i Romani si sono interrogati a lungo su questa questione: attraverso le testimonianze di Cicerone, Lucrezio, Livio e Seneca approfondiamo il tema.
di Anna Però
Roma, in una notte di inizio dicembre del 62 a.C., nella casa di Giulio Cesare: è questa l’ambientazione dello scandalo della Bona Dea, impronunciabile protettrice della Repubblica. Le donne in assoluto segreto compiono lì riti segreti per garantire la salvezza dello Stato. Ma in casa viene scoperta la presenza di un uomo vestito da flautista. Chi ha violato i sacri misteri della Bona Dea? Perché è stata infranta la pax deorum? E soprattutto chi sarà a fare giustizia? La giustizia umana o quella divina?
di Federico Defendenti
Nella nostra società la religione ha un ruolo più marginale che in passato eppure genera ancora dibattiti e scontri di difficile gestione.
Sembra che non ci sia la possibilità di convivenza tra divinità e forse nemmeno la capacità di tollerare chi rende culto e crede a un dio diverso dal mio. Per questo ci domandiamo ancora: “Il mio dio è solo mio?”
Come spesso accade, possiamo rivolgere lo sguardo al mondo antico – e romano in particolare – per cercare di capire come e se gli antichi affrontavano la questione della tolleranza religiosa.
di Lucia Floridi
Pigmalione, abile scultore, crea una statua femminile così perfetta da innamorarsene. Il suo desiderio ardente è tale che Venere, commossa, dona vita alla statua, dando inizio a una storia d’amore leggendaria. Questa è la narrazione di Ovidio. Prima di lui Filostefano di Cirene ci racconta una versione dove Pigmalione, re di Cipro e devoto ad Afrodite, si innamora di una statua della dea stessa. Dopo le testimonianze del mondo greco-latino, la tradizione successiva va oltre, dando un nome e addirittura una voce alla statua-donna: Rousseau la chiama Galatea, Madeline Miller racconta la storia dal suo punto di vista.
Un viaggio attraverso la storia di Pigmalione, che esplora interpretazioni e varianti di un mito antico che parla d’amore, arte e divinità.
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