Con l’avvicinarsi del Columbus Day (12 ottobre) si riaccende il dibattito sul suo significato e sul rapporto tra storia e celebrazione. Nel cuore di Manhattan, dove nel Columbus Circle svetta il monumento al grande esploratore, il tema è al centro della scena, così come in diverse comunità di italo-americani che popolano la East Coast.
La festa è celebrata in vari modi a seconda dei luoghi e del rilievo che storicamente vi ha assunto: parate con bande musicali, carri allegorici, balli e partecipanti vestiti in abiti storici o eventi culturali che celebrano la cultura italiana e le radici italiane in America. La parata più famosa è quella che si tiene a New York City sulla Fifth Avenue e che attira circa un milione di visitatori ogni anno. Coinvolge in primo luogo gli italoamericani legati alle proprie radici, ma contemporaneamente suscita anche le proteste di chi legge la celebrazione in maniera diversa. Non a caso attualmente il 12 ottobre newyorkese è celebrato sia come Italian American Heritage Day (giornata del patrimonio culturale italoamericano) che come Indigenous Peoples’ Day (giornata della popolazione indigena).
Diversi punti di vista
Infatti, negli ultimi anni il Columbus Day è stato oggetto di dibattiti e controversie, soprattutto in relazione agli impatti negativi che i viaggi di Colombo e degli esploratori che lo seguirono ebbero sugli indigeni americani. L’esploratore italiano che attraversò l’Atlantico nel 1492 sotto bandiera spagnola può essere “letto” da diversi punti di vista. Sottolineare solo la sua importanza per la scoperta del Nuovo Mondo significa in un certo senso considerare la storia dal punto di vista dell’Europa e abbracciare convinzione che il destino dell’uomo sia segnato dall’avanzare del progresso. Da questo punto di vista il 1492 segnerebbe il passaggio al dal medioevo – ristretto alla geografia europea e mediterranea – all’età moderna, caratterizzata dall’espansione dei confini, dalla rottura di vecchi schemi mentali e dall’avanzare di conoscenze geografiche, cartografiche, matematiche e astronomiche.
Ma sappiamo bene che questo allargamento degli spazi non si verificò per puro interesse scientifico: precisi appetiti di conquista, arricchimento e promozione del cristianesimo come vera religione civilizzatrice gonfiarono le vele delle caravelle colombiane come degli altri esploratori che ne seguirono l’esempio. Le scoperte geografiche del XV e e XVI secolo furono infatti le prime tappe della costruzione del predominio europeo sul pianeta, la cui eredità si sente fino ai nostri giorni: base del colonialismo, dello sfruttamento della manodopera, della tratta degli schiavi, del genocidio di intere etnie e della scomparsa di regni e civiltà. Quindi per tutti coloro che hanno subito le conseguenze della colonizzazione e sono consapevoli delle conseguenze terribili del colonialismo sulle comunità indigene la scoperta delle Americhe è una ricorrenza dalle tinte fortemente negative.
Molteplici significati di una scoperta
In tempi relativamente più recenti la scoperta delle Americhe ha però assunto anche altri significati: per gli immigrati italiani che hanno raggiunto numerosi le coste nord americane specialmente dalla prima metà dell’Ottocento è diventata la festa delle loro radici e dei loro sforzi di inserimento del contesto americano. Da 1820 al 2019 sono emigrati negli Stati Uniti circa 6 milioni di italiani, di cui più di 5 milioni prima della seconda guerra mondiale. La grande emigrazione si svolse grosso modo un quindicennio dopo il 1861 e durò quattro decenni, con una speciale concentrazione negli anni che nel XX secolo precedettero la prima guerra mondiale. Nel febbraio 1889 negli Stati Uniti venne lanciata una lista di sottoscrizione per erigere a New York un monumento a Cristoforo Colombo in occasione del 400esimo anniversario della scoperta dell’America. Ideato dallo scultore messinese Gaetano Russo e trasportato da Napoli il monumento non celebra “solo” la scoperta dell’America, ma anche il legame degli immigrati italiani con la madre patria e l’affrancamento della comunità italo-americana nel difficile periodo dell’immigrazione.
Il ruolo della Puplic History
La Public History, una disciplina che mira a rendere la conoscenza storica accessibile al pubblico e ad attivare progetti di condivisione della storia è una risposta per uscire dalle controversie pro e contro, in quanto può svolgere un ruolo cruciale nel rimodellare la nostra comprensione del Columbus Day. Agire in termini di Public History significa infatti adottare una visione critica e consapevole della celebrazione, riflettendo e facendo riflettere sui suoi diversi aspetti, mettere in luce le voci e le esperienze dei popoli indigeni, illustrando l’impatto dei viaggi di Colombo dal punto di vista dei nativi americani, reinterpretando statue e monumenti, incorporando narrazioni precedentemente marginalizzate. Attraverso la contestualizzazione dei monumenti fatta insieme ai rispettivi pubblici si può far comprendere che la storia non ha mai né può avere un’unica lettura e che la nostra visione del passato è in continua evoluzione. La Public History in sostanza consente di mantenere la festa del Columbus Day come giorno di riflessione e non come celebrazione di una narrazione unilaterale e semplificata.