News

Perché “leggere” un albo illustrato a scuola?

di  Gloria Ragni

Scarica l'articolo in PDF

Sono una di quelle maestre che colleziona albi illustrati e – oltre alla libreria piena – ne ha sempre almeno uno nella borsa della scuola. Lo tengo lì – tra i testi scolastici, l’agenda e il taccuino – perché mi conferisce una certa sicurezza. Lo considero una sorta di airbag: so che – in caso di caduta o di scontro – attutisce il colpo. L’albo illustrato, infatti, è la soluzione perfetta per ogni evenienza:

  • bambini troppo stanchi? 
  • bambini troppo agitati?
  • bambini troppo preoccupati?
  • qualche bambino triste o pensieroso?
  • qualcosa che va storto nel corso della giornata?

Ecco, in questi casi (e non solo!) ricorro all’albo illustrato e, grazie a lui cerco di dare una svolta. Badate bene che scrivo “lui” e non “esso” volutamente, in quanto lo percepisco “presenza viva”! Arriviamo allo snodo centrale della riflessione che vorrei proporre… perché “leggere” un albo illustrato a scuola?  “Leggere” è tra virgolette perché mi sembra un verbo piuttosto riduttivo (quasi svilente): un albo illustrato non lo si legge soltanto. Generalmente lo si esplora, lo si scopre, si disvela il senso più profondo… lo si vive!

Comunque, perché proporre un albo illustrato? 

La prima finalità – forse anche la più ovvia – per la quale propongo un albo illustrato è veicolare contenuti con leggerezza. Un albo illustrato, infatti, mi consente di travestirli in altre forme e renderli più “appetibili” e “digeribili”. Ci sono concetti astratti che diventano improvvisamente a portata di mano grazie all’intercessione di un albo illustrato. Persino le emozioni assumono un contorno più nitido e possono essere definite, senza però correre il rischio che siano ingabbiate!

La seconda è favorire la comprensione e la memorizzazione, anche grazie al ricorso ad almeno due mediatori: la voce ascoltata e le immagini osservate. È – senza dubbio – uno strumento inclusivo!

Il terzo desiderio che mi anima ogni volta che propongo un albo è comunicare l’incomunicabile e dare voce all’ineffabilità. Ci sono, infatti, temi che le parole non riescono a dire, valori che stentano a trasmettere, concetti su cui si incespicano. Pensiamo al tema della perdita o – purtroppo tanto attuale – della guerra! Come spiegarlo a bambini e bambine? Beh, l’albo illustrato può venire in nostro soccorso.

Un’altra finalità è coinvolgere per favorire un’immersione. L’albo illustrato attira tanto il lettore quanto il fruitore e li ingloba nelle sue pagine, tra parole e immagini. Li fa entrare dentro alle questioni, li invita ad assumersi un ruolo, a schierarsi, a prendere parte alle vicende. Ma, l’aspetto meraviglioso – a mio avviso – sapete qual è? Quell’immersione non è solo nelle parole e nelle illustrazioni, ma è anche dentro di sé! Marcel Proust affermava saggiamente: “Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”.

E poi, la lettura condivisa di un albo può rivelarsi una preziosa occasione per intessere e corroborare le relazioniGrazie all’albo che funge da mediatore, tra chi legge e chi, attivamente, ne fruisce si crea un feeling talvolta inaspettato e persino difficile da spiegare. Pensate al gioco di sguardi, alla prossimità fisica, alla bellezza di sostare insieme nella stessa storia, che, come per magia, – benché sia la medesima – risuona in ciascuno di coloro che la accolgono in maniera totalmente diversa. A tal proposito, vi dono una frase molto bella di Umberto Eco, il quale sostiene che “Condividere una storia significa condividere una passeggiata nel bosco narrativo.”.

Infine, propongo un albo perché desidero educare. “I libri sono educatori silenziosi. Poco a poco facciamo in modo di mettere questo mondo sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dai bambini. Mostreranno agli adulti la via da percorrere”, affermò Jella Lepman. Ecco, propongo albi illustrati per educare, inteso come educere, cioè condurre fuori, portare alla luce ciò che – magari a livello germinale – è dentro ad ogni nostro bambino.

L’autrice

Gloria Ragni
Insegnante di scuola primaria, formatrice e autrice di testi scolastici, promotrice del “fare per apprendere” e sostenitrice dell’utilizzo integrato del digitale nella didattica. Ha un blog didattico www.maestraglo.it e condivide su Instagram le sue avventure da maestra (la trovate come @maestraglo).