Rivolto alle/ai docenti della scuola secondaria di secondo grado
Intervento
Il 25 aprile costituisce, nel calendario nazionale italiano, la data che celebra la «liberazione». Festa civile e, al medesimo tempo, politica. Quindi, non di una generica «libertà», come alcuni invece vorrebbero. Poiché semmai segna la discontinuità non solo con il regime fascista ma anche con l’Italia liberale, quella antecedente al 1922. Non ha una natura divisiva e tuttavia, soprattutto ad oggi, è vissuta invece come una sorta di ricorrenza di “parte”. Il tutto non per caso. Poiché di essa è rigettato il carattere antifascista e democratico.
In questo incontro parleremo di:
- Perché, così facendo, si rifiuta la radice antitotalitaria ed emancipatrice della Costituzione italiana che, da una tale rottura con il passato, è invece derivata.
- Perché è bene tornare a ragionare nella confusione delle parole, nella cacofonia delle declamazioni, nella facile sovrapposizione tra posizioni opposte, nel falso e illusorio richiamo ad un’inesistente «par condicio» tra vittime e carnefici, tra vincitori e vinti, tra coloro che avevano ragione e quanti torto.
- Perché occorre evitare la banalizzazione e le semplificazione che sono, invece, ciò che rende più incomprensibile non solo il nostro passato ma, soprattutto, il presente che stiamo confusamente vivendo.
Relatore
Claudio Vercelli, storico contemporaneista, è docente a contratto all’Università Cattolica di Milano. Svolge attività di ricerca e didattica presso l’Istituto di studi storici Salvemini e il Centro studi Piero Gobetti di Torino. È autore di numerose pubblicazioni.