Gli oggetti sono sempre più un campo di interesse per gli storici: sin da quando la storia, grazie alla scuola delle Annales di Marc Bloch (1886-1944), Lucien Febvre (1878-1956) e Fernand Braudel (1902-1985), ha iniziato a prestare attenzione alla cultura materiale e, con essa, non solo alle classi dirigenti, ma anche ai ceti contadini e agli oppressi. Le cose consentono di ricostruire i quadri quotidiani delle culture delle epoche passate, ma anche di ricostruire il cosmo affettivo e simbolico delle persone. Oggetti amati, magari passati di generazione in generazione, oggetti usati per esprimere gli ideali religiosi e devozionali oppure per segnare gerarchie sociali; oggetti frutto di innovazioni tecnologiche oppure di scambi tra civiltà differenti; oggetti come merci attraverso cui misurare le economie, i consumi e le mode: attorno alle cose si organizzano le società delle epoche passate.
E, non dimentichiamolo, gli oggetti hanno anche una notevole valenza didattica, poiché, se è vero, come sostiene Vittorio Marchis (Storia di cose semplici, 2008), che la memoria ha bisogno di un supporto materiale e gli oggetti costituiscono uno dei veicoli che, grazie alla loro capacità di esprimere simboli e metafore, meglio consentono di fissare i ricordi, una simile potenzialità può essere senz’altro sfruttata nell’insegnamento.
Può dunque la storia del millennio medievale essere riassunta in dieci oggetti? Precisando che ogni scelta non può che essere arbitraria, proviamo tuttavia ad accettare la sfida, individuando alcuni oggetti che hanno avuto un ruolo importante nel medioevo o che possono essere usati nella didattica per spiegarne alcuni aspetti.
Il globo crucigero
Il globo crucigero è senz’altro un oggetto del potere. A partire da Arcadio (377-408) e poi per tutto il medioevo, esso costituisce uno degli attributi degli imperatori, che quando vengono raffigurati ostentano nella mano destra. L’autorità imperiale è infatti per sua natura “universale” – un concetto chiave per la comprensione delle monarchie medievali – che ambisce cioè a imporsi non su un determinato territorio circoscritto, ma urbi et orbi, sul cosmo che dal globo è rappresentato. Il potere degli imperatori, sin dall’epoca tardoantica, già, timidamente, con Costantino e poi in maniera molto più marcata da Teodosio in poi, è anche connotato in forma cristiana: per questa ragione il globo degli imperatori è anche sovrastato da una croce, segno della natura divina cristiana del loro potere.
La tiara
La tiara è il copricapo indossato dai papi. Sin dall’alto medioevo esso costituiva un attributo di regalità, che faceva parte dell’armamentario ideologico a cui i pontefici facevano ricorso per ostentare il loro potere. La tiara compare già nella Donazione di Costantino, il falso prodotto fra VIII e IX secolo dagli intellettuali al servizio del papa per giustificare le ambizioni temporali della chiesa di Roma. Soltanto nel Basso medioevo, in corrispondenza con il processo di “monarchizzazione del papato” – quando cioè per la prima volta il pontefice diviene non più la più alta dignità ecclesiastica dell’Occidente, così come era durante l’alto medioevo, ma un vero e proprio sovrano dotato di un ampio potere politico – la tiara papale inizia a essere caratterizzata dalla presenza di alcune corone. Il primo a farne uso è Niccolò II (1058-1061), incoronato da Ildebrando di Sovana, il futuro Gregorio VII: la sua tiara aveva due corone, la prima delle quali recava la scritta “Corona del regno dalla mano di Dio”, la seconda “Diadema dell’impero dalla mano di Pietro”. Il potere del papa era ormai pronto per entrare in competizione con quello degli imperatori. Con Bonifacio VIII le corone diventarono addirittura tre.
La forchetta
La forchetta è oggi per noi un oggetto di uso quotidiano. Tuttavia, il suo successo non è per nulla scontato e per molto tempo è stato un utensile pressoché sconosciuto in Europa o limitato alle corti dei principi. Già nota in età tardoantica, la sua diffusione nell’Occidente medievale avviene soltanto a partire dall’XI secolo, quando inizia a essere documentata in varie località della Penisola. A Venezia, in particolare, la portò una principessa bizantina, Maria Argyropoulaina, che nel 1004, sposò il doge Giovanni Orseolo II. Nel fastoso banchetto delle nozze, mentre tutti i veneziani mangiavano con le mani, la giovane principessa sfoderò un’elegante forchetta d’oro con due rebbi, suscitando la perplessità degli astanti. Ancor più lenta fu l’affermazione dell’oggetto in Francia: la forchetta si impose soltanto nel corso dell’età moderna, secondo alcuni racconti introdotta alla corte dei re da Caterina de Medici, nel Cinquecento.
Il reliquario
Il reliquario è un oggetto pensato per contenere le reliquie, vale a dire i resti mortali dei santi. Il loro culto crebbe enormemente nel corso dell’alto medioevo, quando si creò un vero e proprio commercio di tali resti, spesso di dubbia provenienza: uno dei maggiori storici che se ne è occupato, André Vauchez, ha parlato addirittura di “invenzione delle reliquie”, per indicare come, più che la reale autenticità, si debba considerare i processi che le rendevano tali agli occhi dei devoti. I reliquari dell’Europa medievale contengono materiali originari di aree geografiche molto lontane tra loro e non è raro ritrovare, per esempio, materiali ossei provenienti da varie parti del Mediterraneo o tessuti prodotti persino in Cina. I reliquari informano dunque della storia della religiosa, ma anche di quella economica, poiché dimostrano come anche nell’alto medioevo le merci continuassero a circolare, anche a lunga distanza.
Le pentole in pietra ollare
Nell’alto medioevo le pentole di pietra ollare, prodotte in alcune località delle Alpi dove era localizzate le aree di estrazione di questo minerale particolarmente malleabile alla lavorazione, erano soggette a un’ampia commercializzazione. Per ottenere questi manufatti, nelle cave in altura venivano estratti blocchi di questo materiale, poi trasformati in cilindri e lavorati al tornio sul luogo. Il risultato era una pentola realizzata a partire da un unico blocco di pietra, la cui lavorazione permetteva di ripetere il processo formando recipienti via via sempre più piccoli, riducendo al minimo gli scarti di produzione e dunque lo spreco di materia prima. Resti di questi oggetti di uso comune sono stati trovati in numerose località del Mediterraneo e costituiscono una testimonianza dei commerci di quest’epoca.
La balestra
La storia del medioevo è anche una storia di oggetti pensati per la guerra, dagli scramasax, le spade dei longobardi, fino alle bombarde, le armi da fuoco che si affermano in Europa sin dal XIV secolo. Tra le armi più efficienti che si diffondono in quest’epoca c’è senz’altro la balestra: già nota nel mondo antico, il suo successo avviene nel corso del basso medioevo. Soprattutto nei comuni italiani, che facevano largo uso delle fanterie, essa prende piede: i balestrieri di Genova erano particolarmente rinomati.
L’orologio meccanico
L’orologio meccanico si diffuse in Europa tra la fine del XIII e i l’inizio del XIV secolo: non si trattava ancora di orologi portatili o di piccole dimensioni, ma di marchingegni di grandi dimensioni, di norma commissionati dai poteri pubblici e posizionati su campanili o torri. Anche il sistema utilizzato era ancora piuttosto semplice. Tra i più antichi ancora sopravvissuti c’è quello del campanile di Sant’Eustorgio di Milano, risalente all’inizio del Trecento. Al pari del mulino ad acqua, degli occhiali o dei bottoni, l’orologio meccanico è uno degli oggetti utili a dimostrare la notevole capacità di innovazione tecnologica del medioevo.
Per approfondire
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- Consigliamo la lettura di questi testi:
- A. Feniello, A. Vanoli, Storia del Mediterraneo in 20 oggetti, Laterza, 2018.
- C. Frugoni, Medioevo sul naso, Laterza, 2014.
- V. Marchis, Storia di cose semplici, Springer Verlag, 2008.
Scopri l’opera
- “Le porte della storia” di Riccardo Rao e Anna Però – La Nuova Italia – Rizzoli Education, 2022 – Testo di geostoria per la scuola secondaria di secondo grado