“In un quadro dobbiamo poter scoprire cose nuove ogni volta che lo vediamo. Ma possiamo guardare un quadro per una settimana e non pensarci mai più. Possiamo anche guardare un quadro per un secondo e pensarci per tutta la vita”.
Joan Mirò
È un dato di fatto che l’uomo contemporaneo viva calato in un mondo caratterizzato dal dominio delle immagini, sia di quelle finalizzate al vivere quotidiano (per esempio, i messaggi pubblicitari), sia di quelle che denotano un evidente valore estetico ed artistico. Ciononostante, grande ed evidente contraddizione del nostro tempo, veramente poche sono le persone in grado di “leggere” le immagini, ovvero di decodificare le informazioni visive contenute in una fotografia, nel frame di un film, nella riproduzione di un’opera d’arte.
Prima fra tutte, è proprio l’arte a veicolare messaggi di inusitata originalità e potenza, in grado di sorprendere ed emozionare lo spettatore. L’arte parla di mondi lontani nello spazio e nel tempo, mette in scena eventi immaginari o reali, narra miti e leggende, rende visibile un ideale di bellezza e di perfezione, oppure mostra la realtà deformandola per rivelarne gli aspetti più nascosti.
L’opera d’arte è il risultato unitario di un’intenzione comunicativa, di un atto creativo e di una competenza tecnica strettamente intrecciati. Sebbene utilizzi uno specifico codice linguistico (linea, forma, colore, spazio, composizione), frutto di scelte consapevoli e ponderate, l’opera d’arte, in quanto prodotto della creatività umana, racchiude un mondo sensibile e trae la sua linfa più profonda dalla capacità di vedere – che è ben diverso dal guardare distrattamente – e dal desiderio di raccontare.
È su questo terreno, sul filo di queste due azioni – vedere e raccontare – che avviene l’incontro fra l’artista e lo spettatore, un incontro che, se vissuto in profondità, suscita un’emozione che non avrà mai fine, proprio come accennava Mirò.
Più di chiunque altro, chi insegna storia dell’arte dovrà veicolare la relazione fra il manufatto artistico e colui che lo osserva e che lo studia: stimolando l’osservazione, destando sorpresa e curiosità, proponendo inediti punti di vista, l’insegnante guida verso la decodificazione del linguaggio visivo, seminando i presupposti per una crescita sensibile e personale nel mondo della creatività.
In ogni tempo e in ogni luogo, la forza della creazione artistica non può rimanere reclusa sulla tela o nel marmo, ma deve uscire dai confini della tecnica e della materia per diventare sostanza viva e palpitante, nel piacere tutto umano di una discussione, di uno scambio di sguardi, di una suggestione emotiva.
Per approfondire
Rivedi il MusicArt Live del 9 aprile con Elisabetta Parente:
https://www.rizzolieducation.it/eventi/quante-storie-la-narrazione-per-immagini/