La scelta del liceo scientifico, ormai consolidata come maggioritaria con il 26.9% delle preferenze, pare quella più capace di realizzare le attese di formazione e realizzazione. Ci sono probabilmente almeno tre ordini di motivi alla base di questa prevalenza.
In primo luogo, il liceo scientifico, a chi abbia intenzione di investire a lungo termine sugli studi a livello universitario, propone un curricolo bilanciato tra discipline matematico-scientifiche e storico-umanistiche, tale da assicurare una salda formazione culturale generale, permettendo altresì la consapevole maturazione delle scelte successive, senza anticipazioni troppo nette e vincolanti.
D’altra parte, è ormai un dato consolidato la maggiore capacità di assicurare occupazione (e qualità occupazionale) da parte delle cosiddette lauree Stem (corsi scientifici, tecnologici, ingegneristici e matematici). Secondo i dati di AlmaLaurea, a cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione dei laureati Stem è pari all’89,3%, con le maggiori possibilità per i gruppi economico-statistico (94,8%) e delle ingegnerie (94,6%).
Ma il motivo forse decisivo della preferenza sta in una caratteristica profonda, per così dire “genetica” del liceo, fin dalla sua ormai secolare formulazione gentiliana. Il liceo scientifico, per – diciamo – tradizione, orienta allo studio di saperi fortemente astratti e formalizzati, punta a fare acquisire competenze cognitive complesse, con un alto grado di consapevolezza e di riflessione sul sapere stesso – sia nella sua dimensione di sviluppo storico, sia in quella di analisi critico-filosofica ed epistemologica.
Si può dire che tale caratteristica innervi tutto il curricolo liceale, sia nella sua configurazione tradizionale, sia in quella propria dell’opzione di “scienza applicate”. Entrambe incardinano il curricolo sulle discipline di indirizzo di matematica, fisica e scienze; ma, mentre la configurazione tradizionale mantiene uno spazio peculiare dedicato allo studio della lingua latina, come potentissimo strumento di organizzazione espressiva logico-formale e di approfondita consapevolezza culturale, l’opzione di “scienze applicate” prevede sia lo studio dei linguaggi formalizzati dell’informatica, applicati alla matematica e alla fisica, sia l’ampliamento dello studio delle scienze in contesti laboratoriali, per un apprendimento basato sull’indagine e sul metodo sperimentali, preziosa eredità del passato, tra Piano Nazionale Informatica e Progetti Brocca.
Insomma, laddove la sua proposta metodologica non si areni nelle paludi della ripetizione di regole astratte, nel curricolo del liceo scientifico è possibile ritrovare l’immensa ricchezza della proposta umanistica, la radicale curiosità galileiana, l’esercizio del metodo scientifico come errore, percorso, ricerca e costruzione di senso: esperienza di apprendimento, insomma, tra curiosità e stupefazione, con il passo e il ritmo del romanzo. Nel solco di quell’alto ideale scientifico tecnologico, di radice propriamente umanistica italiana e poi europea, che, oramai, dovrebbe convincere il nostro paese, per meglio rimanere fedele alla propria storia e, insieme, affrontare il futuro, a ripensare barriere e divisioni, troppo facili e spesso perniciose non solo sul piano degli apprendimenti, tra le astrazioni della licealità e le applicazioni della istruzione tecnica, tra cultura scientifica e umanistico-letteraria.