A scuola si corre. Si corre per finire il programma, per incastrare le discipline, per rispettare i tempi. Si corre per fare tutto, a volte senza riuscire a sentire davvero niente. Ma la scuola, quella che lascia tracce, non ha bisogno di velocità. Ha bisogno di scelte, di respiro, di tempo pieno, non nel senso orario, ma nel senso umano.
Dalle Indicazioni alla pratica
Chi insegna nella scuola primaria oggi sa bene che il famoso “programma” non esiste più, almeno non come lo si intendeva una volta. Le Indicazioni Nazionali per il curricolo ci parlano chiaramente di una scuola orientata allo sviluppo delle competenze, che supera l’elenco dei contenuti disciplinari e promuove percorsi significativi e integrati. La didattica per nuclei tematici, la progettazione interdisciplinare, l’attenzione al senso e alla motivazione sono scelte didattiche non solo legittime, ma incoraggiate dai documenti ministeriali. E allora perché nella scuola a volte sono di difficile attuazione?
Lo stesso richiamo alle Competenze chiave per l’apprendimento permanente dell’Unione Europea ci invita a collegare il sapere alla vita, a promuovere il pensiero critico, la creatività, la capacità di imparare ad imparare. E tutto questo richiede tempo, cura, riflessione.
Richiede lentezza.
Occorre avere il coraggio – perché di coraggio si tratta – di rallentare, di scegliere cosa fare, ma soprattutto cosa lasciare andare. Perché non tutto serve allo stesso modo, e non tutto lascia lo stesso segno. Alcune esperienze toccano in profondità, radicano il sapere nella vita, si depositano come semi. Altre passano veloci e svaniscono, come il vento. Anche e soprattutto quando si parla di metodo di studio, dare un senso più ampio e denso, fa la differenza nei saperi che restano, che tra
Il rischio dell’ingozzamento cognitivo
La professoressa Daniela Lucangeli lo chiama così: ingozzamento cognitivo. È quando i bambini e le bambine vengono riempiti di contenuti, consegne, richieste, senza che abbiano il tempo di digerire, assimilare, rielaborare. È un carico che pesa, che crea ansia, che allontana dal desiderio di imparare.
Anche e soprattutto alla luce di queste ricerche, è ancora più evidente quanto sia necessario non fare tanto, ma fare bene. E fare bene, a scuola, significa anche prendersi cura del benessere. Perché solo quando un bambino sta bene, quando si sente accolto, visto, ascoltato, può davvero imparare. Il benessere non è un’aggiunta, è la condizione. È il terreno fertile su cui può crescere qualsiasi apprendimento.
Attività a largo respiro: la bellezza del tempo disteso
Una strada possibile è quella delle attività a largo respiro, esperienze che non hanno l’urgenza della prestazione immediata, ma si costruiscono nel tempo, lentamente, come un filo che si intreccia giorno dopo giorno.
Progettare in modo interdisciplinare e lavorare attraverso temi può abbracciare più linguaggi, più modi di esprimersi, più intelligenze. Le attività diventano ponte tra saperi e vita, tra scuola e mondo. Un percorso di lettura può diventare occasione per scrivere, per disegnare, per confrontarsi, per esplorare. Una scoperta in natura può portare a misurare, a osservare, a descrivere. Un sentimento può essere il cuore di una poesia, di una storia, di una conversazione vera.
In questo modo si lavora in profondità. Non si cerca di “fare tutto”, ma di dare senso a ciò che si fa. E questo senso i bambini lo sentono, lo riconoscono. Si fermano, riflettono, partecipano.
In fondo, ciò che conta davvero a scuola è che ogni bambino e ogni bambina possa sentire che ciò che fa ha valore, che ciò che pensa è importante, che la sua voce conta, che ciò che vive è riconosciuto. Non serve correre. Serve esserci, con attenzione e con cura.
Anche e soprattutto nell’organizzare percorsi di lettura e scrittura, è necessario pensare a tempi distesi, dedicati, lenti. Come fare? Ne abbiamo parlato insieme nelle Primaria Lessons, per approfondire: