Quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario dell’istituzione del Giorno della Memoria. Fu approvato con una legge votata all’unanimità da tutti i partiti (L.211/2000) promossa dal deputato Furio Colombo con l’intento di «ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati», come recita la legge. L’obiettivo era quello di mantenere vivo il ricordo e la riflessione delle giovani generazioni su un complesso fenomeno come quello della Shoah. Ma la ricostruzione dei fatti può essere anche un’ottima occasione per esercitare il pensiero storico. La possibilità di sfruttare quest’opportunità dipende anche dalla capacità delle proposte didattiche di coniugare ambito emotivo e esercizio del pensiero critico in una dimensione che metta in connessione il passato con il presente e viceversa. All’interno di questa cornice circolare presente-passato-presente è possibile esercitare il pensiero storico come pensiero critico, con l’obiettivo di contestualizzare nello spazio e nel tempo gli eventi esaminati per una riflessione, anche di carattere etico e morale, che renda il discente capace di comprenderne le specificità attraverso la messa a fuoco, dei differenti aspetti coinvolti nel processo (politico, sociale, culturale, economico, personale, collettivo, affettivo ecc.).
Ma come insegnare la singolarità della Shoah in un contesto nel quale la lontananza delle nuove generazioni da quell’evento è sempre maggiore e lo svuotamento di senso un rischio sempre più concreto?
Le vicende in corso in Medio Oriente accrescono, inoltre, le difficoltà della commemorazione, ma ci offrono anche l’opportunità di proporre alle classi percorsi tematici significativi che sappiano dar conto delle vicende storiche attraverso una riflessione che coinvolga aspetti persistenti del presente (antisemitismo, razzismo, autoritarismo, violenza, discriminazione). Questi aspetti ci permettono l’utilizzo della prospettiva storica come strumento per la riflessione critica interdisciplinare.
Il Giorno della Memoria dovrebbe, dunque, far riflettere studentesse e studenti principalmente sulle responsabilità dei soggetti protagonisti nei diversi contesti storici e sugli atteggiamenti acquiescenti della maggioranza dei cittadini, accompagnando il ragionamento con riferimenti alle storie attualmente in corso, in tutte le parti del mondo. Il racconto della Shoah non dovrebbe presentarla come un evento in sé, isolato cronologicamente da un inizio e una fine, ma dovrebbe permettere di mettere in relazione le vicende degli ebrei in Europa e degli altri gruppi discriminati con la sequenza dei fatti sia precedenti che conseguenti. All’interno di tale cornice l’Olocausto può diventare una lente di ingrandimento capace di far comprendere alle classi passato e futuro, muovendo dalle domande che pone il presente. Non una narrazione fossilizzata nel racconto di tremende atrocità, bensì l’occasione per ripercorrere storie significative, per imparare a padroneggiare storicamente alcuni concetti importanti (genocidio, crimini contro l’umanità, sterminio di massa, razza, antisemitismo, campi di concentramento e sterminio, ecc.), per sviluppare maggiori consapevolezze sulla realtà, ad esempio per quanto riguarda la discriminazione e la violenza alle quali assistiamo ogni giorno nelle diverse zone del mondo.
Un’occasione da non sprecare per insegnare a porsi domande ed esercitare il pensiero critico attraverso interrogativi che partono dal passato per giungere fino al nostro presente, all’interno di una dimensione in cui le vicende della Shoah forniscano strumenti di lettura del reale suscitando interesse da parte delle nuove generazioni.