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Un'icona immortale: 60 anni dalla morte di Winston Churchill

di  Silvia Chini, Andrea Beneggi

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“Ho mostrato l’espressione sorridente e l’aria sicura che sono considerati adatti quando le cosa vanno molto male” (Churchill)

Il 10 maggio 1940, nel pieno della tragedia che si stava abbattendo sull’Europa (nello stesso giorno la Wehrmacht invadeva il Belgio e l’Olanda), Winston Churchill succedeva allo screditato Chamberlain nella carica di primo ministro del governo di Sua Maestà. Come molti storici e biografi hanno sottolineato, e come lo stesso Churchill ebbe a dichiarare, l’allora sessantacinquenne statista britannico si presentava all’appuntamento sostenuto dalla ferma consapevolezza di essere l’uomo più adatto a manovrare la nave nella tempesta. Forte non solo di una lunga e prestigiosa esperienza nelle stanze del potere londinese, ma anche di una profonda consuetudine con lo studio della storia, e della storia militare in particolare, credeva davvero che quel che aveva vissuto, visto e letto fino ad allora fosse essenzialmente servito a temprarlo per affrontare quel momento fatale.

“Finalmente avevo l’autorità di dirigere l’intera scena” – scrive nella sua monumentale opera sulla seconda guerra mondiale – “Mi pareva di procedere di pari passi con il destino, come se tutta la mia vita precedente fosse stata soltanto una preparazione a quest’ora e a questo cimento”. In effetti, gli avvenimenti successivi sembrarono confermare questa sua presunzione. Dotato di intelligenza impetuosa e carattere scorbutico, certamente non amato da tutti (“Churchill è ministro della difesa e anche primo ministro. Che il cielo ci aiuti”, scrisse nei suoi diari John Reith, uno dei padri nobili della BBC), seppe circondarsi di uno staff competente e affiatato, oltre che di un solido governo di coalizione, con il quale affrontò i tragici giorni del collasso francese e organizzò l’eroica difesa che la Gran Bretagna oppose di lì a poco all’assalto nazista. Quella che fu da lui stesso battezzata “Battaglia d’Inghilterra”, incominciata il 10 luglio 1940, è a ragione considerata uno dei momenti chiave della seconda guerra mondiale. Se il morale del popolo britannico fosse crollato sotto i colpi degli spietati bombardamenti tedeschi e i piloti della RAF non fossero riusciti a contrastare efficacemente gli squadroni aerei che il Reichsmarschall Göring inviava a ondate continue sull’Inghilterra, se insomma i piani d’invasione hitleriani avessero avuto successo, la storia successiva del conflitto e probabilmente dell’intera civiltà europea sarebbe stata molto diversa. Nessun dubbio che a conseguire questa vittoria cruciale – oltre alla tempra dimostrata nell’occasione dai britannici – fu la capacità del loro primo ministro di affrontare con determinazione e lucidità la grave minaccia che proveniva da oltremanica.

Churchill vinse la battaglia, e infine la guerra contro le potenze dell’Asse, non solo con straordinario fiuto da mastino politico e innegabile intelligenza strategica, ma anche con l’entusiasmo e la passione suscitati dai suoi famosi discorsi. “Di tutti i talenti donatimi – diceva con consueta immodestia – nessuno è così prezioso come il dono dell’oratoria”. Per essa possedeva in effetti una naturale inclinazione, sapientemente coltivata fin da giovane. Lo storico Andrew Roberts, nella sua recente biografia, ricorda un articolo del 1897 intitolato “L’impalcatura della retorica”, nel quale un Churchill ancora ventitreenne elenca e descrive analiticamente i cinque principali aspetti della retorica che commuovono l’uomo: esatta valutazione delle parole, sonorità poetica delle frasi, stabile accumulazione delle argomentazioni, uso frequente dell’analogia, ricorso a un linguaggio fiorito ed esagerato.

A questi principi si attenne sempre, riuscendo di norma a infiammare l’uditorio, e tuttavia l’abilità oratoria di Churchill trovava la sua vera sorgente e la sua profondità creativa nel continuo riferimento a Shakespeare. Fu infatti l’amore quasi sovrumano per l’opera del Bardo che ne influenzò profondamente la retorica, la scrittura, l’animo stesso e l’acutissimo senso dell’eccezionalità britannica. La sua conoscenza era di antica data: a tredici anni, studente nella prestigiosa Harrow School, per pochissimo perse una competizione nella quale era richiesto d’imparare un migliaio di versi shakespeariani. Da adulto, sappiamo che era in grado di recitare a memoria e per intero almeno una mezza dozzina tra commedie e tragedie, dal Macbeth a Sogno di una notte di mezza estate. I suoi discorsi contengono naturalmente infinite citazioni e riferimenti a Shakespeare. Sir Martin Gilbert, che collaborò con Randolph Churchill alla stesura di una biografia del padre, racconta di come lo statista giunse direttamente a parafrasare l’Enrico V per rendere omaggio alle truppe inglesi che avevano sconfitto Rommel: “After the war, when a man is asked what he did, it will be quite sufficient for him to say, ‘I marched and fought with the Desert Army’”. Non stupisce dunque che, nel pieno del conflitto, Churchill chiedesse all’attore e regista Laurence Olivier di girare una versione propagandistica in technicolor proprio dell’Enrico V. Il film uscì nelle sale il 22 novembre 1944, dieci giorni dopo la trionfale passeggiata di Churchill e De Gaulle in una Parigi appena liberata. “Enrico condusse la nazione fuori dalle discordie interne verso la conquista di terre straniere. Aveva sognato e forse prospettato di guidare l’intera Europa Occidentale nella nobile impresa della crociata”, scrisse Churchill qualche anno dopo, in A History of English-Speaking Peoples. Difficile non pensare che avesse in mente, in parte o del tutto, se stesso.

 

Winston Churchill is one of the most iconic figures of the 20th century, a leader whose actions and words shaped the course of history during some of its darkest hours. His determination, speeches, and leadership played an important role in Britain’s survival against Nazi tyranny. Yet, his influence stretched far beyond the battlefield. His personality has inspired many artists over the years. Using poems, novels and artworks can be a good way to approach this emblematic Prime Minister.

P. Herbert was an English humorist, novelist, playwright, and Member of Parliament. He is best known for his humorous fiction and essays, often characterized by wit, satire, and a keen eye for the absurdities of everyday life. His writing frequently explored social and political issues, using humor as a tool for commentary and critique. In 1945 he wrote a poem titled Mr. Churchill

Five years of toil and blood and tears and sweat;
Five years of faith and prophecy and plan!
He spoke our mind before our mind was set;
He saw our deeds before our deeds began.
He rode the hurricane as none did yet;
Our Finest Hour revealed Our Finest Man.
May 13, 1945

 

Former PM Boris Johnson said during an interview that his inspiration had always been Winston Churchill and the very beginning of hist book highlights that when he was growing up […] there was no doubt that Churchill was quite the greatest statesman that Britain had ever produced. […] he had led my country to victory against all the odds and against one of the most disgusting tyrannies the world has seen.

In this book, he explores what makes up the ‘Churchill Factor’ and some lines of the free reading sample available online could be used in class to get a glimpse of Churchill’s life and legacy.

 

Many illustrated books on Churchill’s life give the possibility to A1-A2 level students to investigate the life of the Prime Minister. “Winston Churchill: Inspiring tales of a true hero” is available for free on Kindle Unlimited. It’s concise but precise and gives a general idea on Churchill’s life using very easy words. 

“During his lifetime, Winston Churchill created more than 570 canvases and firmly believed that the power of observation, concentration, and creativity afforded to him by painting helped him as a leader and a statesman,”  says Timothy Riley. Since he was an icon of his time he was also portrayed by other artists. 

Explore some collections to look at Winston Churchill from another point of view.

 

 

President Kennedy said (quoting Ed Murrow), “He mobilized the English language and sent it into battle.” Language has two forms, written and spoken. Churchill was a master of both. His iconic speeches not only encouraged and pushed people during WWII but are still a great source of inspiration nowadays.

BIBLIOGRAFIA

Winston Churchill, La seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano 1965, Vol. I (L’addensarsi della tempesta)

Winston Churchill, A History of English-Speaking Peoples, Bantam Books, New York 1956, Vol. I (The Birth of Britain)

Martin Gilbert, Road to Victory, 1941-1945, Houghton Mifflin Company, Boston 1986

Andrew Roberts, Churchill, UTET, Torino 2024