Introduzione
Costruire cultura storica, potenziare abilità, competenze e concetti fondanti, motivare gli allievi, renderli partecipi della costruzione del loro sapere, favorire lo spirito critico, far comprendere che la società in cui viviamo è il frutto di storie effettive svoltesi in periodi diversi, questo è il compito impegnativo che gli insegnanti devono realizzare.
La lezione frontale, più o meno dialogata, il manuale, generalmente ponderoso e di difficile comprensione e qualche sporadico laboratorio, sono gli strumenti di una mediazione didattica ricorrente e poco gratificante per gli allievi che continuano a sentire la storia come una disciplina lontana dai loro interessi, solo da memorizzare. Non trascurabile poi è la delusione degli insegnanti nel momento della verifica sia orale che scritta.
Nel terzo anno, a detta degli insegnanti, l’attenzione aumenta, il Novecento, li incuriosisce, vogliono sapere e capire cosa è successo. Il passato “recente” serve per capire il presente in cui vivono, possono così seguire alcuni programmi televisivi, film e documentari con maggior consapevolezza.
Il presente
L’indicazione che gli allievi ci suggeriscono è chiara: partire dai loro interessi, dall’analisi del presente vissuto, dai problemi del mondo di oggi per poi andare alla ricerca delle radici di caratteristiche del mondo attuale. Si tratta di guardare al passato, in modo problematico scegliendo le trasformazioni, i grandi cambiamenti avvenuti che hanno dato origine al nostro mondo.
Cosa intendere per processi di trasformazione
Per processi di trasformazione, intendiamo mutamenti consistenti che riguardano una parte ampia, significativa dell’umanità, si svolgono in tempi lunghi, e in spazi ampi. Trasformazioni che hanno modificato le caratteristiche delle civiltà e che sono visibili, rintracciabili nel modo di vivere e pensare del nostro mondo.
Un esempio significativo di processo di trasformazione è la diffusione del cristianesimo nel mondo occidentale. Il messaggio evangelico, la proposta di vita, la dottrina e l’organizzazione della Chiesa cristiana sconvolgono il mondo romano, impongono una visione del mondo nuova. La diffusione e il radicamento è avvenuto in molti secoli e ha coinvolto comunità asiatiche, africane e l’intera Europa. Il cristianesimo va trattato non come un evento, ma come un processo.
Il processo di trasformazione non è identificabile con le rivoluzioni, eventi spesso violenti, improvvisi e sconvolgenti. A volte le rivoluzioni possono costituire un evento significativo in un processo, una fase importante in una sequenza che ha prodotto un mutamento decisivo. Per affrontare in classe il processo di trasformazione è necessario che siano rispettati alcuni passaggi metodologici o fasi che indico in modo schematico:
- La tematizzazione è la fase iniziale e complessa che precisa l’argomento, stabilisce se la trasformazione è prevalentemente tecnologica, politica o economica, sociale o religiosa, indica il tempo/ periodo di inizio e di fine del processo.
- Descrizione della situazione iniziale per conoscere ciò che sta prima del processo, il contesto e riconoscere poi la trasformazione.
- Descrizione della situazione finale risultata dalla trasformazione.
- Confronto fra le due situazioni per cogliere il mutamento e le permanenze e di porre problemi (quali fattori hanno favorito la trasformazione?)
- La problematizzazione esige la ricostruzione del processo per ottenere alcune risposte.
- La narrazione dei fatti accaduti, organizzati in fasi temporali, spiega il processo. La selezione dei fatti deve essere oculata, non tutti i fatti riportati dal manuale servono per spiegare la trasformazione.
- Il ritorno al presente conclude il processo di insegnamento e di apprendimento. È essenziale per capire perché il mondo di oggi è così come lo conosciamo e viviamo. L’analisi del presente deve costituire la motivazione per la ricerca nel passato e può avvenire anche nella fase del confronto.
Quanti, quali?
Nella scuola secondaria di primo grado le cinquanta ore annuali assegnate alla disciplina obbliga l’insegnante a fare una scelta delle conoscenze da insegnare e far apprendere? Tutto il manuale non può essere svolto e il salto di un tema o più, non deve angosciare né insegnanti né genitori.
L’insegnante deve selezionare le conoscenze che ritiene importanti, ineludibili in rapporto ai concetti fondanti e interpretativi che pensa di costruire, deve tematizzare processi di trasformazione che siano in relazione tra loro e con il presente. Cinque o al massimo sei processi per ogni anno scolastico. Non si tratta di abbandonare il manuale, ma di procedere alla costruzione di unità di apprendimento che diano visibilità ai processi di trasformazione che hanno costruito il mondo di oggi.
Indico come esempio alcuni processi possibili individuati sulla base degli indici dei manuali: Dalla organizzazione politica economica dell’Impero Romano nel V secolo, a quella del Sacro Romano impero carolingio nel IX sec., oppure, Dai Regni romano barbarici all’Europa di oggi, Dalla villa romana alla curtis medievale.
In seconda si può proporre: Da una economia mediterranea ad una economia atlantica dal XIV al XVII sec., La rivoluzione scientifica del XVII sec. da un mondo tolemaico a una visione scientifica galileiana, Dall’unità della chiesa cattolica romana, alla frammentazione delle chiese riformate.
Dalla servitù della gleba ai diritti dei cittadini XVIII -XX sec.
In terza la Rivoluzione industriale nelle sue diverse fasi è il grande processo che cambia il mondo. Più politici i processi di Decolonizzazione e Dai totalitarismi all’affermarsi delle democrazie.
Ma si potrebbe sfidare gli alunni a individuare processi di trasformazione che non sono trattati dalla manualistica: ad esempio, come mai ci sono orologi meccanici e orologi al polso nel mondo attuale, oppure come mai abbiamo il problema della “plastificazione del mondo”? Quando è avvenuta l’invenzione e la diffusione di orologi meccanici e di materie plastiche? Come hanno cambiato la vita sociale ed economica?